Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Jacopo and the Queen

Quella volta che la regina Elisabetta concesse in prestito due dipinti e due disegni di Jacopo Bassano per la grande mostra del ’92 e ’93. Col curioso dettaglio del “cacciavite reale”…

Pubblicato il 13-09-2022
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Oh, my God! Non ho ancora scritto niente sulla regina Elisabetta.
Lo hanno fatto tutti: dalle testate giornalistiche di ogni tipo alla catena di montaggio dei social, praticamente chiunque ha voluto esprimere il suo ricordo/sentimento/pensiero sulla sovrana che ci ha lasciato dopo 70 anni di glorioso regno e dopo 96 anni di altrettanto gloriosa esistenza terrena.
Lo ha fatto persino sulla sua pagina Facebook il sindaco di Bassano Elena Pavan, che ha ricordato come Elisabetta II nel corso della sua lunga vita abbia conosciuto “tutti i grandi della storia degli ultimi cinquant’anni” tra cui...Tito. No comment.

Jacopo Bassano, Viaggio di Giacobbe (c. 1560). The Royal Collection, Hampton Court. Olio su tela, cm 127,8x183,5 (immagine dal catalogo della mostra “Jacopo Bassano”)

E io chi sono per non accodarmi al mainstream delle esternazioni in memoria della regina dei due secoli? Oltretutto - resti tra noi - da vecchio anglofilo sono stato da sempre affezionato anch’io all’icona della Queen per antonomasia, che sembrava eterna.
Il problema è che per scrivere qualcosa di Elisabetta II su Bassanonet bisogna trovare e tirare fuori qualche addentellato bassanese. Apparentemente una Mission: Impossible, dal momento che l’unico ricordo reale della famiglia reale nella città di Bassano rimane e rimarrà chissà per quanto ancora la storica visita del 1987 di un’altra Elisabetta: la Regina Madre, con tanto di regale sosta alla Grapperia Nardini sul Ponte.
Niente di più, Ladies and Gentlemen. Ma ecco che è arrivata in mio soccorso una email trasmessa in redazione da un nostro lettore. Si chiama Adriano Bergozza e ci ha inviato un messaggio avente ad oggetto: “Prestito di un quadro di Jacopo Da Ponte al nostro museo da parte della regina d’Inghilterra per la grande mostra del 1992”.
“Volevo segnalarvi se può interessarvi il prestito che fece nel 1992 la regina d’Inghilterra per la grande mostra di Jacopo Bassano - scrive il nostro lettore -. Io lavoravo lì e arrivò un camion climatizzato con il quadro e arrivò anche una sua incaricata che seguì l’apertura della cassa e la collocazione sulla parete.” “La ex direttrice Paola Marini che era la direttrice del museo in quel momento e che è stata una dei curatori della stessa potrebbe darvi ulteriori informazioni sul quadro stesso di proprietà della regina - continua il testo -, non so se nel catalogo dell’epoca che si trova in biblioteca accanto alla foto del dipinto c’è anche il nome del proprietario.”
Thank you very much mr. Bergozza, la sua segnalazione è stata preziosa.
Mi si accende una lampadina e vado immediatamente a consultare lo storico catalogo della grande e indimenticabile mostra di Jacopo Bassano (allestita nel 1992 nel Museo Civico di Bassano del Grappa e nel 1993 al Kimbell Art Museum di Fort Worth in Texas) che conservo gelosamente a casa. E scorrendo l’elenco delle opere esposte - bingo! - scopro che per quella mostra Sua Maestà ha concesso in prestito non un dipinto solo, ma addirittura due dipinti e due disegni del nostro Jacopo nazionale.
I due dipinti provenivano dalla Royal Collection di Hampton Court mentre i due disegni dalla Royal Library del Windsor Castle e per ciascuno di essi è stampata in catalogo la dicitura “per graziosa concessione di Sua Maestà la Regina Elisabetta II”.
Hampton Court, ovvero l’Hampton Court Palace, è una delle tante umili casette della Royal Family: un grande palazzo reale non lontano da Londra con un esteso giardino, vari appartamenti, sale e stanze a non finire e ben 542 opere d’arte (tra dipinti, sculture, mobili, arazzi e ceramiche) appartenenti per l’appunto alla straordinaria e inestimabile Royal Collection.
Qualche nome? Mantegna, Raffaello, Bruegel, Caravaggio, Rembrandt, Van Dyck, Canaletto, solo per citarne alcuni. Oltre al nostro Jacopo Bassano: e, come dice il solito saggio, scusate se è poco.

L’opera a cui si riferisce il nostro lettore, esposta nella grande mostra al Museo Civico a Bassano, è un olio su tela di Jacopo Bassano del 1560 circa.
Si intitola “Viaggio di Giacobbe” ed è considerato uno dei primi esempi delle “invenzioni pastorali” del pittore. Il dipinto risulta di proprietà dei reali d’Inghilterra già dall’epoca di re Carlo I Stuart (anni 1637-1640 circa), poi trasferito nelle varie residenze dei sovrani (Kensington Palace, Buckingham House e ancora Kensington Palace) fino ad approdare ad Hampton Court nel 1839.
C’è poi un secondo dipinto del Bassano concesso da Her Majesty e si tratta di una “Adorazione dei pastori” del 1546 circa, che fu esposta tuttavia solo nella trasferta statunitense a Forth Worth. Quest’opera ebbe una collocazione ancora più prestigiosa nell’ambito delle dimore reali: forse già presente nella collezione di Carlo I a Wimbledon, a Hampton Court ebbe l’onore di abbellire lo studio del re dal 1785 al 1819, la camera da letto della regina a metà dell’800 e il salotto del re a fine secolo XIX.
Tra le “graziose concessioni” di Elisabetta II per l’esposizione ci sono anche due disegni di Jacopo: uno “Studio di teste maschili”, risalente al 1563-1568 circa e un “Martirio di San Sebastiano” del 1574: entrambi esposti solo a Forth Worth, provengono come ho già scritto dalla Royal Library del Castello di Windsor.
Ma i legami dei quadri di Jacopo con i reali britannici non finiscono qui.
La “Andata al Calvario” del 1545 circa, uno dei tanti pezzi forti della grande mostra proveniente nientemeno che dalla National Gallery di Londra, appartenne in passato ai re Carlo II d’Inghilterra (1660) e Giacomo II (1688). Insomma: tra le opere del più grande pittore di Bassano e i monarchi d’Oltremanica c’è sempre stato un particolare feeling.
Lo dimostrano anche le varie mostre organizzate nei decenni e in particolare a Londra sulla Royal Collection, pure citate nel catalogo, dove i capolavori del Bassano hanno sempre fatto la loro bella figura. Ma non v’è dubbio che l’evento espositivo del ’92 e ’93 ha rappresentato il culmine della British Connection del più grande artista nato in riva al Brenta.

“Ricordo ancora il colloquio che ebbi con Christopher Lloyd, che all’epoca era il conservatore della Royal Collection - rammenta la co-curatrice della mostra “Jacopo Bassano” ed ex direttrice del Museo Civico Paola Marini -. Fu molto esigente. Mi disse che per appendere le opere avremmo avuto bisogno di un royal screwdriver, e cioè di un “cacciavite reale”, e che lo avrebbero portato loro. I quadri inglesi hanno infatti delle “brugole reali” che li tengono attaccati al muro.”
Che bella la mia professione: ogni giorno si impara qualcosa. La brugola - cosa che non sapevo - è infatti un tipo di “chiave maschio” con testa esagonale per le viti con testa cava.
Mi sembra quasi di tornare ai tempi della scuola media con le lezioni, in cui ero molto scarso, di applicazioni tecniche. Ma sono soprattutto le applicazioni artistiche che fanno capire l’importanza della presenza del Bassano nel regno di Sua Maestà.
“L’amore che gli inglesi hanno per i cani, i cavalli e gli animali in genere ha decretato la fortuna di Jacopo Bassano nelle collezioni inglesi - spiega ancora la dottoressa Marini -. Per la grande mostra di Jacopo è arrivata un’opera anche dalla Burghley House. Ho avuto anche altre occasioni di rapportarmi al Regno Unito per la concessione in prestito di opere, ma il rapporto con la Royal Collection per l’esposizione del ‘92 e ‘93 è stato fondamentale.
Ho avuto modo di constatare la loro serietà e la strada per ottenere i prestiti migliori è stata il loro apprezzamento nei confronti del progetto della mostra, una grande mostra monografica che ancora non era mai stata realizzata.”
Questo dunque, egregi lettori, è l’addentellato bassanese con Her Majesty Queen Elizabeth II. Porta la firma di Jacopo Da Ponte, o Dal Ponte che dir si voglia, ed è quanto basta per suscitare una sana dose di soddisfazione e soprattutto di orgoglio.
Il lato british del nostro pittore è solo un aspetto della sua fama in giro per il mondo, di cui forse non ci rendiamo ancora sufficientemente conto.
Basta infatti sfogliare il catalogo della grande mostra di 30 anni fa per riscoprire il prestigioso parterre dei prestatori delle opere esposte, oltre alla regina e alla già citata National Gallery di Londra: dagli Uffizi di Firenze al Prado di Madrid, dalla National Gallery of Scotland di Edimburgo al Museum of Fine Arts di Boston, dalla J. Paul Getty Collection di Malibu al Szépművészeti Múzeum di Budapest, dalla National Gallery of Art di Washington al Kunsthistorisches Museum di Vienna, dalla National Gallery of Canada di Ottawa alla Gemäldegalerie Alte Meister di Monaco e via dicendo. Anche in questo caso solo per citarne alcuni.
È l’autorevole conferma - se mai ce ne fosse bisogno - della diffusione delle opere di colui che è stato, e continua ad essere tuttora, il più grande ambasciatore internazionale della nostra città.
Che dire, in conclusione? God Save Jacopo Bassano.

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