Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Politica

Rock, Pop e Flop

La triste barzelletta dei nuovi treni della Regione Veneto inutilizzabili tra Padova e Bassano. Chiara Luisetto (candidata PD): “Errori imbarazzanti ed ennesimo smacco con danno per la città di Bassano del Grappa.”

Pubblicato il 06-09-2020
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Rock, Pop e Flop. La triste barzelletta di questa estate 2020 che sta volgendo ormai al termine è la seguente: dallo scorso novembre 2019 è in corso il rinnovamento del “parco treni” della Regione Veneto destinato al trasporto dei pendolari ferroviari. I nuovi treni portano i nomi accattivanti di “Rock” e “Pop” e sono treni elettrici regionali di ultima generazione, contraddistinti dalla bandiera della Regione con il Leone di San Marco stampata sulla livrea. Presentati in pompa magna lo scorso novembre alla stazione Santa Lucia di Venezia dal governatore Luca Zaia, i nuovi “Rock” e “Pop” rappresentano l'evoluzione del trasporto locale su binari, con prestazioni paragonabili a quelle di una metropolitana: progettati e costruiti da Hitachi Rail Italy, hanno 4 motori di trazione e sono strutturati a doppio piano e ad alta capacità di trasporto, potendo ospitare circa 1.400 persone. Possono raggiungere i 160 km/h di velocità massima, sono meno inquinanti, con più posti per i passeggeri disabili, attrezzati per la sistemazione di biciclette, dotati di wi-fi, presa di ricarica per biciclette elettriche e sistema di videosorveglianza con ben 50 telecamere installate in ciascun convoglio a controllo della sicurezza dei passeggeri.
Il Veneto è la prima Regione che riceve ufficialmente i treni “Rock” e “Pop”, avendo firmato per primo il contratto di affidamento con Trenitalia. Entro luglio 2023, secondo il piano previsto, entreranno in funzione nel Veneto complessivamente 78 nuovi treni, di cui 47 “Rock” e 31 “Pop”. Il presidente della Regione Luca Zaia, presentando a novembre a Venezia assieme all'ad di Trenitalia Orazio Iacono i primi due super-treni regionali “brandizzati” col Leon consegnati alla Regione, aveva testualmente dichiarato alla stampa: “Cominciamo a raccogliere i frutti di quel miliardo di euro di investimenti che abbiamo deciso di fare insieme a Trenitalia, che porterà 78 nuovi convogli in circolazione nella nostra rete ferroviaria, raggiungendo un primato impensabile quando ho preso in mano la Regione, cioè quello di dotarci gradualmente di tutti convogli nuovi.”
“È una giornata storica - gli aveva fatto eco l'assessore regionale ai Trasporti Elisa De Berti - perchè da oggi inizia veramente la rivoluzione del trasporto pubblico locale su ferro.”

Il governatore Luca Zaia e l’ad di Trenitalia Orazio Iacono alla presentazione dei nuovi treni regionali “brandizzati” a Venezia (fonte immagine: metropolitano.it)

Peccato che questa rivoluzione si scontri clamorosamente contro le barricate del sistema dei collegamenti ferroviari del Veneto, rivelatosi in parte inadeguato ad accogliere i nuovi treni.
Non è una storia da Repubblica delle Banane, ma è la realtà.

Accade infatti che i nuovi “Rock” e “Pop” della Regione Veneto non potranno circolare su alcune linee del traffico ferroviario regionale. Una su tutte è la Padova-Bassano del Grappa, nel ristrutturato ma non ancora operativamente elettrificato tratto Camposampiero-Cittadella-Bassano: il peso assiale dei nuovi convogli non è compatibile con la tenuta strutturale della strada ferrata.
Per transitare sui binari tra Camposampiero e la città del Grappa, i treni di ultima generazione col Leon dovrebbero ridurre sensibilmente la loro velocità, facendo venir meno quella riduzione dei tempi di percorrenza che ne giustifica l'utilizzo.
L'incredibile problema è stato segnalato dal sindacato dei ferrovieri Orsa e confermato dai tecnici di RFI, Rete Ferroviaria Italiana, che stanno cercando di vedere come risolvere l'abnorme inghippo. In sostanza, la Regione Veneto ha acquistato i nuovi treni superbelli e supercapienti, ma non è stato calcolato l'impatto con la tenuta strutturale dei vecchi binari esistenti in determinate tratte. Sulla linea Padova-Bassano, per il momento e chissà fino a quando, continueranno a circolare i “vecchi” treni regionali elettrici a due piani Vivalto, che non garantiscono tuttavia le prestazioni dei loro cugini più fighi “Rock” e “Pop”.
Lo stesso problema si estende ad altre linee minori del Veneto, dove i binari sono molto vecchi. Proprio per questo la “rivoluzione del trasporto pubblico locale su ferro” annunciata dall'assessore regionale De Berti sta ritardando, e non di poco. L'utilizzo a regime nel Veneto dei primi treni “Rock” e “Pop” era previsto lo scorso 14 giugno, secondo il programma originario di RFI, in concomitanza con l'entrata in vigore dell'orario estivo di Trenitalia.
Ma il tutto è stato rinviato a questo mese di settembre: e questa volta il Covid non c'entra.
A rallentare i tempi, da una parte, è la consegna fin troppo “centellinata” dei nuovi treni alla Regione Veneto e, dall'altra, il pasticciaccio brutto dell'inadeguatezza tecnica dei binari di alcune linee a sostenere il peso assiale dei nuovi treni acquistati.
Fine della triste barzelletta. Su questo clamoroso pasticcio alla veneta riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa, trasmesso oggi in redazione dalla candidata alle regionali del Partito Democratico Chiara Luisetto:

COMUNICATO

Nuovi treni inutilizzabili tra Padova e Bassano, Chiara Luisetto: “Errori imbarazzanti, ennesimo smacco con danno per la città di Bassano del Grappa”

Da Venezia disinteresse e dilettantismo, da Bassano silenzio e acquiescenza. Dopo la crisi perpetua del traffico al Crocerone, denunciata anche ieri dalle minoranze consiliari bassanesi e da Rosà Civica, e dopo il solito depotenziamento estivo dei collegamenti con Trento, ci mancava questa. Un conto salato quello che pagano cittadini, turisti ed economia locale per spostarsi.
È davvero tempo di ripensare il trasporto regionale.

“Bassano ormai non conta più e, evidentemente, non vuole contare. La vicenda dei nuovi treni Rock e Pop, acquistati, ma inutilizzabili sulla tratta Bassano-Padova, è indicativa di un totale disinteresse tanto da parte di Venezia, quanto da parte di Piazza Libertà verso le richieste dei tantissimi pendolari, del crescente flusso turistico e dei viaggiatori per lavoro che dalla città del Grappa scelgono il treno per spostarsi verso Padova.”

Commenta così Chiara Luisetto, candidata PD al Consiglio Regonale, la notizia dell’inagibilità dei “vecchi” binari, sul precorso menzionato, per carrozze e motrici di nuova produzione e concezione, il cui arrivo è stato tanto sbandierato dalla Regione. Il loro peso assiale, però, ne impedirebbe appunto l’impiego tra Bassano e Camposampiero, come confermano il sindacato Orsa e gli stessi tecnici di RFI.

“Non è che l’ultimo episodio di noncuranza per la mobilità del nostro territorio da parte del governo regionale, nel quale siedono diversi esponenti originari dell’area bassanese. Nessuna visione, nessuna prospettiva da mettere in campo, mentre si dovrebbe pensare al collegamento veloce con Vicenza che potrebbe essere inserito in un concetto metropolitano di sviluppo rapido.
É la conferma dell'assenza anche del Comune di Bassano, il cui sindaco e diversi assessori, in campagna elettorale, esaltavano il ‘filo diretto’ di cui città e dintorni avrebbero potuto godere con Venezia, in ragione della vicinanza politica.
E invece...siamo all’ennesima estate, periodo di punta del turismo centro-nord europeo sull’asse Trento-Venezia, in cui i collegamenti tra il capoluogo trentino e la città sono stati ‘declassati’ ad autobus sostitutivi, causa ‘lavori sulla linea’, nel totale silenzio dell’amministrazione bassanese.”

Ma, oltre il danno alla città, al territorio e ai suoi abitanti, c’è anche la beffa ripetuta di calcoli sbagliati, di errori grossolani.
“Sulla scia di quelli che hanno portato alla vergognosa situazione del traffico a Rosà, in corrispondenza della rotonda del Crocerone, causa i lavori per la SPV” aggiunge Luisetto.

“Abbiamo dunque un problema locale, quello dello scarso interesse verso il Bassanese a Venezia, insieme alla passività della giunta bassanese e ad una generale approssimazione con la quale in Regione vengono prese decisioni e fatte scelte importanti per la vita quotidiana di moltissimi cittadini e per l’economia di un’intera area. Risultato? Una sempre più tangibile decadenza e perdita di forza e incisività.
Da qui si vede la vera efficienza di una Regione che, pur pagando il 70% del servizio di trasporto alle ferrovie italiane, non riesce nemmeno a far sì che vi siano i locomotori giusti arrivati già con ritardi impressionanti. Sarebbe questo il Veneto che cresce? Sembra invece fermo e non possiamo accontentarci.
È chiara l'urgenza di ripensare una volta per tutte la mobilità nell’intera regione, magari privilegiando politiche che potenzino il trasporto su rotaia rendendolo attrattivo, conveniente e di livello europeo. Ad esempio introducendo il tanto atteso biglietto unico veneto per treni e bus che attendiamo ormai in tutta la regione da tempo immemore."

Il 02 aprile

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