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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

La tura di Penelope

Vardanega non ottempera ancora all'ordinanza sindacale di rimozione immediata delle ture e chiede l'integrazione dello “stato di consistenza”. Gli avvocati dell'impresa contestano l'illegittimità del provvedimento del sindaco

Pubblicato il 15-05-2018
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La tura del Ponte di Bassano, come noto, è come la tela di Penelope: viene fatta e disfatta, e quindi nuovamente fatta e nuovamente disfatta, a seconda della finestra stagionale dell'anno. Oggi, lunedì 14 maggio, era il giorno a partire dal quale la Vardanega Costruzioni doveva eseguire la rimozione immediata e totale della diga di cantiere, intimata dall'ordinanza contingibile e urgente firmata venerdì scorso dal sindaco Riccardo Poletto. E invece non è ancora stato rimosso neanche un sasso.
L'impresa di Possagno, esautorata dall'appalto per la risoluzione in danno del contratto, non ha ancora ottemperato agli ordini e ha anzi replicato non all'ordinanza ma all'ultima nota dell'estenuante epistolario con il Comune per ribadire alla Direzione Lavori la richiesta di completamento della quantificazione dello Stato di Consistenza delle ture. Fornendo numeri e dati, l'impresa contesta che “non corrisponde al vero che l'appaltatore non ha fornito alla Direzione Lavori adeguata documentazione” sulla consistenza delle ture presenti in alveo in sinistra idrografica e rileva che “è del tutto fuori luogo assegnare all'impresa qualsiasi responsabilità per la mancata valutazione/controllo delle effettive quantità del materiale impiegato per le ture.”
“Trattandosi di opera provvisionale - puntualizza l'ex titolare dell'appalto - è fondamentale che la DL dia atto della corretta funzionalità delle ture realizzate e cioè che hanno consentito di mettere in asciutta le aree previste in progetto con un impianto di pompaggio in linea con le previsioni di progetto.” Insomma, per dirla in breve: solo venendo incontro alle richieste della ditta, secondo quanto affermato dalla medesima, il Comune potrà evitare “qualsiasi contestazione futura” ed evitare che la Vardanega faccia ricorso al giudice per l'Accertamento Tecnico Preventivo di quantificazione del materiale utilizzato da parte di un consulente terzo nominato dal tribunale.

Foto Alessandro Tich

Per quanto l'oggetto della lettera sia riferito allo Stato di Consistenza delle ture, la ditta possagnese interviene anche sulla procedura di riaffidamento del cantiere, per la cui consegna all'appaltatore che verrà la Vardanega Costruzioni “una volta redatto correttamente lo Stato di Consistenza, si è già resa disponibile”.
La lettera rammenta che a norma dell'art.140 del Dlgs 163/2006 e cioè del Codice degli Appalti (come peraltro vi avevo già spiegato nel mio editoriale di ieri “Time Out”), “si potrà procedere all'affidamento dei lavori alle imprese in graduatoria di aggiudicazione partendo dalla seconda fino alla quinta”. “L'affidamento - scrive la nota - sarà del tipo ordinario sullo stesso progetto e quindi non richiederà particolari attività amministrative differenti dalla stessa Determina dirigenziale con cui sono stati affidati i lavori alla Vardanega.” “Trattandosi di lavori urgenti - continua la missiva con riferimento ad altri articoli di legge -, è altresì possibile procedere alla consegna d'urgenza subito dopo la determina di affidamento dei lavori e prima del contratto.”
Ed ecco quindi il “messaggio” al Comune dell'ex appaltatore che è tutto, fuorché subliminale: “Quindi la “comune esperienza” induce a ritenere che qualche giorno sia più che sufficiente, forse una o due settimane al massimo, per ripartire fattivamente coi lavori. Altra cosa è se il lavoro non può essere affidato e il contratto non può essere sottoscritto (art. 106 DPR 207/2010) perché il progetto necessita di una variante perché mancante della disponibilità delle aree, non aggiornato alla reale condizione della struttura, con previsione di materiali inesistenti e con la prescrizione di lavori contro normativa.” Ovvero come condensare in quattro righe l'intero impianto accusatorio dell'impresa licenziata nei confronti della “Stazione Appaltante”.
Condizioni che, secondo la ditta, “effettivamente confermano che allo stato attuale non sia prevedibile alcuna tempistica per eseguire le varianti al progetto necessarie né tantomeno la tempistica di ripresa dei lavori.”
La Pontenovela continua ad infittire la sua trama.

Il Cavillo di Toni

A replicare all'ordinanza contingibile e urgente del sindaco Poletto, ma anche all'ordine di rimozione delle ture contenuto nel verbale di consistenza dello scorso 8 maggio, ci hanno pensato invece gli avvocati della Vardanega.
In una comunicazione al primo cittadino e alle tre figure tecniche di riferimento del Comune (dirigente Area Lavori Pubblici Walter Stocco, RUP Diego Pozza e direttore dei lavori Viviana Bonato), i consulenti legali dell'impresa contestano innanzitutto “la legittimità degli ordini di rimozione delle ture”.
Lo smantellamento delle ture nel periodo primaverile è infatti “una prestazione prevista e specificamente remunerata” dal contratto di appalto del 17 gennaio 2017 che l'Amministrazione comunale ha dichiarato risolto con la determina dello scorso 3 maggio. Ergo: “La richiesta di rimozione delle ture contenuta nella determina di risoluzione e nel conseguente verbale di consistenza n. 1 altro non può rappresentare se non una domanda di adempimento del contratto assolutamente inconciliabile con la disposta risoluzione del medesimo.” Cioè a dire: caro Comune di Bassano, il contratto di appalto che mi hai fatto siglare dispone che io tolga le ture al termine della finestra primaverile, ma adesso che quel contratto è stracciato questa disposizione non è più valida.
È una sottigliezza da avvocati, ma è su questi dettagli che si costruiscono le controversie.
Dal Cavallo di Toni al Cavillo di Toni: questa ancora non l'avevo scritta.
E ce n'è anche per l'ordinanza del sindaco che per i legali della ditta risulta “ancor più illegittima” poiché “intende surrettiziamente ottenere il medesimo risultato di adempimento ad una obbligazione derivante dal contratto risolto e che è stata assunta dopo che l'Impresa (...) ha semplicemente e legittimamente chiesto alla Direzione Lavori e al RUP che, prima di dare avvio alla rimozione delle ture, il verbale venga integrato con il contenuto che gli è proprio, ossia con gli essenziali dati relativi alle quantità e qualità dei materiali delle ture medesime”.
Per gli avvocati dell'ex appaltatore, pertanto, “appare del tutto censurabile che il Comune abbia voluto “forzare la mano”con un'ordinanza contingibile e urgente, per l'assunzione della quale difettano in radice i presupposti minimi richiesti dalla legge”.
Si richiede quindi all'Amministrazione comunale di “procedere all'annullamento in autotutela dell'ordinanza sindacale” e di integrare il verbale di consistenza “con l'indicazione delle quantità e qualità dei materiali delle ture verificate”. E pur riservandosi di contestare gli atti e i provvedimenti di cui sopra “in ogni sede giurisdizionale competente”, i legali ribadiscono la disponibilità dell'impresa a dare corso alle operazioni di rimozioni delle ture “per mero spirito di collaborazione”.
È lo zuccherino che precede la cucchiaiata di olio di ricino: “Collaborazione - scrivono i consulenti legali - che ha da sempre connotato il comportamento dell'Impresa nell'esecuzione del contratto anche a fronte dell'indisponibilità di parte delle aree e dei gravi errori e omissioni presenti nel progetto esecutivo.”
In definitiva lo studio legale che assiste la Vardanega dichiara che lo smantellamento della tura, in quanto “prestazione contrattuale”, andrà remunerato alla ditta per una stima di costo di circa 150.000 euro. In più la rimozione deve essere affidata a un subappaltatore coi requisiti per operare in alveo e che l'affidamento “è complicato dalla risoluzione del contratto e dalla conseguente impossibilità di utilizzare i previsti e concordati contratti di subappalto”. La ditta si trova adesso “a dover stipulare accordi con soggetti terzi nel rispetto delle normative di settore che impongono una serie di adempimenti relativi alla sicurezza in cantiere” e tali attività “inevitabilmente hanno dei costi che dovranno essere pagati all'Impresa.” Per essere solo agli inizi della contesa legale, ce n'è quanto basta.
E io mi fermo qui. Per il momento. Ringraziandovi per la pazienza e per l'attenzione.
La tura di Penelope non si è ancora disfatta, forse il Comune sta già pensando come disfarla indipendentemente dall'impresa ed è solo un capitolo di questa Odissea.

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