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Direttore Responsabile
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Special report
Ponte degli Alpinox
C'era una volta un Ponte di legno. Ma non lo sarà più con l'intervento di restauro. Gli elementi interni della struttura delle stilate saranno prevalentemente in acciaio
Pubblicato il 08-03-2019
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— C’era una volta....
— Un re! — diranno subito i miei egregi lettori.
Immagine tratta dalla relazione illustrativa della proposta migliorativa di progetto di Inco Srl
— No, signori, avete sbagliato. C’era una volta un Ponte di legno.
Chiedo scusa al sommo Carlo Collodi se ho preso in prestito, riadattandolo al contesto, l'inizio del suo immortale “Le avventure di Pinocchio”. Ma se dicessi che il restauro del Ponte degli Alpini ci restituirà lo stesso Ponte che abbiamo sempre visto, mi crescerebbe il naso.
Ebbene sì, egregi lettori nonché cari concittadini bassanesi. Per cinquecento anni abbiamo avuto il Ponte di legno più famoso della nostra penisola (e vorrei dire anche d'Europa e del mondo). Negli interventi di restauro più recenti sono stati introdotti elementi di cemento e materiali affini, in particolare per le basi di sostegno subacquee del monumento. Ma tutte le funzioni statiche e dinamiche che si richiedono a un Ponte, prima fra tutte quella di resistere alla spinta orizzontale del fiume, sono state svolte da una tanto efficace quanto stupefacente combinazione di elementi architettonici - composti da travi, pali, filagne e quant'altro - tutti di legno.
Ora invece, in quel mix esecutivo composto dal progetto strutturale Modena per il restauro del manufatto e dalla “variante migliorativa” dell'appaltatore Inco Srl, le componenti lignee si ridurranno in buona parte al ruolo di semplice rivestimento della parte interna delle stilate, le cui funzioni strutturali saranno prevalentemente svolte da componenti di acciaio. Ora vi spiego di cosa si tratta, ma per avere già un'idea di che cosa sto parlando vi invito prima a guardare con attenzione l'immagine pubblicata sopra, tratta dalla relazione tecnica illustrativa sulle varianti di progetto dell'appaltatore Inco, redatta dal progettista delle strutture ing. Gianni Michelon. Nuove soluzioni progettuali che, come scrive l'introduzione della relazione, sono “peraltro già condivise con l'Amministrazione Appaltante”. Si tratta di un'immagine relativa alla fase di ripristino delle stilate precedente al rivestimento conclusivo delle medesime con l'aggiunta della trave lignea di banchina, della trave lignea spartiacque e delle filagne di legno della parte inferiore e dei rostri. Tutte componenti che consentiranno di mascherare l'anima inox della struttura.
Guardare per credere: nell'immagine, tutte le parti in bianco sono in acciaio mentre le parti in marrone sono in legno. E potete già rendervi conto, a prima vista, del rapporto di quantità tra i due materiali. In calce invece a questo articolo potete inoltre vedere altre due immagini, tratte dagli allegati alla medesima relazione tecnica.
La prima è una sezione della stilata 1 e 2, che mostra anche la serie di pali di rostro che scendono giù, conficcati nell'alveo. La seconda è invece una pianta delle stilate 1 e 2, e cioè una “visione dall'alto”, relativa sempre alla fase precedente all'aggiunta dei rivestimenti finali di legno. I componenti in acciaio sono di colore blu, mentre quelli di legno sono di colore marrone. E il colore blu, come potete vedere, è preponderante. Ecco quindi a voi, signore e signori, il Ponte degli Alpinox.
Iniziamo adesso una veloce ricognizione di ciò che sarà fatto, che potremmo intitolare “tutto il cyborg minuto per minuto”. Partendo, ovviamente, dall'elemento centrale di tutto il sistema. Mi riferisco alla maxi trave reticolare di fondazione in acciaio inossidabile, la famosa “trave monster” che è stata collocata mercoledì scorso nella seconda stilata e sarà collocata, prossimamente, anche nella prima.
Secondo quanto spiegato dalla relazione tecnica, la nuova trave reticolare, assieme ad un nuovo sistema di tiranti, rappresenta “un'importante modifica alle scelte progettuali del progetto autorizzato”. E questo perché il nuovo sistema di fondazione “permette di assorbire le azioni orizzontali del vento e della spinta del fiume in maniera indipendente dalla presenza della travata reticolare di impalcato”.
In altre parole: la trave reticolare di impalcato, così come prevista dal progetto Modena, non serve più. E udite udite. “Eventualmente - scrive la relazione sulla proposta migliorativa della Inco - la trave di impalcato verrà realizzata solamente in legno e con la sola funzione di stabilizzazione e ridistribuzione delle azioni fra le stilate: ovviamente viene meno la necessità di collegamento con le spalle in muratura”. Problema disponibilità spalla Nardini risolto.
Ma torniamo alla nostra maxi trave inox di fondazione. Le dimensioni rispetto al progetto Modena sono le stesse, ma cambia radicalmente il “dimensionamento strutturale”, per consentire di far fronte alle azioni orizzontali di acqua e vento.
A tale scopo è stata introdotta “la modifica più importante” rispetto al progetto esecutivo originario: e cioè l'introduzione di una rete di tiranti in acciaio (3+3 per ogni stilata e per ogni direzione) ai lati delle colonne in legno della singola stilata.
Il sistema dei tiranti in acciaio sarà realizzato tra la trave inox di fondazione e un “nuovo elemento strutturale” posto nel punto di attacco delle saette (le travi oblique sotto l'impalcato) alle colonne in legno: si tratta di una trave composta sempre in acciaio, zincato e con “verniciatura nella tinta concordata”. La rete di tiranti in acciaio sarà mantenuta “a filo delle colonne” e quindi, in conclusione, mascherata dal rivestimento delle filagne. Ovvero, come spiega la relazione, “i tiranti risulteranno quasi invisibili a lavori completati”. Quasi.
Un altro reparto di punta dell'acciaieria sul Brenta, assieme alla maxi reticolare di fondazione, sarà composto dalla “realizzazione del nuovo insieme di rostri”. Praticamente le uniche parti in legno dei pali di rostro saranno quelle che emergeranno dal livello medio del fiume Brenta e saranno pertanto visibili a occhio nudo, tra le “fessure” del rivestimento delle filagne. Il resto sarà costituito da pali non lignei, composti nella parte inferiore conficcata nell'alveo da armature metalliche e in quella superiore da una “camicia” in acciaio inossidabile.
Anche i pezzi di pali di rostro in legno saranno comunque dotati di una “croce” in acciaio inossidabile, così da renderne “agevole l'inserimento” nella sottostante “camicia”.
Le “teste” dei pali di rostro saranno quindi collegate e protette da un profilo sagomato, ancora in acciaio inox, che si connetterà nella parte sommitale alla nuova trave composta in acciaio zincato e verniciato e che verrà alla fine “coperto” dalla trave lignea spartiacque.
C'era dunque una volta un Ponte di legno. Dal punto di vista estetico, architettonico, storico e funzionale. Ora diventerà un Ponte dove il legno continuerà a mostrarsi nelle architetture del piano pedonale di transito (colonnine, balaustrata, travi di sottotetto), negli elementi di sostegno dell'impalcato (colonne, otto per stilata, più saette e saettoni) e nelle filagne, banchine e travi di rivestimento dei rostri e della base delle pile, ma che all'interno della sua struttura verrà stravolto, come un corpo in cui sono stati trapiantati membra e organi sintetici.
Quello che è in corso non è solamente un intervento di ripristino e consolidamento statico del manufatto, né una ristrutturazione innovativa ma rispettosa del passato e dell'unicità architettonica del monumento, come quelle del Ferracina o del Casarotti o come è stato il caso di restauri o persino ricostruzioni anche più recenti. È anche e soprattutto una violenta interferenza nell'arte e nella storia, e cioè nell'anima stessa della città e del suo monumento simbolo, che ha certamente una paternità tecnica a più voci ma anche una responsabilità politica. Potrà anche essere che le soluzioni ingegneristiche dell'oramai alterato (per non dire abbandonato) progetto Modena e delle “varianti migliorative” dell'impresa appaltatrice comportino il vantaggio di un minore futuro ricorso a manutenzioni ordinarie e straordinarie, poiché costituite in buona parte da elementi di acciaio inox e prive quindi della deperibilità tipica del legno. Ma è un vantaggio non sufficiente a giustificare un così pesante utilizzo di materiali estranei all'identità del Bene da restaurare. Alla fine avremo un Ponte ligneo solo in apparenza, non più in sostanza.
E col passare degli anni, probabilmente, ci abitueremo purtroppo a presentare ai turisti, e a giustificare a noi stessi, questo cyborg rivestito di legno. Ma fatemi un favore: non chiamiamolo più il Ponte palladiano.
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