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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Notte Chiara

Fondazione Cariverona ritira il contributo per il Polo Museale Santa Chiara: troppo tempo perso dal 2006 a oggi. L'amministrazione Pavan incassa il colpo e rilancia: riprogettazione del complesso, da adeguare “alle esigenze dei nuovi tempi”

Pubblicato il 27-05-2020
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Da Sant'Anna, quella della Pala, a Santa Chiara. Con le notizie che si rincorrono in questi giorni a Bassano, non si sa più a che santi votarsi. Anche perché, per l'amministrazione comunale, viene a mancare all'improvviso un santo in paradiso: quella Fondazione Cariverona sul cui consistente contributo si è fondata quella che dovrebbe essere la realizzazione del Polo Museale Santa Chiara. Uso il verbo al condizionale (“dovrebbe essere”) perché sapete bene qual è la situazione nel cantiere-cratere di viale delle Fosse. Uso invece e soprattutto il verbo al passato (“si è fondata”) perché il contributo di Fondazione Cariverona non c'è più.
Con una lettera trasmessa al sindaco Pavan, la Fondazione ha comunicato che a seguito delle nuove necessità sociali generate dall'emergenza Covid, l'ente ha provveduto a un “ripensamento nella distribuzione dei contributi”. I soldi in cassa dell'istituzione bancaria vengono quindi dirottati verso i nuovi lidi della crisi socio economica. A farne le spese sono i progetti già finanziati, ma che nel corso degli anni non sono stati compiuti, rendendo troppo prolungata e soprattutto inutile l'attesa. Fondazione Cariverona ha pertanto deciso di ritirare il contributo già a suo tempo deliberato per la costruzione del nuovo centro museale di Bassano, di cui si parla da più di vent'anni e che oggi è ancora allo stato di cantiere interrotto.
Detto in soldoni (perché di soldoni si tratta), si tratta di 5 milioni e 600mila euro - somma residua del contributo ancora da erogare - che rimangono pertanto nelle disponibilità dell'istituto veronese. Troppo vecchio il progetto e soprattutto troppo il tempo perso per realizzarlo: niente più schei.

La conferenza stampa in sala consiliare in municipio (foto Alessandro Tich)

La notizia viene resa nota in una conferenza stampa con distanziamento giornalistico convocata d'urgenza questo pomeriggio in municipio, in occasione della quale l'amministrazione Pavan annuncia le contromisure generate dall'improvvisa, e negativa, novità. “La perdita del contributo ci spinge a una riprogettazione del Polo Museale Santa Chiara - dichiara il sindaco Elena Pavan -, ma adeguata ai tempi e alle necessità della città.”
E come riferisce sempre la sindaca, è la stessa lettera della Fondazione ad indicare la via, nel richiedere - per futuri ed eventuali interventi economici - “di riprogettare il Polo Museale non solo in senso fisico, ma anche di implementarlo in senso culturale”. Prima però di delinearne il futuro, dobbiamo necessariamente ripercorrere per sommi capi il controverso passato di questo cantiere infinito, secondo per complicazioni in corso d'opera solo a quello del Ponte.

Di un nuovo “centro dei musei” nel cuore di Bassano si è parlato sin dalla fine degli anni '90, ancora con l'amministrazione Gambaretto. Il bando di progettazione scatta nell'ottobre 2006, il progetto definitivo arriva nel novembre 2009, il progetto esecutivo a marzo 2011.
“Sono passati 5 anni - rimarca l'assessore ai Lavori Pubblici Andrea Zonta - solo di progettazione.” Il progetto del Polo Museale Santa Chiara è composto di due stralci: il primo è destinato ad accogliere il nuovo “Museo Naturalistico” della città, in cui collocare le collezioni naturalistiche dei Musei Civici e la collezione degli animali tassidermizzati della Fondazione Luca. Il secondo stralcio è invece la “terra promessa” per la nuova sede della Galleria del Motorismo, Mobilità e Ingegno Veneto ”Giannino Marzotto“, evoluzione del Museo dell'Automobile Bonfanti-Vimar. I lavori per la realizzazione del primo stralcio partono nel 2012, affidati alla ditta Adico Costruzioni di Maser. Poi il cantiere nell'ottobre 2014 si blocca.
La Adico va in fallimento e dopo ben due anni, nel 2016, i lavori riprendono e l'appalto affidato alla ditta arrivata seconda in graduatoria, la Nico Vardanega Costruzioni di Possagno.
Il ritardo nella ripresa dei lavori era stato causato dalla volontà dell'amministrazione Poletto - poi tornata sui suoi passi, dopo appunto due anni - di dirottare il contributo di Fondazione Cariverona nel progetto del nuovo Teatro cittadino.
Nel 2018 va in liquidazione e nel 2019 va in fallimento anche la Vardanega, contemporaneamente sotto tiro per l'appalto del Ponte. Da allora - nel cantiere in cui sono state prevalentemente realizzate solo le opere per il piano interrato -, è il deserto dei Tartari.

E parliamo anche di schei. Tenete a portata di mano un'Aspirina, potrebbe girarvi la testa.
Il progetto iniziale del Polo Museale, comprensivo dei due stralci esecutivi, ammontava a 17.950.000 euro. La spesa per il primo stralcio, su progetto Sintecna, è stata invece prevista in 11.541.000 euro. Di questi, 10 milioni venivano coperti con il contributo di Fondazione Cariverona, il restante milione e mezzo con fondi comunali.
Poi si è passati alla gara d'appalto per il primo stralcio, vinta dalla Adico di Maser per una cifra complessiva (lavori a base d'asta più somme a disposizione dell'amministrazione) di 5.900.000 euro più Iva. A seguito del ribasso d'asta, la Fondazione ricalibrava il suo contributo, abbassandolo da 10 a 8 milioni di euro. Di questi, 2,4 milioni sono stati erogati e spesi per i lavori effettuati. Rimanevano appunto ancora 5,6 milioni da erogare: la cifra che l'ente finanziatore ha deciso di ritirare dalla destinazione-Polo per il prolungato blocco dell'opera da finanziare. L'intricata vicenda - come riferisce il vicesindaco e assessore al Patrimonio Roberto Marin - ha registrato ulteriori complicazioni economico-amministrative.
È saltato l'incasso di oltre 1 milione di euro che il Comune doveva incamerare dall'escussione dalla polizza fideiussoria della Vardanega in fallimento, in garanzia dell'anticipo per i lavori: è fallita infatti anche la società assicuratrice, che aveva sede a Gibilterra.
L'amministrazione ha dovuto inoltre pagare 146mila euro per la procedura di rientro in possesso del cantiere, che era sotto tutela del curatore fallimentare, per il collaudo in corso d'opera dello stato di fatto del progetto.
Insomma: un bagno di sangue a cui si aggiunge la mazzata della Fondazione.
Senza tener conto del fatto che per il secondo stralcio esecutivo del Polo, da oltre 6 milioni di euro, le prospettive di finanziamento sono ancora allo “stadio zero”.

E allora? E allora #Si Riparte, versione riveduta e corretta del #Si Cambia.
“La progettazione del 2006 non è più attuale con le esigenze del 2020 - specifica l'assessore Andrea Zonta -. Non è più possibile continuare a insistere su questa logica, bisogna mettere in campo un nuovo piano progettuale.”
L'idea di fondo, come spiega il sindaco Pavan, è quella di “prendere il Polo per le corna”.
Vale a dire ripensarlo come “modello contemporaneo, nella concezione di un museo che deve anche vivere” e come “proposta nuova” di un “polo culturale e di ricerca, ma adeguato ai tempi e alle necessitò della città”. Per concepire il progetto del nuovo Polo Museale saranno “interessate persone a vario livello”, ma l'amministrazione si terrà soprattutto in contatto con Michele Lanzinger, direttore di quel MuSe (Museo delle Scienze) di Trento sui cui modelli di gestione la “riprogrammazione” del Santa Chiara vuole ispirarsi. Non è comunque una novità, visto che Lanzinger aveva già siglato un accordo di partenariato col Comune di Bassano del Grappa per la “messa a sistema delle risorse culturali e territoriali” tra il MuSe e il futuro Polo bassanese ancora nel 2017, assieme al sindaco Poletto. Si tratta quindi di una “cosa” che dovrà prendere forma e sostanza “con la condivisione della città”.
“È un progetto a lungo termine che parte da una riprogettazione del Polo Museale che si rendeva necessaria comunque e per la quale erano stati già stanziati i soldi - aggiunge il vicesindaco Marin -. Oggi ci troviamo di fatto ad annunciare il rilancio culturale del progetto, adeguato ai tempi e alle risposte che si possono dare alle nuove esigenze della città e del comprensorio.”

Dunque le destinazioni del Polo saranno le stesse (museo naturalistico e galleria tecnologica) ma la “struttura” e le sue funzioni saranno diverse e “riaggiornate”.
La conferenza stampa è anche l'occasione di una apparizione speciale di Massimo Vallotto, presidente della Fondazione Museo dell'Automobile, ultimamente ritiratosi dalla vita pubblica bassanese. “Seguendo in tutti questi anni il progetto, è la sesta giunta comunale che incontro - afferma Vallotto -. Non ho mai trovato una convinzione totale di completare quest'opera come con questa amministrazione.”
Fausto Taras, avvocato bassanese, è consigliere generale di Fondazione Cariverona. Rappresenta quindi l'istituto che ha chiuso i cordoni della borsa. “Non c'è nulla di punitivo e mi auguro definitivo nei confronti di Bassano - chiarisce Taras -. Da alcuni anni la linea del CdA della Fondazione è quella di rivedere i contributi più antichi, ridestinando il capitale che non viene utilizzato sul territorio, considerata anche l'attuale contingenza economica.”
E a proposito di capitale e di cordoni della borsa: che costi si stimano per il “nuovo” Polo Museale Santa Chiara, che oltre ai due musei permanenti dovrebbe comprendere, come dice il sindaco Pavan, anche “una terza parte più dinamica, culturale”? E come si pensa di reperire i fondi che serviranno a realizzarlo? Troppo presto per dirlo. Siamo appena all'alba del nuovo giorno dopo la notte fatta calare dalla lettera della Fondazione. Notte Chiara.
E a tal riguardo l'assessore Zonta, noto per la sua schiettezza, rende una risposta insolitamente democristiana: “Prima di pensare alle finanze bisogna pensare qual è il progetto che vogliamo portare avanti per la città.” San Bassiano, aiutaci tu.

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