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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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A.RI.A di casa

Quando una notizia può essere fraintesa. Il caso della trasformazione di un’area agricola a residenziale a San Lazzaro, a seguito di variante approvata in consiglio comunale tra i cui richiedenti c’è Manuela Mocellin, presidente di A.RI.A. bassanese

Pubblicato il 30-09-2022
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Un’area ad uso agricolo trasformata in area residenziale a San Lazzaro, con un consumo di suolo agricolo di 150 mq per la costruzione di una nuova abitazione, a seguito di una variante urbanistica, approvata ieri sera dal consiglio comunale, tra i cui richiedenti c’è Manuela Mocellin, presidente dell’associazione A.RI.A bassanese che si batte contro il consumo di suolo agricolo nella frazione a sud di Bassano.
Riferita così, sarebbe una notizia assai succosa.
In realtà, dal punto di vista della procedura burocratico-amministrativa, è andata proprio così. Ma una notizia di questo tipo necessita di un opportuno approfondimento, da cui emerge una situazione diversa da ciò che può apparire a prima vista.

Cartografia della variante dalla relazione tecnico-illustrativa presentata in consiglio comunale

Ma andiamo con ordine.
Il consiglio comunale di ieri sera a Bassano si è occupato, tra le altre cose, di una serie di richieste di varianti urbanistiche al Piano degli Interventi, presentate da cittadini privati relativamente alle proprie abitazioni e aree pertinenti. 60 richieste in tutto tra le quali, inserita nella categoria “Prima Casa”, la richiesta H16/99 relativa a una proprietà di via Cartigliana a San Lazzaro ed avente burocraticamente ad oggetto:
“Cambio d’uso a residenza di fabbricato esistente per 300 mq di SU e nuovo edificio residenziale di 150 mq di SU per ricavo di tre complessive abitazioni “Prima Casa” (su totale di 450 mq)”.
Traduco in italiano. La variante riguarda un’area privata attualmente ad uso agricolo con un fabbricato rurale di 300 metri quadri di superficie utile (SU) vale a dire “calpestabile”.
L’istanza chiede innanzitutto di trasformare la destinazione d’uso del fabbricato esistente da edificio rurale a edificio residenziale, per ricavarne un’abitazione. Inoltre si richiede di trasformare 150 metri quadri di area attualmente ad uso agricolo in area residenziale per costruirvi un edificio con due nuove abitazioni come “prima casa”.
Riassumendo: viene richiesta la trasformazione dell’area da agricola a residenziale, in parte edificabile e in parte adibita a verde di contesto. Di quest’area, 300 mq sono relativi al cambio d’uso del fabbricato rurale esistente da agricolo ad abitazione. Altri 150 mq riguardano invece la superficie del nuovo fabbricato residenziale comprendente le altre due abitazioni, con contestuale consumo di suolo agricolo. Il totale del volume residenziale, tra trasformato e nuovo, è di 2025 mc.
La sopra descritta variante al Piano degli Interventi, per la cronaca, è stata approvata all’unanimità dal consiglio comunale.
Perché ne parlo, trattandosi di una questione prettamente privata?
Elementare, Watson: perché la richiesta di variante è stata presentata all’amministrazione comunale dal richiedente “Mocellin Giovanni ed altri”. E tra gli “altri” - come indicato negli atti - c’è anche Manuela Mocellin, uno dei tre figli dell’intestatario della domanda.
Segni particolari della signora Mocellin: presidente dell’associazione A.RI.A bassanese.
Ed è inevitabile, con effetto praticamente immediato, collegare l’insindacabile diritto privato della presidente e della sua famiglia col ruolo pubblico da lei assunto quale referente dell’associazione.

A.RI.A bassanese, acronimo di Associazione bassanese per il RIspetto Ambientale, è l’associazione spontanea di cittadini residenti che combatte ormai da mesi contro la cementificazione a San Lazzaro, il quartiere/frazione a sud della città interessato dalle ben note richieste di variante urbanistica presentate con due pratiche separate da quattro diverse aziende e riguardanti la trasformazione ad area produttiva di un’area complessiva di 300mila metri quadri attualmente ad uso agricolo.
Delle iniziative di A.RI.A bassanese, in primis la raccolta firme rivolta all’amministrazione comunale di Bassano, questo portale si è già occupato con diversi articoli.
Altre azioni dell’associazione sono già in cantiere e la prima è prevista per domani, sabato 1 ottobre: si tratta della manifestazione “Dai campi di San Lazzaro. Per il Suolo, l’Acqua, l’Aria, per noi e per le generazioni future” con una camminata di gruppo che partirà alle 16 dalle vie Riva Bianca-Rambolina a San Lazzaro e arriverà alle 17 al raduno-tappa di piazzale Cadorna prima di confluire all’arrivo in piazza Garibaldi. Un’iniziativa, come spiegano gli organizzatori, “per riunire la campagna e la città” e sensibilizzare la popolazione “sulla questione consumo di suolo”.
Ed ecco che, a una lettura superficiale delle cose, potrebbe sorgere spontanea la domanda: ma non può sembrare perlomeno strano o comunque curioso che la presidente dell’associazione A.RI.A sia interessata a contribuire al consumo di suolo a San Lazzaro, per quanto 150 metri quadri trasformati da agricoli a residenziali per una nuova costruzione di famiglia siano solo un fazzolettino di terra rispetto ai 30 ettari delle due aree Pengo ed ex Campagnolo Commercio sempre a San Lazzaro?
“Immaginavo che mi avrebbe chiamato per questa cosa e sono contenta di poter spiegare com’è realmente la situazione - mi dice Manuela Mocellin dall’altro capo del telefono -. Mio padre ha ereditato questo terreno ancora da suo padre e due anni fa, assieme ai due miei fratelli, ci siamo messi d’accordo con lui per pensare al nostro futuro, abitando ancora tutti in affitto.” “Ricordo che due anni fa non era ancora venuta fuori la storia della variante urbanistica produttiva a San Lazzaro - continua la presidente -. Solo qualche mese fa sono venuta a sapere che proprio di fianco alla nostra proprietà dovrebbe sorgere lo stabilimento della MEB. Da qui è partita l’azione che stiamo portando avanti con A.RI.A bassanese.”
“All’interno dell’area indicata nel mappale ci sono due edifici - spiega la mia interlocutrice -. Uno è l’edificio principale ed è la casa dei nostri genitori e l’altro è il fabbricato adiacente a uso agricolo, una vecchia stalla oggi utilizzata a deposito, per la quale paghiamo 1000 euro di IMU all’anno da una vita. La stalla non era però sufficiente a ricavare una casa per tutti noi tre fratelli, per questo abbiamo fatto la richiesta di poter costruire la nuova abitazione. L’area per la costruzione che è stata oggetto di variante era accreditata come rurale, ma da anni viene utilizzata come concimaia. Il suolo, cioè, è già stato consumato.”
“Noi non consumiamo il suolo della nostra proprietà - continua -, noi gli diamo vita con l’arrivo di tre famiglie che vivono in affitto.”
“Qui è prevista l’edificazione di una casa di legno e di paglia - rimarca la presidente -. La risposta è che questa casa di paglia si troverà a fianco del capannone della MEB e dalla mia finestra io vedrò l’entrata di cinquanta camion al giorno.”

Manuela Mocellin sa benissimo che la variante urbanistica riguardante la proprietà di famiglia ha fatto “rumore”. Ieri sera era presente ai lavori del consiglio comunale e ha notato un certo fermento tra i banchi consiliari al momento della presentazione della richiesta “Mocellin Giovanni ed altri”. E coglie l’occasione del mio contatto telefonico per ribadire alcune cose che le stanno a cuore.
“A San Lazzaro io mi sto muovendo per interesse personale e l’ho sempre detto - afferma -. Tutti noi dell’associazione abbiamo una casa, una famiglia, una vita su cui incombe la prospettiva di un’area produttiva di 300.000 metri quadri.”
Manuela ha già sentito in giro la battuta che qualcuno potrebbe dirle che trasformare un terreno agricolo in area residenziale a San Lazzaro sarebbe “come rubare in chiesa”, ma lei non ci sta.
“L’associazione - conclude - si sta mobilitando per l’intero quartiere, io ci ho messo la faccia e non si può rovinare il lavoro di quattro mesi per una cosa così.”

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