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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Tutto Finco minuto per minuto
Intervista al consigliere regionale uscente Nicola Finco che si candida in Regione per la terza volta, con la Lega. “Negli ultimi sei mesi vedo l'amministrazione di Bassano lavorare bene, ma comunicare male”
Pubblicato il 15-09-2020
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Tutto Finco minuto per minuto. Ne ha certamente di cose da dire e da raccontare il consigliere regionale uscente Nicola Finco che si candida in Regione per la terza volta, nella lista della Lega-Liga Veneta-Salvini. Ex “bocia” della allora Lega Nord (quando venne eletto per la prima volta, nel 2010, aveva 27 anni), oggi si ripresenta agli elettori mettendo sul piatto della bilancia l'esperienza di due legislature regionali: nella prima come presidente della commissione Ambiente e Lavori Pubblici e nella seconda come capogruppo di maggioranza.
Nicola Finco, lei sta provando a seguire la regola del “non c'è due senza tre”. Cosa l'ha spinto a candidarsi in Regione per la terza volta?
Nicola Finco, candidato con la Lega
Diciamo che in questi dieci anni sono maturato moltissimo, sia da un punto di vista politico ma anche da un punto di vista amministrativo. Mentre dieci anni fa ero il “novello” del consiglio regionale, quindi un ragazzo che aveva ancora tante cose da imparare, oggi ho maturato esperienze dal punto di vista amministrativo, ma soprattutto ho creato una buona rete a livello di territorio. Che inizialmente era una rete prettamente bassanese. Oggi è una rete che guarda un po’ a tutta la provincia di Vicenza, creata negli anni non solamente con gli amministratori della Lega ma anche con tutti quegli amministratori civici del contenitore di centrodestra che non hanno più una famiglia, perché un tempo erano Forza Italia piuttosto che AN, ma che oggi non hanno più un riferimento politico e in me hanno trovato una figura di riferimento. Che è quello che manca un po’ alla politica. Cioè non ci sono più riferimenti a livello locale e soprattutto per i civici oggi ognuno pensa a fare una politica nel proprio Comune, però senza una visione futura. E sto riscontrando una nuova passione politica soprattutto negli ex amministratori, quelli che facevano politica a fine anni ’80 e negli anni ’90, che appartengono ad altre scuole politiche ma che stanno ritrovando quel senso e quella voglia di fare rete e fortunatamente mi stanno dando anche una mano.
Come “figura di riferimento” del territorio cosa pensa di avere portato al territorio bassanese in questi cinque anni?
Oltre ad avere fatto da interlocutore per quelle che sono le istanze, considero mia soprattutto la battaglia per aver creato l’Ulss della Pedemontana e averla difesa con forza, tanto da minacciare le mie dimissioni qualche anno fa. Perché questo è un territorio che è sempre stato depotenziato a livello nazionale per quelli che sono i servizi e aver portato via l’Ulss da questo territorio avrebbe rappresentato un’ulteriore sconfitta. Non solamente per quanto riguarda l’Ulss, ma anche per quanto riguarda ad esempio la sede dell’Arpav, che secondo la pianificazione regionale doveva essere dismessa. Anche su questo ho fatto una battaglia e l’abbiamo mantenuta sul territorio. Per non parlare poi dei tanti aiuti che ho dato alle tante associazioni del territorio, sia sociali che culturali, che su tante necessità hanno trovato in me un punto di riferimento e su questo anche moltissimi Comuni. E su questo posso dire che ho lavorato in maniera trasversale, perché ho ottimi rapporti con amministratori ovviamente della Lega e del centrodestra, ma anche con amministratori del centrosinistra.
Di cosa ha bisogno invece, da qui ai prossimi cinque anni, questo territorio?
Il Bassanese ha la necessità di risolvere, questa volta in maniera decisa e senza più perdere tempo, due snodi principali. Uno è il famoso snodo di Carpanè. Per questo ci sono già gli 8 milioni messi in preventivo per la progettazione. Doveva partire già un tavolo di confronto con gli enti locali questa primavera, poi per il Covid è stato deciso di posticiparlo dopo le elezioni. Quindi verrà quanti prima avviato un tavolo enti locali-Regione-Anas per fare intanto la progettazione in modo da risolvere quella benedetta problematica. Poi però ci troviamo con un nuovo problema, che è Rosà. Si sta già lavorando con gli uffici per trovare una soluzione non solamente legata alla rotatoria del Crocerone che sta causando molto traffico e problematiche, ma anche all’incrocio di Rosà stesso. Entrerà in funzione la Pedemontana. Quindi in questi anni si è sì pensato alla realizzazione di questa importante opera, ma io oggi penso non tanto alla conclusione dell’opera ma alla viabilità del nostro territorio, che sicuramente subirà una grande trasformazione e in base anche ai flussi di traffico che avremo quando entrerà in funzione la SPV avremo modo di verificare quali saranno i punti critici, e sicuramente oggi i collegamenti con Padova sono una delle principali difficoltà. Per quel che riguarda invece la tratta ferroviaria è già stato progettato il raddoppio della Maerne-Castelfranco e adesso c’è da fare in progettazione il raddoppio da Castelfranco a Bassano del Grappa, il che vuol dire migliorare il traffico Bassano-Venezia. Mentre se guardo al territorio della Pedemontana, visti i continui problemi causati dagli eventi climatici, penso che la grande infrastruttura su cui si dovrà investire nei prossimi anni sia tutta l’infrastruttura ambientale.
Più in generale, quali sono oggi le esigenze prioritarie del Veneto?
In primo luogo i servizi in campo sociale. Il Veneto è una Regione che ogni anno perde 10000 nati. Questa è un’emergenza di cui al momento non ci rendiamo conto, ma emergerà nei prossimi anni con una popolazione che invecchia, che ha necessità di avere sempre più servizi, abbiamo le famiglie che ormai hanno al massimo uno o due figli. Quindi il futuro che io penso nel 2030-2040 è quello di un Veneto che avrà bisogno soprattutto di servizi per gli anziani, per le gravi disabilità, per le nuove patologie che stanno emergendo. Dovremo però avere anche tutta una serie di politiche che vadano a favorire la natalità e agevolare coloro che decidono di mettere al mondo un figlio. Perché oggi un figlio - io ho 37 anni e lo dico per i miei coetanei - viene putroppo visto come un peso. Poi c'è tutto il capitolo che riguarda le imprese...
Ovvero?
Dal punto di vista imprenditoriale io vedo un Veneto che ha saputo certamente innovare l’impresa ma che oggi ha bisogno di un salto di qualità. La Regione è un ente che fa programmazione, in questi anni sono stati impiegati tanti fondi europei, però secondo me è ora di concentrarsi sul Veneto del futuro, oggi c’è bisogno di una strategia. Bisogna individuare quali sono i filoni strategici dal punto di vista industriale e oggi dobbiamo soprattutto indirizzare le imprese a rinnovarsi. Secondo me sarebbe fondamentale creare un polo tecnologico a livello veneto, mettendo insieme le università che abbiamo, le associazioni di categoria e il mondo della ricerca. Per essere competitivi nel mondo, ma soprattutto per indirizzare i giovani. Oggi abbiamo un Veneto che soffre della carenza di tecnici specializzati e oggi le nostre aziende sono disperate per quello che riguarda le professionalità. Purtroppo oggi per una famiglia che ha un figlio che va a fare l’operaio o il tecnico specializzato di un’azienda è visto come un lavoro squalificante, di basso profilo. Però, se facciamo un’analisi nel tempo ,il Veneto è diventato grande grazie a gente che è partita, ha imparato un lavoro e poi ha creato un’impresa, ha creato economia. Oggi bastano pochi anni per avere un laurea, però questo porta i giovani a non essere più indirizzati verso determinati settori che chiedono manodopera. Oggi non esistono più fresatori, tornitori, tecnici specializzati. Una volta c’erano gli istituti tecnici e professionali che creavano lavoro e davano risorse fresche all’imprenditoria veneta, oggi questi istituti sono fortemente in difficoltà e di conseguenza anche le imprese. Se poi consideriamo che nel giro di dieci anni gran parte delle figure chiave all’interno delle imprese andranno in pensione, ci troveremo tante aziende sul territorio ma con pochissima manodopera. Questo secondo me è un investimento da fare in futuro ma soprattutto un passo che dovrà fare la politica da una parte, ma anche la società. Cioè un grande aiuto dovrà venire anche dalle famiglie nell’indirizzare i ragazzi all’interno del mondo del lavoro.
Del Bassanese che mi dice? Siamo sempre la famosa “Repubblica di Bassano”?
Il Bassanese è sicuramente una realtà che è invidiata a livello provinciale e anche veneto, perché viene visto come una piccola Cenerentola. Però spesso la piccola Cenerentola pensa di andare avanti così, di luce riflessa, perché comunque è una bella realtà, comunque si sta bene, eccetera. Io dico che il Bassanese deve iniziare a fare un salto in avanti, e questo non lo dico solamente come amministrazioni comunali, ma anche come associazioni di categoria e come cittadinanza. Facciamo fatica a creare un Marchio d’Area, figuriamoci se possiamo mettere in piedi una “Grande Bassano”. Abbiamo 200mila abitanti, una delle zone più industrializzate del Veneto: possibile che non riusciamo a unire le forze? Ci riteniamo una bella Cenerentola ma poi ognuno guarda al proprio confine. La politica a livello regionale sicuramente potrà fare da regista in questo territorio, però ci vuole la volontà da parte anche degli amministratori. Pensiamo solamente oggi alla nostra municipalizzata, se così la vogliamo definire, e cioè Etra. Oggi qual è il futuro che noi vogliamo per questa nostra multiutility? Se noi guardiamo alle fusioni che stanno accadendo in Veneto e in Italia, stiamo correndo il rischio che Etra ci venga portata via da qualche colosso del settore. Non possiamo stare a guardare. Oggi noi dobbiamo prendere questa società e decidere cosa fare. Abbiamo Aim che si sta proiettando ad una fusione con Agsm e non so poi se con altre società. In Veneto le altre società hanno già avviato dei percorsi di fusione. E noi, con il patrimonio che abbiamo, con una società che continua a dare degli utili, per quanto possiamo continuare a rimanere così? Questo potrebbe già rappresentare un volano, per non parlare poi del turismo e di tutto ciò che ne consegue. Spesso guardiamo a Venezia piuttosto che a Vicenza per via dei collegamenti. Prima di tutto guardiamo a fare dei collegamenti a livello territoriale: Bassano con Marostica, con la Valbrenta, con Nove, con tutte le realtà che abbiamo sul territorio. Non possiamo pensare anche al resto del mondo finché non siamo neanche capaci di uscire dai nostri confini.
Parliamo di politica. La coalizione che sostiene Zaia è piuttosto “affollata”. Siete quindi alleati e contemporaneamente concorrenti. La Lega come si propone rispetto agli altri componenti dell'alleanza di centrodestra?
Il presidente della Regione è espressione della Lega. Ha fatto una sua lista civica, che però è formata da tutte persone che fanno parte del nostro gruppo politico. Sicuramente noi abbiamo una coerenza che, a mio parere, qualcun altro magari non ha. Fratelli d'Italia un giorno sono patrioti, un giorno nazionalisti, il giorno dopo sono autonomisti, basta leggere le dichiarazioni della Meloni, che sono tutto e il contrario di tutto. Io dico: va bene tutto, ma nella vita bisogna a un certo punto avere un'idea ben chiara di che cosa si vuole.
Per non parlare poi di alcuni candidati, e non faccio i nomi, che fino a quattro-cinque anni fa facevano i commenti, anche nel Bassanese, sparlando di Zaia ed elogiando Chisso, e oggi queste persone sono all'interno di Fratelli d'Italia e nel volantino scrivono “in squadra con Luca Zaia”. Ho capito che Zaia è un cavallo che tira e tutti vogliono salire sul carro del vincitore, però a qualcuno io chiederei: “come mai cinque anni fa tu litigavi e facevi i convegni contro, e oggi dici che sei in squadra con Luca Zaia?”. Però va bene, le vie della politica sono infinite, noi stiamo lavorando per portare numeri importanti alla lista Lega e alla lista Zaia, avremo una componente anche di Fratelli d'Italia e forse di Forza Italia, staremo a vedere. Si sono detti autonomisti e hanno detto che si adopereranno per l'autonomia, vedremo nei prossimi anni se saranno veramente così convinti delle loro parole.
Non è un segreto che lei sia stato lo sponsor politico della candidatura di Elena Pavan a sindaco di Bassano. Cosa risponde a quelli che dicono che il vero sindaco di Bassano è Nicola Finco?
No, guardi, assolutamente. Io sono una persona che rispetta tutti quanti ed è giusto che ognuno dimostri ciò di cui è capace. Non sono un burattinaio, non lo sono mai stato. Posso dire che ho dato una grande mano lo scorso anno, perché credevo nella coalizione di centrodestra e nel portare a casa un sindaco e un'amministrazione nostra, e su questo ho lavorato. Però - e questo lo possono testimoniare tutti, dal sindaco all'ultimo degli assessori e dei consiglieri - io a loro non ho mai dato indicazioni particolari su determinate scelte da fare. Io sono uno che può dare il suo consiglio, e quando mi è stato chiesto, dal sindaco piuttosto che da alcuni assessori, il mio parere su determinate scelte l'ho sempre dato. Ma non ho mai vincolato nessuno. Non voglio figurare come quello che dall'alto decide cosa fare e cosa non fare, chi nominare o chi non nominare. Ho sempre lasciato massima libertà di scelta, anche perché sono tutte persone mature e capaci e sicuramente Nicola Finco dà il suo contributo, dall'esterno, senza imporre nessuna decisione.
Che voto dà all'amministrazione di Bassano?
Allora, posso dire che i primi sei mesi di questa amministrazione sono stati dei mesi in cui l'amministrazione doveva ovviamente capire cosa fare, come muoversi, e posso capire le difficoltà. Li ho visti negli ultimi sei mesi lavorare bene, ma comunicare male. Prima di tutto hanno fatto l'anno di rodaggio e adesso è ora di dimostrare alla città quel cambiamento che i cittadini sperano, e per questo ci hanno votato. È una grande responsabilità che hanno tutti, dal sindaco all'ultimo dei consiglieri di maggioranza. Come voto do un 7. Però mi aspetto molto nei prossimi anni. Il primo anno ci sta, si possono fare anche degli errori, ma adesso è il tempo di mostrare un nuovo volto a questa città, perché la città lo merita.
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