Alessandro TichAlessandro Tich
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Ceramisti Anonimi

Bonaldi, Lucietti, Pianezzola, Sartori, Tasca. I cinque giganti della ceramica omaggiati sulla parete di Galleria Ragazzi del ‘99. Ma i loro nomi sono diventati illeggibili ed è uno sgarbo alla loro grandezza

Pubblicato il 12-04-2023
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Mannaggia alle mie solite associazioni di idee.
La genesi di questo articolo parte a Nove, il Comune della Terra di Ceramica dove - leggasi il mio articolo precedente - ho partecipato alla conferenza stampa di presentazione del candidato sindaco Franco Bordignon e della sua lista.
Tra i componenti della squadra di candidati di Bordignon c’è anche Elena Rausse, designer e insegnante, figlia della nota ceramista novese Vania Sartori e nipote di Cesare Sartori, uno dei maestri dell’arte ceramica contemporanea novese del Novecento. Ed è stata in questa occasione, dopo essere venuto a conoscenza delle origini familiari della candidata, che mi si è accesa una lampadina in direzione di Bassano del Grappa.

Foto Alessandro Tich

Cesare Sartori, il nonno di Elena, è infatti uno dei cinque “big” della ceramica d’arte e di design del territorio di Nove e Bassano che sono ricordati con l’esposizione permanente di cinque loro opere-installazioni, una per ciascuno, nel pubblico passaggio della Galleria Ragazzi del’99 in città, tra via Museo e via Roma, di fronte all’ingresso della Biblioteca Civica, nel cuore del complesso del Museo-Biblioteca-Archivio.
Gli altri quattro - che come lui non hanno bisogno di presentazione, tale è stata la loro importanza nella storia dell’arte ceramica italiana ed europea - sono Federico Bonaldi, Giuseppe Lucietti, Pompeo Pianezzola e Alessio Tasca.
Cinque giganti, di cui due (Federico Bonaldi e Alessio Tasca) anche insigniti del Premio Cultura Città di Bassano, rispettivamente nel 1996 e nel 2002.

Quelle cinque opere in mostra permanente, allestite sulla parete della Galleria ormai da diversi anni, costituiscono una sorta di Pantheon dedicato ai cinque capitani della squadra degli All Stars della ceramica d’autore del secolo scorso.
Mi ricordo ancora quando nel 2011 l’amministrazione comunale dell’epoca - lanciando un’idea che scatenò le immancabili polemiche alla bassanese - voleva intitolare la Galleria agli artisti al posto dei Ragazzi del ’99, in quel passaggio pedonale all’esterno della allora nuova Biblioteca da poco inaugurata, per rendere omaggio proprio ai cinque ceramisti e alle cinque installazioni d’arte che erano state offerte da loro stessi alla città.
Ma mi ricordo anche la storica intervista di quell’anno su Bassanonet nella quale Federico Bonaldi, uomo genialmente controcorrente, aveva dichiarato a chi vi scrive che “gli artisti non hanno bisogno di una strada” e che sarebbe stato illogico togliere il nome dei Ragazzi del ’99 perché “la storia di quei giovani combattenti è stata una tragedia che fa parte delle famiglie” e la loro partecipazione alla guerra nel fiore degli anni “è un fatto storico che lega la popolazione a quei ragazzi”. Federico il Grande.
La questione dell’intitolazione della Galleria è stata consegnata agli archivi, ma è comunque significativa della rilevante presenza delle opere dei cinque maestri nel punto di maggiore incontro intergenerazionale della città.

Ma c’è una pecca che offusca il doveroso omaggio della città di Bassano ai magnifici cinque dell’arte ceramica.
Su ciascuna delle cinque opere è infatti indicato il nome del rispettivo autore, stampato sul vetro che copre i tre lavori centrali o su una tabella in plexiglass o materiale simile sottostante alle due opere laterali che sono invece scoperte.
Col tempo, tuttavia, le scritte dei nomi si sono sbiadite al punto da essere diventate illeggibili, nell’indifferenza più totale.
Sarebbe sbagliato scrivere che sono totalmente invisibili, perché non è così.
Da certe angolazioni e con determinate condizioni di luce diurna si intravedono pure, perlomeno sui vetri che coprono le tre opere centrali. Ma in generale, e soprattutto frontalmente, per accorgersene bisogna essere dotati di un occhio di lince.
Guardate le foto che ho scattato e pubblicato in calce, senza alcun trucco o ritocco con Photoshop: vi sfido a trovare i nomi degli artisti, che pure ci sono.
Non si distingue chiaramente chi è chi, al di là delle differenze stilistiche note solamente agli esperti e agli appassionati del settore. È come se fossero state cancellate delle righe sulla pagina di un libro di storia: la comprensione di ciò che si racconta, o che si mostra come in questo caso, non è completa. E continuare a mantenere in questo stato la pubblica indicazione dei cinque autori delle opere rappresenta uno sgarbo alla loro grandezza.

Lancio pertanto un appello all’assessore comunale alla Cultura Giovannella Cabion e alla direttrice dei Musei Civici Barbara Guidi, vale a dire al referente politico e al massimo referente scientifico del complesso del Museo-Biblioteca-Archivio, affinché prendano in considerazione questa mia critica costruttiva, scaturita dal mio grande amore per la ceramica contemporanea e più estesamente dal mio amore per Bassano.
E provvedano a fare in modo che le scritte dei nomi dei cinque autori ritornino ad essere degnamente evidenziate alla pubblica visione.
Non penso sia un intervento complicato né tantomeno costoso. Sarebbe anzi un piccolo ma importante gesto di attenzione nei confronti di chi, con la propria arte, ha fatto conoscere Bassano nel mondo.
Perché tutto meritano i cinque grandi maestri della ceramica del nostro territorio, fuorché essere iscritti al club dei Ceramisti Anonimi.

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