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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Special report
Pala avvelenata
I retroscena sulla Pala del Bassano restituita alle Gallerie di Venezia, il protocollo Casarin-Accadia, lo "scambio" con un'opera da scegliere, la rabbia dell'ex assessore Cunico. Il sindaco Pavan: "Causa Covid questa cosa è proprio scappata"
Pubblicato il 21-05-2020
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La “palla avvelenata” era un gioco dei bambini dei tempi che furono.
Si giocava in gruppo, si faceva rimbalzare una palla sul muro, chi era di turno doveva rincorrerla per colpire con la palla il giocatore più vicino a lui e se questo veniva colpito lasciava il gioco mentre se riusciva ad acchiappare al volo la palla eliminava il battitore.
Più complicato da spiegare che da fare. Oggi invece a Bassano del Grappa stiamo brevettando la nuova variante del gioco: la “Pala avvelenata”, dove ciò che si rincorre e che rimbalza sono le accuse e le polemiche. Mi riferisco ovviamente all'incredibile (per i modi in cui si è sviluppata) vicenda della silenziosa e repentina partenza della “Pala di Sant'Anna” di Jacopo Bassano, che dal nostro Museo Civico - dov'era esposta al pubblico da 64 anni - è stata restituita a tempo di record alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, che ne detengono la proprietà, senza che in città se ne sapesse nulla. Non mi ripeto sui dettagli dell'operazione, per i quali vi rimando al mio articolo “PalaBassano” che per primo ha scoperchiato la pentola.
Museo Civico, sala dapontiana. A sinistra la nuda parete dov'era collocata la 'Pala di Sant'Anna' (foto Alessandro Tich)
Nel frattempo ieri il Museo Civico di Bassano ha riaperto i battenti dopo gli oltre due mesi di chiusura per il Covid e nella sala dapontiana salta all'occhio la nuda parete bianca dove il prezioso dipinto, oramai da noi perduto, era collocato.
Su quella parete in futuro sarà ricollocato qualcos'altro, ma me ne occuperò nelle righe a seguire. La novità di oggi è che il sindaco e assessore alla Cultura Elena Pavan, a margine di una videoconferenza stampa dedicata ad altro argomento, ha inteso dare alcune sue precisazioni sul trasferimento del capolavoro da Bassano a Venezia. Una nuova serie di vicende che per trama incalzante non ha paragoni. Disabbonatevi da Netflix.
La Pavan, interpellata da chi vi scrive, ha innanzitutto affermato che “nel 2018 l'amministrazione Poletto ha rinnovato la convenzione per il comodato della Pala, con restituzione ad nutum”. Tradotto dall'avvocatese in italiano: con la clausola secondo la quale il proprietario (le Gallerie dell'Accademia) può richiedere indietro in qualsiasi momento il dipinto, senza che la controparte (Comune e Museo di Bassano) possa opporsi. Ed è così che, all'improvviso, la cosa si è verificata. Nero su bianco.
“Per l'apertura della loro nuova sezione, le Gallerie di Venezia stanno chiedendo indietro opere concesse in comodato in vari musei - ha spiegato il sindaco -. A fine 2019 è stata formulata la richiesta per la Pala al Comune di Bassano e alla direttrice artistica del Museo Chiara Casarin.” E qui arriva, egregi lettori, il nero su bianco. Vale a dire un protocollo, datato 27 gennaio 2020, con il quale la direttrice artistica Casarin e il segretario generale del Comune nonché dirigente Area 3 Cultura-Museo Antonello Accadia comunicano al direttore delle Gallerie dell'Accademia Giulio Manieri Elia l'accoglienza della richiesta di restituzione della “Pala di Sant'Anna”, esposta a Bassano in “deposito temporaneo”.
Il tutto deciso “in virtù dei buoni rapporti che legano le nostre istituzioni e nella convinzione che la movimentazione del patrimonio sia un valore aggiunto alla conoscenza dell'opera dei grandi maestri del passato”. Un placet talmente rapido rispetto ai tempi della richiesta veneziana che non è stato neppure necessario prevedere una cerimonia “di commiato” del dipinto dal Museo che lo ha conservato, restaurato per la mostra di Jacopo Bassano del '92 ed esposto per oltre sei decenni.
Nel momento dell'accordo la “Pala di Sant'Anna” si trovava infatti in prestito alla Galleria d'Arte Moderna di Pordenone per la mostra “Il Rinascimento di Pordenone”, dedicata al grande pittore del primo Cinquecento (al secolo Giovanni Antonio de' Sacchis) nato nella città friulana e ai suoi contemporanei e curata da Caterina Furlan e Vittorio Sgarbi.
Quello stesso Sgarbi che è il presidente della Fondazione Canova Onlus di Possagno, di cui la Casarin è membro del Comitato di studio, e che assieme alla stessa Casarin fa parte del Comitato scientifico delle Gallerie dell'Accademia di Venezia. Gira e rigira, i nomi sono sempre quelli. E così, dopo la chiusura della mostra del Pordenone in data 2 febbraio, la Pala di Sant'Anna in trono con la Vergine Bambina tra i Santi Girolamo e Francesco è stata direttamente trasferita dalla città friulana all'Accademia di Venezia, bypassando tranquillamente la nostra città. Quella nuda parete bianca del nostro Museo Civico dov'era collocata l'opera restituita è quindi tale dall'ottobre dello scorso anno, mese inaugurale della mostra pordenonese, per la quale è stato staccato un biglietto di andata senza più ritorno.
Per l'impalata città di Bassano del Grappa c'è però un “contentino” finalizzato a rendere il distacco dal capolavoro di Jacopo meno doloroso. Lo prevede il protocollo di Casarin e Accadia, con la richiesta alle Gallerie dell'Accademia “di affidarci in un nuovo comodato un'opera” in sostituzione della “celebre Sant'Anna di Jacopo Bassano”.
L'opera sostitutiva, reperibile dai depositi del Museo veneziano (dello stesso Bassano o della sua bottega), sarebbe stata individuata “tra quelle che gentilmente vorrete renderci disponibili e di concerto con il nostro direttore artistico, dott.ssa Chiara Casarin”.
Ergo: io ridò la Pala a te, tu dai qualcosa a me, ed entro il semestre della “direzione artistica” casariniana lo scambio è cosa fatta. Poi però ci si è messo di mezzo quello scassamaroni di coronavirus e l'operazione di permuta “in contemporanea” è saltata.
Nel frattempo si è concluso anche l'appalto esterno semestrale della Casarin, il riattivato concorso per il nuovo direttore del Museo Civico è ancora lungi a venire e quindi la città di Bassano è priva di una figura di riferimento per la conclusione dell'operazione concordata.
E allora come se ne esce?
“Come è noto - ha dichiarato il sindaco Pavan -, il 29 maggio avrò un incontro conoscitivo a Venezia col direttore delle Gallerie dell'Accademia. Si comincerà a ragionare sulle alternative, ascoltando i bassanesi. L'Associazione degli “Amici dei Musei” sarà coinvolta nella fase di valutazione e scelta dell'opera sostitutiva. Gli “Amici dei Musei” hanno i loro studiosi di riferimento, sarà una scelta approfondita e condivisa.” Dunque, per la scelta dell'opera sostitutiva, l'associazione bassanese sarà invitata a sostituire il direttore del Museo che ancora non c'è. Con l'occasione la Pavan ha lamentato la circostanza che il direttore delle Gallerie dell'Accademia aveva dato il suo assenso alla concessione di un'altra opera, ma poi “l'occhio del ciclone Covid ha fagocitato lo scambio in contemporanea”. “Causa Covid - ha aggiunto la sindaca - questa cosa è proprio scappata.” È l'assist per il cahier de doléances pavaniano sul vespaio generato dal nostro articolo: “Mi dispiace per le notizie uscite parzialmente senza la contestualità di ciò che accadrà al Museo e per le polemiche sul nascere. Alimentarle fa poco bene per Bassano in generale.” Il problema, egregio sindaco, è che le polemiche non vengono alimentate: si autoalimentano da sole.
A gettare benzina sul fuoco è il fatto che, al di là degli incontri conoscitivi e delle clausole ad nutum, tutta questa vicenda sia stata portata avanti nel silenzio più assoluto.
Serpeggia tensione nella maggioranza di centrodestra, che in questa operazione non è stata coinvolta, la commissione consiliare Cultura è stata totalmente ignorata al riguardo e le minoranze di centrosinistra sono sul piede di guerra. In particolare l'ex assessore alla Cultura Giovanni Cunico, che sulla questione avrà un confronto diretto con la sindaca in una commissione Cultura richiesta d'urgenza, che avverrà in data ancora da stabilire.
“Perdere così un dipinto della collezione delle opere del Bassano è stato uno smacco per il nostro Museo Civico - dichiara Cunico a Bassanonet -. Non mi interessa la polemica, ma se questa vicenda passa sottotraccia, allora passa il messaggio che a Bassano non c'è attenzione sui Musei e questo non va bene.” “È frustrante - conclude l'ex assessore - avere un Museo Civico in balia delle Gallerie dell'Accademia e di altri musei, senza un gestore capace di difendere e di valorizzare il patrimonio che c'è.”
Quelle di Cunico sono parole dure che tuttavia sembrano quasi gentili in confronto alle prese di posizione di alcuni autorevoli esponenti del mondo della gestione museale e della storia dell'arte, che mi riservo di riportare in un articolo a parte. Su tutti, la nuova sferzante folata di bora che arriva da Trieste per voce della storica ex direttrice dei Musei Civici bassanesi Giuliana Ericani, espressa in alcuni suoi interventi postati su Facebook.
“È inammissibile - ha scritto la dott.ssa Ericani - che un'Amministrazione porti a termine un'operazione di questa portata e Bassano e i Bassanesi vengano a saperlo a cose non solo decise ma addirittura avvenute, senza prima un'informazione, una discussione, un dibattito in Città, senza un passaggio in Commissione Cultura e Turismo o una disamina in Consiglio dove, forse, potevano essere proposte e valutate modalità operative vantaggiose per entrambi i Musei interessati.” “Ora di nascosto - è uno dei passi più acidi dell'ex direttrice del Museo Civico - un direttore in scadenza e un giovane funzionario di museo hanno deciso che la museologia contemporanea non conta nulla e hanno spostato un pacco. Peccato che questo pacco è portatore di significati che loro non hanno capito.”
E con la parola “pacco”, egregi lettori, possiamo concludere questo articolo.
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