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Alessandro TichAlessandro Tich
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Vaya con Zaia

All’inaugurazione della nuova “sala ibrida” al San Bassiano, Zaia parla di Covid: “Paura dei vaccini comprensibile, ma non passi l’idea che l’81% dei veneti sono idioti perché si sono vaccinati”

Pubblicato il 27-09-2021
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Vaya con Dios? Di più: Vaya con Zaia. Il governatore più amato d’Italia dedica un intero pomeriggio al territorio bassanese per interpretare il ruolo di guest star in due distinti momenti istituzionali, entrambi affollati da uno stuolo in mascherina di politici, sindaci e autorità di ogni tipo.
Il primo si tiene all’Ospedale San Bassiano, ed è l’argomento di questo articolo.
Il secondo si svolge invece a Rossano Veneto, per la posa della prima pietra della nuova Piazza Duomo e per la conseguente beatificazione politica del sindaco Morena Martini.

Zaia con altre autorità nella sala operatoria ibrida appena inaugurata

Ma, come dice il saggio, andiamo con ordine. All’Ospedale di Bassano del Grappa va in scena l’inaugurazione della nuova sala ibrida con elettroangiografo robotizzato: un concentrato di alta tecnologia ospedaliera reso possibile grazie a un investimento di oltre 1 milione e mezzo di euro, metà dei quali attinti da una generosa donazione dell’associazione E.L.I.O.S. onlus, presieduta dall’imprenditore Livio Serradura, e l’altra metà finanziata direttamente dalla Regione Veneto.

Si tratta di una sala “ibrida” perché combina le caratteristiche tipiche di una sala operatoria con quelle di una sala angiografica, dedicata cioè all’esame radiologico dei vasi sanguigni, nella quale diventa così possibile unire le due metodiche secondo gli standard più avanzati di intervento. Come poi spiegheranno in collegamento video dalla sala stessa i tre referenti medici della struttura (il dott. Calogero Cicero, primario di Radiologia; il dott. Diego Cognolato, primario di Chirurgia Vascolare e il dott. Marco Baiocchi, primario di Anestesia e Rianimazione), nella nuova sala potranno essere svolte procedure che prima avvenivano in parte in sala operatoria e in parte in Radiologia, ampliando ulteriormente l’utilizzo delle metodiche mininvasive sia a livello di intervento che di anestesia.
Il fiore all’occhiello della nuova dotazione del San Bassiano è l’elettroangiografo digitale robotizzato: un’apparecchiatura all’avanguardia, donata da E.L.I.O.S.onlus per un valore di quasi 800mila euro. L’angiografo è uno strumento che consente di visualizzare i vasi sanguigni del corpo, a scopo sia diagnostico che interventistico.
La sala è dotata di un lettino inclinabile e rotabile che si muove in maniera sinergica col robot. “Siamo entrati in un nuovo millennio di attività in ambito vascolare ed oncologico - afferma il dott. Cicero -. La sala ci permette di introdurre tecniche in maniera molto precisa e molto sicura in ambito operatorio.” Per il dott. Cognolato la nuova struttura presenta “opportunità enormi per la chirurgia vascolare, in un campo estremamente innovativo”, mentre il dott. Baiocchi sottolinea “la mininvasività chirurgica che si riflette anche sull’anestesia, con una dimissione più rapida del paziente dalla sala e dal reparto che viene incontro all’abbattimento delle liste di attesa”.

La cerimonia di inaugurazione si svolge all’aperto, nell’area coperta circostante il bar dell’Ospedale. Per accedervi, viene comunque richiesta l’esibizione del Green Pass.
“Bassano ha una grande tradizione in tecnologia - afferma nel suo discorso il direttore generale dell’Ulss 7 Carlo Bramezza -. Oggi portiamo a termine un’operazione iniziata dalla precedente direzione, grazie al lavoro di tutti. Un milione e mezzo di investimento, per metà donato dall’associazione E.L.I.O.S. e per metà della Regione Veneto, che dimostra l’ottimo rapporto tra sanità pubblica e imprenditoria privata.”
Il sindaco di Bassano Elena Pavan, nella sua veste di presidente della Conferenza dei Sindaci dell’Ulss n.7, parla di “fiducia”. “In questa giornata speciale - afferma -rimane la fiducia nel mondo della scienza e della medicina, dopo tante voci e tante “letture diverse” che mettono in dubbio la fiducia nel futuro e nel progresso e la fiducia nel sistema sanitario regionale.”
Prima di salire al secondo piano del San Bassiano per tagliare il nastro della nuova struttura e per concedersi alla solita selva di microfoni per le interviste di rito, Zaia prende la parola sul palco per quello che è - ovviamente - l’intervento più atteso.
“Oggi - esordisce - inauguriamo una sala operatoria ibrida che ci permette di curare meglio i cittadini. Questa è la sintesi.” “Questo Ospedale - continua il governatore- in passato poteva essere rappresentato come un “cadavere eccellente”. La prima sfida nel 2010 è stata quella di non chiudere gli ospedali, la seconda è stata quella di far capire che un ospedale come lo pensiamo noi non ha futuro. Non servono più letti, ma tecnologia, professionisti, casistica, deospedalizzazione. Meno si trattiene il paziente in ospedale, più efficienti siamo.”

Poi il discorso del presidente vira sul tema di sempre: “Il bilancio della sanità veneta è di 9 miliardi e 640 milioni all’anno, ma siamo finiti sotto un rullo compressore che si chiama Covid. Abbiamo 500mila prestazioni in arretrato da fare per pazienti non-Covid: pazienti oncologici, anziani candidati a protesi per deambulare, screening.”
“Nelle ultime 24 ore - prosegue Zaia - i positivi Covid nel Veneto sono 131. Ne abbiamo avuti in passato anche fino a 7000 al giorno. Abbiamo attualmente 303 persone in Terapia Intensiva e l’80% non è vaccinato.” “Io non colpevolizzo le motivazioni di chi non vuole vaccinarsi - continua -. La paura è un sentimento comprensibile, ma non trasformiamola per far passare l’idea che l’81% dei veneti sono idioti perché si sono vaccinati.” “Gli effetti della campagna vaccinale si vedono - incalza il governatore -. C’è la ripresa dell’economia ed è iniziata la “vera” fase 2, quella della convivenza con il virus, che diventa endemico e noi lo liquideremo come la nostra “nuova influenza”.”
E non può mancare, nel discorso di Zaia, il momento demagogico. E cioè quando ricorda il mese di marzo 2020, quando i medici, gli infermieri e il personale di assistenza prestavano cura ai primi pazienti di Covid “senza sapere ancora cosa rischiavano” mentre la gente “stava sui terrazzini”. “Oggi invece - conclude - i terrazzini xe vodi.” Forse il governatore dimentica che in quel momento noi stavamo sui terrazzini non perché lo volevamo, ma perché ne eravamo costretti.

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