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Attualità

Le tasche piene di sassi

Caso Pala di Sant'Anna, le dichiarazioni in commissione Cultura, il concorso per il direttore dei Musei Civici ma non solo: incontro ed intervista esclusiva con Chiara Casarin

Pubblicato il 09-06-2020
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Chiara Casarin arriva in redazione a Bassanonet con il suo solito sorriso cordiale ma con le tasche piene di sassi, come la canzone di Jovanotti. Ad uno ad uno, se li toglie fuori.
In primis il caso della Pala di Sant'Anna e il bando di selezione per il nuovo direttore dei Musei Civici, che saranno l'argomento della nostra intervista. Ma anche altre questioni che negli ultimi tempi, e in particolare nell'ultimo anno, l'hanno vista al centro delle cronache, delle discussioni e degli articoli non certamente benevoli di chi vi scrive.
Dice che aver scritto “37.000 euro per due sole pagine” - con riferimento alla scarna relazione sul convenzionamento con Possagno, frutto del suo incarico di consulenza semestrale col Comune di Bassano - non rende giustizia a tutto il lavoro da lei svolto nei sei mesi in questione. La relazione è stata contenuta in due pagine perché i competenti uffici del Comune le avevano detto che “bastava così”, ma rivendica il fatto di aver scritto oltre una settantina di pagine di testi e di verifiche per le diverse mansioni che le sono state richieste, in veste di direttrice artistica del Museo. Nel suo incarico tra ottobre 2019 e marzo 2020, sottolinea Casarin, sono state fatte molte altre cose: “la convenzione con Ca' Foscari per il catalogo generale del Museo Civico, ormai in via di conclusione”, “la preparazione della mostra di Piranesi, a cui tengo molto”, “i lavori della sezione della Storia della Città, portati a termine”, “il restyling del bookshop del Museo, che ho portato avanti”, “l'organizzazione di mostre, come Guiotto e Senza Nuvole”, “la mostra per San Bassiano e il progetto della mostra di Sironi”, “attività di fundraising e di ricerca sponsorizzazioni”, “la presentazione pubblica del progetto Atelier Canova che causa Covid si è potuta tenere solo a Bologna in febbraio”, “il concept della mostra Canova-Kentridge”.

Chiara Casarin a casa durante il lockdown

Il tutto “con spese a carico”, trasferte comprese, per farmi capire che alla fine, tolta l'Iva e le tasse, non si tratta certamente di quella che in gergo giornalistico potrebbe essere chiamata una “consulenza d'oro”.

Un altro sasso in tasca riguarda la sua storia con Possagno. “Non era mia ambizione andare a Possagno”, rimarca ricordando che di “ambizione” io ho più volte scritto.
Mi dice che la situazione non è stata originata per sua iniziativa, ma da un incontro nel 2019 tra i sindaci di Bassano e di Possagno, Pavan e Favero, dal quale era emersa la volontà di arrivare ad una direzione unica tra i rispettivi musei, da affidare a lei, e che la cosa ai primi di gennaio sembrava fatta. Da Possagno era arrivato il semaforo verde ad un comunicato stampa di annuncio dell'accordo per la direzione congiunta, preceduto dal famoso articolo di Pierluigi Panza sul Corriere della Sera, oggetto delle “giuste ire” del presidente di Fondazione Canova Vittorio Sgarbi, di cui quell'articolo non riportava nessuna dichiarazione. Fino a che, il 18 febbraio, il segretario generale del Comune di Bassano Antonello Accadia ha appurato che una direzione congiunta tra un Museo Civico e una Fondazione privata “non si può fare”, mentre nel frattempo per la direzione a Possagno si era fatto avanti, ottenendola, il soprintendente Fabrizio Magani.

Esce poi, dalle tasche della Casarin, il sasso Dürer. Mi dice che la mostra di Palazzo Sturm, da lei curata, è stata la prima ad aver esposto la collezione integrale dei Remondini delle incisioni di Albrecht Dürer e che nel catalogo sono state ricordate tutte le mostre precedenti a Bassano, tra cui una del 1971 sotto la direzione Passamani, in cui le incisioni del sommo artista di Norimberga sono state esposte parzialmente. “Quella è stata l'ultima volta in cui è stata esposta una cospicua parte delle incisioni di Dürer delle collezioni bassanesi”, dichiara l'ex direttore del Museo. Nel catalogo è citata anche la mostra del '90-'91, oggetto di un mio recentissimo articolo. “In quella occasione erano state esposte alcune incisioni di Dürer, tra cui quelle dedicate alla “melancolia”, assieme alle opere di altri incisori tedeschi - afferma Casarin -. Ma non era una mostra vera e propria, nel libretto di presentazione, che ho anch'io, si parla solo della vita di Dürer, non c'è catalogo. La cultura deve essere tramandata: la mostra finisce, il catalogo resta.”

Il sasso più pesante, tra le questioni del recente passato, riguarda infine le polemiche scoppiate per la sua dichiarazione a mezzo stampa, riferita a Bruno Passamani: “un mio predecessore demolì con la motosega una statua del Canova”. Il riferimento è al gesso del cavallo colossale che era esposto al Museo di Bassano. Ed è la cosa che le ha creato più problemi, anche con gli eredi di quel grande direttore del Museo bassanese (dal 1966 al 1976) che lei considera “il suo riferimento”. Poi però mi mostra una lettera della restauratrice bellunese Emma Colle indirizzata all'allora direttore del Museo Giuliana Ericani, avente ad oggetto “relazione di restauro e preventivo costi del modello in gesso di cavallo per un monumento equestre patinato color verde, opera di A. Canova”.
Una lettera in cui l'esperta scrive, tra le altre cose, che “il cavallo in gesso venne segato in numerose parti e accatastato in un locale” e che “nello smontaggio del cavallo non venne seguito il criterio di assemblaggio dell'artista, ma bensì venne brutalmente segato, asportando porzioni di materia originale”. Mi dice che quella lettera la conforta a fronte delle reazioni suscitate da quella sua intervista, che non incide sulla sua dichiarata ammirazione per Passamani, non fosse altro per il fatto che quel grande direttore fu anche un importante cultore e divulgatore di arte contemporanea.

Dunque: sono qui in redazione con Chiara Casarin per parlare degli ultimi fatti di attualità che la riguardano, e mi ritrovo intanto con una serie di sassi tirati fuori dalle tasche per suturare alcuni nervi rimasti scoperti fino ad oggi. Sembra quasi il “testamento morale” di un ex direttore di Museo che sta per lasciare la nostra città con il desiderio che non rimangano dubbi, o questioni aperte, sul suo operato. Ma il fatto che lei voglia lasciare la nostra città, come vedremo, non è definitivo. E in quanto a dubbi e questioni aperte, è proprio l'attualità di questi giorni che la vede colpita in modo particolare, con la “parte politica” che governa attualmente la città di Bassano che nell'ultima commissione Cultura ha messo in discussione la sua figura.

Dottoressa Casarin, nell'ultima commissione Cultura è stato dichiarato che lei ha informato il sindaco Pavan della restituzione della Pala di Sant'Anna “a margine di un incontro, sull'uscio, con una comunicazione dimessa e senza dettagli”. Lei cos'ha da dire al riguardo?
In quella commissione Cultura sono state dette molte cose, non solo questa, e questa al dire il vero non è la cosa più grave. La cosa più grave che è stata detta in quella commissione Cultura, e che ho sentito, è stata l'accusa di un conflitto di interessi a fronte della quale, e non per le altre cose che sono state dette, ho deciso di rivolgermi a un legale che mi ha consigliato di tutelarmi. Per quanto riguarda quello che ha detto il sindaco, io non incolpo nessuno. Io mi prendo le responsabilità, se ne ho, però il mio dovere l'ho fatto. Gliel'ho detto, ne avevamo parlato e la comunicazione è stata trasmessa. Forse avrei dovuto andare in Comune, strapparmi le vesti, strapparmi i capelli e dire “attenzione”. Non lo so. Io la parte formale l'ho svolta rigorosamente.

La lettera dell'avvocato al sindaco Pavan e al consigliere Brunelli cita come riferimento, per la procedura di restituzione del dipinto alle Gallerie dell'Accademia, “il Protocollo dell'ente e ulteriori comunicazioni formali scambiate tra le parti interessate”. In sintesi come è avvenuto il tutto?
Tramite email, tramite lettere, protocollate tra le Gallerie e il Comune di Bassano, tra il Comune di Bassano e le Gallerie. Non credo che le Gallerie dell'Accademia abbiano anche scritto direttamente al sindaco, questo non lo so.

Però la struttura comunale è stata informata...
Assolutamente.

Sul doppio incarico che la vede comunque coinvolta in questa operazione, a Bassano e a Venezia, e di cui si è anche parlato in commissione, lei cos'ha da dire?
Dico che nel 2017, quando sono stata nominata dalla Regione componente del comitato scientifico delle Gallerie dell'Accademia, dal Comune di Bassano, dalla città, dal sindaco che allora era Poletto mi sono arrivati grandi complimenti e congratulazioni, con tanto di comunicato stampa in cui il sindaco si complimentava con la sottoscritta. Per la stessa identica circostanza, invece, adesso vengo accusata di qualcos'altro. Quindi mi sembra assolutamente fuori luogo. In più le Gallerie dell'Accademia hanno un comitato scientifico, non hanno la Chiara Casarin. Le Gallerie hanno un organo che si muove in modo collegiale. Le Gallerie dell'Accademia hanno richiesto, nell'ottobre-novembre scorso, 17 opere in restituzione, non solo quella del Museo di Bassano. Tutte queste opere sono state già restituite o sono in corso di restituzione dalle altre città e tra queste c'era anche questo dipinto di Bassano.

L'avvocato ha mandato una diffida, una lettera formale con richiesta di rettifica delle comunicazioni sul suo riguardo. Lei da quel momento ha ricevuto risposte dal Comune?
No. Per il momento no. La lettera dell'avvocato è stata spedita ancora la settimana scorsa. Credo che ci voglia forse un po' di tempo per riflettere. Sono fiduciosa.

Alla luce di questo precedente, di questo fatto, lei parteciperà al colloquio di selezione per il nuovo direttore dei Musei Civici di Bassano?
L'anno scorso, quando è stato indetto il bando, ho inviato domanda perché pensavo fosse una bella opportunità per continuare un progetto che effettivamente nei primi tre anni di mandato è andato molto bene, ha gratificato molto lo studio e la ricerca e mi sembrava un bel progetto da continuare. Per cui ho inviato domanda. Quando però ho fatto delle riflessioni approfondite su tutta una serie di elementi che non sono strettamente connessi né con Bassano né con il bando in particolare, ma anche con altre cose, ho comunicato subito che non avrei partecipato al colloquio. Se non sbaglio era il giugno dell'anno scorso.
Senza tra l'altro sapere che l'avrei quasi vinto, a meno che l'altro candidato Denis Ton non arrivi, per cui l'avevo già dichiarato. Da allora non ho pensato al fatto di dover ritirare la domanda, anche perché è una prassi consolidata che le persone inviano domande e poi, se vogliono, partecipano al colloquio altrimenti il ritiro è contestuale all'assenza dal colloquio. Anche quando ho fatto l'esame la prima volta qui, quattro anni fa, molte persone non si sono presentate al colloquio, come Mario Guderzo per esempio. Il fatto è che adesso che è andato avanti il concorso e sono risultata l'unica ammessa a pieno titolo, è chiaro che un pensiero l'ho fatto rispetto alla mia decisione di non presentarmi, che è quella che è rimasta e che non è modificata. Però una riflessione va fatta e credo che anche sia mio diritto prendermi il tempo che mi spetta e decidere entro il 29 giugno se rimanere o no. Sono molto orientata a mantenere quello che dico fin dall'anno scorso. E non è per le vicende di quest'anno, anche se in quest'anno non ho lavorato bene come nei primi tre anni, ma per tutta una serie di ragioni, anche per quanto riguardava la mia posizione un po' ibrida. Però voglio pensarci. Ci sono delle persone che mi hanno chiesto di fare una riflessione molto tecnica su questa opportunità, e la sto facendo.

Poniamo il caso che lei ci ripensi e il 29 si presenti al colloquio, ritornando poi ad essere il direttore del Museo di Bassano. A seguito dei fatti accaduti in questo periodo con che spirito pensa di intraprendere il secondo incarico?
Non nego che sia difficile dati gli ultimi sviluppi, questo sicuramente sì. Credo fermamente che il lavoro che c'è al Museo richieda una visione oggettiva, un carattere forte, una determinazione alla salvaguardia del progresso culturale. Tutto il resto diventa superfluo di fronte a quell'obiettivo. Io sono anche fermamente convinta di un'altra cosa: io credo che Bassano, con quello che ha nelle collezioni permanenti, quello che ha nel territorio, sia in termini di artisti che di potenzialità, debba avere comunque un direttore iper-selezionato. Dal mio punto di vista non è possibile pensare ad un concorso - qualora io non mi presentassi e Denis Ton non si presentasse per qualche ragione (tra l'altro Denis Ton è uno studioso bravissimo, per cui sarei ben felice di passare il testimone a lui) - che non sia un concorso iper-selettivo. Perché le competenze che sono necessarie sono molto alte. Per cui non si può di certo indire un bando in cui sia sufficiente una laurea e qualche mostra.

Secondo lei la storia di questi giorni si chiuderà oppure no?
Per quel che mi riguarda è già chiusa.

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