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Cultura e Musei: a proposito della “lettera aperta” di Chiara Casarin

Pubblicato il 05-10-2019
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Apprendo oggi dal Giornale di Vicenza dell'amaro intervento su Facebook del direttore (ex direttore? direttore facente funzioni? riconfermato direttore in pectore?) dei Musei Civici di Bassano del Grappa Chiara Casarin. In realtà sto scrivendo una bugia, perché il testo del lungo sfogo della curatrice trevigiana è girato ieri negli smartphone di mezza Bassano ed è arrivato anche a me. Non però direttamente dall'autrice di quella che lei stessa chiama una “lettera aperta”, ragion per cui non ho avuto motivo di prenderla in considerazione.
Ora però che la cosa è ufficialmente pubblica, essendo stata riportata sul quotidiano locale, non posso non intervenire per analizzare alcuni aspetti su cui la Casarin pone l'accento, anche perché dell'oggetto delle sue lamentazioni chi vi scrive è certamente parte in causa.
L'intervento della “Dir” è un cahier de doléances conseguente alla ridda di voci e di notizie che in questi giorni la riguardano, in particolare - ma non solo - in merito al rinnovo del suo contratto alla guida degli uffici di via Museo. Una situazione nella quale, come scrive, “spiace davvero vedere quante energie vengano dedicate a ipotesi, quanto livore si manifesti a partire da una evidente non conoscenza dei fatti”.

Foto: archivio Bassanonet

“La precedente e l'attuale amministrazione di Bassano del Grappa - afferma Casarin relativamente al suo contratto - hanno appoggiato la mia visione per i musei, hanno riconosciuto il lavoro fatto da tutto il personale dell’area e, come si fa tra persone civili che hanno uno scopo comune, abbiamo stretto la mano su un progetto che potrebbe vederci lavorare ancora insieme e per molto tempo.” “Per poter portare a compimento questo progetto - aggiunge -, sono necessari alcuni passaggi e voi che conoscete le procedure sapete che per essere trasparenti e rispettosi delle norme è necessario attendere tutte le formalizzazioni. Non fosse che per sola scaramanzia, non si può dire né sapere come andrà a finire: la trasparenza prevede proprio massima accessibilità da parte di tutti sia per partecipare che per essere informati.” “Nessuno però ci impedisce - continua - di continuare a lavorare sulla nostra visione: quella di una programmazione a lungo termine, per lo meno triennale, dove non vi sia un semplice susseguirsi di mostre ed eventi ma dove si riesca a creare un ciclo di proposte culturali coerenti, forti e scientificamente rilevanti.”

C'è soprattutto una cosa che il direttore (ex direttore? ecc. ecc.) dei Musei Civici segnala come esempio di quello che le porta a scrivere: “Spiace vedere quanto sia sempre più importante cogliere il pretesto per seminare malumore e astio piuttosto che condividere fatiche e soddisfazioni.” E si tratta della proroga della mostra a Palazzo Sturm delle incisioni di Albrecht Dürer appartenenti alla collezioni dei Remondini, conclusasi il 30 settembre e riaperta fino al 19 gennaio. Casarin informa che fra i traguardi della mostra c'è stato anche quello di “rompere una norma”. “Solitamente - spiega - la carta non può essere esposta alle radiazioni luminose per più di 4 mesi ma, grazie ad uno studio e un prototipo de I Guzzini, oggi la mostra di Dürer potrà essere visitata per altri 4 mesi.”
“Un caso a dir poco eccezionale, il primo in assoluto nella storia dei musei - prosegue il testo -. Ecco che, invece di manifestare entusiasmo, contentezza e complimentarsi con gli operatori che hanno reso possibile tutto questo, c’è chi lamenta di non avere ricevuto con buon anticipo la notizia. Un ritardo dovuto a una firma, a un documento... non a una volontà o a una dimenticanza. I manifesti con la proroga sono già stati consegnati a chi farà le affissioni da Bassano a Venezia.”
“La mia visione, il mio sogno, è quello di una cultura per tutti, fatta con rigore nel metodo per l’eccellenza del risultato. Fatta con amore e rivolta anche a chi non ne ha gli strumenti, condivisa, fatta crescere - continua la “lettera aperta” -. Ma l’atmosfera predominante è purtroppo diversa. Scrivo per dire anche che i tanti bassanesi orgogliosi del lavoro che si sta facendo, sono annoiati dalle solite polemiche ma si rendono conto che tutto questo borbottio di sottofondo nuoce alla città, alla sua immagine nei confronti del territorio, nuoce alla sua attrattività. Basta guardarsi intorno: ci sono città unite.” “Bassano del Grappa - conclude Chiara Casarin - è una bellissima città, con un patrimonio invidiabile. Credo valga la pena di rinunciare alle prese di posizione per lavorare tutti insieme, unire le forze, aiutarsi in quanto sono persuasa del fatto che Bassano può affermarsi come centro di produzione culturale di riferimento per tutto il nordest e può essere esempio di civiltà e baricentro per collaborazioni di altissimo rilievo.”

Fin qui lo sfogo di colei che ha innestato la pianta dell'arte contemporanea nel terreno classico del Museo di Bassano. Uno sfogo lungo e circostanziato, che è il sintomo di una comprensibile sofferenza per questa situazione degna del miglior Kafka.
Si parla di “malumore e astio”, di “livore”, di “prese di posizione”, di “borbottio di sottofondo”, di “atmosfera predominante diversa”.
Ma quello che la diretta interessata non ha colto nei “borbottii di sottofondo”, articoli di Bassanonet compresi, è che il nocciolo della questione non è la sua eventuale e da molti auspicata riconferma, bensì la gestione politica della medesima. Che compete all'organo amministrativo comunale. Oggi ci troviamo di fronte a un capolavoro di ingegneria politico-burocratica, senza precedenti in città, con la quale l'amministrazione Pavan - che il 1 agosto aveva annunciato che “i progetti e le iniziative future dei Musei Civici di Bassano del Grappa manterranno la direzione di Chiara Casarin” - sta cercando di mantenere la promessa attraverso una inedita e complessa soluzione “creativa”, nell'impossibilità normativa di concedere una seconda proroga dell'incarico.
La “evidente non conoscenza dei fatti” mi porta a dire che esiste una delibera di giunta comunale, la numero 270 del 30 settembre 2019, che certifica sostanzialmente cinque cose. Primo: il 31 luglio 2019 il contratto della “direzione scientifica del Museo Civico di Bassano del Grappa” è scaduto. Secondo: il bando di selezione pubblica per il nuovo direttore del Museo Civico, indetto dall'amministrazione Poletto ancora il 26 febbraio 2019 e dei cui esiti non si sono mai avute comunicazioni, è stato sospeso.
Terzo: sarà a breve indetta una nuova procedura di affidamento diretto per l'individuazione di un professionista “con maturata esperienza nella valorizzazione delle collezioni museali del territorio” che avrà il compito di effettuare nel periodo di sei mesi (ottobre 2019 - marzo 2020) uno studio di fattibilità sul non meglio specificato step successivo di tutta questa storia: il “convenzionamento con altri gestori di musei o beni culturali in chiave di valorizzazione congiunta del patrimonio culturale e direzione artistica delle attività museali”. Quarto: lo stesso consulente prescelto avrà anche l'incarico, nel corso dello stesso semestre, della direzione ad interim del Museo Civico di Bassano. Quinto: il corrispettivo economico che spetterà al consulente appaltatore deriva - e qui lo virgoletto di nuovo - “dai risparmi di spesa dovuti alla cessazione, a luglio 2019, del contratto relativo alla direzione scientifica del Museo”.
Più azzeccagarbugli di così, si muore. Rendere pubblico questo contorto iter tirato fuori dal cappello a cilindro del governo Pavan con l'avallo dei vertici degli uffici comunali e cercare di capirne il senso non è una “presa di posizione”, ma diritto di cronaca.

In linea di principio, la situazione che porta Chiara Casarin a dispiacersi nel vedere “quante energie vengano dedicate a ipotesi” è il frutto del vacuum di comunicazione e di trasparenza che si sta profilando a Bassano in tema di Cultura e Musei. La qual cosa - e lo voglio dire una volta per tutte - non è colpa sua, ma dell'amministrazione di cui aspira a ritornare ad essere dipendente a contratto a tempo determinato.
Ne è la prova anche il caso della proroga della mostra di Dürer, per la quale l'autrice della “lettera aperta” si rammarica che “invece di manifestare entusiasmo, contentezza e complimentarsi con gli operatori che hanno reso possibile tutto questo, c’è chi lamenta di non avere ricevuto con buon anticipo la notizia”. Il riferimento è generico, ma siccome tra chi ha evidenziato la carente tempistica dell'annuncio della proroga c'è anche chi vi scrive è meglio che io sia Chiaro anche in questo caso.
Non capisco per quale motivo un giornalista o comunque un cittadino debba “manifestare entusiasmo” per il fatto che la mostra sarà aperta ancora quattro mesi grazie al “caso eccezionale e primo in assoluto nella storia dei musei” del prototipo messo a punto da I Guzzini per le radiazioni luminose, se la notizia rimane ignota. Perché un'informazione di tale rilievo la devo venire a sapere a posteriori dal testo di una “lettera aperta” e non a priori dall'ufficio stampa del Comune o del Museo Civico? E sottolineare che a Bassano il 3 ottobre l'indicazione della proroga non era ancora affissa sui cartelli della mostra è un gesto mirato a “seminare malumore e astio”? Non ci siamo.
In conclusione e tornando al punto, questa seria commedia degli equivoci è figlia dell'equivoco originale della gestione politica della vicenda, anche questa senza precedenti. Che porta a chiedersi, ad esempio, a che titolo e con che responsabilità giuridica il direttore scaduto al 31 luglio continui a intervenire in questo periodo di interregno a inaugurazioni e conferenze stampa al Museo.
È probabile, dalle dichiarazioni dello sfogo di ieri (“abbiamo stretto la mano su un progetto che potrebbe vederci lavorare ancora insieme e per molto tempo”), che il contorto iter stabilito dalla delibera di giunta del 30 settembre sia un vestito amministrativo-burocratico cucito su misura per lei.
Glielo auguro di cuore, perché la sua competenza e passione professionale è riconosciuta e perché sul fatto che ci tenga a continuare a dare il meglio di sé a Bassano non nutro il minimo dubbio. Porgendole tuttavia il consiglio non richiesto, in caso di riconferma, di captare meglio i segnali di questa strana e meravigliosa città. Quando l'aspirante successore di se stessa invita “a lavorare tutti insieme, unire le forze, aiutarsi” e rileva che “basta guardarsi intorno: ci sono città unite”, dice infatti cose giuste e sacrosante.
Ma evidentemente, dopo oltre tre anni trascorsi in città, la dottoressa Casarin non conosce ancora Bassano del Grappa abbastanza bene.

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