Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Give Peace a Chance

Comunità ucraina e sindaci del territorio sfilano insieme alla marcia per la pace a Bassano. “Vogliamo la pace tra Paesi che chiedono perdono per il male inflitto”

Pubblicato il 05-03-2022
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“Слава Україні”. “Slava Ukraïni”. “Gloria all’Ucraina”, il saluto nazionale del Paese giallo-blu, è anche il mantra della marcia per la pace in Ucraina organizzata dalla comunità ucraina locale in collaborazione con le amministrazioni di tutti i Comuni del comprensorio.
È scritto sui cartelli che vengono esposti in corteo e viene ripetuto ad alta voce dai partecipanti dell’Est sia al ritrovo della manifestazione ai Giardini Parolini, che nel corso della sfilata lungo viale delle Fosse e via Santa Caterina, che al momento finale della marcia in Parco Ragazzi del ‘99. Bandiere, coccarde e palloncini giallo-blu compongono la tavolozza bicolore che dipinge questo particolare momento di incontro e di partecipazione, assieme alle nostre bandiere tricolori e alle immancabili bandiere arcobaleno.
Gli ucraini del territorio, in maggioranza donne, arrivano con le famiglie al seguito. Un cartello con i colori della bandiera e con la scritta “Ukraine” viene portato da un bambino che non avrà più di 7-8 anni. Ma ci sono anche famiglie italiane, con tanto di figli anche in passeggino, che non hanno voluto mancare all’appuntamento. Agli ucraini e agli italiani presenti nell’occasione viene consegnato un manifesto bicolore con l’immagine di due pargoletti sorridenti dell’Ucraina e la scritta bilingue “questi bambini vogliono vivere in pace”.

Foto Alessandro Tich

Se non fosse un termine che rievoca i drammatici fatti militari di questi giorni, si potrebbe dire che per l’occasione è presente lo stato maggiore della politica locale.
Sindaci in primis e al gran completo, tra cui il primo cittadino di Cartigliano Germano Racchella che è anche un deputato della Repubblica, assieme a vari assessori e consiglieri comunali. Per la Regione intervengono l’assessore Manuela Lanzarin e il vicepresidente del consiglio Nicola Finco. C’è anche l’eurodeputata Mara Bizzotto, che dopo avere assistito a Bruxelles al videomessaggio al Parlamento europeo del presidente ucraino Zelensky oggi è qui, tra gli ucraini in carne ed ossa. Alcuni di loro, con i gilet gialli, svolgono la mansione di servizio d’ordine. Alla fine della manifestazione, quando in Parco Ragazzi risuoneranno le note dell’inno ucraino, li vedrò mettersi la mano al cuore e cantare assieme a tutti i loro connazionali.
Partecipa all’evento, tra gli altri, anche don Andrea Guglielmi, arciprete abate di Santa Maria in Colle. La comunità religiosa, al cospetto di un dramma che sta coinvolgendo centinaia di migliaia di anime migranti, non può far mancare la propria testimonianza.
Dopo la partenza dai Giardini Parolini, la marcia per la pace sfila composta, preceduta dalle auto di servizio di Polizia e Carabinieri. Il corteo occupa una sola corsia di viale delle Fosse e a gestire il momentaneo blocco del traffico in una direzione ci pensa la Polizia Locale. Pochi i disagi per la circolazione: nonostante il passo lento, la sfilata arriva presto alla destinazione conclusiva in Parco. Qui, sul prato con le porte da calcio, i partecipanti si dispongono a ventaglio per ascoltare gli interventi al microfono.
“È unanime la condanna per quello che sta succedendo al popolo ucraino - esordisce il sindaco di Bassano Elena Pavan parlando a nome di tutti gli altri sindaci -. Noi sindaci ci siamo coordinati per dare un supporto e per affrontare questa nuova emergenza dopo due anni di Covid.” “Esprimiamo l’orgoglio delle genti italiane che vivono nel nostro territorio e che si sono mosse per affrontare questa situazione”, prosegue il primo cittadino bassanese che rivolgendosi alla comunità ucraina aggiunge: “Noi ci siamo e lavoriamo insieme a voi e per voi per affrontare questa emergenza, che si spera finisca il prima possibile.” Conclude Elena Pavan: “Siamo uniti, siamo con voi e la guerra è sempre sbagliata.”
L’intervento di Olha Zubyuk, referente della comunità ucraina locale, si focalizza sulla realtà del suo Paese d’origine, a partire dalle radici storiche del “Paese più grande d’Europa, con oltre 40 milioni di abitanti, ospitale e ricco di risorse, dove l’umanesimo latino ha diffuso la cultura dal XVI secolo fino all’impero moscovita”.
“L’Ucraina è stata vigliaccamente attaccata all’alba del 24 febbraio - continua Olha -. Il governo di Putin lo ha giustificato come un’azione di difesa della popolazione russofila. Ogni sua spiegazione perde ogni fondamento quando per difendere i primi uccidi gli altri.”
“È una rianimazione anacronistica - incalza la rappresentante della comunità ucraina - del mostro che si contrapponeva agli Stati Uniti con le testate nucleari durante la Guerra Fredda.”
Più volte la Zubyuk sottolinea la violazione del Memorandum di Budapest, l’accordo firmato il 5 dicembre 1994 con il quale l’Ucraina, a seguito della dissoluzione dell’URSS, accettava di smantellare il proprio arsenale nucleare ottenendo in cambio dalle potenze mondiali, tra cui la stessa Russia, la garanzia del rispetto dell’indipendenza e della sovranità ucraina entro i suoi confini dell’epoca e dell’astensione da qualsiasi minaccia o uso della forza contro l’Ucraina.
“Il popolo ucraino non ha intenzione di rinunciare alla propria indipendenza - è uno dei passi più pressanti dell’intervento -. In otto giorni in Ucraina sono morti 9000 soldati russi, la Russia ha mandato dei soldati alle prime armi come carne da macello per le ambizioni di un dittatore folle. Lanciamo un appello a tutte le persone russe ad unirsi agli sforzi dell’intellighenzia e dell’opposizione per aprire gli occhi sulle devastanti conseguenze di quello che sta succedendo anche nel loro Paese. “Vogliamo la pace tra Paesi che chiedono perdono per il male inflitto - conclude Olha Zubyuk -. Il mondo non è un sistema di compartimenti stagni, ma è un sistema di vasi comunicanti.”
E mentre i partecipanti applaudono, gli ucraini scandiscono in italiano “Pace! Pace! Pace!”. Lo ripeteranno ancora, prima della conclusione, nella loro lingua.
L’ultimo intervento della manifestazione è riservato a Oksana, una giovane donna fuggita dall’Ucraina con i due figli lo scorso 22 febbraio, due giorni prima dello scoppio della guerra. “Tante mamme come me sono state costrette a salvare sé stesse e i figli da scontri molto gravi e pericolosi - dice nella sua lingua -. Chiediamo a tutte le organizzazioni di fare tutti gli sforzi politici per fermare questa guerra. Le operazioni militari non sono solo un pericolo per il nostro Paese, ma anche un pericolo imminente per tutto il mondo.”
“Sono sicura che tutte le mamme ucraine vogliono far crescere ogni giorno i loro figli nella loro terra - afferma Oksana -. Non vogliamo essere di peso per nessun Paese d’Europa, vogliamo tornare nella nostra patria e far crescere i nostri figli lì.”
“Questa situazione ci ha uniti, ha fatto da catalizzatore - dichiara Olha Zubyuk nel concludere definitivamente la manifestazione -. Siamo tutti qui e saremo di supporto per chi difende la patria.” È questo il momento nel quale uno degli addetti al servizio d’ordine appoggia sull’erba un apparecchio radio, collegato all’altoparlante, da cui partono le note di “Non è ancora morta l’Ucraina”, l’inno nazionale ucraino dal titolo quasi profetico.
Mani sul cuore, e via. E da quella radio che diffonde la colonna sonora dei titoli di coda dell’intenso pomeriggio potrebbe risuonare idealmente anche la canzone di John Lennon: Give Peace a Chance.

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