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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Special report
Il MuSetto
Presentata in commissione consiliare la proposta progettuale del Genius Center all’ex Polo Santa Chiara. La parola data ai rappresentanti delle tre società dell’ATI proponente
Pubblicato il 20-07-2022
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Immaginatevi il MuSe, il Museo delle Scienze di Trento.
Solo in versione più ridotta: il MuSetto.
Sei ore dopo la presentazione alla stampa da parte del sindaco Elena Pavan e dell’assessore Andrea Zonta, la proposta progettuale del Genius Center all’ex Polo Museale Santa Chiara - di cui ho fornito ampio resoconto nell’articolo precedente - viene ufficialmente presentata alla componente politica dell’amministrazione comunale quale unico punto all’ordine del giorno della riunione della 3° commissione consiliare Territorio, Cura e Sostenibilità urbana, presieduta dal consigliere Mauro Zen e convocata nella sala Chilesotti del Museo Civico.
Il tavolo dei relatori in commissione consiliare (foto Alessandro Tich)
Nel corso degli interventi dei relatori il MuSe viene nominato una volta sola.
Anche perché dell’ATI proponente il direttore del MuSe medesimo Michele Lanzinger - che ha collaborato alla fase dello studio preliminare sul “ripensamento” dell’area in questione - non fa parte.
Ma è chiaro che il “concept” del Center che verrà laddove oggi si trova invece un cantiere fermo con un cratere in mezzo si richiama molto al metodo e all’impostazione divulgativa e interattiva del visitatissimo museo trentino.
Introducendo i lavori, il sindaco Elena Pavan ribadisce quanto già affermato in conferenza stampa e cioè che “oggi è una giornata importante perché si presenta una progettualità relativa a uno dei nodi irrisolti della nostra città”. Poi il sindaco aggiunge che “il percorso è incardinato”. Che cosa avrà voluto dire? Secondo gli studiosi più accreditati di Pavanologia, significa che l’iter è ormai partito e poggia su cardini progettuali e di finanza di progetto solidi. In altre parole: è stato deciso che si farà così e così si farà.
Come ho già scritto, l’ATI proponente deve adesso elaborare il progetto finale, entro il termine di nove mesi. L’amministrazione avrà quindi 90 giorni di tempo per presentare osservazioni o richiedere modifiche. Dopodiché il progetto definitivo del Genius Center sarà sottoposto al voto di approvazione del consiglio comunale, prima di andare in gara ad evidenza pubblica per l’affidamento dei lavori.
Se i tempi saranno rispettati - e non c’è ragione di ritenere che non lo saranno - la fase della definizione progettuale dell’intervento si concluderà pertanto nell’estate dell’anno prossimo. Poi si addiverrà alla stipula dall’accordo di partenariato pubblico-privato tra il Comune di Bassano e l’ATI proponente, che prevederà tra le altre cose l’affidamento a Pleiadi Science Farmer di Limena (PD), una delle società dell’Associazione Temporanea d’Impresa, dell’incarico di gestore del Genius Center per un periodo di 20 anni.
E poi eccetera eccetera, vedasi articolo precedente. L’aspetto di novità della riunione di commissione è la spiegazione più in dettaglio della proposta progettuale da parte dei rappresentanti delle società dell’ATI proponente.
Tutto chiaro fin qui? Avete capito tutto? Fantastico: siamo e siete veramente dei Genius.
Sul tavolo dei relatori in sala Chilesotti prende per primo la parola Giorgio Malimpensa, titolare di GBR Consulting Sas, la società di Trento che si occupa di progetti finanziari e che è il soggetto coordinatore dell’ATI.
Primo pensiero di Malimpensa: spiegare ai commissari (componenti della commissione, NdR) che cos’è il leasing in costruendo, l’operazione immobiliare e finanziaria per la realizzazione dell’opera che prevede - in soldoni - che l’ATI in questione costruisca la struttura interamente a proprie spese, per una somma complessiva che sarà poi ripagata dal Comune ai privati in comode rate a scadenza ventennale.
“Il leasing in costruendo - afferma mister GBR Consulting - è la forma contrattualistica più giusta da proporre all’amministrazione, attraverso un partenariato Pubblico-Privato. Si crea un pool di professionisti e di imprese, di cui fanno parte anche l’impresa o le imprese esecutrici e un istituto finanziatore, grazie al quale fin da subito abbiamo la finanza disponibile per realizzare l’opera.”
“Attualmente siamo in fase di fattibilità tecnica - prosegue -. Seguiranno la bozza di convenzione, la disciplina dei rischi e il piano economico-finanziario che è di fatto un piano di ammortamento. Presenteremo il progetto all’amministrazione che avrà 90 giorni di tempo per approvarne la conformità. Poi l’intervento sarà inserito nel programma triennale delle Opere Pubbliche e sarà bandita la gara di evidenza pubblica, nella quale il promotore ha il diritto di prelazione.”
“L’amministrazione pubblica - sottolinea Malimpensa - non pagherà un centesimo prima del collaudo dell’opera. Per il Comune non ci sono rischi o imprevisti, i lavori sono a carico dell’ATI. In caso di imprese esecutrici in difficoltà, è la banca che le sostituisce. La direzione lavori spetta in questo caso all’amministrazione pubblica, che valuta e valida i SAL, Stati di Avanzamento Lavori.”
“È una procedura progettuale unica - conclude il responsabile della società coordinatrice -. Del pool proponente fa parte anche la società di gestione dell’opera. Insieme si va a progettare in funzione delle esigenze vere. Il gestore pagherà anche un affitto all’amministrazione, così la rata del debito diminuisce.”
E il gestore, come già scritto, sarà Pleiadi Science Farmer Srl.
In commissione consiliare la società è rappresentata da Lucio Biondaro e Alessio Scaboro, ideatori e due dei cofondatori della realtà padovana che si occupa di comunicazione scientifica a 360 gradi. “Siamo una società di divulgazione scientifica che opera su tutto il territorio nazionale e la nostra attività è quella di avere a che fare con il grande pubblico - spiega Biondaro -. Nei musei che progettiamo il principio è “vietato non toccare”. Tutto è basato sull’interattività, sull’esperienza, sull’effetto wow.”
“Abbiamo appena inaugurato il MU-CH, il Museo della Chimica a Settimo Torinese, un museo interattivo nella fabbrica dove lavorò Primo Levi - continua il relatore -. Gestiamo in toto o in parte altre situazioni museali e creiamo strutture dinamiche, tutte in luoghi inseriti in una logica di riqualificazione.”
Ma il “concept” vero e proprio del Genius Center di Bassano del Grappa viene presentato da Alessio Scaboro. “Ci siamo chiesti che scopo dare a un museo nella città di Bassano - esordisce -. Da uno sguardo al territorio è emerso il fattore dell’ingegno, in particolare dell’ingegno meccanico. Ci siamo così concentrati sull’area STEAM (Scienza, Tecnologia, Engineering, Arte, Matematica) che dà un ampio spettro di attività da realizzare all’interno di questo luogo.”
“Sarà un museo scientifico interattivo - aggiunge -. Interagire, soprattutto con le macchine, per scoprire il mondo che ci circonda, come ormai fanno i più moderni Science Museums.”
“L’area permanente dedicata all’ingegno occuperà il 35% della struttura - spiega Scaboro -. Le mode e i temi cambiano continuamente, per questo la gran parte del centro sarà dedicata alle esposizioni temporanee, in ambito STEAM, che cambieranno ogni 6 mesi. Sarà un museo che ogni anno cambia due volte pelle, in collaborazione con i grandi musei internazionali, polo attrattivo per tutto il Nordest e oltre il Nordest.”
“Bassano diventerà un calamita culturale su temi della tecnologia e della scienza - si spinge a dichiarare mister Pleiadi -. Il design del centro sarà molto moderno e colorato, con un’interazione 0-99 anni e grande focus sulle famiglie per divertirsi in modo educativo.”
“Ci saranno aree didattiche - prosegue - sia per il mondo scuola che per il mondo famiglia, più aule di formazione per le imprese del territorio, per formazione aziendale e mostre a tema impresa. Avremo un piccolo spazio convegni dove proporre anche piccoli spettacoli di stampo scientifico.”
“In una grande area all’esterno ci sarà la terrazza “Il giardino di Archimede”, per gli eventi all’aperto - rivela ancora -. Anche la ristorazione, e cioè il bar ristorante, avrà un’area laboratorio per corsi di cucina, serate in cui a cucinare saranno i visitatori e sperimentazione nell’area del food.” “Si aggiungono il bookshop e la piazza esterna per gli spettacoli - conclude Scaboro - dove saranno posizionati degli exhibits, installazioni interattive libere e legate ai temi del museo. Al Genius Center ci sarà attività dal lunedì alla domenica. Un museo a 360 gradi, il primo in Italia di questo tipo.”
Last but not least (scusatemi, ma con tutti questi inglesismi mi sto facendo prendere la mano), l’intervento in commissione dell’architetto Valentina Babolin di GrisDainese Srl, la società veneziana di ingegneria e architettura già consulente del Comune per lo studio preliminare su Santa Chiara e dintorni e oggi società componente dell’ATI proponente.
E il suo punto di vista è davvero interessante. L’architetto spiega infatti la filosofia dell’intervento costruttivo partendo da quello che oggi passa il convento (o per meglio dire l’ex convento di Santa Chiara): il grande buco al centro del cantiere interrotto.
“Il nostro approccio si è rivolto al “cratere” - afferma - e ci siamo stupiti delle potenzialità del luogo che ci siamo trovati davanti agli occhi. Lo abbiamo definito “una rovina contemporanea”.” “Il valore del sito è lo stesso di quello dei siti archeologici - continua -. La bellezza delle rovine storiche in antitesi rispetto al progetto del museo abbandonato.”
Caspita: “el buso” di viale delle Fosse, e con esso le scarpate circostanti e i resti finestrati della mura, come il Foro di Traiano o come Pompei… Chi l’avrebbe mai detto?
“Lo scopo - sottolinea l’arch. Babolin - è quello di adattare le condizioni attuali in chiave sostenibile senza eliminare quello che c’è già, adattando la potenzialità di un grande scavo.”
Il grande scavo di cui all’oggetto, e cioè il cratere di cantiere, diventerà così l’agorà ovvero la piazza “a quota sotto il livello stradale “ fino a meno 5 metri e 85, che è l’attuale profondità raggiunta dal buco del Polo interrotto.
“C’è poi tutto il progetto di collegamento di tutto ciò che sta a quota zero - spiega la progettista -. Si creerà così una doppia circolazione a quota zero e al quota della piazza ipogea, senza modificare la realtà. Manterremo a vista le mura storiche, così come le scarpate di consolidamento. Le già esistenti strutture in calcestruzzo armato saranno integrate con strutture lignee più leggere, per uno stacco tra il nostro intervento edilizio e quello preesistente.”
“L’agorà sarà il nucleo - continua -. Tutto si sviluppa attorno ad esso, con edifici fatti “ad elle” per valorizzare il nucleo centrale. L’edificio a nord per la ristorazione sarà su più livelli, come l’edificio ad ovest per le esposizioni. Una grande gradonata con ascensore permetterà la circolazione tra le due quote e consentirà alle persone di stare insieme all’aria aperta.”
“Avere la possibilità di collaborare col futuro gestore dà a noi architetti un progetto coerente con le sue esigenze, senza sprechi di spazio e quindi sprechi di soldi per la gestione - conclude l’arch. Valentina Babolin -. L’intento è quello di creare un abito sartoriale, un progetto mirato e far sì che l’amministrazione non si impegni su un progetto che non sarà utilizzato.”
Fine dell’effetto wow. Almeno per il momento. Dopo gli interventi dei relatori tecnici dell’ATI proponente, seguono in commissione gli interventi e le domande dei commissari.
Ma mi interessava soprattutto sentire, e ve ne ho riferito, che cosa bolle effettivamente in pentola riguardo a questo Genius Center comparso all’improvviso dal nulla e in piena estate fra i grandi temi delle cronache cittadine.
Un contenitore di tutto e di più, nel rutilante e articolato ramo delle discipline STEAM, che comprimerà le più diverse tematiche delle scienze e dintorni per farle uscire - in forma di mostre permanenti, mostre temporanee, laboratori, corsi, installazioni, eventi e quant’altro - da tutti i pori, come un gigantesco schiacciapatate.
MuSetto e purè: e buon appetito a tutti.
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