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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Vittorio torna subito
Festa popolare in via Bellavitis per l'82simo compleanno e i 70 anni di attività di Vittorio Dal Monte, storico e più anziano macellaio di Bassano. Che però, a fine anno, chiuderà definitivamente bottega
Pubblicato il 31-08-2019
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Sulla porta della sua macelleria in via Bellavitis al civico 31, a pochi metri dalla piazza, è appeso il consueto avviso: “Vittorio torna subito”. Lo appende spesso su quella porta ogni qual volta, tra un filetto e una scaloppina, interrompe per qualche minuto il lavoro in bottega per andarsi a bere un “ciclamino” al Caffè Nazionale sulla stessa via o al bar della Susy in via Verci. Ma questa volta Vittorio tornerà più tardi. La fesa e la braciola possono aspettare. Perché questo è un giorno speciale: quello del suo 82simo compleanno.
In occasione del quale un gruppo di aficionados gli ha organizzato una festicciola come Dio comanda sul plateatico esterno del Caffè Nazionale.
Non solo una festa di compleanno: quest'anno Vittorio Dal Monte, detto “Caino”, originario di San Lazzaro (“terra di macellai”, mi spiegano i bene informati del luogo), celebra infatti anche 70 anni di attività. Sì, proprio così: 82 – 70 = 12. In altri tempi si diventava adulti molto più precocemente e Vittorio aveva appena 12 anni quando si trovò ad apprendere i primi rudimenti del mestiere come garzone di bottega in quella stessa “Macelleria G. Marcon” che reca ancora il nome del vecchio proprietario sull'insegna di pietra del negozio, di cui Dal Monte è il titolare ormai dal lontano 1964.
Vittorio Dal Monte, al centro, tra Giovanni Bertoncello 'Giuba' e Carlo Fiore (foto Alessandro Tich)
“El proprietario xera Marcon, ma el mio paron, che me gà insegnà el mestiere, se ciamava Benvenuto Andretta”, spiega il festeggiato.
Il soprannome o menda “Caino”, come mi raccontano sempre i suoi biografi, risale a tempi successivi. Tempi di animatissime partite a carte al ristorante Cardellino, tacà alla sua bottega, con Marcello Botton, altro storico personaggio del commercio bassanese, che vendeva carta e spago in via Verci. Fu lo stesso Botton, a fronte dei diabolici tentativi di Dal Monte di “fregarlo”, a suo dire, per vincere ad ogni costo, a mettergli addosso quel soprannome con cui ancora oggi il buon Vittorio è conosciuto urbi et orbi.
Quella che viene fatta in suo onore è una vera e propria festa popolare, in sintonia col carattere del personaggio. Organizzata da un comitato festeggiamenti spontaneo che per l'occasione si fa chiamare “gli amici di Vittorio”.
In prima fila, a dirigere le danze, ci sono due inossidabili boys della grapperia Nardini sul Ponte, artisti dell'aperitivo e del mezzo e mezzo: Giovanni Bertoncello detto “Giuba” e Carlo Fiore. Affiancati da Luca Panighetti alias “Panico”, promoter dell'evento.
Pane, salumi fatti in casa, formaggi e due bottiglie magnum di spumante brut: non manca davvero niente per un semplice ma gustoso rinfresco celebrativo degno di tale nome.
C'è pure la fisarmonica, che riempie l'atmosfera di via Bellavitis di folcloristiche note e accompagna in allegria i ritmi del vivace e gioioso party con la hit parade dei decenni che furono.
Tra i partecipanti al Vittorio-Day ci sono alcuni volti noti della Bassano-Bassano come ad esempio Sandro Chiminello detto “il Muto”, frontman della Taverna Al Ponte in Destra Brenta, e il capo dei Fedelissimi giallorossi Gian Antonio Bertoncello.
Dalla lontana San Giuseppe di Cassola arriva anche il panettiere Renzo Scuro che da queste parti, in via Verci, fino a qualche mese fa, gestiva uno storico panificio, oggi chiuso definitivamente nel locale che sarà la futura sede di un'agenzia immobiliare.
C'è soprattutto molta gente da San Lazzaro, la frazione dove ai salami e alle bistecche, tra salumieri e macellai, si dà del tu. Tra questi spicca il nome di Valentino Piazza, già banconiere da Nardini Alto, che in gioventù ha fatto però il macellaio imparando il mestiere proprio da Vittorio. È lui uno dei principali promotori del festoso evento. “Andavamo in giro con un Fiat pick up 1100, con la copertura in alluminio, che trasportava i vitelli interi, bestie che poi a quarti venivano esposte in bottega - racconta Piazza -. Io me li caricavo sulla schiena e poi i se picava sul gancio. Me ga fato venire l'ernia, 'sto omo qua.”
Valentino, Giuba, Fiore, Panico e tutti gli altri. Tutti insieme appassionatamente per un avvenimento che ha comunque il sapore di un “gran finale”.
Già: perché alla fine di quest'anno, il 31 dicembre 2019, anche Vittorio Dal Monte detto “Caino” chiuderà definitivamente bottega. Un altro pezzetto della Bassano più autentica che se ne andrà per sempre, lasciando il centro storico sguarnito di macellerie.
Fosse per lui, probabilmente, andrebbe ancora avanti per qualche tempo a lavorare dietro al bancone. Perché di energia, nonostante le 82 candeline, ne ha ancora da vendere.
“Come commerciante, so' el più vecio de tuti”, sottolinea il diretto interessato. Anche se è ben consapevole del fatto che il suo mestiere, almeno per quanto lo riguarda, non ha continuatori. “Chi impara oggi un mestiere? Nessuno”, mi dice sconsolato.
Non è tuttavia la stanchezza, che non traspare in alcun modo, o la sacrosanta ambizione del meritato riposo dopo 70 anni di lavoro la vera e principale ragione della chiusura del negozio. Il locale è stato infatti acquistato da una società immobiliare nello stabile che sarà prossimamente oggetto di un intervento di ristrutturazione per futura e diversa destinazione. Fine delle trasmissioni. La Bassano dei bar, dei negozi in franchising e delle agenzie front office continuerà così ad allargarsi a scapito delle botteghe storiche del centro, ormai ridotte al lumicino. Ma non è questo il giorno per piangersi addosso, perché è un giorno di festa, allegra e partecipata. Nel corso della quale uno dei partecipanti mi lancia il suo monito: “Giornalista, nel tuo articolo no 'sta scrivere: “Questa è Bassano del Grappa”. Scrivi: “Questa è San Lazzaro di Bassano del Grappa”.”
Ed è quello che ho scritto. Sapendo che se non lo scrivessi, tanto per restare in tema, rischierei di ciapare la carne.
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