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Intervista a Jesus Christ

Trionfo al Palabassano2 per “Jesus Christ Superstar”. Incredibile incontro con Ted Neeley, da cinquant’anni leggendario protagonista dell’opera rock più amata di tutti i tempi

Pubblicato il 07-05-2022
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Succede. Magari una volta nella vita, ma succede.
Può capitare anche a un giornalista come me con tanti anni di lavoro sulle spalle di incontrare un giorno uno dei miti assoluti della propria gioventù. Che all’anagrafe di Ranger, la cittadina del Texas dove è nato, ha un nome e cognome: Ted Neeley. Cantante, attore e compositore. Ma che nell’immaginario collettivo è stato, è tuttora e sarà per sempre Jesus Christ Superstar.
Il musical Jesus Christ Superstar, che racconta gli ultimi giorni della vita di Cristo, con le musiche di Andrew Lloyd Webber e i testi di Tim Rice, debuttava a Broadway nel 1971. L’omonimo film - diretto da Norman Jewison, autentico film cult generazionale e uno dei capolavori del genere cinematografico musicale, con Ted Neeley nel ruolo di Gesù Cristo - usciva invece nel 1973.

Ted Neeley assieme al vostro umile cronista (foto: Jacopo Tich)

Degli oltre 7 milioni di dischi della colonna sonora del film venduti nel mondo, un doppio album, uno l’ho comprato anch’io quando ero un ragazzino. Diventando una delle colonne sonore della mia stessa vita: ho praticamente consumato il vinile. Conosco a memoria tutte le battute dell’opera rock, dall’inizio alla fine. Per me pezzi come Heaven on Their Minds, Pilate’s Dream o Gethsemane (I Only Want to Say) - ma potrei citarli tutti - non sono semplici canzoni, ma classici del ‘900.
È il mio incontrollabile lato rock che continua a far vibrare le corde del cuore.
Non sono il solo, ma in tanta buona compagnia, se è vero che sono diverse migliaia le persone - per restare solamente qui in Italia - che continuano a comprare il biglietto per assistere al musical dal vivo.
Come accade anche a Bassano del Grappa per la rappresentazione di Jesus Christ Superstar, allestita al Palabassano2. Una produzione PeepArrow Entertainment di Massimo Romeo Piparo in collaborazione, per gli aspetti logistici dello spettacolo bassanese, con DuePunti Eventi. È la versione originale in lingua inglese dell’opera rock, in scena dal 1994, con più di 1.600 rappresentazioni, oltre 190 artisti che si sono alternati nelle varie edizioni e oltre 2 milioni di spettatori in Italia e in Europa.
Dopo l’interruzione forzata nei due anni della pandemia, la produzione di Piparo ha intrapreso dallo scorso 6 aprile il suo nuovo ed ennesimo tour italiano, forte del suo carismatico asso nella manica. A interpretare sul palco Jesus Christ è infatti proprio Ted Neeley, 78 anni di età (ne compirà 79 a settembre) e sempre e ancora straordinariamente “sul pezzo”.
Il leggendario protagonista del film compare nello spettacolo di PeepArrow Entertainment dal 2014, dopo gli altri tour che negli anni precedenti lo avevano già visto interpretare nei teatri di tutto il mondo il ruolo che lo ha consegnato alla storia del rock.
La collaborazione italiana doveva durare solo sei mesi: è continuata fino ad oggi.

Lo scrivo da cultore assoluto, e in quanto tale severo, di Jesus Christ Superstar: l’edizione della produzione italiana è veramente degna dell’opera originale, a cui è fedele in tutto e per tutto.
Riguardo al cast, menzione speciale per Feysal Bonciani nell’impegnativo ruolo di Judas (Giuda): non è facile cantare la parte che fu del grande Carl Anderson, scomparso nel 2004, con il quale ogni confronto è inevitabile. Lo saprà bene lo stesso Bonciani che è molto “andersoniano” nei gesti e nelle vocalità: promosso a pieni applausi.
Bravi e convincenti anche tutti gli altri protagonisti: Dafne Kartsiaklis (Maria Maddalena), Andrea Di Persio (Pilato), Giorgio Adamo (Simone), Francesco Mastroianni (Caifa), Mattia Braghero (Hannas), Michele Iacovelli (Pietro) e Axel Torrisi (Erode). Completa il cast il gruppo di coristi, ballerini e acrobati coreografati da Roberto Croce, con le scenografie di Teresa Caruso e i costumi di Cecilia Beton. E “travolgente” è l’aggettivo che meglio si adatta al momento clou dell’opera rock, con la canzone Superstar interpretata da un impetuoso Feysal Bonciani-Judas e da uno scatenato corpo di ballo in mezzo al pubblico. All’altezza della situazione - sia a livello di gruppo che solistico - anche l’orchestra che suona dal vivo, diretta dal maestro Emanuele Friello.
L’allestimento prende spunto dal racconto in musica della Passione di Cristo per lanciare anche dei forti messaggi di attualità inseriti nella stessa scenografia: in particolare nel momento delle 39 frustate a Gesù, che vengono scandite in contemporanea da altrettante immagini di martiri contemporanei proiettate sul videowall, dai prigionieri nei campi di sterminio nazisti ai bambini del Vietnam e dalle Torri Gemelle di New York fino alle vittime dell’attuale guerra in Ucraina.
In mezzo a tutto l’imponente e animato impianto dello spettacolo emerge il filo conduttore della figura di Jesus Christ. Ted Neeley interpreta sé stesso, anche perché il pubblico è arrivato principalmente per lui. Avvolto dal suo carisma, canta le canzoni che interpreta da cinquant’anni con il suo inconfondibile timbro vocale e nonostante le quasi 80 primavere lancia ancora i suoi famosi acuti, attesi dai suoi fans, anche se con un tono più greve rispetto all’ugola squillante della sua gioventù. A metà interpretazione di Gethsemane, il pezzo forte del suo ruolo, il pubblico del Palabassano2 esplode in un’ovazione a scena aperta.
È il preludio degli scroscianti e lunghissimi applausi finali della gente tutta in piedi, che decretano il trionfo della rappresentazione.
Jesus Christ ringrazia assieme a tutta la squadra: ancora una volta la “quarta parete” tra palcoscenico e pubblico è stata abbattuta e la magia di quest’opera immortale si è ripetuta.

Ma come tutte le storie degne di attenzione, c’è anche l’antefatto.
Prima dello spettacolo, grazie ai buoni uffici degli uffici stampa della produzione PeepArrow e della DuePunti Eventi, riesco infatti ad ottenere un’intervista esclusiva a Ted Neeley nel suo camerino, allestito in una saletta del Palabassano2.
Quando stai per incontrare un personaggio famoso è sempre un’incognita: non sai ancora come reagirà, di che tipo di persona si tratta al di là della sua immagine pubblica, quale sarà il suo umore e la conseguente voglia di essere intervistato prima di salire sul palco.
Tutti dubbi che svaniscono nel giro di un secondo: appena metto piede oltre la soglia del camerino, mister Neeley mi accoglie con un grande sorriso e a braccia aperte. Sarà così per tutto il tempo dell’incontro. Oltre all’intervista, ci mettiamo a chiacchierare, con battute spiritose comprese, per oltre un quarto d’ora.
Ted mi racconta alcuni retroscena del film che lo ha reso famoso, della telefonata del regista Norman Jewison che lui aveva scambiato per un suo amico che si chiamava Norman e della grande amicizia - precedente al film - con “Judas” Carl Anderson che ricorda affettuosamente come “suo fratello”. Mi rivela anche che è stato Barry Dennen, il Pilato del film, a segnalare a Jewison - con cui aveva lavorato ne Il violinista sul tetto - lui e il suo amico Anderson, poi selezionati dal regista come i due protagonisti di Jesus Christ Superstar dopo un’audizione fatta assieme.
Neeley veste all’americana, da buon texano: camicia jeans e berrettino sulla testa. Sull’attaccapanni del camerino pende la lunga veste bianca che di lì a poco lo trasformerà in Jesus Christ, mentre sul tavolino lo attende la parrucca che allungherà i suoi capelli come da icona consolidata.
Mi fa accomodare su un divanetto e, per sedersi di fronte a me, sposta di peso una panca da spogliatoio che era collocata sul muro opposto con la stessa energia con cui, nel film, caccia via i mercanti dal Tempio. A margine dell’incontro mi faccio scattare alcune foto assieme a lui. Non lo faccio mai, mentre svolgo il mio mestiere, ma ogni regola ha sempre la sua eccezione. Anche perché non è cosa da tutti i giorni fare un’intervista a Jesus Christ.

Ted Neeley, nel 2014 è stato invitato da Massimo Romeo Piparo per un tour di poche settimane di Jesus Christ Superstar. Lei lo sta interpretando ancora oggi. Cosa ha favorito una così lunga collaborazione?
È una cosa magnifica. Massimo mi aveva detto che voleva avermi per quattro settimane di prove e sei settimane sul palco. Ed eccoci ancora qua, molti anni dopo. Ci siamo fermati per la pandemia, ma prima del 2020 siamo andati avanti per cinque anni invece di sei settimane. È incredibile il suo talento e la sua abilità per questo show. È perfetto.

Cosa ne pensa del cast e dello staff?
Ciascun componente del gruppo è incredibile. Siamo la “famiglia Superstar” italiana. Sono tutti fantastici: la band, lo staff, il cast, i ballerini. E io “fluttuo” ogni sera sul palcoscenico, perché sono tutti così bravi.

Qual è il suo rapporto con l’Italia e con il pubblico italiano?
Meraviglioso. Io e la mia famiglia la consideriamo casa nostra, perché abbiamo trascorso così tanto tempo qui grazie a questo show. Qui ogni persona è gentile e si prende cura di noi. Amo l’Italia, veramente.

Quando ha fatto il film, nel 1973, pensava che il suo personaggio di Jesus Christ sarebbe stato così longevo?
Noi non sapevamo neppure se il film sarebbe uscito, perché era la prima volta che un’opera rock veniva eseguita in un film e neanche la casa di produzione all’inizio non sapeva esattamente cosa fare. Ma grazie a un brillante regista come Norman Jewison e alla sua visione siamo ancora qua: l’anno prossimo saranno cinquant’anni dall’uscita del film. E qual è il miracolo? Dopo mezzo secolo io ho ancora 33 anni.

Lei interpreta Jesus Christ appunto da cinquant’anni. Quando sale ogni sera sul palcoscenico, che cosa sente? Per lei è sempre la solita vecchia storia oppure ogni performance è una specie di nuova esperienza?
Ogni sera è decisamente una nuova esperienza. Non è mai noioso, la musica è magnifica e come ho già detto il cast e il resto della squadra sono meravigliosi. Ci sono volte nelle quali non sento persino i piedi toccare terra, fluttuo letteralmente sul palco. È incredibile.
E vorrei dirle ancora una cosa sul film, che lo rende ancora più magnifico...

Me la dica!
Quando stavamo facendo il film ho incontrato la bella ragazza che è diventata mia moglie. Era una delle ballerine nel film, proveniente dal National Ballet of Canada. Io invece, un batterista e urlatore del Texas. Che occasione avremmo mai avuto per incontrarci? Abbiamo messo su famiglia. Il film mi ha dato una famiglia e una vita. Lo amo anche per questo.

Ogni anno a Pasqua, qui in Italia, il film Jesus Christ Superstar viene trasmesso in televisione. E lei continua a interpretare Jesus Christ sul palcoscenico. Secondo lei, perché quest’opera ha così tanto successo attraverso gli anni e attraverso le generazioni?
È esattamente questo. Perché nel 1973, quando è uscito il film, lo hanno visto le famiglie che hanno portato al cinema i loro figli. I figli di quella generazione sono diventati adulti e sono andati a rivedere il film con i loro figli. Ci sono cinque generazioni di famiglie in tutto il mondo che hanno amato e amano questo spettacolo, nel modo in cui è fatto. E io sono l’uomo più fortunato del mondo, perché sono una parte di tutto questo.

Thank you very much, mister Neeley. È stato un grandissimo piacere.

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