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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Special report
Un Pino in piena
Lettera via pec del Comitato Amici del Ponte Vecchio di Bassano al premier Conte: “Nominare con urgenza un Commissario straordinario”. Il coordinatore arch. Pino Massarotto: “Cinque settimane non bastano, lavori di somma urgenza inutili”
Pubblicato il 22-09-2018
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C'è un fiume in piena a Bassano del Grappa. Non è (fortunatamente) il Brenta, ma l'architetto Pino Massarotto, coordinatore e frontman del Comitato Amici del Ponte Vecchio di Bassano, da sempre anima critica, ma anche propositiva, sul progetto di restauro del monumento simbolo della città.
L'uomo che mette in difficoltà il sindaco, che conosce a menadito tutti i carteggi della vicenda, che dà del tu all'Ufficio Tecnico del Comune e che parla con De Stavola convoca un incontro con la stampa alla Taverna al Ponte alla quale interviene, sempre per il Comitato, anche l'architetto Fabio Sbordone. Per comunicare la seguente notizia: martedì scorso 18 settembre il Comitato ha trasmesso via Pec la richiesta di “nomina urgente da parte del Governo di un Commissario straordinario con ampi poteri che faccia predisporre un progetto di variante compatibile con l’importanza storico/artistica del monumento Palladiano e nomini una Direzione Lavori competente”.
Destinatari dell'email certificata: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dei Beni e Attività culturali Alberto Bonisoli, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, l'ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) e il presidente della Fondazione Cariverona Alessandro Mazzucco. ANAC e Ministero delle Infrastrutture a parte, si tratta dei finanziatori extra-Comune del progetto di restauro: il Governo col Ministero dei Beni Culturali (3 milioni), la Regione Veneto (1,7 milioni) e Fondazione Cariverona (1 milione).
Da sin.: l'arch. Fabio Sbordone e l'arch. Pino Massarotto in conferenza stampa (foto Alessandro Tich)
“Il commissariamento lo avevamo già chiesto un anno fa, nel novembre 2017, con una lettera all'allora ministro Franceschini. Non abbiamo avuto risposta - ricorda Massarotto -. La Regione ha invece accolto favorevolmente la richiesta e Zaia ci ha messo a disposizione una sua funzionaria per tutte le necessità del caso.”
Ora il governo è cambiato e il Comitato è ripartito alla carica, anche a seguito dell'evoluzione degli eventi.
“Il progetto di restauro del Ponte - afferma il testo della lettera al governo - si sta, come previsto, autodistruggendo, manifestando la propria irrealizzabilità, ma l’Amministrazione Comunale non vuole rendersene conto, e, avendo legato le sue sorti (si voterà in primavera 2019) a questo progetto, continua a difenderlo con cieca pervicacia.”
“In quasi tre anni - si legge ancora nella comunicazione - questa Amministrazione è riuscita a spendere oltre due milioni e mezzo di euro in incarichi professionali, opere di puntellazione, lavori di massima urgenza, monitoraggi ecc. senza riuscire a piantare un chiodo per il restauro del Ponte, dimostrandosi assolutamente incapace di gestire questo restauro.” “A maggio di quest’anno, dopo essersi rifiutata di collaborare con l’impresa per approvare delle varianti - prosegue il testo -, ha rescisso unilateralmente il contratto addossando tutte le colpe all’impresa, cercando di salvarsi la faccia, ma aprendo la strada a contenziosi e a richieste di danni.” “Ora l’Amministrazione - evidenzia il documento di richiesta del Comitato - si appresterebbe a dare l’incarico per i lavori alla ditta seconda classificata nella gara del dicembre 2015, ma la cosa sembra complessa sia per le richieste dell’impresa di modifiche al progetto, sia perché ancora non ci sono le condizioni per dare l’incarico rispettando le normative del codice dei contratti pubblici.”
Per i mittenti della richiesta “si tratta di un progetto di restauro di un bene storico unico, famoso in tutto il mondo, finanziato con oltre sette milioni di soldi pubblici e non è tollerabile una gestione di questo restauro così approssimativa”.
La nomina urgente di un Commissario straordinario con ampi poteri rappresenta pertanto, per gli estensori della lettera, “l'unica via per sbloccare una situazione così ingarbugliata”.
A corredo della richiesta di commissariamento sono stati specificati persino i riferimenti di legge “su cui si potrebbe fondare la previsione di istituzione del Commissario” e allegate alla comunicazione la cronistoria in sintesi della vicenda del restauro e il quadro economico degli impegni di spesa del Comune dall'inizio fino al 17 settembre di quest'anno, dopo l'approvazione in giunta dei lavori di somma urgenza per la messa in sicurezza della 3° e 4° stilata, per un quadro di spesa 323.500 euro.
E non manca neppure la “dritta” per l'Esecutivo. Nella stessa lettera il Comitato rileva infatti che la proposta di nomina di un Commissario straordinario “potrebbe essere la soluzione che il Governo potrebbe perseguire, in quanto interessato perché cofinanziatore di un intervento che ha inserito nel piano strategico “Grandi progetti Beni Culturali”.”
La decisione potrebbe essere presa “su iniziativa del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali prof. Bonisoli (che ha stanziato il finanziamento per la conservazione di un bene monumentale di interesse sovraregionale) e/o del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti on. dott. Toninelli (facendo riferimento al problema infrastrutturale)”.
Il tutto “mediante l’adozione di apposito provvedimento governativo di nomina o mediante la previsione legislativa da inserire o nell’emananda Legge di bilancio 2019 o nel primo decreto-legge utile”.
Ovvero: come potresti commissariarmi il Ponte, chiavi in mano.
E a proposito dei lavori di somma urgenza sulle stilate 3 e 4 del Ponte - citati da Massarotto per spiegare i contenuti della lettera e per i quali si attende ancora lo “scioglimento della riserva” della ditta o ditte in predicato per eseguirli - lo stesso coordinatore del Comitato afferma senza mezzi termini che “non hanno nessun senso”. “La seconda stilata - spiega - nel corso del 2015 ha ceduto di circa 40 centimetri e la prima di poco meno, cedimento dovuto in parte alla rottura della trave di fondazione, e in parte all’afflosciamento delle colonne. Nessuno si è preoccupato di mettere in sicurezza le colonne delle stilate 1 e 2, e soltanto due anni dopo è stata fatta la puntellazione totale dalla Vardanega.”
“Negli ultimi mesi - prosegue l'architetto - è stato rilevato dai sensibilissimi sensori un cedimento della terza stilata di 7 millimetri (diconsi 7 mm) compatibile con un normale movimento di una struttura lignea come il Ponte, e immediatamente il consulente ha denunciato la necessità improcrastinabile di messa in sicurezza delle stilate 3 e 4 e l’Amministrazione si è subito attivata per organizzare questi lavori di massima urgenza per oltre 320.000 euro. Va ricordato che la medesima richiesta era stata fatta dai tecnici della Vardanega (vedi relazione del 17/04/2017), ma nessuno li ha presi in considerazione, mentre oggi sarebbero di massima urgenza.”
Il consulente a cui Massarotto fa riferimento è l'ing. Gianmaria De Stavola, progettista dei lavori di messa in sicurezza delle due stilate lato Angarano, che il coordinatore del Comitato ha incontrato nei giorni scorsi. “Gli ingegneri, di solito - dichiara l'architetto -, quando ci sono problemi di sicurezza tendono ad esagerare e a proporre di mettere in atto tutti gli accorgimenti per mettere in sicurezza prima di tutto se stessi. Spetta ai committenti valutare statisticamente il rischio e se ne vale la pena.”
“La trave di soglia della terza stilata (1820) è stata imbragata e messa in sicurezza nel 2016 - aggiunge -, e le colonne della terza e quarta stilata hanno 70 anni contro i 200 della prima e seconda e, sicuramente, pur essendo deteriorate, lo sono certamente meno di quelle della prima e seconda. Riteniamo che il Ponte oggi non corre più rischi di quelli che ha corso negli ultimi anni, e abbiamo invitato Direzione Lavori e Amministrazione a riconsiderare la scelta fatta.”
Il Pino in piena tira anche fuori un'immagine del progetto di puntellazione delle due stilate ricevuta dallo stesso progettista De Stavola. L'intervento consiste in due telai di acciaio che “fasciano” la stilata, appoggiandosi sulle oramai celeberrime “teste di palo” in cemento armato (otto per ciascun stilata) infisse nel greto del fiume.
“Per porre in opera queste strutture - rimarca Massarotto - l'ing. De Stavola ritiene di dover chiudere completamente il passaggio per almeno cinque settimane di fila per aprire l’impalcato per il passaggio di uomini e materiali. Noi abbiamo obiettato che riteniamo insufficienti cinque settimane per portare a termine un lavoro così complesso, e che se il lavoro dovesse protrarsi fino a due mesi diventerebbe inutile perché la stagione delle piogge e delle piene sarebbe già finita.” “Abbiamo ancora obiettato che il lavoro può essere fatto anche lasciando un passaggio per le persone - continua -. In più fare una passerella per il passaggio dei pedoni sul fiume non ha senso perché prima di avere i permessi e costruirla passerebbe più di un mese.” Massa complicato.
C'è infine una discrepanza di profilo squisitamente tecnico.
“Il progetto dell'ing. De Stavola prevede l'appoggio delle due griglie per ogni stilata sulle teste di palo in cemento armato conficcate nel greto nel '92 - spiega l'arch. Fabio Sbordone -. Questi pali di cemento sono un aspetto fondamentale per tutte le scelte strutturali sulle stilate. Sotto il Ponte si infiggono pali da cinque secoli e la posizione dei pali di cemento è irregolare rispetto alla geometria della stilata.”
In effetti, guardando l'immagine del progetto di sostegno delle stilate 3 e 4, si evidenzia invece un intervento che poggia sulle teste di palo raffigurate, dalla rappresentazione grafica, come perfettamente allineate. “Sia Modena, con la trave reticolare di soglia, che De Stavola, con i telai di messa in sicurezza delle due stilate, prevedono l'inserimento di strutture geometriche precise su otto appoggi che sono invece irregolari - sottolinea Sbordone -. Anche in questo caso di somma urgenza, la realtà dei fatti non è stata del tutto indagata con precisione.”
Solo una diatriba tecnica appartenente all'eterna categoria “architetti versus ingegneri”, o molto di più? L'incontenibile Pino Massarotto rivela di aver proposto all'ing. De Stavola alcune modifiche al progetto di puntellazione, ma che l'esito della proposta - per usare un eufemismo - è stato interlocutorio.
Morale della favola: per il Comitato Amici del Ponte Vecchio di Bassano la somma urgenza per il pericolo di crollo del monumento, per il dichiarato stato di dissesto e di degrado delle stilate numero 3 e numero 4, è un problema che non esiste.
Da qui l'invito all'Amministrazione comunale “a riconsiderare la scelta fatta”.
Ma ve l'immaginate il Comune di Bassano che dopo aver diffuso ai quattro venti la notizia del rischio di crollo del manufatto in caso di piena, richiamando l'attenzione dei media nazionali, all'improvviso si rimangia tutto? Questa sì, caro architetto Massarotto, che è una Mission: Impossible.
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