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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Special report
Assembra-ment!
Recupero in extremis dopo il passaggio “invisibile” nella notte del 7 ottobre: folla alla stazione ferroviaria di Bassano per la sosta del Treno della Memoria al Milite Ignoto
Pubblicato il 07-11-2022
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Il Silenzio.
In realtà attorno c’è molto brusio, ma al primo binario della stazione ferroviaria di Bassano del Grappa il suono della fanfara militare esegue le note della conosciuta e mesta melodia che invita al tacito raccoglimento in onore e in memoria dei caduti.
Tuttavia, vista la situazione, potrebbe anche presentarsi come lo squillo di accompagnamento al nuovo comando militare del dopo-pandemia: l’Assembra-ment!
Foto Alessandro Tich
C’è infatti un’incredibile folla, in rapporto agli stretti spazi a disposizione, a presenziare alla sosta bassanese del Treno della Memoria al Milite Ignoto, il convoglio storico con carrozze del 1921 che rievoca il treno che alle 8 del mattino del 29 ottobre di quell’anno partì dalla stazione di Aquileia e in cinque giorni portò la salma del Milite Ignoto a Roma per essere tumulata all’interno del Vittoriano il 4 novembre.
La salma venne prescelta ad Aquileia tra undici bare di Ignoti da Maria Bergamas, madre di un fante italiano morto sul fronte del Carso durante la Grande Guerra e mai identificato,
e da allora rappresenta tutti i caduti senza nome di quell’immane conflitto.
La cerimonia di accoglienza del Treno della Memoria a Bassano prevede il rito degli interventi, tra i quali quello del sindaco Elena Pavan, ma il vocio dei tanti presenti non rende agibile, per usare un eufemismo, l’ascolto degli stessi. A un certo punto un arcigno volontario della Protezione Civile richiama all’ordine gli indisciplinati astanti nelle sue vicinanze: “Siete qui per parlare o per ascoltare?”.
Siamo qui per ascoltare, in teoria. Ma l’impianto di amplificazione non c’è oppure se c’è è regolato al minimo: e così i discorsi di rito, per buona parte dei presenti, restano Ignoti.
Prima di entrare nel merito della cronaca di oggi, bisogna però ricordarne gli antefatti.
Il Treno della Memoria, dopo aver già girato l’Italia l’anno scorso in occasione del Centenario della traslazione della salma del Milite Ignoto, quest’anno ha percorso un nuovo itinerario sulle rotaie dello Stivale, con lo scopo di coinvolgere anche le città che non erano state toccate dal percorso compiuto nel 2021.
Partito lo scorso 6 ottobre dalla stazione di Trieste, secondo il programma predisposto dalla Fondazione FS in accordo con lo Stato Maggiore della Difesa, lo scorso 4 novembre lo storico convoglio ha concluso il suo viaggio “ufficiale” con l’arrivo a Roma Termini, dopo aver percorso 5000 chilometri sui binari di tutta la Nazione.
L’aspetto curioso, se non persino grottesco, è che la città di Bassano del Grappa - nome di prima linea rispetto alle vicende della Grande Guerra e città non secondaria per la stessa epopea del Milite Ignoto - non era stata considerata tra le tappe del treno rievocativo.
In effetti il Treno della Memoria è passato anche per Bassano, ma nel cuore della notte.
Precisamente poco dopo l’1:30 dello scorso venerdì 7 ottobre, proveniente da Trieste e diretto a Trento. In quel frangente nessun rappresentante istituzionale era presente sul marciapiede della stazione bassanese per rendere un omaggio by night ai vagoni della storia, per due ordini di motivi.
Il primo motivo è “perché nessuna delle Associazioni combattentistiche e d’arma ha avvisato l’Amministrazione comunale di Bassano del Grappa, che peraltro, essendo una delle primissime stazioni toccate dal passaggio del treno, non ha potuto beneficiare del clamore mediatico che tale iniziativa di successo ha via via alimentato in tutta Italia”.
Il secondo motivo, come riportato dal Giornale di Vicenza lo scorso 11 ottobre, è perché “lo scalo ferroviario era chiuso, come tutte le notti”. “Sul piazzale antistante, in via Chilesotti, c’era un gruppetto di rappresentanti di alcune associazioni d’arma (…). Qualcuno ha provato a chiamare la stazione ferroviaria di Castelfranco per chiedere se fosse possibile aprire a Bassano ma senza successo”.
Per la serie: Strangers in the Night.
Le frasi virgolettate di cui sopra sono tratte dal documento che ha reso possibile l’arrivo di oggi a Bassano del treno rievocativo. Ed è una lettera del sindaco Elena Pavan, protocollata il 25 ottobre e inviata al generale di divisione Alfonso Manzo, capo del V Reparto Affari Generali dello Stato Maggiore della Difesa.
Nella lettera il sindaco ricorda il ruolo chiave della città di Bassano nella traslazione del Milite Ignoto “avendo ospitato per sette giorni nella Casa del Soldato della allora Caserma Cimberle-Ferrari (…) le prime quattro Salme Ignote raccolte nei pressi di Rovereto, sulla zona del Pasubio, dell’Altopiano di Asiago e sul Monte Grappa, tributando loro tutti gli onori”.
“La Signora bassanese Ines Menegazzo Predebon, presidente dell’Associazione Madri e Vedove di Guerra della Sezione di Bassano, con la figlia adolescente, venne invitata alla cerimonia di Aquileia - aggiunge il primo cittadino -. Alla bambina Predebon venne chiesto di portare undici crisantemi da Bassano del Grappa, che furono poi posti sopra le undici bare.” La lettera del sindaco ricorda inoltre che il sarcofago del Milite Ignoto, sepolto con tutti gli onori il 4 novembre 1921 nell’Altare della Patria a Roma, “è scavato in un unico blocco di roccia del Monte Grappa”.
La missiva riferisce inoltre, tra le altre cose, che “lo scorso anno, il 16 ottobre, l’Amministrazione di Bassano del Grappa in occasione del Centenario del Milite Ignoto ha organizzato una cerimonia commemorativa scoprendo ufficialmente la targa che ne ricorda la Cittadinanza Onoraria”.
Da qui la richiesta di Elena Pavan al generale di divisione “di permettere che il Treno della Memoria al Milite Ignoto, prima della fine del viaggio che sta percorrendo per le città d’Italia, possa transitare e fermarsi presso la stazione di Bassano del Grappa per poter rendere omaggio al Milite Ignoto con gli onori che merita”.
Richiesta accolta. In tempi sorprendentemente brevi.
A latere del “programma ufficiale” sono state così previste quattro ulteriori tappe del treno rievocativo tra ieri e oggi: a Bergamo, a Romano di Lombardia, a Brescia e questa mattina, dalle 10 a mezzogiorno, a Bassano del Grappa.
Un recupero in extremis di quello che rischiava di tramutarsi nel più clamoroso ritardo ferroviario della storia.
Fin qui gli antefatti. Ma passiamo ad oggi.
Terminata la cerimonia dei discorsi Ignoti arriva il momento di visitare il convoglio d’epoca, vero e proprio museo itinerante sulla storia del Milite Ignoto.
Ma la folla che si accalca in fila per visitarlo rende l’impresa di introdursi nei vagoni in tempo utile e ristretto - che è la mia esigenza ai fini cronistici - una sorta di Mission: Impossible.
Per la visita nel treno la priorità viene data ai sindaci del territorio presenti per l’occasione, assieme all'assessore regionale Cristiano Corazzari e al vicepresidente del consiglio regionale Nicola Finco.
Mi trovo ancora all’inizio della coda quando i primi cittadini, con Elena Pavan in primis, escono dalle carrozze appena visitate.
Cerco di avere qualche informazione che mi permetta di capire in anteprima cosa presenti il convoglio. Chiedo quindi a un sindaco testé sceso dal treno-museo: “Allora, cosa avete visto?”. “Beo, beo!”, mi risponde. Ok, d’accordo: ma “beo, beo!” in che senso?
“Ti scrivi “beo, beo!” e te disi tutto”, replica lui. Questa sì che è sintesi. Ma non mi basta per poter dare un resoconto almeno minimo dei contenuti esposti dentro i vagoni d’epoca.
Chiedo quindi lumi a un altro sindaco del territorio, anch’egli appena sceso dalla visita nel treno, sulle cose che ha visto. E - ve lo giuro su Bassanonet - la sua risposta al volo è stata “Beo, beo! Va’ a vèdare anca ti”. Non è possibile: ma si sono messi tutti d’accordo?
Non ho quindi altra scelta: devo visitare di persona l’interno del Treno della Memoria per poterne descrivere le caratteristiche. Ma la lunga fila in attesa per entrare, tra cui tanti bambini di varie scolaresche, mi fa quasi desistere dall’intento. Dovrei passare chissà quanto tempo prima di mettere piede nelle carrozze rievocative.
Ma ecco che all’improvviso sbuca tra la folla, capisce al volo le mie titubanze e arriva in mio soccorso dandomi la dritta giusta nientemeno che San Claudio Ignotus: l’assessore alla Sicurezza Claudio Mazzocco che mi consiglia di andare direttamente all’ultima porta in fondo in cima al treno e di salire da là. E se lo dice Mazzocco…io eseguo.
Faccio quindi un po’ di slalom speciale sul primo binario, supero in qualche modo la lunga coda, alla fine giungo in capo al treno ed esibisco il tesserino professionale agli addetti all’ingresso, che mi fanno entrare, in una delle poche occasioni in cui il tesserino da giornalista può servire a qualcosa.
Eccomi dunque all’interno del Treno della Memoria, con una scolaresca davanti e un’altra dietro a me.
La mostra itinerante vera e propria è concentrata nei primi due vagoni e ci vorrebbe tempo per approfondire con la necessaria calma e concentrazione i contenuti esposti.
Ma la pressione della gente in entrata continua all’interno del convoglio fa optare giocoforza per una visita in modalità “toccata e fuga”.
Ci sono le gigantografie di foto d’epoca che immortalano le cerimonie in onore del Milite Ignoto in Italia e all’estero, con le opportune didascalie esplicative, e ci sono soprattutto tre pannelli multimediali che proiettano “in loop” un video in grafica animata che racconta in prima persona la storia del Soldato senza nome.
Il treno storico, per la cronaca, è composto da una locomotiva a vapore Gr. 740, un bagagliaio 1926, un carro K, due carrozze “Centoporte”, una carrozza “Centoporte a salone” (quella per la sezione multimediale della mostra), un carro “Carnera”, una carrozza prima classe Az 10.000, una carrozza “Grillo”, una carrozza cuccette tipo “1957 T” e una locomotiva diesel.
Attraversarle, anche se alla svelta come ho fatto io, è un’esperienza sospesa tra quel treno per Yuma e l’Orient Express, anche se in versione molto più spartana.
Scendo alla fine dal predellino di uscita mentre la coda di persone continua a dipanarsi per tutta la lunghezza del treno e chi non è in fila sta bombardando di foto coi telefonini i carabinieri in alta uniforme, le crocerossine e gli alpini e fanti in divisa d’epoca, tutti fermi in piedi davanti alla riproduzione della carrozza adibita al trasporto dell’illustre feretro senza identità. È l’ultima immagine significativa di questa mattinata, prima di andarmene via dall’assembra-ment alla stazione ferroviaria di Bassano.
Che dire, alla fine? Come avevano detto quei due sindaci?
Ah, sì: beo, beo!
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