Alessandro TichAlessandro Tich
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Il Ponte di Attila

Sassata improvvisa da Roma sulle acque del Brenta. Interrogazione al ministro Bonisoli del vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (FdI): “Stanno distruggendo il Ponte di Bassano, la sinistra al governo peggio degli Unni”

Pubblicato il 29-03-2019
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La notizia ha già fatto il giro di varie testate nazionali. Un po' meno invece, al momento, su quelle locali. Portando comunque il vicesindaco Roberto Campagnolo a dichiarare questa sera sul tigì di Bassano che si tratta dell'“ennesima della serie di chi ha lavorato in questi anni solo ed esclusivamente contro il Ponte”.
Questa però, per contenuti e toni, è davvero grossa. Trattasi dell'interrogazione al ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli firmata dal vicepresidente della Camera nonché architetto Fabio Rampelli, di Fratelli d'Italia, relativa ai nuovi sviluppi del progetto di restauro e accompagnata da un intervento trasmesso ai media e intitolato “Stanno distruggendo il Ponte di Bassano, la sinistra al governo peggio degli Unni”.
“Uno dei gioielli architettonici del Palladio, il Ponte di Bassano, simbolo di una città e luogo caro ai soldati della Prima guerra mondiale e agli alpini, che ne fecero un canto popolare, sta per essere definitivamente deturpato - dichiara Rampelli -. La struttura palladiana, di cui l’architetto parla nei Quattro Libri dell’Architettura, opera studiata in tutto il mondo, e che attira migliaia di visitatori, oggi si presenta completamente diversa.”

Stilate 'inossidabili' in corso di ricostruzione (foto Alessandro Tich)

“La giunta comunale, nonostante i tre milioni ricevuti dal Mibact nel 2015 per la realizzazione di opere di recupero e consolidamento, è intervenuta sul ponte degli Alpini affermando di non poter realizzare il progetto di Andrea Palladio per perseguire un restauro conservativo - aggiunge il vicepresidente di Montecitorio, con tanto di sottolineatura in neretto -. Ora, invece avendo completamente eliminato le stilate esistenti opera perciò una ricostruzione che avrebbe consentito di realizzare il progetto che Palladio pubblica ne I quattro libri dell’architettura.”
“La ricostruzione - accusa il parlamentare FdI - finge di essere un restauro dell’esistente ‘progetto Casarotti’. Una decisione che comporta un effetto visivo, architettonico devastante: poiché invece di riprendere il progetto palladiano mostra un ponte di acciaio inox mascherato da ponte in legno. Come se dovendo ricostruire il Colosseo avessero costruito una struttura di acciaio e i marmi diventassero un semplice rivestimento, anzi un travestimento.”
“Siamo certi che il progetto dell’amministrazione comunale coincida con quello avallato dal ministero? Perché, visto che abbiamo gli strumenti tecnologici adeguati non ripristinare il progetto originario del Palladio? Ci auguriamo - conclude Rampelli - che il ministro Bonisoli sappia dare le adeguate risposte e intervenga.”
Si attendono sviluppi? Visti i precedenti col Ministero e con la Soprintendenza che ne è l'emanazione, il punto interrogativo è d'obbligo.
Che la prevalente anima in acciaio inox delle stilate in corso di ricostruzione (e non di ripristino), prevista dalla variante di progetto approvata dal Comune, stia snaturando la storia architettonica del Ponte Vecchio - nonché aspirante Monumento Nazionale - è una questione già emersa alla pubblica attenzione e riportata più volte anche su questo portale. E di “acciaio ricoperto”, di “Heavy Metal” e di travi reticolari “monster” abbiamo già scritto, sempre a più riprese, su queste nostre pagine.
Ma l'intervento dell'on. Rampelli ha l'effetto di una sassata improvvisa, che nel sostenere che quello in atto sul Brenta non è più un “restauro conservativo” (per il quale il Ministero ha concesso il contributo) ma per l'appunto una “ricostruzione”, pone comunque una questione sulla quale la città, checché ne dica il vicesindaco, si deve interrogare. L'esponente politico di centrodestra lo fa comunque con un linguaggio estremo, nel momento in cui dichiara che la sinistra al governo di Bassano “è peggio degli Unni”.
Magari è un'affermazione un tantino esagerata, ma ci fa evocare il fatto che tutto questo acciaio montato nella struttura interna delle stilate è davvero degno del Ponte di Attila: dove passa lui, non cresce più il legno.

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