Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Soluzione Ponte

Salta la cena sul Ponte, per la pioggia. L'evento si svolge al chiuso a Villa Rezzonico. Il resoconto della serata, tra veloci riallestimenti, scontati discorsi e difficili ravioli

Pubblicato il 23-07-2021
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Indovina chi viene a cena? Viene una copiosa e persistente scarica di pioggia. Con tuoni, fulmini e saette. A dire il vero, le previsioni meteo avevano lanciato per la serata dei messaggi poco rassicuranti. E anche la Regione Veneto, con un comunicato trasmesso in mattinata, aveva annunciato “nel pomeriggio e sera probabili forti rovesci” con “stato di attenzione nei bacini delle zone montane e pedemontane”. Davvero una bella sfiga per questa che è la data del 22 luglio, compleanno della città di Bassano del Grappa e soprattutto giorno fatidico del ritorno, dopo l'ultima edizione tenutasi nel 2015, della Cena sul Ponte Vecchio a cura del Gruppo Ristoratori Bassanesi.
E in effetti, nel pomeriggio, la squadra dei ristoratori capitanata dal presidente Sergio Dussin aveva lavorato sodo - con tanto di aggiornamenti fotografici su Facebook - per allestire e apparecchiare i tavoli e collocare le sedie e le fioriere nello speciale ristorante all'aperto del Monumento Nazionale, pronto ad accogliere uomini in giacca e cravatta e gentili signore coi vestiti delle grandi occasioni per questo evento da vips della pedemontana, inserito quest'anno nel rutilante programma delle celebrazioni per la restituzione del Ponte alla città. E invece no.

Foto Alessandro Tich

Perchè piove, governo ladro. Anzi no: “governo ladro” non posso scriverlo perchè dell'attuale governo fa parte anche il partito che è rappresentato in quota di maggioranza nell'amministrazione comunale di Bassano. E allora mi correggo: piove e basta. Non vorrei che mi leggessero gli esponenti politici presenti all'appuntamento, affiancati dal sindaco Elena Pavan di bianco vestita e tutti in quota Lega: l'assessore regionale Manuela Lanzarin, il vicepresidente del consiglio regionale Nicola Finco, l'onorevole Germano Racchella e l'europarlamentare Mara Bizzotto. Si aggiungerà nel corso della serata anche l'assessore regionale Elena Donazzan, che fa parte di un'altra scuderia. Ma questo è un dettaglio secondario. Fatto sta che mezz'ora prima dell'inizio della cena, previsto alle 20, mentre sta cadendo giù un Dio di acqua, i ristoratori decidono, loro malgrado, di levare le tende.
Sembra che la decisione l'abbia presa il presidente Dussin in persona, tra le riserve di qualche suo collega. Impossibile servire e godersi la cena su un Ponte tartassato dalla pioggia, coperto da un tetto ma notoriamente esposto ai venti della Valsugana.
Si passa così al piano B, già previsto dall'organizzazione in caso di maltempo.
Tutti a cena nel salone principale e nelle sale laterali di Villa Rezzonico, che non ha l'unicità delle architetture e del paesaggio del Ponte Vecchio ma che è comunque una storica e splendida dimora all'ingresso a sud della città. Una location alternativa per evitare ai tanti che avevano prenotato il posto per l'ambita serata di ritornare mestamente a casa.
Soluzione Ponte.

Mentre il meteo sta combinando un 48, i ristoratori riorganizzano la cena in quattro e quattr'otto. Sul Ponte si sbaracca e alle 19.45 i furgoni dei cuochi partono per la Villa dove, in tempi concitatamente brevi, si collocano nuovamente i tavoli e le sedie. Bernardo Finco, proprietario di Villa Rezzonico, mi dice con sincera sorpresa: “Nessuno crederebbe che quaranta minuti fa questa sala settecentesca era completamente vuota.”
In men che non si dica, ogni tavola viene dotata del corredo essenziale per l'avvio dell'evento conviviale: piatti, bicchieri, posate, tovaglioli, cioppette di pane e flaconcini di Amuchina. Le uscite di cucina saranno in tutto cinque: aperitivo, antipasto, primo, secondo e dessert. Ciascuna abbinata a un vino diverso, servito da un team di sommelier davvero professionali. Io mi siedo al solito e immutabile tavolo della stampa, che quest'anno però si arricchisce di una new entry spumeggiante: quella del vincitore di MasterChef 2020, e ormai famoso personaggio pubblico, Antonio Lorenzon.
“Qui ti divertirai”, gli dice il sindaco Pavan riferendosi alle teste delle varie testate. In realtà a divertirci siamo noi giornalisti, con un Lorenzon in vena di battute a raffica, quasi fosse in diretta televisiva. Fino a che non riemerge il MasterChef che alberga in lui e che lo porta ad esprimere vari giudizi negativi e in qualche caso anche tranchant sulle pietanze proposte per la serata. Ve lo riferisco a bassa voce: tanto non ci legge nessuno.
Prima della cena, presentata tra un piatto e l'altro da Barbara Todesco, prende la parola Paolo Lunardi, presidente mandamentale della Confcommercio che col Gruppo Ristoratori organizza la serata. Lunardi ringrazia i presenti, le autorità politiche e soprattutto “il nostro sindaco, questa sera in abbigliamento Total White”. Sembra quasi lo spot di un dentifricio.

E a proposito di dentifrici: i ristoratori sono in fase di cucina creativa e ce la mettono tutta per proporre dei cibi originali da mettere sotto i denti. Non riporto i nomi delle pietanze: sono tutti molto lunghi e roboanti e ruberei spazio alla cronaca della serata. Ma non posso non soffermarmi sul difficile momento del raviolone. È la portata proposta come primo piatto, così presentata nel menù: “Raviolo ai porcini della Valsugana e patata di Rotzo su fonduta di formaggi di malga e coulis di frutti di bosco con aria di Capovilla”. Per la cronaca, l'“aria di Capovilla” è un distillato di Capovilla spruzzato col nebulizzatore sopra la pietanza.
Ma il raviolone, ahinoi, è piuttosto duro e viene servito in un piatto fondo in stile Pozzo di San Patrizio: tagliarlo a bocconi con la sola forchetta è quasi una Mission: Impossible. Anch'io, come gli altri commensali della mia tavola, per spezzettarlo con la forchetta in mezzo al buco del piatto faccio un poccio incredibile. Continuo a girare e rigirare senza apprezzabili risultati il mio raviolo, che scivola sulle pareti del pozzo, e mi sembra di rivivere la memorabile scena del “tordo intero” di Fantozzi alla cena a casa della contessa Serbelloni. Alla fine più di qualcuno, all'ennesimo tentativo di spezzettamento fallito, issa bandiera bianca e chiede al cameriere un coltello. Io invece continuo a perseverare con la mia forchetta dentro il profondo piatto che è ormai diventato un indefinito e sugoso miscuglio: e la mia cravatta resta miracolosamente intatta.

Dice il saggio: non c'è cena di gala senza i discorsi di rito. E i discorsi delle autorità, puntualmente, non mancano. Il sindaco Pavan ricorda ai presenti il recente gemellaggio tra il Ponte di Bassano e il Ponte di Mostar: quest'ultimo, probabilmente, dopo la cena sarà stata la voce più ricercata dai commensali su Wikipedia. Nicola Finco, sottolineando l'impegno dei ristoratori, afferma che questa serata “è un segno di ripartenza” (niente di nuovo sul fronte occidentale). L'eurodeputata Mara Bizzotto rimarca come i cibi italiani - poco favoriti dalle politiche comunitarie - siano i migliori d'Europa, neanche fossero prodotti nelle cucine di Wembley. Ma l'apoteosi si raggiunge con l'onorevole Germano Racchella, che per l'ennesima volta ribadisce il proprio “orgoglio” per la legge, di cui è stato il primo firmatario, che riconosce al Ponte di Bassano il titolo di Monumento Nazionale.
È ad ogni occasione pubblica successiva all'approvazione della legge nel luglio del 2019 che lo sento parlare solamente di questa cosa. Evidentemente il deputato leghista nonché sindaco di Cartigliano ha deciso di voler vivere di rendita sul Ponte per l'intero suo mandato parlamentare. Ma così è, se vi pare. E mentre la serata volge al termine, in un clima comunque di piacevole convivialità, si passa al momento benefico con una raccolta di fondi fra i tavoli a favore dell'Associazione Oncologica San Bassiano Onlus. È il collega decano giornalista Gianni Celi, presidente dell'Associazione, a girare tra i commensali con dei mazzi di fiori. Per ogni offerta liberale in denaro, viene donato un fiore alle gentili signore. Nicola Finco ne prende addirittura un bouquet e lo offre alla sua vicina di tavolo Elena Donazzan. Ditelo con i fiori, in salsa di centrodestra.

Gran finale - secondo rituale - con l'uscita dei ristoratori, l'intervento al microfono del presidente Dussin e gli immancabili applausi per i cuochi e il personale di sala.
Cala così il sipario su questa cena sul Ponte in versione indoor. I Ristoratori Bassanesi meritano assolutamente una standing ovation e un alto punteggio per il loro impegno e capacità di trasferire a tempo di record l'intero impianto dell'evento conviviale dal Ponte di Bassano sferzato dalla pioggia all'accogliente salone di Villa Rezzonico da un'altra parte della città. Punteggio invece più basso, questa volta, per i risultati strettamente gastronomici.
La cena sul Ponte avrà comunque una replica. Le prenotazioni sono state infatti così numerose che l'evento è stato suddiviso in due distinte date. Il prossimo appuntamento è per giovedì 29 luglio, stessa ora stesso fiume. Si spera dunque che per quella serata Giove Pluvio sia andato definitivamente in vacanza e che il pubblico dei commensali provi finalmente l'ebbrezza di cenare sul nostro meraviglioso Ponte di Bassano, sorretti dalle sue stilate in acciaio inox ma ricoperte di legno, appoggiati sulla sua romantica trave reticolare di impalcato e agglomerati fra i tavoli del convivio sopra il suo pavimento indefinito e di colore tendente al Total White.

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