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Alessandro TichAlessandro Tich
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La migrazione delle quaglie

Il caso del capolavoro di Jacopo Bassano “Il miracolo delle quaglie”, acquisito dal Getty Museum di Los Angeles senza che lo Stato italiano abbia tentato di trattenerlo in Italia

Pubblicato il 17-11-2021
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La quaglia è un uccello migratore. E la quaglia migra dall’Europa verso il caldo del sud proprio in questo periodo, a partire da settembre. Ma la migrazione può prolungarsi per tutto ottobre e a volte anche sino al corrente mese di novembre.
Non sono un esperto di ornitologia: ho semplicemente digitato le parole chiave “migrazione quaglia” su Google. Ma può capitare, come è capitato, che alcune quaglie migrino invece - e sempre in questo stesso periodo - oltre l’Oceano Atlantico, fino a Los Angeles, sull’Oceano Pacifico. Sono i galliformi immortalati nel capolavoro di Jacopo Bassano “Il miracolo delle quaglie”, un olio su tela (150 x 235 cm) che raffigura l’episodio biblico narrato nell’Esodo e nei Numeri e che venne dipinto dal massimo artista bassanese nel 1554.

Jacopo Bassano, Il miracolo delle quaglie (1554; olio su tela, 150 x 235 cm; Los Angeles, Getty Museum)

La notizia di rilievo è che lo scorso ottobre il dipinto è entrato a far parte del patrimonio espositivo del prestigioso J. Paul Getty Museum di Los Angeles, che lo ha acquisito da una collezione privata italiana.
Lo ha annunciato lo stesso Getty Museum nella sezione news del suo sito web, nella pagina intitolata “Getty acquisisce un dipinto del 16° secolo di Jacopo Bassano” e col sottotitolo “Il miracolo delle quaglie, 1554, è stato raramente visto dagli studiosi e mai dal pubblico” (www.getty.edu/news/getty-acquires-16th-century-painting-jacopo-bassano/).
“Con le sue grandi dimensioni - dichiarano nel testo il membro del Senior Staff del Getty Museum Timothy Potts, la presidente del Consiglio di fondazione del “The J. Paul Getty Trust” Maria Hummer-Tuttle e il direttore del museo Robert Tuttle -, questo impressionante e ardito dipinto diventerà un pezzo centrale della galleria dei dipinti del Nord Italia del 16° secolo, accanto alle opere di Tiziano, Veronese, Savoldo, Lotto e Dosso Dossi.”
“Questo dipinto - afferma il bassanese Davide Gasparotto, senior curator per i dipinti del Getty Museum - incarna perfettamente il genere a cui Bassano dovette la sua fama per tutta la sua vita: la rappresentazione di temi biblici con un carattere pastorale, dove i dettagli realistici della vita di tutti i giorni vengono incorporati in composizioni di grande raffinatezza formale.”
E, nell’annuncio in pompa magna del museo californiano, c’è anche un “omaggio” al territorio bassanese. “Il paesaggio sullo sfondo - si legge nella descrizione dell’opera -, evocativo delle Prealpi e del Monte Grappa che domina Bassano (città natale di Jacopo), è suggestivamente popolato dalle tende dell’accampamento degli Israeliti.”
Viva Bassano, dunque: pittore e città.

Ma a parte il fatto che la notizia in sé ci deve far riflettere sul rilevo internazionale di questo pittore bassanese del ‘500 - di cui il nostro Museo Civico conserva ed espone la più importante collezione monografica e della cui rilevanza non sempre ci rendiamo conto -, la migrazione delle quaglie di Jacopo Dal Ponte verso il loro nuovo nido stabile della California si trova al centro, come segnalato da una mail di un nostro lettore, di un vero e proprio “caso”.
A sollevarlo è stato Lorenzo Barbato, amministratore del gruppo Facebook dedicato all’arte Le Conoisseur e la questione è già rimbalzata su alcune testate giornalistiche nazionali.
Il dipinto che il Getty Museum definisce “una delle più grandi e ambiziose opere dell’artista” e “un eccezionale esempio dello stile distintivo di Bassano” apparteneva infatti a una collezione privata italiana che lo ha venduto, tramite una società di intermediazione di New York, al facoltoso ente museale californiano. Un’operazione compiuta con tutti i crismi della regolarità: ovvero col benestare dell’Ufficio Esportazione del Ministero della Cultura.
La questione posta da Barbato, che ha generato un’ampia discussione nei social, è perché lo Stato italiano abbia concesso l’autorizzazione all’uscita del dipinto dal territorio nazionale e non abbia fatto nulla per trattenerlo, sottoponendolo a vincolo come può e dovrebbe fare in presenza di beni culturali di elevato valore.
Come sottolinea ancora Le Conoisseur, se l’intenzione del privato era quella di vendere un’opera importante di Jacopo Bassano lo Stato italiano avrebbe potuto vincolarla ed acquistarla per destinarla ad un museo italiano, meglio ancora ad un museo veneziano visto che il dipinto proviene originariamente da Venezia, essendo stato commissionato al grande artista dal nobile veneziano Domenico Priuli.
E invece la vicenda si è risolta in versione California Dreamin’.

Ma non è tutto. Chi ha puntato il dito sulla tela “migrata” ricorda anche che presso il Ministero della Cultura opera il cosiddetto “Servizio IV” che si occupa, tra le altre cose, anche del “controllo sulla circolazione internazionale finalizzato a preservare l’integrità del patrimonio culturale nazionale in tutte le sue componenti”, coordinando l’attività degli Uffici Esportazione sparsi sul territorio nazionale.
La questione si rivela interessante anche sotto il profilo normativo. La legge fondamentale che regola la materia, e cioè il Codice dei Beni Culturali, stabilisce quali sono i beni sottratti in via generale al definitivo trasferimento all’estero.
Si tratta, appunto, di tutti i beni “vincolati” ovvero soggetti a tutela per effetto di un formale provvedimento di dichiarazione di” interesse culturale particolarmente importante”, nel caso delle opere d’arte di proprietà privata. Quello che era proprio il caso del “Miracolo delle quaglie”: un’opera talmente significativa di uno dei maestri della pittura veneta del ‘500 e talmente meritoria di tutela che è stata definitivamente spedita al di fuori dei confini nazionali.
Un altro pezzetto della nostra cultura se ne va così per sempre oltreoceano.
Chi ha sollevato il caso chiede “chiarezza”, ma è difficile che lo Stato italiano riconosca di aver compiuto una leggerezza. Consoliamoci col fatto che la pittura del Bassano sarà ulteriormente valorizzata in una delle istituzioni museali più importanti e ricche del mondo, che già conserva il “Ritratto di uomo barbuto”, dipinto dal nostro grande Dal Ponte nel 1550 circa. E noi che viviamo qui mettiamoci dentro anche quel pizzico di sano orgoglio per essere i concittadini, per quanto posteri, di questo illustre bassanese così international.
Riguardo al “Miracolo” finito in pianta stabile fuori dall’Italia, invece, non possiamo farci nulla: le quaglie di Jacopo, ormai, se la sono squagliata.

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