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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Varda che dossier 2

Seconda e ultima puntata del reportage sulla relazione trasmessa all'ANAC dalla Vardanega in liquidazione per l'istruttoria sul Ponte. Riflettori sulla reperibilità del legno e sulla puntellazione delle prime due stilate

Pubblicato il 22-11-2018
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Varda che dossier, seconda e ultima puntata. Come anticipato nel primo articolo, ritorniamo nuovamente sulla corposa relazione trasmessa all'ANAC dal liquidatore della Nico Vardanega Costruzioni Srl di Possagno Gian Franco Caniggia, nell'ambito del procedimento istruttorio avviato dall'Autorità nei confronti del Comune di Bassano del Grappa in merito alla vicenda del restauro del Ponte.
Dopo avere presentato ieri le argomentazioni della ditta a riguardo del primo quesito sottoposto alla verifica dell'Anticorruzione (“la concreta disponibilità delle aree di proprietà della ditta Nardini necessarie all’esecuzione dei lavori”), oggi puntiamo i riflettori sulle osservazioni dell'ex appaltatore in merito alle altre due questioni al centro dell'istruttoria: “la concreta reperibilità dei materiali da costruzione con caratteristiche aderenti alle specifiche di progetto” e “le ulteriori diverse problematiche progettuali e/o esecutive venute in rilievo”.

Foto Alessandro Tich - archivio Bassanonet

Il legno che non c'è

Sono ben cosciente del fatto che tutti noi - io che scrivo e voi che mi leggete, a meno che non siate ingegneri o architetti - in questi quattro anni siamo stati costretti a farci una cultura sui vari aspetti tecnici che contraddistinguono le tematiche e le vicissitudini della Pontenovela. E convengo sul fatto che l'argomento del legno, se non si è addetti ai lavori, è uno dei più ostici da spiegare e da comprendere.
Basterà dire che per la sostituzione delle colonne delle stilate (che sono gli elementi del Ponte al centro del problema) il progetto esecutivo prescrive l'utilizzo di tronchi naturali di legno di rovere di diametro tale da poterli trasformare in pali di 30x40 cm, dell'altezza ciascuno di 8 metri circa, di classificazione strutturale D30 (sigla che indica la classe di resistenza “a flessione” per il legno massiccio di latifoglia) e di umidità pari o inferiore al 15%. Si tratta quindi di “blocchi unici” di legno di rovere di altissima qualità nelle caratteristiche strutturali, di grande dimensione, di grande sezione e soprattutto di bassa umidità. Tutte caratteristiche che, messe assieme, rendono questa tipologia di legno “irreperibile sul mercato”, secondo quanto più volte segnalato nel corso dei lavori dell'impresa di Possagno. Nel documento, la Vardanega ribadisce che “l’impresa ha cercato di ottemperare in ogni modo alle richieste del contratto con l’unico risultato di riconoscere l’impossibilità di reperire sul mercato legname delle dimensioni delle colonne con umidità non superiore al 15%”. “Seguendo uno spirito fattivo di collaborazione - si legge nella lettera della ditta all'ANAC - l’impresa ha comunque dato seguito agli ordinativi del legname della migliore qualità disponibile sul mercato e allo stesso tempo ha attivato l’ufficio della direzione dei lavori per cercare di arrivare ad una soluzione.”
Ne è prova la visita compiuta il 2 febbraio 2018 dalla direzione dei lavori presso il fornitore di legname S.I.L.E.A. Srl di Silea (Tv). L'ex appaltatore lamenta tuttavia che “a niente sono valse le denunce di irreperibilità del materiale e la conseguente necessità di variare le prescrizioni progettuali”. E riferisce che il R.U.P. (Responsabile Unico del Procedimento) ha affermato invece “di aver promosso ricerche di mercato in cui trovava “senza particolari problemi” legname delle dimensioni delle colonne e con umidità inferiore al 15%.”.

La lettera del fornitore

Lo scorso 15 novembre, e quindi pochi giorni fa, la S.I.L.E.A. legnami ha trasmesso una “comunicazione inerente il legname ordinato per il restauro del Ponte degli Alpini a Bassano del Grappa”, a seguito di una richiesta di precisazioni della ditta in liquidazione. Nella lettera, il fornitore dichiara che “l'impresa Nico Vardanega Costruzioni Srl ha effettivamente ordinato nel mese di novembre 2017 il legname necessario per l'esecuzione dei lavori di restauro del Ponte degli Alpini a Bassano del Grappa” e che “la scrivente società ha presso il suo stabilimento il legno ordinato a suo tempo”. La S.I.L.E.A. dichiara inoltre che “le colonne delle dimensioni richieste pari a cm. 30x40 e diametro cm. 40 per il restauro del Ponte, hanno attualmente un'umidità (dopo un anno dal taglio) ancora di circa il 50%” e che “eventuali trattamenti artificiali al fine di essiccare il legno sarebbero del tutto inefficaci”. Sottolineando che “il materiale è della migliore qualità oggi disponibile sul mercato”, la ditta di legnami segnala che “non è possibile reperire, in alcun modo, travature lignee di quelle dimensioni con un umidità pari-inferiore al 15% come richiesto dal Capitolato Speciale di Appalto”. Riguardo infine al sopralluogo effettuato presso il proprio stabilimento il 2 febbraio 2018, l'impresa di Silea dichiara che “la direzione dei lavori (...) era al corrente dell'impossibilità di far fronte a una fornitura con l'umidità richiesta dal Capitolato Speciale di Appalto (non maggiore del 15%)”.
“Sul legname - scrive la Vardanega nella comunicazione all'ANAC - molto si è detto e scritto ma certamente, a meno di informazioni prive di fondamento, non resta che certificare l’errore progettuale e quindi la necessità di una modifica.”

Quei puntelli sulle prime due stilate

Una buona parte della relazione trasmessa all'ANAC dal liquidatore della Vardanega è relativa ad aspetti molto tecnici e ad altri presunti errori o a varianti progettuali (come ad esempio i tiranti di spalla, il cordolo di sommità sulla spalla, la trave bailey o le ture) che in questa sede vi risparmio, per evitare di farvi girare la testa.
Mi soffermo tuttavia su una particolare questione attinente alla verifica delle “ulteriori diverse problematiche progettuali e/o esecutive venute in rilievo”.
E cioè la famosa puntellazione di sicurezza delle stilate 1 e 2, eseguita di sua sponte da Vardanega nella “finestra estiva” 2017, mai riconosciuta dalla direzione dei lavori e tuttora presente sulle due pile lato Bassano. L'intervento era stato deciso in autonomia dall'impresa sulle due stilate che erano state messe in asciutta dopo che l'ufficio di direzione del cantiere aveva eseguito, tra le altre cose, “le indagini sul legname costituente le stilate, risultando in condizioni di gravissimo deterioramento”. Con la conseguente richiesta, inoltrata al Comune il 2 maggio 2017 ma rimasta senza riscontro, di provvedere ad un urgente sostegno di tutte le stilate. L'ex ditta esecutrice afferma che “è provato che l'amministrazione era favorevole e al corrente dell'attività dell'impresa” e riporta una dichiarazione di “sindaco Poletto e assessore Campagnolo” pubblicata sul Corriere del Veneto del 4 maggio 2018 (il giorno dopo la risoluzione in danno del contratto d'appalto) e riferita alla stessa ditta appaltatrice: “Nonostante i ripetuti solleciti non ci ha presentato un piano sulle lavorazioni future e l’abbiamo lasciata fare quando ha deciso di introdurre delle variazioni come la puntellazione delle due stilate ad est”.
“Lasciata fare" ma anche “ordinata a fare”. Esiste infatti addirittura un Ordine di Servizio del R.U.P. Diego Pozza (il n. 3 dell'1 settembre 2017) che nel prendere atto che “l'impresa ha in corso di realizzazione la puntellazione dal basso per le stilate n.1 e n.2”, ordina all'impresa stessa “di procedere con l'immediato completamento della puntellazione dal basso delle stilate n.1 e n.2, considerato quanto riportato nella relazione idraulica di progetto e in vista delle piene autunnali ai fini della messa in sicurezza della struttura”.

Epilogo

Il documento della ditta inoltrato all'Autorità ricorda anche “il sopralluogo del luglio 2017 di tutti i principali attori, progettisti, direttori dei lavori, politici e amministratori, con le pile in corso il puntellamento”. Allora quelle puntellazioni, che il Comune avrebbe poi persino sollecitato a completare, non sembravano costituire un problema.
Ma è anche vero - e questa è un'annotazione a margine del vostro umile cronista - che dopo quel sopralluogo, per motivi che restano interni alle dinamiche della Stazione Appaltante, tutte le cose sono cambiate. “L’indisponibilità delle aree, i materiali previsti non reperibili sul mercato; la violazione delle norme tecniche per le previsioni progettuali: tutto questo ventaglio di anomalie ha di fatto condotto l’appalto su un binario morto fino alla completa paralisi - è un passo della relazione trasmessa all'ANAC -. L’impresa ha cercato, per quanto possibile, di stimolare la direzione lavori e l’amministrazione purtroppo senza mai avere alcun riscontro.”
E si arriva ai giorni nostri. “Oggi, ormai a fine novembre - scrive il documento - la situazione è questa: a) la Inco ha appena firmato il contratto; b) non esiste alcuna fornitura di legname con le caratteristiche di umidità prescritte dal Capitolato per il restauro del Ponte; c) la relazione del tecnico Ing. Rizzo è ancora molto lontana dall’essere completata; d) l’indisponibilità della spalla in sinistra idraulica (proprietà Nardini) è una certezza.”
È la sintesi estrema degli sviluppi di quanto riportato in 10 pagine di relazione e in 17 allegati. Tutto materiale che passerà adesso al vaglio dell'Ufficio Vigilanza Lavori dell'ANAC, assieme al materiale richiesto dall'Autorità Nazionale Anticorruzione in primis all'amministrazione comunale. Sono le due opposte facce della stessa medaglia, che l'ANAC avrà il compito di valutare, e di soppesare, con estrema attenzione.

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