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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Da oggi al Museo Civico la sorprendente mostra “I Bassano. Storia di una famiglia di pittori”. I capolavori di Jacopo e della sua famiglia esposti come mai visti prima

Pubblicato il 02-12-2022
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Mai visti prima.
È l’incredibile effetto prodotto dalla mostra “I Bassano. Storia di una famiglia di pittori” allestita da oggi e fino al 2 maggio 2023 alla Galleria Civica del Museo Civico di Bassano del Grappa.
Alcuni capolavori di Jacopo Bassano mi sono infatti apparsi come se fossero esposti per la prima volta. E invece sono esposti da sempre nella Sala Dalpontiana della Pinacoteca al piano superiore.

Foto Alessandro Tich

Eppure io la Sala Dalpontiana l’ho visitata decine e decine di volte - per lavoro o per diletto spirituale - ma queste opere non me le ricordavo. Non sono l’unico però, a giudicare dai primi commenti raccolti in mostra.
E una ragione c’è: si tratta di dipinti (come ad esempio Sidrac, Midrac e Abdenago nella fornace ardente) che nella loro collocazione originale erano appesi in alto, sopra le grandi tele della Madonna con la famiglia Soranzo e della Fuga in Egitto, in posizione tale da non essere pienamente apprezzati con lo sguardo e fissati nella memoria.
E invece eccoli qua, a tu per tu con il visitatore, predisposti per farsi riscoprire e soprattutto ammirare nei loro minimi dettagli.
L’effetto-novità dell’esposizione è innanzitutto favorito dal sorprendente allestimento.
La tinta delle pareti (marrone testa di moro al piano terra, blu turchese al primo piano, almeno per la mia percezione dei colori) fa risaltare in modo straordinario e del tutto inedito i dipinti esposti. Al resto ci pensa l’illuminazione delle due sale che crea un sapiente gioco di luci dirette sulle opere in mostra e di ombre sui loro contorni, per metterle ancora di più in evidenza.
È un caso eclatante del vecchio adagio del fare di necessità virtù.
Come noto, per realizzare la grande mostra “Io Canova. Genio Europeo” (quota 15.000 visitatori raggiunta ieri) negli ambienti della Pinacoteca, le tre sale principali - compresa quella Dalpontiana - sono state svuotate per dare spazio alle opere del genio di Possagno e non solo. La collezione dei dipinti di Jacopo è stata pertanto temporaneamente trasferita nelle segrete stanze del Museo in vista della sua “riapparizione” in questa mostra che lo vede co-protagonista assieme a un corpus di opere selezionate, sempre comprese nel patrimonio del Museo Civico, della sua prolifica famiglia di artisti: il padre Francesco “il Vecchio”, i figli Francesco “il Giovane”, Giambattista, Leandro e Gerolamo e il nipote Jacopo Apollonio di cui si apprezza al primo piano un ritratto dell’illustre nonno.
I Bassano, appunto. Una Dynasty di pittori, discendenti di quello Jacopo di Berto, conciatore di Gallio e nonno di Jacopo Dal Ponte, che nel 1464 discese dall’Altopiano per stabilirsi in riva al Brenta, nella allora Contrà del Ponte da cui sarebbe derivato il nuovo cognome della famiglia.
Suo figlio Francesco “il Vecchio” fu il primo a cimentarsi nell’arte della pittura, mettendo su bottega, e tutto il resto è storia.

Già, storia. E la mostra dei Bassano è fondamentalmente il racconto di una storia.
Una “mostra racconto”, come viene presentata, dove assieme alle opere il visitatore viene invitato a scoprire la narrazione delle vite della loro famiglia di autori.
Per fare questo l’amministrazione comunale e il Museo Civico hanno coinvolto la scrittrice Melania Mazzucco, Premio Strega e autrice di rinomati romanzi storico-artistici quali La lunga attesa dell’angelo e L’architettrice, che si è affinata nel campo del “racconto dell’arte” dedicandosi in precedenza alla famiglia di Tintoretto.
Per l’evento bassanese Melania Mazzucco ha scritto un libro, sempre intitolato “I Bassano. Storia di una famiglia di pittori” ed edito dai Musei Civici, che con prosa piacevole e accessibile a tutti ripercorre appunto l’epopea biografico-artistica di Jacopo and Family e della loro bottega.
Non possiamo considerarlo come un prezioso accessorio di una mostra - come può essere un catalogo -, perché il libro è “parte” della mostra stessa. Le opere cioè si rapportano alle parole scritte dall’autrice e viceversa. Anche nelle due sale dell’esposizione, dove sulle pareti color marrone o blu turchese si possono leggere alcuni brani del volume riferiti al quadro di turno.
È l’evoluzione della specie della didascalia museale, che si trasforma in contributo letterario alla comprensione delle opere e dei loro autori.
E in mostra, davvero, ce n’è da comprendere e da scoprire.
Sono esposti in tutto oltre una quarantina di dipinti e il filo rosso che li collega è il confronto pittorico e stilistico tra i diversi componenti della stirpe dei Bassano.
Una famiglia molto legata, in cui l’arte del dipingere si tramandò di padre in figlio, ma dove, come in tutte le famiglie che si rispettino, non mancavano anche i gap generazionali.
In particolare - come si apprende alla presentazione per la stampa e come scrive la Mazzucco nel libro - tra Jacopo e il padre Francesco “il Vecchio”.
Quest’ultimo affiancò infatti l’attività artistica alla pratica dell’alchimia per inseguire l'illusione di trasformare i metalli in oro, dilapidando così gran parte della sua ricchezza.
Una sventatezza mai accettata dal figlio Jacopo che preferì vivere, a differenza del padre, “nella parsimonia e nella frugalità”.
In una teca della mostra si può vedere il quaderno di appunti e di esercizi alchemici di Francesco senior, ma non è l’unico documento top secret esposto ai nostri occhi contemporanei.

C’è anche il preziosissimo “libro dei conti” della bottega dei Bassano (ovvero Libro Secondo di dare ed avere della Famiglia Da Ponte con Diversi per pitture fatte, 1511-1588) che oltre a registrare le spese e gli introiti per le opere realizzate è una testimonianza unica nel suo genere sul funzionamento di una bottega di pittori.
E ancora oggi - come rimarca in conferenza stampa la già direttrice dei Musei Civici e co-curatrice della grande mostra di Jacopo del 1992-93 Paola Marini - è fonte di studi e di scoperte sull’attività artistica e di bottega dei Bassano.
Per la sezione “rarità”, riferita ad opere che non possono essere sempre esposte al pubblico per motivi di conservazione, è visibile in mostra anche la celebre Mappa della città di Bassano (1583-1610) realizzata in matita, inchiostro e acquerello su carta da Francesco “il Giovane” e Leandro Bassano, degni e valorosi antesignani di Google Maps.
E fra tutti i dipinti bassaneschi appartenenti al Museo Civico e presenti nell’esposizione ce n’è uno (ribattezzato alla presentazione “l’ospite d’onore”) che arriva invece, o per meglio dire ritorna, da oltreconfine. È il Ritratto di uomo in armi (1560 circa) di Jacopo Bassano, giunto in prestito dalla sede di Londra della galleria Robilant+Voena.
L’opera rappresenta un genere assai poco praticato dal maestro veneto, quello della ritrattistica, ed era già stata esibita nella Sala Dalpontiana per un anno intero, dal gennaio 2016 al gennaio 2017, in una singola esposizione intitolata “Il Magnifico Guerriero”.
All’epoca l’amministrazione di allora non seppe “sfruttare” l’occasione per tramutare il prestigioso prestito, che passò di fatto inosservato, in un’opportunità di richiamo culturale e turistico: l’auspicio è che questa volta - col dipinto inserito all’interno di un’esposizione organica e ben strutturata, in un periodo di grande frequentazione del Museo grazie alla mostra di Canova - il ritratto del “Guerriero” venga valorizzato come meriti.
Ma c’è di più. Come anticipa infatti l’assessore agli Spoiler Giovannella Cabion, “per il Guerriero che torna a Bassano ci auguriamo che si realizzi il sogno di averlo nella nostra collezione per sempre”. Per la serie I Have a Dream: acquisire il dipinto per arricchire ulteriormente la dotazione dei capolavori della Sala Dalpontiana.
E non si dicono certe cose in conferenza stampa se non ci fossero già perlomeno dei primi vagiti di trattative in corso. E chissà che in futuro “l’ospite d’onore” non diventi invece uno di casa.

Tutto questo, ma non solo questo, è il contenuto de “I Bassano. Storia di una famiglia di pittori”. La Dynasty bassanese è servita.
Per il sindaco Elena Pavan “è un momento dedicato al nostro genius loci con una mostra fresca e innovativa”. L’assessore Cabion informa che “da due anni stiamo lavorando anche a questa mostra che è un percorso completamente diverso dagli altri”.
La direttrice Barbara Guidi, co-curatrice dell’evento espositivo assieme a Melania Mazzucco, rimarca come il progetto sia nato “dalla necessità di creare una straordinaria opportunità per essere stimolati a guardare queste opere in maniera diversa”.
La storica dell’arte e già direttrice Paola Marini osserva che “trent’anni dopo la grande mostra di Jacopo del ‘92 questa mostra è un pezzo di una vicenda che continua e che è sempre più ampia”.
Infine per la scrittrice Melania Mazzucco, che la prima volta che è venuta a Bassano è stato per visitare il Museo Civico, che li ha studiati da cima a fondo e che li racconta nel libro, non c’è Ponte Vecchio o Monte Grappa che tenga: “Per me i Bassano sono l’attrazione e lo spirito della città”.
In conferenza stampa chiedo se l’allestimento della mostra che presenta i dipinti in maniera diversa e certamente più efficace possa dare spunto e indicazioni al futuro riallestimento della Sala Dalpontiana, una volta che la mostra sul Canova sarà terminata.
La direttrice Barbara Guidi mi risponde enigmaticamente, non potendo ancora “esporsi” pubblicamente sull’argomento, ma facendo intendere che l’allestimento de “I Bassano” costituisce un utile e interessante precedente: “È un esercizio fondamentale per il riallestimento, non un punto di arrivo.”
Secondo Radio Museo oggi la fruizione delle opere non può comunque prescindere da un impianto delle luci adeguato alle moderne esigenze e in futuro nella Pinacoteca “ci sarà un’illuminazione del tutto diversa”. “Ci sarà sicuramente un racconto - aggiunge la direttrice -, perché queste opere devono essere accessibili a tutti.”
Intanto godiamoci questa mostra temporanea che presenta e racconta i Bassano sotto una luce nuova. Una saga artistica e familiare che costituisce un’eccellenza assoluta della nostra storia, dominata dalla figura di Jacopo che pur aborrendo le aspirazioni alchimistiche del padre ha saputo trasformare l’arte in oro.

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