Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

C’era una volta Maria Meccanica

Ricordo di Maria Menon, imprenditrice di San Zeno di Cassola scomparsa il 9 agosto, pioniera dell’impresa al femminile e grande sostenitrice del Movimento Mondiale delle Scuole “Etica ed Economia”

Pubblicato il 11-08-2022
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Se ne è andata Maria Meccanica. Maria Menon vedova Comunello, personaggio iconico di San Zeno di Cassola, ha lasciato questa vita terrena martedì scorso 9 agosto.
Era un’imprenditrice ma non era un vip dell’economia locale, il suo stile non era quello di fare notizia e per questo non era una persona nota alle cronache dei giornali.
Ma a modo suo era un simbolo della storia del Veneto che produce, una pioniera dell’impresa al femminile la cui vita è stata dedicata ai tre pilastri dell’essere donna e capitano di azienda al tempo stesso: la famiglia, il lavoro e la comunità.

Maria Menon, assieme al fondatore del Movimento Mondiale delle Scuole ‘Etica ed Economia’ Tullio Chiminazzo, in udienza privata da Papa Giovanni Paolo II

Il perché del suo soprannome con il quale era conosciuta e stimata è presto detto.
Ancora nel lontano 1953 il marito di Maria Francesco Comunello prese in affitto assieme alla moglie una piccola bottega nel centro di San Zeno di Cassola per aggiustare biciclette.
In quegli anni pre boom economico la bicicletta non era, come oggi, principalmente un mezzo di svago, di escursionismo e di sport: era un importante mezzo di locomozione per la vita quotidiana. Da qui la necessità di mettere a posto catene, freni e pedali: la domanda non mancava e anche l’intraprendente moglie del fondatore della bottega non si tirava indietro dall’aggiustare i tochi che necessitavano di una riparazione.
E da allora Maria Menon sarebbe diventata Maria Meccanica per sempre.
Quel piccolo laboratorio in centro a San Zeno di Cassola fu il nucleo di partenza della straordinaria impresa di famiglia.
Quell’azienda si chiamava originariamente Francom, aveva sempre sede vicino alla piazza a San Zeno, era stata fondata da Francesco Comunello nel 1960 e agli inizi utilizzava i tubi di acciaio dei telai per le biciclette per costruire i manici degli attrezzi agricoli. Non solo una felice intuizione imprenditoriale, ma anche un segnale storico dell’incombente passaggio simbolico tra il Veneto contadino e l’industrializzazione del territorio.
Quello di Francom è stato anche un fulgido esempio della piccola impresa familiare veneta capace di reagire alle rivoluzioni del mercato globale. E quando nei primi anni ‘70 la domanda di attrezzi manuali per l’agricoltura calò drasticamente, l’azienda si concentrò su quello che sarebbe stato il suo nuovo “core business” per una ventina d’anni: la produzione di cassette portautensili e portavalori in metallo, con un fiorente giro di affari.
Ma nel 1982, di rientro dalla fiera di Colonia, Francesco Comunello periva prematuramente in un incidente stradale a pochi chilometri da casa.
Era la tragica fine di una storia e insieme il rinnovato inizio di un’altra: la giovane vedova Maria Menon alias Maria Meccanica prendeva in mano le redini dell’azienda assieme al figlio primogenito Luca appena 19enne, prima che si affiancassero nella stanza dei bottoni dell’impresa anche il figlio terzogenito Adamo, la moglie di Luca Fabiola e successivamente la figlia secondogenita Bibiana.
Il resto è una pagina di storia dell’economia produttiva del Veneto.
Oggi l’azienda che un tempo di chiamava Francom si chiama Syncro System, leader mondiale nel settore degli allestimenti per furgoni, a capo di un gruppo che occupa un centinaio di dipendenti, con oltre 80mila furgoni attrezzati allestiti (dato 2020) e circa il 50% delle vendite realizzate all’estero. A portarla avanti è la nuova generazione, ma per lungo tempo l’incrollabile Maria ha continuato a collaborare con i figli: grande esempio di donna, di madre, di moglie diventata vedova in tenera età e riconosciuta figura di imprenditrice del Nordest.

Io l’ho conosciuta molto ma molto bene, la Maria Meccanica.
È stata anzi una delle figure più rappresentative degli anni in cui dirigevo Bassano TV, l’emittente televisiva del grande TG Bassano del tempo che fu, vicina alla Fondazione Etica ed Economia di Bassano del Grappa.
La Fondazione, diretta dal fondatore Tullio Chiminazzo e successivamente evolutasi nel Movimento Mondiale delle Scuole “Etica ed Economia”, aveva la sede operativa proprio a San Zeno di Cassola e Maria Menon con la sua azienda è stata una delle più convinte, coerenti ed assidue sostenitrici di quella storica stagione di progetti di solidarietà internazionale.
È stata uno dei miei tanti compagni di viaggio nelle storiche trasferte del Movimento in giro per il mondo: in particolare all’inaugurazione del Villaggio Impresa di Mahajanga in Madagascar e all’inaugurazione del Villaggio del Fanciullo di Marijampolė in Lituania.
E la Maria Meccanica non poteva certamente mancare tra i 300 componenti della delegazione del neonato Movimento Mondiale delle Scuole “Etica ed Economia”, ricevuta in una indimenticabile udienza privata da Papa Giovanni Paolo II nella Sala Clementina del Vaticano il 17 maggio 2001.
Maria aveva un carattere affabile e gioviale: in quei grandi viaggi ma anche nei nostri tanti incontri a San Zeno la ricordo sempre sorridente e pronta alla bonaria battuta di spirito.
Era soprattutto una persona genuina: parlava ed agiva esattamente com’era, senza pose e senza fronzoli, sinceramente diretta. “Vien qua a parlare coa Maria Meccanica”, mi diceva, e da lì nasceva sempre una piacevole conversazione, che non faceva mai mancare una sua buona parola per il mio lavoro, per la mia famiglia, per i miei figli. Perché lei era fatta così: l’interesse per gli altri la faceva sentire bene.
La sua cordialità si accompagnava però a un carattere tenace e volitivo. Senza una sana dose di caparbietà, del resto, non è possibile gestire le sorti di un’azienda.
Era anche una donna profondamente religiosa e in quanto tale particolarmente sensibile al pensiero economico della Fondazione e del Movimento, ispirato alle indicazioni della Dottrina Sociale della Chiesa. Grazie a lei - nei viaggi di gruppo in pullman per raggiungere le mete italiane delle iniziative della Fondazione e del Movimento come Roma o Assisi, ma anche nei pulmini che ci trasportavano per la brousse, l’area dei villaggi con i tetti di paglia alla periferia di Mahajanga in Madagascar, per la visita al locale centro dei Salesiani - ho imparato i cori dei canti dedicati a Don Bosco, che lei intonava per prima.
Don Bosco ritorna tra i giovani ancor, ti chiaman frementi di gioia e d’amor…”: era al contempo il ritornello di un tormentone spirituale, il richiamo a determinati valori e la colonna sonora di un certo modo di intendere la vita. Una vita solidale con il prossimo, per questo naturalmente solidale anche con il Sud del Mondo, il primo destinatario dei progetti per la globalizzazione della solidarietà economica promossi dal Movimento.
“È stato un esempio brillante di spontaneità, semplicità e coerenza partecipativa per il Movimento delle Scuole “Etica ed Economia” - afferma oggi il dottor Tullio Chiminazzo ricordando la figura dell’amica Maria -. È stata sempre presente, ha dato testimonianza di forza, carattere e ideali solidi, da rappresentare coerentemente anche alle nuove generazioni.”
C’era una volta Maria Meccanica. Anzi: “la” Maria Meccanica, unica e irripetibile.
E, con lei, tutto un mondo di progetti di solidarietà internazionale che trovavano piena accoglienza nel suo generoso cuore.

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