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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Special report

Attualità

Due rive e una deriva

Il “rischio di crollo” del Ponte su stampa e tg nazionali, i lavori di somma urgenza ancora senza ditta esecutrice, il nuovo contratto di appalto non ancora firmato. La vacuità amministrativa sulla cura del monumento sta toccando il fondo

Pubblicato il 16-09-2018
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Dunque: la notizia del giorno è che il Ponte di Bassano fa notizia.
Serve davvero poco: basta che ne parli il principale quotidiano nazionale, che la cosa venga ripresa all'ora di pranzo da uno dei più seguiti tg nazionali, e il gioco è fatto. Da oggi l'italico popolo è a conoscenza del fatto che “il Ponte degli Alpini è a rischio di crollo”.
Una tacca da aggiungere all'elenco delle vergogne dell'Italia che traballa, diventato purtroppo di stringente attualità dopo la tragedia di Genova. Bassano del Grappa ha avuto infatti l'onore (si fa per dire, ovviamente) di essere inserita nell'inchiesta intitolata “Quei ponti in pericolo”, pubblicata in data odierna a pagina 9 dal Corriere della Sera.

Foto Alessandro Tich

Due articoli dedicati ad altrettante emergenze emerse alla pubblica attenzione dopo il crollo del ponte Morandi: la chiusura al traffico per due anni del ponte in ferro di Paderno d'Adda, tra Bergamo e Milano, su cui sono stati riscontrati “aumenti enormi delle dilatazioni e vibrazioni della struttura” e, per l'appunto, il nostro Ponte degli Alpini per il quale sono previste “possibili chiusure per scongiurare il crollo”. Con un ampio richiamo e approfondimento della stessa notizia sul Ponte Vecchio, sempre a tutta pagina, anche sul Correre del Veneto, che del quotidiano di via Solferino è l'inserto regionale.
La palla è stata colta immediatamente al balzo dal Tg 5 che nell'edizione delle 13, subito dopo l'apertura dedicata agli sviluppi dell'emergenza di Genova, ha trasmesso un servizio con il quale i nostri connazionali intenti a mangiare lo spaghettino da Vipiteno a Linosa sono stati informati che “ora il Ponte degli Alpini scricchiola”, che “uno dei piloni che lo sostengono è sprofondato nell'ultimo mese di 7 millimetri” e che “il rischio crollo, fanno sapere i tecnici del Comune, è remoto, ma bisogna comunque intervenire con urgenza”. Stesso servizio ritrasmesso anche da Studio Aperto su Italia 1.
Bingo: nel giro di pochi minuti, la nuova Sputta Nation è servita. L'intero Stivale ha ora la percezione che a Bassano abbiamo un Ponte che rischia di cedere alla prima piena consistente del Brenta, che l'ipotesi è “remota” ma che il problema è “urgente”.
Una contraddizione in termini che è tipica della gestione comunale delle continue emergenze della Pontenovela.

Il “rischio di crollo” del Ponte di Bassano non è un'invenzione sensazionalistica, ma il reale pericolo paventato dall'Amministrazione comunale che lo scorso 23 agosto, a seguito delle ispezioni subacquee commissionate in estate alla ditta Idra di Venezia, ha preso atto della “grave compromissione delle parti inferiori delle colonne delle stilate 3 e 4, con assottigliamento generale della sezione lignea e con situazioni di accentuato rischio di collasso”. Lo stesso allarme, rimasto inascoltato, lanciato nell'aprile 2017 per tutte e quattro le stilate dai consulenti tecnici dell'allora appaltatore Vardanega.
Da qui - in vista dell'arrivo della stagione idrologica autunnale - l'incarico del Comune all'ing. Gianmaria De Stavola di redarre il progetto definitivo e esecutivo degli interventi di somma urgenza per la messa in sicurezza delle due stilate “pericolanti” lato Angarano, per un compenso lordo di 25.376 euro e l'affidamento del coordinamento della sicurezza al geom. Massimo Tabarin, per un impegno di spesa di 7.612,80 euro. È di giovedì scorso, invece, la delibera di giunta comunale che su richiesta dell'Ufficio Tecnico ha dato il via libera ai lavori di somma urgenza per la messa in sicurezza e puntellazione delle stilate 3 e 4, destinando a tale scopo la somma complessiva di 323.500 euro.
La cosa incredibile, in tutta questa storia, è che il progetto per “reggere” le due pile sulla parte ovest del Ponte è stato redatto, che i soldi sono stati stanziati, ma che al momento in cui sto scrivendo non è stata ancora trovata una ditta disposta ad eseguire i lavori.
Alla faccia della crisi del settore edilizia. Giovedì scorso, a una riunione coi commercianti, il vicesindaco Roberto Campagnolo ha detto in sostanza che nulla poteva ancora dire, in merito ai modi e soprattutto ai tempi dell'intervento di somma urgenza, con le “eventuali chiusure” del Ponte comprese, fintanto che il Comune non avesse in mano una determina di affidamento dei lavori alla ditta prescelta. Che ancora non c'è.
Ancora il vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici ha detto in pratica ai commercianti che “questi giorni saranno decisivi” per trovare l'impresa a cui affidare la messa in sicurezza e puntellazione delle due stilate 3 e 4, riconvocandoli a un nuovo incontro di aggiornamento previsto per dopodomani sera, martedì 18 settembre.
Serrande chiuse e orecchie aperte, mi raccomando.

Il perché della somma urgenza di trovare la ditta esecutrice dei lavori di somma urgenza è presto detto. Più passano i giorni, infatti, e più la puntellazione di sicurezza delle due stilate 3 e 4 diventa una Mission: Impossible. Una corsa contro il tempo motivata dalla improrogabile necessità di eseguire e terminare l'intervento prima dell'arrivo del mese di novembre, statisticamente a rischio per le piene del fiume Brenta. Lavori da compiere, quindi, in non più di cinque settimane. E, come dichiara oggi Campagnolo al Corriere della Sera, “non è facile trovare chi li faccia in alveo e in così poco tempo”.
Fonti bene informate mi riferiscono che l'opera di somma urgenza è stata proposta dal Comune anche alla INCO Srl di Pergine Valsugana, ma che l'impresa trentina si è rifiutata di occuparsi delle puntellazioni. La INCO, del resto, in questo momento ha una cosa più importante a cui pensare. E cioè la firma del contratto di appalto per il riaffidamento del cantiere di ripristino e consolidamento del Ponte Vecchio, dopo la rescissione in danno dello scorso 3 maggio del contratto con la Vardanega.
Non sarà un caso se la ditta di Pergine Valsugana ha impiegato quasi venti giorni per accettare l'invito del Comune a subentrare nell'appalto del Ponte (rimanendo comunque entro i termini fissati dalla procedura di riaffidamento) e se a dodici giorni dalla manifestazione di interesse il contratto di appalto non è stato ancora firmato.
Tutt'altra cosa rispetto al primo e “definitivo” affidamento dell'appalto del 2016, accettato dalla INCO senza batter ciglio per la presa in carico dei lavori di restauro, bloccati appena dieci giorni dopo la consegna del cantiere da un'ordinanza del Consiglio di Stato.
Da quel 2016 ad oggi, nel frattempo, la situazione si è evoluta e sono emerse col tempo le diverse problematiche (progetto esecutivo, trave reticolare di impalcato, ponte di sostegno Bailey sulle stilate, disponibilità della aree, spalla Nardini eccetera, eccetera, eccetera) che hanno riempito le animate cronache della vicenda senza fine del cantiere senza inizio.
Il nuovo appaltatore in pectore è ben cosciente di questa cosa e il titolare della INCO geom. Luca Conci lo scorso 5 settembre aveva dichiarato a Bassanonet che nei giorni successivi avrebbe incontrato i referenti comunali “per alcune cose da chiarire” e “per vedere come procedere”. È inoltre pubblicamente noto - perché dichiarato dallo stesso Conci nell'intervista concessa al nostro portale in data 9 luglio - che la INCO ha in serbo “alcune modifiche da proporre” e cioè delle “modifiche migliorative” sia riguardo al progetto che alle opere provvisionali. Ebbene: sempre secondo i nostri informatori bene introdotti, proprio la proposta di queste varianti migliorative starebbe ritardando la firma del contratto di appalto tra il Comune e la INCO Srl. Che prima o poi - lo speriamo tutti ardentemente - dovrebbe avvenire, ma che non è per nulla una cosa automatica e soprattutto scontata.

Ordunque, egregi lettori, siamo arrivati oggi a questo punto.
Bassano del Grappa e la sua icona-Ponte - salite loro malgrado agli onori della cronaca di stampa e tv per una volta tanto non locali per il “rischio di crollo” del manufatto - devono nuovamente affrontare la vergogna nazionale di una vicenda in cui la vacuità amministrativa sulla cura del monumento sta toccando il fondo. E se ci saranno soluzioni o vie d'uscita allo stato delle cose, saranno comunque dovute alla casualità delle circostanze e non alla certezza della programmazione.
Abbiamo dei lavori di somma urgenza da far eseguire e abbiamo la altrettanto somma urgenza di trovare la ditta che li esegua. Se nei prossimi giorni sarà trovata, potremo dedicare una preghiera a San Bassiano. Altrimenti, con l'arrivo della temuta finestra idrologica autunnale e con i piedi delle stilate 3 e 4 ridotti a dei “torsoli”, non si intravvede altro accorgimento se non quello di chiudere completamente il Ponte al transito almeno per l'intero mese di novembre, piene o non piene del Brenta.
Il tutto in attesa che Babbo Natale ci porti sotto l'albero il riavvio delle operazioni vere e proprie del cantiere di restauro, previste nella “finestra lavorativa invernale” che, costruzione delle ture a parte, avrà inizio a gennaio 2019. Ma anche su questo aspetto, e relativa tempistica, ogni realistica previsione dipende dalla firma del contratto di appalto e dalla situazione di fatto ufficializzata nel successivo verbale di consegna del cantiere.
Si naviga a vista: e l'impressione generale è quella di un progetto sospeso tra due rive che in questo momento è in preda a un preoccupante senso di deriva.

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