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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Special report
Come ne Unesco?
L’Ufficio Unesco del Ministero gela il Comune: il Ponte di Bassano, da solo, non è candidabile tra i Patrimoni dell’Umanità. Indicata una possibile via d’uscita, ma bisogna ricominciare tutto da zero
Pubblicato il 26-01-2022
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Clamoroso al Cibali. Il Ponte di Bassano, da solo, non ha possibilità di essere inserito nella “tentative list” italiana dei siti aspiranti alla candidatura alla lista mondiale dei Patrimoni dell’Umanità. È l’incredibile esito della riunione che la capogruppo di maggioranza e presidente della V Commissione consiliare Cultura e Promozione del territorio Chiara Tessarollo, che segue la pratica Ponte-Unesco per conto dell’amministrazione comunale, ha avuto nei giorni scorsi con i responsabili dell’Ufficio Unesco del Ministero dei Beni Culturali. Vale a dire con la direttrice della struttura ministeriale Mariassunta Peci e con l’arch. Adele Ceci, referente nazionale dell’Ufficio Unesco per i siti culturali che sta seguendo le candidature venete, o aspiranti tali, alla lista mondiale.
Lo riferisce la stessa presidente Tessarollo ai colleghi consiglieri comunali nella seduta della V Commissione che si tiene nel tardo pomeriggio in sala Chilesotti al Museo Civico, illustrando il punto all’ordine del giorno “Candidatura del Ponte Vecchio (Ponte degli Alpini) a sito Unesco: aggiornamento”.
Ma non solo. Per l’Ufficio del Ministero non è praticabile neppure l’alternativa - già proposta dalle minoranze con una mozione presentata nel consiglio comunale del 4 novembre scorso e poi bocciata dalla maggioranza - di “allargare” la candidatura al Ponte unitamente al centro storico di Bassano con il Castello degli Ezzelini e il Brenta. Analogamente alla nomina Unesco del Ponte “gemello” di Mostar, dichiarato nel 2005 - l’anno successivo alla sua ricostruzione - Patrimonio dell’Umanità non come monumento singolo, ma assieme alla “città vecchia” che lo circonda.
Foto Alessandro Tich
Ma dal 2005 è passato tanto tempo e sono cambiati, a quanto pare, anche i criteri di valutazione dell’Unesco per la selezione dei siti candidabili. È quello che la direttrice e la funzionaria dell’Ufficio ministeriale hanno fatto capire alla Tessarollo e che la Tessarollo a sua volta ha riferito in Commissione.
Il problema principale, o se preferite il peccato originale, è che siamo in Italia.
E l’Italia, che detiene il record mondiale di ben 58 siti riconosciuti dall’Unesco, è “sovrarappresentata” nella lista dei Patrimoni dell’Umanità. Ne abbiamo cioè già troppi.
Di conseguenza, i criteri di scelta riguardanti il nostro Paese sono diventati estremamente selettivi. Oggi all’Italia è concessa una sola candidatura all’anno: sia essa, indifferentemente, di un sito culturale o di un sito naturale. E sono ben 31, in questo momento, i siti italiani in attesa di entrare o meno nella “tentative list”, il primo passo verso una possibile e non certa candidatura ufficiale.
Vi è dunque la necessità di “scremare” all’origine i pretendenti. Per questo motivo, come viene spiegato ai commissari, per l’Italia non vengono prese più in considerazione le candidature singole: di un solo monumento, di una sola città eccetera. Ma non conviene più neanche tentare di candidare il singolo sito “allargandolo” al borgo, al centro storico o alla città di cui fa parte: non passerebbe comunque, per i motivi sopra esposti, il setaccio dell’Organizzazione per la Cultura delle Nazioni Unite. Una situazione che per il Ponte di Bassano si traduce in un vicolo cieco.
Come ne Unesco?
In realtà è stato lo stesso Ufficio Unesco ad indicare al Comune di Bassano una possibile via d’uscita. La quale, come tutte le soluzioni alternative che si rispettino, è lastricata su una strada in salita. Ma, a quanto pare, è l’unica strada percorribile.
Dal momento che “un sito singolo in Italia è meglio non considerarlo”, l’unica candidatura proponibile è di tipo “seriale” e “transnazionale”.
Traduco. Si tratta di una candidatura che inserisce il monumento, la città eccetera in una “serie” che comprenda altri siti, uniti per storia o per caratteristiche, ubicati in più Paesi e non solo in un’unica nazione. È il caso ad esempio della città di Lucca, che aveva candidato il proprio centro storico e che invece adesso si trova all’interno della proposta di candidatura Unesco della via Francigena, l’antica rotta dei pellegrini che dall’Europa occidentale arrivavano nella penisola. Oppure di Montecatini Terme, diventata Patrimonio dell’Umanità ma all’interno della candidatura seriale transnazionale “Le Grandi Città termali d’Europa”: nomina condivisa con altre 10 città di 7 Stati. Ci sono anche - tanto per complicare le cose - le candidature e le nomine seriali ma non transnazionali, che premiano un “filone” o una “serie” di caratteristiche condivise da più siti nello stesso Paese o persino nella stessa città. Ne è un esempio lampante la città di Padova, dove la Cappella degli Scrovegni - capolavoro assoluto di Giotto e una tra le massime espressioni della storia dell’arte mondiale - non gode singolarmente del titolo di Patrimonio dell’Umanità.
Ma proprio l’anno scorso l’Unesco ha inserito nella lista del World Heritage “I cicli di affreschi del XIV secolo a Padova”, che comprendono anche, ma non solo, il sommo ciclo degli affreschi di Giotto. Dunque vanno di moda le candidature “condivise” ed è tra queste opzioni che la città di Bassano deve trovare il bandolo della matassa per far uscire dal vicolo cieco la possibilità di far inserire il Ponte nella “tentative list” dei pretendenti italiani al titolo.
Condividendo il progetto con chi? E come e perché?
Qui inizia, come illustrato in commissione, la nuova pagina di questa storia che di fatto riparte da zero “per candidare il Ponte - come conferma assessore alla Cultura Giovannella Cabion - assieme ad altre cose”. Quali cose?
Trovare una risposta a questa domanda è l’obiettivo di uno studio preliminare che sarà elaborato, “in costante contatto col Ministero”, dall’esperto incaricato allo scopo: il dottor Guido Beltramini, storico dell’architettura, tra i massimi esperti di Palladio, direttore del CISA (Centro Internazionale di Studi Andrea Palladio) e del correlato Palladio Museum di Vicenza. A lui l’arduo compito di individuare il “filone seriale”, transnazionale o meno, per proiettare il Ponte palladiano, che è l’unica opera di Palladio non ancora premiata dall’Unesco, in un possibile tentativo di candidatura.
Le possibilità, almeno sulla carta, sono varie. Potrebbe ad esempio scaturire un’idea transnazionale come quella di unire nel progetto i ponti storici di legno in Europa.
Oppure l’alternativa dell’“estensione” di un sito Unesco già esistente, in particolar modo agganciando il Ponte palladiano al complesso delle Ville palladiane, già presente nella World Heritage List.
Tutto ciò presuppone comunque un accordo tra il Comune di Bassano e gli altri Comuni, italiani o stranieri, che andrebbero compresi nella candidatura seriale. La qual cosa complica senz’altro le carte in gioco. E come se non bastasse, ancora l’Ufficio Unesco ha fatto chiaramente intendere che per avere più chance, in caso di candidatura condivisa transnazionale, il Comune capofila non deve essere italiano. Sempre per i rigidi motivi e per le selettive restrizioni di cui sopra.
Lo riferisce ancora la presidente Tessarollo davanti a una commissione silente, in cui gli unici due a prendere la parola sono i consiglieri di opposizione Giovanni Cunico e Paola Bertoncello.
Morale e sintesi della favola, sempre per voce della presidente: “Sarà elaborato questo studio storico-architettonico per valutare gli elementi caratterizzanti del Ponte insieme ad altri Ponti, escludendo il borgo e il Ponte singolo.”
Lo sviluppo della vicenda sarà illustrato nelle prossime riunioni della commissione consiliare. Come ne Unesco? Non è facile prevederlo.
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