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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Barcollo ma non mollo

A proposito di Ponte, brentana e lavori di somma urgenza

Pubblicato il 30-10-2018
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Brassaï. L’occhio di Parigi

“A xe na' brentanina... Mi che go 80 ani de brentane più grosse ghe n'avrò viste almanco diexe...”. Mentre in Porto di Brenta scatta alcune istantanee al fiume arrabbiato, il grande fotografo Cesare Gerolimetto esprime a chi vi scrive il suo parere sulla piena che, secondo una certa corrente di pensiero, “non si vedeva da decenni”. Ribatte un altro signore, lì a fianco: “E mi che de ani ghe ne go 79 ghe n'avrò viste almanco oto...”.
Grande Bassano. Grandi soprattutto i bassanesi, capaci di prendere le cose col giusto spirito anche nei momenti di pubblica apprensione. Secondo Gerolimetto tutto questo stato di allarme, questa mobilitazione di Protezione Civile e Polizia Locale, questo impiego di fari per illuminare l'acqua di notte eccetera rappresentano misure eccessive rispetto alla reale dimensione del fenomeno. Anche se il secondo interlocutore tira fuori una perla di saggezza popolare: “Xe anca vero che se non te fe gnente, dopo i te dixe che non te ghe fato gnente...”. Liberi scambi di libero pensiero: viva la democrazia.
Questa è la mattina del “Day After” della Lunga Notte in cui in città si è temuta l'esondazione del fiume, dopo che già l'altro ieri il Brenta aveva superato gli argini a Levico, in Trentino, scaraventando i pesci tra le auto sulla strada. Come riferito nell'articolo precedente, il picco di piena si è avuto nel cuore della notte (o se preferite del mattino) e cioè alle 4 e 30, con un livello registrato alla stazione idrometrica dell'Arpav di Ca' Barzizza a Bassano di 3 metri e 74 centimetri.

Immagine scattata questa mattina da via Porto di Brenta (foto Alessandro Tich)

Ora il fiume è sempre grosso e veloce, col suo carico di tronchi e di rami strappati alle rive nel suo corso superiore, ma - per così dire - sta rientrando nei ranghi della brentana “ordinaria”. E il Ponte Vecchio è sempre e ancora lì, storto e in cattive condizioni, ma con tutte le strutture al loro posto. Barcollo ma non mollo.
Le effettive conseguenze della violenza del fiume si vedranno a piena conclusa, quando le sollecitatissime basi dei rostri riaffioreranno alla luce del sole. Ma il Ponte non ha ceduto, come non ha ceduto - per quanto fortemente danneggiato - nella epocale alluvione del 1966: il che non rappresenta certamente una sorpresa. Se è considerato un capolavoro di architettura (e cioè di “forme” abbinate a precise “funzioni”, compresa quella di reggere alla forza del fiume) ci sarà un perché.
È vero che si tratta di un malato afflitto da fratture e da deformazioni e che sta ancora attendendo, e una volta per tutte, l'intervento del medico: ma oggi il manufatto ha anche due stampelle, un set di bretelle, più due ausili ortopedici in fase di applicazione.
Le stampelle sono le puntellazioni sulla prima e la seconda stilata - fatte ancora da Vardanega (in autonomia), mai riconosciute dal Comune e mai più fatte rimuovere - e le bretelle sono gli ormai leggendari tiranti di sicurezza ancorati sui rostri ancora a fine 2015. Mentre gli ausili ortopedici sono i puntelli per la terza e la quarta stilata, che la Zara costruzioni metalmeccaniche, la ditta incaricata dei lavori di somma urgenza, non ha ancora terminato di installare proprio a causa della sopraggiunta piena del Brenta.
Il sindaco Riccardo Poletto, intervenendo ieri sera in diretta alla tivvù locale, ha informato che “i sensori che misurano i movimenti orizzontali, quindi la pressione dell'acqua sul Ponte, non hanno segnalato alcunché”. La brentana cioè non ha spostato il Ponte di un millimetro ed è questo il motivo che ha portato il sindaco a dichiarare che “possiamo essere soddisfatti dei lavori di messa in sicurezza che sono stati avviati, pur non completati”, assicurando che “li completeremo quanto prima” e sottolineando che “intanto questa prova il Ponte l'ha superata degnamente”. Segnatevi queste dichiarazioni, perché saranno il nuovo mantra del Palazzo da qui a venire. E cioè il nuovo hashtag: #ilponteharettoallabrentanagrazieailavoridimessainsicurezza.
Ma è proprio su questo punto che è il caso di aggiungere un paio di considerazioni.
La prima è relativa alla tempistica. Ovvero: se di lavori di somma urgenza si tratta, dovevano essere eseguiti e completati sommamente urgentemente.
Non lo dico io ma è quello che ha sempre detto l'Amministrazione comunale: operazioni da eseguire in cinque settimane e da terminare entro e non oltre la fine di ottobre, prima dell'arrivo delle piene autunnali. Una fretta giustificata dallo scenario da Apocalypse Now che ha motivato la decisione dei lavori di somma urgenza medesimi: nientemeno che il “rischio di crollo” del Ponte, per le condizioni di degrado e deterioramento degli elementi lignei di fondamenta delle due stilate lato Angarano, in mancanza di adeguati supporti di rinforzo. E invece sappiamo come è andata a finire: l'iter per l'affidamento dei lavori si è trascinato oltre il dovuto e di conseguenza le operazioni sono partite in ritardo rispetto ai tempi previsti. Adesso saranno completate quando l'acqua del Brenta ritornerà ai livelli normali: ma è come prescrivere un farmaco al paziente quando è già guarito dalla malattia. E se per caso non accadranno altre brentane prima della ripartenza dei lavori di restauro, annunciata per gennaio 2019, i puntelli anti-piena sulle stilate 3 e 4 rimarranno alla storia come un capolavoro del senno di poi.
A meno che, la prossima primavera, il Brenta non decida di incazzarsi di nuovo.
E se è vero, come mi informano fonti vicine all'impresa, che anche la Inco Srl inizierà a lavorare sulle due stilate in sinistra idrografica (lato Bassano), allora i nuovi puntelli in destra idrografica (lato Angarano) potrebbero ancora servire a qualcosa. Sempre che effettivamente servano.
Perché il secondo aspetto riguarda proprio l'incompletezza dell'opera, a fronte dell'ottima risposta del Ponte alla violenta portata del fiume di queste ore.
Le puntellazioni sulle pile 3 e 4, cioè, sono appunto in fase di montaggio e non sono ancora concluse. Per dirlo in parole povere (non è mai facile quando si affrontano questi argomenti), sono stati montati i supporti, agganciati di sotto alle famose teste di palo, ma non ancora il telaio sovrastante che ha il compito di scaricare il peso delle strutture del manufatto palladiano. In altri termini, la puntellazione - proprio perché tuttora in fase di costruzione - non è ancora funzionale. Eppure sul Ponte i sensori che registrano i movimenti per il carico orizzontale “non hanno segnalato alcunché”.
In base a quali certezze tecniche, prima ancora che politiche, il sindaco può dichiarare che si può “essere soddisfatti dei lavori di messa in sicurezza che sono stati avviati, pur non completati” in relazione al fatto che il nostro Ponte Vecchio ha resistito ancora una volta, e alla grande, a una brentana? Non cerco risposte - che da fonte ufficiale non arriveranno - ma voglio semplicemente stimolare una riflessione, come è giusto che sia per un umile cronista abituato a scrivere, per citare il vicesindaco Campagnolo, “anche quello che viene presentato come scoop quando scoop non è”.

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