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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
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I soliti noti
Rieletti in Regione Elena Donazzan, Manuela Lanzarin (oltre 10000 voti ciascuna) e Nicola Finco (oltre 8000). Chiara Luisetto (quasi 9000 voti) invece non ce la fa. Analisi senza sconti sugli esiti delle preferenze
Pubblicato il 22-09-2020
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Les jeux sont faits. E a giochi fatti, a elezioni regionali concluse, il territorio bassanese si ritrova ad essere rappresentato in Regione dagli stessi esponenti politici che già sedevano sui banchi della giunta o del consiglio regionale. In ordine alfabetico: Elena Donazzan, Nicola Finco e Manuela Lanzarin. I soliti noti. Ma se vanno su sempre e solo quelli, alla fin fine, ci sarà un perché.
La donna bionica
La vera vincitrice di questa tornata elettorale è Elena Donazzan, la donna bionica della destra veneta e bassanese. Si è candidata con Fratelli d'Italia e proprio per questo la sua è stata una partenza ad handicap, al punto da essere sentenziata all'inizio in alcuni ambienti come “politicamente morta”. In effetti la Donazzan si è presentata con il simbolo della Meloni da outsider, essendo noto il suo disaccordo umano e politico (da lei definito nell'intervista a Bassanonet “incompatibilità ambientale”) con Sergio Berlato, già segretario regionale del partito, uomo di riferimento di FdI nel Vicentino. Di fatto in provincia di Vicenza la lista di Fratelli d'Italia si è presentata divisa tra correnti: da una parte i “berlatiani” che hanno candidato come uomo di punta Vincenzo Forte; dall'altra Elena Donazzan con il suo alleato e “abbinato di scheda” Silvio Giovine, assessore comunale a Vicenza.
Nell'interstizio tra le due parti contendenti si è inserita la mina vagante che risponde al nome di Joe Formaggio, ex sindaco di Albettone e consigliere regionale uscente, che ha comunque cercato di pescare consensi anche dal grande bacino elettorale dei cacciatori, tradizionalmente legato a Berlato. In principio di competizione i destini dei candidati vicentini di FdI sembravano già scritti a favore della corrente vicina a quella autentica “macchina da voti” che è Sergio Berlato, già consigliere regionale e oggi europarlamentare al suo quarto mandato, capace cinque anni fa di portare a casa oltre 10.000 preferenze alle elezioni regionali, nonché figura di riferimento degli ormai tanti circoli territoriali del partito nel Vicentino, fondati su impulso del suo uomo di fiducia, nonché suo genero, Vincenzo Forte.
Ma l'entourage berlatiano non ha fatto i conti con le capacità da highlander della Donazzan, la quale - approfittando anche, in maniera scaltra, dei suoi ultimi scampoli di visibilità come assessore regionale uscente - ha condotto una campagna elettorale pazzesca. Comparendo dappertutto e soprattutto facendosi vedere dappertutto. Basta guardare la sua pagina Facebook: nell'ultimo mese la Donazzan in provincia di Vicenza è stata in più luoghi di Garibaldi, riuscendo a fare quello che molti altri candidati anche del suo partito non hanno fatto, adducendo la scusa del Covid, e cioè incontrare le persone.
Risultato finale: Elena Donazzan si è portata a casa 10.743 preferenze, doppiando Forte che si è fermato a 5076 voti. Un esito clamoroso, visti gli antefatti, che la rispedisce a Venezia per il quinto mandato regionale consecutivo.
Meglio di Forte ha fatto anche Silvio Giovine, “abbinato” alla Donazzan per l'opzione della doppia preferenza maschio/femmina, che anche sulla scia dei consensi indirizzati alla pasionaria di destra ha conquistato 5487 voti. Dell'exploit della Elena di Pove fa le spese anche Joe Formaggio, che pur avendo conquistato 7.867 preferenze deve accontentarsi della medaglia di legno di “primo dei non eletti”. La Donazzan - forte dell'esperienza di altre quattro campagne elettorali regionali alle spalle e avendo il tempo pieno e probabilmente anche i mezzi economici per farlo - ha recuperato il terreno in maniera incredibile. Una conferma sul campo che l'affermazione secondo la quale in politica nulla deve essere dato per scontato non è solamente un modo di dire.
Una poltrona per due
La Lega Salvini, nel prossimo consiglio regionale, deve inchinarsi all'egemonia dei consensi tributata dai veneti alla lista Zaia Presidente ed “accontentarsi” di 9 seggi.
Tra i 9 leghisti eletti in Canal Grande ci sono però ancora e sempre loro: Manuela Lanzarin e Nicola Finco, all'anagrafe Nicola Ignazio. La prima forte di un consenso di ben 10.370 voti, il secondo sopra quota ottomila come Reinhold Messner: 8.939 preferenze.
Ambedue riconfermati, con un risultato di gran lunga superiore a cinque anni fa (Lanzarin: 4871 voti; Finco: 6.629) quando entrambi si erano candidati con la lista Zaia, che già allora in Veneto aveva superato la Lega per numero di consensi. La rielezione dell'eterna Lanzarin era ampiamente nelle previsioni. La Manuela di Rosà gode da lunghi anni di stabilità di consensi e in qualsiasi competizione elettorale in cui si sia presentata è sempre riuscita a farsi eleggere: consigliere comunale, sindaco (due volte), parlamentare, consigliere regionale. Un motore diesel che non ha mai impennate di velocità e che fa della regolarità il suo punto forte.
In più, da assessore regionale alla Sanità uscente, ha goduto anche della luce riflessa dalla stella Zaia durante tutta la gestione sanitaria e soprattutto mediatica del lockdown.
La riconferma di Finco era pure prevedibile ma meno scontata di quella della Lanzarin.
Finco non ha le caratteristiche più “morbide”, almeno all'apparenza, della sua collega di lista: o piace oppure non piace. L'amministrazione Pavan, che ha in Nicola Finco il suo pater familias, può intanto tirare un sospiro di sollievo: un eventuale flop del candidato nel giudizio degli elettori avrebbe avuto dei sicuri contraccolpi all'interno della maggioranza a trazione leghista che da un anno e quattro mesi sta governando Bassano senza dimostrare ancora risultati apprezzabili. Così invece non è stato, anzi. Evidentemente, quando Finco ha dichiarato nell'intervista a Bassanonet che in dieci anni di presenza in Regione ha maturato “esperienze dal punto di vista amministrativo”, ma soprattutto ha creato “una buona rete a livello di territorio”, ha detto il vero. Molti sindaci in campagna elettorale hanno lavorato alacremente per lui - in primis il sindaco di Bassano Elena Pavan - e alla fine il risultato si è visto, a buon pro di colui che è stato eletto consigliere regionale per la terza volta. Leghista nel cuore, ma democristiano nella strategia.
Se 9000 non bastano
Ma la legge dei “grandi numeri” non sempre paga. Ne sa qualcosa Chiara Luisetto, già sindaco di Nove e già segretario provinciale del Partito Democratico, che è riuscita a sfiorare la considerevole quota dei 9000 voti, 8.989 per la precisione. Anche la Luisetto ha condotto una campagna elettorale in prima linea e la risposta degli elettori l'ha premiata. Non abbastanza però. Nella lista del PD della provincia di Vicenza, meglio di lei ha fatto Giacomo Possamai (11.515) che stacca così il biglietto per Venezia. Anche l'ex sindaco di Nove viene così investito dell'amaro titolo di “primo dei non eletti”. La candidata locale del Partito Democratico paga anche lo scotto di un regolamento per l'attribuzione dei seggi in Regione che tiene conto, oltre che dei numeri delle preferenze, anche della distribuzione della rappresentanza tra le diverse province del Veneto. E capita così che un altro candidato del PD della provincia di Venezia, tale Jonatan Montanariello, sia risultato eletto a Palazzo Ferro-Fini con appena 1889 voti. Per la solita serie: così è se vi pare.
Sul fronte della coalizione di centrosinistra, le performance elettorali degne di nota dei rappresentanti del nostro territorio e dintorni si fermano qui. Con un'unica eccezione: quella di Renzo Masolo, candidato bassanese di Europa Verde, nei cui confronti è stata espressa la fiducia di 1317 elettori, secondo risultato in provincia della sua lista dietro al consigliere regionale uscente, e riconfermato, Cristina Guarda con 2536 voti. Anche per Masolo vale l'inutile titolo di “primo dei non eletti”. Ma diversamente dagli altri - per una realtà politica che nel Bassanese sta emettendo ancora i primi vagiti e per una campagna elettorale svolta praticamente con il sistema “fai da te” - si tratta comunque di un risultato da prendere con grande soddisfazione. Diciamo che, per usare un linguaggio caro ai Verdi, se per Masolo di delusione elettorale stiamo parlando, si tratta comunque di una delusione sostenibile.
Ed ecco ora a voi, alla fine della fiera, l'elenco riepilogativo dei nomi dei candidati della provincia di Vicenza eletti in consiglio regionale:
Lista Zaia Presidente: Roberto Ciambetti, Marco Zecchinato, Stefano Giacomin, Silvia Maino.
Lega Salvini: Manuela Lanzarin, Nicola Ignazio Finco.
Fratelli d'Italia: Elena Donazzan.
Partito Democratico: Giacomo Possamai.
Europa Verde: Cristina Guarda.
È Giunta l'ora
Come ho già scritto nell'articolo precedente, col consenso generale di coalizione e soprattutto col consenso personale di lista (Zaia Presidente) che si ritrova, Luca Zaia può adesso fare e disfare del Veneto quello che vuole. E lo farà, ovviamente, insieme alla sua squadra.
Ed è proprio la composizione della prossima Giunta regionale - per la quale è Giunta l'ora e la cui formazione è prevista in questi giorni - a tenere adesso in fibrillazione i tre soliti noti rieletti dal Bassanese. Tutti e tre, infatti, aspirano al ruolo di assessore regionale. La Lanzarin e la Donazzan perché oramai ci hanno fatto il callo, Finco perché è la medaglia che gli manca da appuntare sul petto, dopo due legislature trascorse “solamente” da consigliere regionale, per quanto nelle vesti di presidente di commissione prima e di capogruppo di maggioranza poi.
Tali aspirazioni si fondano tuttavia sull'ipotesi bassano-centrica, che non sta scritta da nessuna parte, che il Bassanese “debba” avere due assessori nella giunta regionale, come accaduto nella legislatura appena conclusa.
Mentre Zaia deve adesso guardare non solo agli equilibri rappresentativi tra le province del Veneto ma anche ai suoi amici trionfatori di Zaia Presidente che giustamente reclameranno il peso politico, anche in Giunta regionale, che spetta loro. E se per caso la magnanimità del governatore riserverà almeno un posto in Giunta alla Repubblica di Bassano, sarà una bella lotta interna, dando comunque la Lanzarin come la più papabile per il toto-assessore.
Sarà per questo che in campagna elettorale la Donazzan avrebbe confidato ai suoi adepti che uno dei suoi scopi era “prendere a Bassano almeno un voto in più di Finco”. Non ci è riuscita, anche se a livello provinciale lo ha superato di 1800 voti.
Prepariamoci dunque a seguire le puntate della nuova serie televisiva del genere fantastico che andrà in onda sul Canal Grande: Il Trono di Asparagi.
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