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Alessandro TichAlessandro Tich
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Dèi bài dèi

Ponte. Il sindaco: “Trasmessa la lettera di affidamento alla Inco”. La ditta ha una ventina di giorni di tempo per rispondere. Intanto il Comune prende formalmente atto del nuovo quadro di spesa dell'intervento, salito a 7,7 milioni di euro

Pubblicato il 21-08-2018
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Ma per fortuna che c'è il Riccardo. Già, proprio come nel ritornello del vecchio successo di Giorgio Gaber, che chi è della mia generazione sicuramente ricorderà.
Se non ci fosse infatti il sindaco Riccardo Poletto, dal Comune di Bassano non arriverebbero notizie fresche ed aggiornate sul restauro senza inizio del Ponte Vecchio.
E invece oggi, subito dopo la conferenza stampa dedicata alla programmazione dei Musei Civici di cui scrivo nell'articolo precedente, il primo cittadino risale dal suo studio nella sala Ferracina del municipio per fornire ai cronisti presenti alcune comunicazioni sull'argomento di cui all'oggetto. Che si concludono con le seguenti, testuali parole: “Se tutto fila liscio, al 30 aprile 2019 avremo due stilate a posto”. Segnatevele, perché - sia che la previsione polettiana si avveri, come è umanamente auspicabile per il bene del nostro monumento, sia che invece venga vanificata dall'ulteriore corso degli eventi - ci sono tutti i presupposti di una frase storica.

A cosa è dovuto cotanto ottimistico pronostico? È presto detto: come comunicato appunto dal sindaco, in data di ieri è partita la lettera ufficiale del Comune di Bassano di riaffidamento dei lavori di restauro del Ponte degli Alpini. Destinataria: la Inco Srl di Pergine Valsugana (Tn), seconda classificata nella graduatoria della gara di appalto ad invito del 2015 dietro alla Vardanega e già affidataria “definitiva” del cantiere, in piena bagarre giudiziaria fra Tar e Consiglio di Stato nell'anno del Signore 2016, per lo spazio di un mattino. “Ieri è partita la richiesta ufficiale di prendere in mano il cantiere - spiega Poletto -. Se la Inco accetterà, sarà predisposta la determina di riaffidamento. Il percorso va avanti, confidiamo che possa essere il più rapido possibile.”
La ditta trentina ha una ventina di giorni di tempo per rispondere. In caso positivo scatteranno le normali procedure dell'iter che comprende la consegna da parte dell'impresa delle documentazioni richieste dalla procedura di appalto, la stipula della fideiussione, la firma del contratto e quindi la consegna del cantiere.
In caso contrario, la ricerca del nuovo appaltatore dovrà proseguire interpellando le altre ditte classificate in graduatoria, dalla terza alla sesta. Ma il sindaco, riguardo alla risposta della Inco, si dimostra fiducioso e indica persino il modo in cui l'appaltatore in pectore potrebbe intanto impiegare utilmente il tempo dell'iter burocratico, vale a dire la stagione autunnale, per partire poi con il cantiere adeguatamente attrezzato: “approvvigionarsi del legname e contattare i subfornitori per la progettazione della trave di fondazione”. “Confermo quello che avevo già detto dopo il fatidico 3 maggio, data della risoluzione in danno del contratto di appalto con Vardanega - puntualizza il massimo referente politico di via Matteotti -. Se nulla di serio si frappone e si arriva alla stipula del contratto per settembre, l'autunno sarà il tempo utile per predisporre il lavoro in alveo nella finestra invernale.” Dopodiché, appunto nella finestra lavorativa invernale tra il 1 gennaio e il 30 aprile 2019, la ditta avrebbe tutto il tempo e il modo di farsi le sue belle ture e di mettere a posto due stilate del Ponte e cioè - Poletto dixit - “rialzarle, sostituire il legno e collocare la trave di fondazione, riadeguata nella progettazione dalla situazione delle fondazioni che sarà verificata in asciutto.” E la trave di impalcato, quella da ancorare alle due spalle una volta rialzate le pile? Non pervenuta.
Nonostante tutto, l'ottimismo del sindaco si associa comunque ad una consistente dose di prudenza. “Si vive sempre, in virtù degli ultimi due anni, day by day - dichiara -. L'esperienza insegna che non tutto si può prevedere.”
Poletto sottolinea che nella contesa giudiziaria con Vardanega il Comune “ha vinto la prima battaglia” per la restituzione dei 453.000 euro della polizza fideiussoria a seguito della risoluzione del contratto in danno, ma informa anche che Vardanega “ha presentato ricorso in appello” contro il provvedimento di primo grado del Tribunale di Vicenza e quindi la questione è ancora aperta.
Il sindaco specifica inoltre che “le condizioni contrattuali sono le stesse, al netto dei circa 66.000 euro quantificati a Vardanega per i lavori effettivamente svolti” e che comunque “la Inco le conosce molto bene”. Dunque finalmente ci siamo per Inco-minciare a riparare e restaurare il nostro benedetto Ponte? Ai posteri - ma comunque nel breve giro di poche settimane - l'ardua sentenza, in un quadro generale costantemente ancora incerto e da vivere sempre, polettianamente parlando, dèi bài dèi.

Fin qui le notizie e le dichiarazioni rese in tarda mattinata da Riccardo Poletto.
Altre informazioni interessanti, ma “scovabili” solo a seguito di apposita ricerca, arrivano invece dall'albo pretorio online sul sito del Comune. E riguardano una determinazione del dirigente dell'Area Lavori Pubblici con la quale l'Amministrazione comunale prende formalmente atto della “ricognizione e aggiornamento del quadro complessivo di spesa” dei lavori di ripristino e consolidamento del Ponte, aumentato - come avevo già scritto nel cliccatissimo articolo “Il Milione” pubblicato su Bassanonet lo scorso 20 luglio - da 6,7 a 7,7 milioni di euro. L'atto dirigenziale riprende e conferma in sostanza quanto già specificato dalla delibera di giunta comunale di approvazione del nuovo quadro economico dell'intervento. Dei soldi da mettere in cascina per la spesa totale della Pontenovela, 5 milioni e 700.000 euro derivano dai finanziamenti non comunali ottenuti nel corso degli anni: di cui 700.000 euro stanziati dalla giunta regionale, ulteriori 1.000.000 euro concessi dal consiglio regionale, altri 1.000.000 euro assegnati dalla Fondazione Cariverona e i famosi 3.000.000 euro assegnati dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali nell'era del ministro Franceschini.
2 milioni di euro vengono invece direttamente attinti dal bilancio del Comune di Bassano. Totale: 7,7 milioni di euro. Di cui 3.939.013,46 euro per la copertura dei costi effettivi di quanto rimane da fare nel cantiere, oneri per la sicurezza compresi, e 3.760.986,54 euro per le “somme a disposizione dell'amministrazione” relative a tutte le attività “extra-cantiere” correlate all'intervento.
Interessante l'elenco delle voci riguardanti questo secondo aspetto del bilancio di spesa. Vi si trova infatti di tutto e di più: lavori di somma urgenza 1, ancoraggio provvisorio pali Benoto, spese tecniche per consulenze professionali varie, spese di bonifica bellica, monitoraggi e sondaggi, coperture assicurative, spostamento sottoservizi e allacciamenti, lavori di somma urgenza 2, supporto al RUP ovvero Responsabile Unico del Procedimento Diego Pozza (oltre 80.000 euro per questa sola voce, comprendente le consulenze dell'Università di Padova, dell'ing. Elvis Cescatti, dell'ing. Gianmaria De Stavola e dello studio legale Creuso di Padova), e ancora le varie e gli imprevisti.
Tra i vari e numerosi beneficiari delle “somme a disposizione dell'amministrazione” figura anche l'oramai mitologico ingegner Giorgio Rizzo di Oderzo (39.967,20 euro la sua parcella professionale), incaricato dal Comune di redigere la famosa relazione di verifica strutturale sulla spalla sinistra di proprietà Nardini, da effettuare prima di qualsiasi intervento sul Ponte lato Bassano e a quanto pare già effettuata, ancora contornata da un alone di segreto di Stato.
“Ci sono anch'io”, sembra dire idealmente anche Stefano Mocellin, esperto di comunicazione web e uomo di punta del PD di Rosà, riapparso nella lista della spesa, stranamente alla voce “monitoraggi e sondaggi”, per i 9.150 euro stanziati a suo favore per il fantomatico sito web sui lavori del Ponte. Solo due esempi di un elenco di operazioni ed incarichi extra cantiere ed extra ture davvero notevole, che soprattutto alle voci “varie” ed “imprevisti” promette ancora di aggiungere nuovi protagonisti.
Tra le voci di spesa considerate “extra lavori” figurano anche gli 879.907,51 euro di anticipazione corrisposta per legge all'allora appaltatore Vardanega, di cui il Comune chiede ora la restituzione a seguito della risoluzione in danno del contratto.
Sette milioni e sette, pari ad oltre 15 miliardi delle nostre vecchie lirette: e non venitemi a dire che il Comune di Bassano del Grappa, con questo intervento di restauro che dopo quasi cinque anni deve ancora partire, non muove l'economia.

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