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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Politica

Era il 38 luglio

Polo Santa Chiara: nessuna riprogettazione da parte del Comune entro la scadenza che era stata fissata per oggi da Fondazione Cariverona. Riccardo Poletto in consiglio comunale: “L'amministrazione sta guadando una palude”

Pubblicato il 31-07-2020
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“Era il 38 luglio e faceva molto caldo”. Dicevano così tanti anni fa gli Squallor, gruppo di punta della scena pop demenziale italiana. “Dicevano” perchè la canzone è parlata, sopra una suadente base musicale. “38 luglio” è stata una grande hit degli Squallor che raccontava, come dice il suo testo totalmente nonsense, “la storia tremenda di un elettrotecnico che seppe inventare la pila”. “Non pochi ci riuscirono, ma fu lui che la inventò”, continuava la voce recitante sulla melodia.
Se fosse invece composta oggi, la canzone dovrebbe cambiare titolo e riferimenti e declamare quanto segue: “Era il 31 luglio e faceva molto caldo”. Per raccontare “la storia tremenda di un vicesindaco che volle reinventare il Polo”. “Non pochi ci provarono, ma neppure lui lo reinventò”, concluderebbe la strofa.
Oggi, venerdì 31 luglio, è infatti il termine ultimo imposto da Fondazione Cariverona all'amministrazione comunale di Bassano del Grappa per la presentazione di una proposta di riprogettazione del Polo Museale Santa Chiara, conditio sine qua non per valutare l'eventuale concessione di un nuovo finanziamento dopo la revoca e il ritiro del contributo residuo di 5,6 milioni di euro per il completamento del primo stralcio di costruzione del complesso edilizio, attualmente ridotto allo stadio di cratere incompiuto nel cuore della città.

Foto Alessandro Tich - archivio Bassanonet

Cioè a dire: io Fondazione ti tolgo i soldi residui che avevo già stanziato per quest'opera rimasta bloccata e diventata obsoleta e tu Comune di Bassano mi presenti un nuovo progetto del Santa Chiara al passo coi tempi per vedere se - tenendo tuttavia conto delle “priorità e esigenze erogative imposte dalla crisi emergenziale” - riesco nuovamente ad aprirti i cordoni della borsa. Mi raccomando però: tu Comune presentami la riprogettazione entro la scadenza che io ti ho richiesto e io Fondazione valuterò come agire di conseguenza.

Nel mio incipit mi sono riferito propriamente al vicesindaco e assessore al Bilancio Roberto Marin perché fu lui - a seguito della conferenza stampa convocata d'urgenza da sindaco e giunta lo scorso 27 maggio per l'annuncio della revoca del contributo di Fondazione Cariverona - a dichiarare al vostro umile cronista che entro la scadenza del 31 luglio la riprogettazione del Polo Santa Chiara sarebbe stata regolarmente presentata alla Fondazione. Aggiungendo la seguente e impegnativa affermazione: “Dobbiamo farlo”.
Non si trattava peraltro di un'operazione last minute: sul Santa Chiara - come aveva riferito sempre Marin - la nuova amministrazione “si è mossa subito dopo l'inizio del mandato”, quando la Fondazione aveva chiesto al Comune “di cambiare il progetto”.
A gennaio la giunta comunale aveva stanziato 150.000 euro per la nuova progettazione e l'amministrazione aveva richiesto e ottenuto dalla Fondazione una proroga della scadenza al 30 aprile, poi rinviata definitivamente ad oggi, 31 luglio, causa emergenza Covid.
Nella sua lettera al direttore del 30 maggio intitolata “Per Chiarezza”, ancora Marin - riferendosi alle oggettive difficoltà e lungaggini della vicenda Santa Chiara - aveva scritto:
“L’ennesimo fallimento della ditta aggiudicataria, il fallimento di una compagnia assicurativa, la difficoltà di ritornare in possesso di una legittima proprietà, un progetto che è stato sviluppato all’epoca dei motori euro 3 - ed ora abbiamo le auto elettriche - e un’emergenza sanitaria mondiale penso possano bastare come elementi inaspettati ed affrontati in poco più di 11 mesi di percorso.”
Dunque da un progetto museale da epoca dei motori euro 3, era sorta l'urgenza - sollecitata dalla Fondazione - di presentare entro il termine un progetto riadeguato ai tempi attuali, degno della nuova epoca delle auto elettriche. L'elettrotecnico ringrazia.

Peccato che, oggi che è il 38, pardon il 31 luglio, della riprogettazione del Polo Museale non c'è ombra. Niente di niente. La conferma definitiva si è avuta ieri sera in consiglio comunale, per voce dell'assessore ai Lavori Pubblici Andrea Zonta in risposta all'interrogazione sull'argomento ad opera delle minoranze, presentata dall'ex sindaco Riccardo Poletto.
In realtà tutto stava per concludersi con un clamoroso rinvio. L'interrogazione sul Polo era l'ultima delle cinque in scaletta: le precedenti quattro, tra domande e risposte, avevano fatto superare i 60 minuti previsti dal regolamento per il question time e il presidente del consiglio Stefano Facchin ha pertanto rinviato il “punto” dedicato al Santa Chiara al prossimo consiglio comunale. Ma Poletto ha insistito affinché la decisione venisse rivista, proprio perché alla vigilia della scadenza del 31 luglio imposta dalla Fondazione. La richiesta di Poletto di poter presentare l'interrogazione, in deroga alle norme dell'assemblea civica, è quindi stata messa ai voti e approvata dal consiglio all'unanimità. Da qui la prima delle tre fatidiche domande alla giunta Pavan: “È stato presentato il progetto promesso entro il 31 luglio 2020 per il quale abbiamo vincolato 150.000 euro, chi è il progettista incaricato e come è stato affidato l'incarico?”.

Come avrete già capito da quanto ho scritto, non è stato affidato nessun incarico e il nuovo progetto del Polo non è stato predisposto entro la scadenza prevista.
Lo ha confermato Zonta, ma arrivandoci per gradi. L'assessore ha esordito in maniera criptica: “Con la Fondazione abbiamo un rapporto chiaro e limpido. Ci sono state delle condivisioni, colloquiando per arrivare a una definizione sul contributo di Cariverona. Non ci sono elementi in più.” Anche questo sembra un testo nonsense, come quello della canzone.
Ma provo a spiegarvelo io, alla luce di informazioni raccolte oggi da ambienti vicini a Fondazione Cariverona: il sindaco Pavan ha richiesto un'ulteriore proroga della scadenza per la riprogettazione dell'opera. Poi l'esponente di giunta è entrato finalmente nel merito. “L'intenzione dell'amministrazione non è affidare un progetto nuovo e diverso - ha dichiarato -. I 150.000 euro non sono destinati a un progetto edilizio. Noi ci siamo mossi per un progetto culturale. Dobbiamo vedere prima cosa fare e poi trovare gli spazi. L'obiettivo non è più quello di quindici, dieci o cinque anni fa. Il Polo deve essere un'attrazione sostenibile.”
Dei 150.000 euro, quindi, “non è stato ancora impegnato nulla”.
Come sarà impiegata una prima porzione delle risorse, sarà deciso da un gruppo di lavoro composto dal direttore del MuSe di Trento Michele Lanzinger, dal quadriumvirato di giunta Pavan-Marin-Zonta-Cabion e dai due interlocutori privati storicamente coinvolti nel progetto (Fondazione Luca e Fondazione Museo dell'Automobile Bonfanti-Vimar).
“Dobbiamo prima focalizzare l'obiettivo - ha ribadito Zonta -. Fatti gli obiettivi, vengono creati gli spazi.” L'assessore ha ardito persino di definire il “nuovo” Santa Chiara “un fabbricato espositivo e non più un polo museale”. Con spazi dedicati anche all'innovazione, alle start-up di imprese, a un ristorante eccetera. Venghino siòri venghino, siamo aperti a idee e proposte: “Da questo si va a capire che tipo di struttura fare e la sostenibilità della sua produzione.”

E Cariverona? Ecco a voi la rivelazione di Zonta: anche se la Fondazione decidesse di erogare un nuovo contributo, i suoi soldi non bastano. “Meno di un terzo del costo complessivo”, ha affermato testualmente l'assessore. Da qui il ricorso all'ipotesi di affidare “parallelamente” le sorti del progetto agli investitori privati, in project financing e in partenariato pubblico/privato. La qual cosa è stata l'argomento delle ultime due domande dell'interrogazione di Poletto & C. Mister Z ha riferito le conclusioni del parere affidato al riguardo ad uno studio legale.
In sostanza, il privato non può muovere un dito su un intervento già inserito nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche. La soluzione prospettata è quindi questa: il pubblico (Comune) redige un nuovo progetto di fattibilità, lo mette in gara e infine il privato fa il progetto definitivo, esegue l'opera e la gestisce. L'unico obbligo per l'ente comunale è quello di coprire l'attuale “buco” del cantiere completando la costruzione dell'interrato per la quale sono già stati spesi fior di soldi pubblici. Per quello che invece bisognerà fare “sopra”, libertà alla fantasia. Parole ancora di Zonta: “Bisogna valutare prima la necessità della sostenibilità durante la gestione, poi costruire un fabbricato che dia delle risposte che permettano al privato perlomeno di non rimetterci denari.” Insomma: il contributo di Cariverona passa di fatto in secondo piano rispetto alla prospettiva di un investimento di privati disposti ad accollarsi la costruzione e la gestione economica dell'opera, facendo attenzione però a non “bruciarsi”.
Un po' come il protagonista di “38 luglio”, inventore della pila: “Quattro giorni dopo scoprirono la luce elettrica / Fu un grosso errore per l'elettrotecnico / Ma lui volle insistere e si fece male”.

Era dunque il 38 luglio, faceva molto caldo e la situazione è ancora più ingarbugliata di prima. Nella sua replica, Riccardo Poletto ha dichiarato: “Non sono soddisfatto della risposta e anzi aumenta la preoccupazione.” “È molto difficile - ha aggiunto - trovare un privato che metta soldi su un asset culturale, che notoriamente non è redditizio.” “Questa amministrazione - ha rincarato la dose l'ex sindaco - sta tentando di guadare non un fiume, ma una palude. Spero di sbagliarmi, ma la strada alternativa del ricorso ai privati fa buon gioco a chi in Fondazione sta già ragionando su dove investire altrove quei soldi.”
“Siete in ritardo di un anno - è stata la stoccata finale di Poletto alla giunta Pavan -. Al vostro insediamento, questo era uno dei fascicoli da prendere in mano 24 ore dopo.”
E così, egregi lettori, dopo tutto questo fiume di parole sul progetto del Polo Museale Santa Chiara siamo ancora al punto di prima. E come iniziava la canzone degli Squallor: “Là dove finisce il fiume comincia il film”.

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