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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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La procrastinaTura

Ponte: pioggia continua, Brenta sopra i 2 metri di livello idrometrico e ture innalzate ben oltre la scadenza della “finestra stagionale” lavorativa. Eppure, esattamente un anno fa...

Pubblicato il 19-05-2019
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“Se non raddrizzavano il Ponte prima della campagna elettorale per noi sarebbe stato un problema.” La confidenza resami candidamente da un esponente del centrosinistra bassanese, e sul quale proprio per questo mantengo l'anonimato, la dice lunga su quanto il cronoprogramma dell'intervento di restauro sul manufatto ex ligneo coincida col cronoprogramma della ricerca del consenso per il voto amministrativo del 26 maggio. L'obiettivo dell'Amministrazione uscente e in buona parte ricandidata è palese e, dal punto di vista strategico-politico, giustificabile.
E cioè arrivare al voto con la medaglia della prima parte dei lavori conclusa, anche se con due anni di ritardo per le note vicende: Ponte riallineato e prime due stilate ricostruite. Domenica 26 maggio l'obiettivo sarà raggiunto, dal momento che l'intervento di copertura con le filagne e i pali di legno delle strutture interne di base in acciaio inox delle stilate 1 e 2 è stato da poco completato, come pure è vicino alla conclusione l'intervento terminale del montaggio delle banchine lignee dei rostri a pelo d'acqua, attualmente in fase di avanzata esecuzione.
Il fatto è che tutte queste cose, come da dichiarazioni dell'Amministrazione comunale e dell'impresa appaltatrice, dovevano essere completate nello scorso mese di aprile.

Il Brenta, il Ponte e la tura oggi (foto Alessandro Tich)

E non solo, per quanto riguarda il Comune, per aggiornare in tempo utile il medagliere amministrativo ma anche, per quanto riguarda la Inco, per fare il tutto entro la scadenza fissata ad aprile della “finestra lavorativa invernale” oltre la quale, per il rischio statistico di piene primaverili del Brenta, non si può operare in alveo e bisogna contestualmente rimuovere l'ostacolo costituito dalle ture.
E invece è andata come andata, e come tutti sappiamo: da settimane non fa che piovere, col cantiere che è finito allagato a più riprese (anche oggi) e per questo i lavori hanno subito dei considerevoli ritardi. E quella tura che per motivi di rischio idrogeologico dovrebbe essere stata già rimossa è ancora lì al suo posto, bella e innalzata coi suoi massi ciclopici di sostegno, visto che le due stilate vanno completate adesso cascasse il mondo. Anche al dì d'ancuo, domenica 19 maggio 2019, mentre il Brenta ingrossato dal maltempo è in crescita progressiva e ha raggiunto il livello idrometrico (dato Arpav aggiornato alle ore 12.30) di 2 metri e 13 al punto di rilevazione di Ca' Barzizza.
A margine della visita elettorale in cantiere del candidato alle Europee Achille Variati dello scorso 7 maggio, il vicesindaco Roberto Campagnolo aveva confermato ai cronisti che il rallentamento dei lavori “è dovuto al maltempo”, riconoscendo che “a livello di rischio dovremmo già essere in fase di uscita della tura”, e cioè di smontaggio della diga di cantiere. Tuttavia l'assessore uscente ai Lavori Pubblici aveva anche riferito che il Comune è “in contatto costante col Dipartimento della Protezione Civile della Regione per capire quanto la situazione di rischio ci consenta di evitare di smantellare la tura prima della conclusione dei lavori sulle due stilate”. Della serie: “Pronto Houston, qui Apollo 13, attendiamo indicazioni”. Ancora Campagnolo dichiarava: “La tura sarà rimossa tra dieci giorni”. Da quella data di giorni ne sono passati dodici, ma visto il perdurare delle intemperie la previsione non è stata mantenuta e non lo sarà anche nei prossimi giorni ancora. Comunque sia, il clima generale nelle dichiarazioni della stazione appaltante è di “non preoccupazione” per il debordaggio dei lavori oltre-finestra che viene mantenuto sotto controllo. Tura no problem.

A questo punto l'orologio della Pontenovela ritorna indietro esattamente di un anno, alla primavera del 2018, agli ultimi sgoccioli di quella che ieri abbiamo ribattezzato la Prima Repubblica del cantiere senza fine. Era veramente un'altra epoca: la “primavera calda” della comunicazione al Comune dell'impresa Vardanega Costruzioni di interruzione lavori (27 aprile, come da resoconto nel nostro articolo “The End” con oltre 47.500 letture) e del successivo atto dirigenziale di risoluzione in danno del contratto di appalto con la ditta di Possagno (3 maggio).
Sempre in data 27 aprile 2018, a fronte di una richiesta della ditta “di urgenti chiarimenti in merito alle parti di tura da rimuovere”, la Direzione Lavori emetteva un ordine di servizio con l'intimazione all'impresa “di procedere con l'immediata rimozione delle ture, nella loro interezza”. E questo perché, in base alla relazione idraulica di progetto e ai rischi idrogeologici di stagione, “il cronoprogramma di progetto prevede la rimozione delle ture a partire dall'ultima settimana del mese di aprile”. Ancora il Comune, in un atto precedente, aveva ribadito all'impresa che “i documenti contrattuali definiscono chiaramente i periodi nei quali sono previste le ture in alveo, con esclusione del periodo a partire dalla seconda settimana del mese di maggio”. Un ulteriore ordine di servizio del 30 aprile reiterava l'intimazione alla ditta di rimozione delle ture, “posto che la permanenza di tali manufatti in alveo è incompatibile col periodo primaverile, trattandosi di periodo caratterizzato da possibili notevoli aumenti, anche repentini, della portata idrica del fiume Brenta, con conseguente incremento del rischio di pericolo e danno”.
Infine in data 11 maggio il sindaco Riccardo Poletto firmava l'“ordinanza sindacale contingibile ed urgente a tutela della pubblica incolumità per la rimozione delle ture realizzate nell'alveo del fiume Brenta”. L'ordinanza rilevava che la relazione idraulica di progetto “indica la pericolosità delle piene ricorrenti tra l'inizio del mese di maggio e la metà del mese di giugno”. L'atto inoltre accertava “la situazione di pericolo e di possibile danno dovuta al permanere in alveo delle ture in questo periodo dell'anno caratterizzato dalla periodicità delle piene primaverili”.
Il tutto avvalorato da una nota del 30/05/2016 dell'ing. Claudio Modena e dell'ingegnere idraulico Andrea Defina, secondo la quale “il verificarsi di eventi di piena con portate maggiori di quella di progetto delle ture potrebbe portare a scenari, dal punto di vista idraulico, ma anche strutturale, non prevedibili”.
Ma anche dalla valutazione idraulica datata 11/05/2018 dell'ingegnere incaricato Daniele Viero, che confermava nientemeno che “con il tempo di ritorno valutato per le piene primaverili, tanto le sollecitazioni del ponte, quanto l'innalzamento dei livelli idrometrici a monte del ponte, quanto infine il rischio di chiusura del canale Medoaco, sono rischi che possono portare a conseguenze disastrose”.
Da qui l'ordine contingibile ed urgente alla Vardanega Costruzioni, già oggetto di risoluzione in danno del contratto perché considerata inadempiente, “di dare immediato inizio, vale a dire dal giorno 14/05/2018, alla rimozione delle ture realizzate nell'alveo del fiume Brenta”.

Quello che accadde allora è stato già ampiamente raccontato su questo portale e non è il caso di ripercorrerne ulteriormente le vicende. Basterà ricordare che l'ordinanza del sindaco non era stata ottemperata dalla Vardanega, che aveva ulteriormente mantenuto le ture in alveo per la necessità di accertamento dello stato di consistenza dei lavori eseguiti, a seguito della risoluzione in danno del contratto d'appalto. Poi il 16 maggio, a soli cinque giorni dall'ordinanza sindacale, su incarico-lampo affidato dal Comune entravano nel cantiere, ancora nella disponibilità della Vardanega, le ruspe della Brenta Lavori di Fontaniva per procedere finalmente allo smantellamento della tura.
Non è questo il momento e non è questa la sede per rianalizzare cause e effetti, responsabilità e inadempienze, ragioni e torti: tutto ciò appartiene al passato, non riguarda il presente e potrà semmai ritornare a galla in un eventuale futuro giudiziario. Ma quello che colpisce è la constatazione di come, a distanza di un anno esatto, la stessa e identica situazione stagionale sia oggetto, da parte dell'Amministrazione comunale e dei suoi uffici, di valutazioni diametralmente opposte e in quanto tali contraddittorie.
Un anno fa il mantenimento della tura in alveo dopo la scadenza della finestra lavorativa a fine aprile era assolutamente da escludersi poiché faceva presagire “un incremento di rischio di pericolo e danno”, “scenari non prevedibili dal punto di vista idraulico ma anche strutturale”, se non perfino “rischi che possono portare a conseguenze disastrose”.
Mentre in questo mese di maggio 2019, con la diga di cantiere ancora in piedi esattamente come dodici mesi fa, di queste clamorose sirene d'allarme non c'è più eco, le possibili “conseguenze disastrose” si sono dissolte, non è stato emesso alcun ordine di servizio per la rimozione e la gestione del “possibile rischio” si limita a un confronto a distanza col Dipartimento della Protezione Civile della Regione Veneto.
Due pesi e due misure? Ma nooo... Ma vaaa... Ma daiii... Sono cose da scrivere?
È la solita maldicenza appartenente alla categoria dei gufi. Quella a cui stiamo assistendo in questi giorni, sotto la pioggia continua e col Brenta ingrossato, e in barba alla relazione idraulica di progetto, è una semplice e normale procrastinaTura.

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