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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Special report
Campagna d’Africa
Variante produttiva San Lazzaro: pedalata e incontro stampa di Europa Verde e Bassano per Tutti nella vasta area agricola in odore di capannoni, riarsa dalla siccità. “Cementificazione assurda che non tiene conto dell’emergenza climatica”
Pubblicato il 25-06-2022
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Siamo in campagna d’Africa, ma l’Etiopia non c’entra.
La campagna è quella della cosiddetta area Campagnolo, l’area agricola di 160.000 metri quadrati di superficie in quartiere San Lazzaro, compresa nel Triangolo delle Bermude di via Rambolina, via Riva Bianca e via delle Rogge. Scrivo “Triangolo delle Bermude” perché, come noto, questo esteso terreno di campagna rischia di scomparire. Non per fenomeni misteriosi, ma per l’ormai ben conosciuta e dibattuta variante produttiva richiesta da tre aziende del Bassanese. Un iter che tramite la procedura semplificata “Suap”, prevista dalla legge regionale in materia, potrebbe far edificare in quest’area dei nuovi capannoni in deroga ai limiti di consumo di suolo previsti dalla pianificazione urbanistica del Comune.
L’Africa è invece il continente che ci sta regalando l’ennesimo anticiclone di questa prolungata stagione canicolare che prosciuga i fiumi e inaridisce i campi.

Veduta parziale dell’area agricola di 160.000 mq interessata dalla proposta di variante urbanistica produttiva a San Lazzaro (foto Alessandro Tich)
Non fa eccezione il terreno del lotto agricolo di San Lazzaro, riarso dal sole, secco per il caldo e giallo per la siccità. C’è anche un trattore che ne percorre un fazzoletto: non però per rivoltare le zolle, ma per irrorare acqua sulla terra assetata da un’autobotte a rimorchio.
Se servivano immagini evocative dell’attualissimo tema dell’ambiente che lancia l’S.O.S., ne abbiamo in abbondanza tutte attorno a noi.
Siamo qui, sotto il solleone dell’ultima campagna a sud di Bassano, perché oggi l’area di San Lazzaro interessata dalla proposta di variante produttiva è il punto di arrivo della manifestazione “Pedaliamo insieme per fermare il consumo di suolo”, organizzata da Europa Verde Bassano e dalla lista civica Bassano per Tutti per sensibilizzare ulteriormente la cittadinanza su quello che potrebbe essere un punto di non ritorno dell’urbanizzazione estrema del territorio, confinante con quell’area Pengo che è interessata da un’analoga richiesta di edificazione produttiva e attaccato a quella madre di tutti i consumi del suolo che si chiama Superstrada Pedemontana Veneta.
Poco prima delle 11.30 il gruppo dei partecipanti su due ruote - dopo essere partiti da piazzale Cadorna e aver percorso le vie Santa Croce, Rosmini, Aldo Moro, Ss. Fortunato e Lazzaro e Cartigliana - arrivano in via delle Rogge. Via delle Rogge è il limite all’estremità sud dell’area Campagnolo: un lato della strada guarda verso l’estensione della terra agricola in odore di capannoni, l’altro lato dista invece pochi metri dal Muro del Pianto e cioè dalla barriera laterale della SPV, esattamente in corrispondenza con il casello di Bassano Ovest. Sulle siepi delle poche case della via pendono lenzuola con le scritte “Salviamo la natura No cemento”, “Lasciateci i prati No cemento”, “Il verde è vita”.
È qui, e nel momento clou della pedalata, che i promotori della manifestazione hanno convocato una conferenza stampa. Non sulla strada però, incandescente per il caldo: si rischierebbero mancamenti o colpi di sole.
Veniamo tutti ospitati - ciclisti, promotori, sostenitori al seguito e giornalisti - a Ca’ Bertozzo: un grande e tipico casale di campagna, con l’aia e il portico e tutte le sue cose, messo gentilmente a disposizione dei proprietari. Ed è un punto che è stato scelto non a caso, dal momento che Ca’ Bertozzo si trova esattamente in mezzo al lotto agricolo in predicato di diventare area produttiva. Cercare un posto all’ombra equivale a una caccia al tesoro e alla fine la conferenza stampa si tiene nell’angolino della corte agricola più riparato in quel momento dal sole.
C’è anche un’area per il parcheggio delle biciclette mentre sul retro dell’edificio è allestito un tavolino dove prosegue la raccolta delle firme contro la variante produttiva, promossa dai cittadini volontari dell’associazione A.RI.A. bassanese.
Con l’afa che ci sta opprimendo, è l’unica A.RI.A. che c’è.
“Siamo qui tutti insieme - dichiara, aprendo l’incontro stampa, la consigliera regionale di Europa Verde Cristina Guarda - per dire “no” a una nuova cementificazione in un’area molto delicata dal punto di vista idrogeologico e che sta vivendo il prima persona il dramma dell’emergenza climatica. Con ettari e ettari di suolo già consumati dalla Superstrada Pedemontana, non è accettabile.”
Afferma quindi che la nuova legge in discussione in consiglio regionale di modifica della legge del Veneto che consente le deroghe al consumo di suolo e quindi le procedure come quella per San Lazzaro, è “un fake”. “La nuova legge non consente lo stop alle deroghe e permette di bypassare i limiti al consumo di suolo.” “È necessario fare azioni unite - incalza Cristina Guarda -. L’amministrazione comunale insieme con la Regione può dire “no” a questi progetti. Oggi il tempo di agire per gradi sulla tutela del suolo è finito.”
“A fatica in consiglio comunale è stata approvata la dichiarazione di emergenza climatica - ricorda la consigliera comunale di Bassano per Tutti Erica Fontana -. Non deve essere un contentino ma una risoluzione che ci porta poi ad essere coerenti con le scelte fatte. Non si può tirar fuori l’emergenza climatica solo quando fa comodo.”
“Alla commissione Territorio di giovedì scorso - prosegue - l’amministrazione ha dichiarato di essere contraria a questo progetto. Ma la guerra non è vinta, è un “no” che deve essere presidiato con le unghie e con i denti.” E aggiunge: “Attiveremo percorsi partecipativi, anche sulla questione della confinante Area Pengo, perché la città è nostra.”
“Abbiamo il problema della crisi climatica e vengono ancora presentati progetti fuori dal tempo, con 11mila capannoni abbandonati in Veneto da recuperare - osserva il co-portavoce provinciale di Europa Verde Vicenza Fabio Cappelletto -. Non servono più l’edificazione e la cementificazione, ma una nuova mentalità di progetti che ci facciano vivere in benessere: terra da coltivare, cibo e salute.”
“Non siamo per un “no” a prescindere allo sviluppo economico, ma per chiedere se ci sono altri modi di sviluppo - chiarisce l’altra co-portavoce di Europa Verde Vicenza Gaia Bollini -. Se ho bisogno di volumi, ne abbiamo di utilizzabili o riutilizzabili?”. “Per ogni cosa - continua - è necessario il nuovo? Valutiamo, prima di andare a bruciare le risorse di sopravvivenza collettiva. L’OMS ha definito il benessere come “stato di equilibrio”, non ci sono leggi economiche che tengano.”
Conclusione affidata a Paolo Retinò, coordinatore e portavoce di Bassano per Tutti, che tira fuori l’artiglieria.
“Dobbiamo dare una lettura politica a questa vicenda - dichiara -. Non bisogna nascondersi dietro a tentennamenti e a mezze parole, come sta facendo l’amministrazione comunale di Bassano del Grappa.” “Il nostro - prosegue - non è un “no”, ma un “sì” a un modello di sviluppo diverso. Quando si asfalta un campo non si torna indietro.”
“Io non posso accettare - tuona il portavoce di BxT - che si facciano ipoteche sul futuro sulla base di una previsione economica e ambientale che non regge. Sono mesi che non piove.”
“La tradizione del capannone è una tradizione posticcia che non porta allo sviluppo del nostro territorio. Noi stiamo rinunciando, per due lire, alla nostra terra.”
Ma il Retinò in versione Breaking Bad deve ancora arrivare.
Eccolo: “È inutile spacciarsi per assessori ai boschi e alle api senza avere nulla di green. Io chiedo all’assessore Viero e al sindaco Pavan: fermatevi, discutiamone, per proteggere questo terreno che è di tutti noi. Non ci fermiamo perché questa cosa non si fa. Punto.”
Ed è proprio “punto” perché qui la conferenza stampa, nell’angolo ancora in ombra della grande aia di Ca’ Bertozzo, finisce.
Ciascuno di noi, in bicicletta oppure in auto, prende la via del ritorno e costeggia nuovamente la campagna d’Africa in quel di San Lazzaro, riarsa dalla siccità e abbruciata dalle scintille delle polemiche in corso.
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