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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Time Out

Emergenza tecnica e emergenza politica. Pensieri e parole sulla stranamente lunghissima interruzione annunciata dal Comune prima della ripresa dei lavori sul Ponte di Bassano

Pubblicato il 13-05-2018
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Il “Time Out”, come tutti sanno, è la breve sospensione temporanea di una partita di basket richiesta dal coach di una delle due squadre per impartire ai suoi giocatori istruzioni tattiche per meglio affrontare la disposizione sul parquet dell'avversario.
Anche il Comune di Bassano del Grappa, per voce del sindaco Riccardo Poletto nella recente riunione a porte chiuse con il “Tavolo dei portatori d'interesse”, ha annunciato una sospensione temporanea della soffertissima partita del restauro del Ponte Vecchio.
Solo che si tratta di un Time Out lunghissimo: compreso il corrente mese di maggio, fanno sette mesi e mezzo di interruzione. E allora anch'io interrompo momentaneamente la cronaca dei concitati sviluppi della vicenda, che riprenderà con i prossimi articoli, per analizzare a bocce ferme la situazione in essere.

Foto Alessandro Tich


Ripartenza lenta

Dunque il sindaco Poletto ha annunciato giovedì scorso agli “stakeholder” che a seguito della risoluzione in danno del contratto con l'appaltatore Nico Vardanega Costruzioni Srl l'operatività nel cantiere, conseguente alla procedura di subentro di una nuova ditta nell'appalto, potrà riprendere solamente alla prossima finestra lavorativa invernale.
E cioè - secondo il cronoprogramma operativo del progetto - dal 1 gennaio 2019, con le ture già montate a dicembre. Considerando che ogni finestra lavorativa prevede la sistemazione di due stilate sulle quattro complessive del manufatto, con ture di “asciutta” realizzate prima da un lato e poi dal lato opposto del fiume, e che la successiva finestra estiva andrà da giugno a settembre 2019, ne consegue che l'intervento di ripristino e consolidamento del Ponte di Bassano non potrà essere terminato nel corso del presente mandato comunale. Trasformandosi così in emergenza politica, in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera, oltre a rappresentare un'assoluta e intricatissima emergenza tecnica. In quello che resta della legislatura amministrativa, il governo cittadino si trova quindi a dover fronteggiare contemporaneamente l'urgente necessità di far ripartire il cantiere senza inizio ma anche di gestire, agli occhi di tutta la città e del resto del mondo, l'imbarazzo e il crollo d'immagine per il nuovo prolungato stallo di questa storia infinita.
Colpisce, tuttavia, il “cronoprogramma politico” che stabilisce i tempi della ripartenza dell'appalto e dei lavori. Affermare che questi ultimi riprenderanno all'inizio dell'anno prossimo significa riconoscere che tra giugno e settembre 2018, e cioè nei quattro mesi della prossima finestra lavorativa estiva non ci sarà il tempo sufficiente per trovare il nuovo aggiudicatario dell'appalto, firmare il contratto, riconsegnare il cantiere e cominciare a rimettere a posto il Ponte almeno su una prima stilata.
Eppure il Codice degli Appalti, all'art. 140 riferito alle “Procedure di affidamento in caso di fallimento dell'esecutore o risoluzione del contratto”, prevede una procedura molto snella per il subentro del nuovo esecutore dei lavori.

Vieni qui che ti interpello

Il procedimento previsto dalla legge si chiama “interpello”: il Comune interpella progressivamente i soggetti che hanno partecipato all'originaria procedura di gara, risultanti dalla relativa graduatoria, al fine di stipulare il nuovo contratto per l'affidamento del completamento dei lavori. Si comincia con l'interpello del soggetto arrivato secondo in graduatoria (in questo caso la Inco Srl di Pergine Valsugana, già protagonista della contesa giudiziaria con Vardanega nel 2016) fino al quinto migliore offerente.
Quindi, una volta trovata l'impresa disposta a subentrare nell'appalto, il Comune stipula un nuovo contratto che consente al nuovo appaltatore di completare le prestazioni di progetto e di cantiere residue. Questione ture a parte, “quello che resta da fare” per il completamento del restauro sarà quantificato il prossimo 29 maggio, nel corso dell'ultimo incontro di cantiere tra il Comune e la Vardanega per la redazione dello Stato di Consistenza dei lavori eseguiti.
Dopodiché, anche il giorno dopo, la “Stazione Appaltante” può interpellare, nell'ordine, le cinque ditte titolari delle credenziali per il subentro e concludere la procedura di riaffidamento in tempi ragionevolmente molto brevi. E con le ture da ricostruire a giugno o addirittura già “a disposizione” per il contenzioso con la Vardanega Costruzioni, i lavori per il ripristino di almeno una stilata potrebbero ripartire già nel mese di luglio.
Com'è possibile che un passaggio tecnico del genere non possa risolversi nel corso di un intero quadrimestre?

Attenzione alle parole

E allora, in questo caso, bisogna fare attenzione alle parole.
Il sindaco Poletto, nella cointeressata riunione coi portatori d'interessi, ha detto in pratica che anche in caso di riaffidamento immediato del cantiere “non ci sarebbero tempi e condizioni” per la ripresa dei lavori quest'estate. E questo perché “mancano i presupposti”, tra cui la disponibilità dei subappalti necessari per opere di progetto come la trave di fondazione o il reperimento del legname che la Vardanega “non si è procurata”.
Cioè a dire: chiunque si prenda l'appalto, in estate non potrebbe fare nulla.
Strano comunque a dirsi, visto che aspetti come le forniture di progetto vengono affrontati dall'appaltatore non all'“inizio” ma in corso d'opera e anche perché l'organizzazione dei lavori non deve attendere Capodanno per diventare operativa.
Ad esempio la Inco Srl, negli appena dieci giorni di effettiva presa in possesso del cantiere prima dello stop del Consiglio di Stato il 12 maggio 2016, non era certamente rimasta con le mani in mano e aveva anzi effettuato opere (tra attività eseguite e personale impiegato) per 122mila euro, come da richiesta di risarcimento al Comune, poi ridotti a 30mila euro dall'accordo transattivo per la chiusura del contenzioso con l'impresa trentina.
Affermare pertanto che mancherebbero i presupposti per partire subito con l'operatività di cantiere, per aziende dotate dei requisiti per questa categoria di Opere Pubbliche e peraltro senza avvalimento, appare quantomeno azzardato.
Ma lo stesso sindaco Poletto, contattato da Bassanonet il giorno della risoluzione del contratto con Vardanega (giovedì 3 maggio), ha detto invece tutt'altra cosa: e cioè che per la scelta della nuova ditta appaltatrice “la strada è quella della graduatoria di gara, dalla 2° fino alla 5° ditta classificata”, ma che “i tempi sono incerti e dipende da altri fattori”. Incertezza sui tempi non per la ripresa dei lavori, dunque, ma per il riaffidamento dell'appalto. Proprio quello che vi ho spiegato prima, con l'interpello delle altre cinque imprese in graduatoria di gara dopo la vincitrice decaduta.
Ed è tutto un altro paio di maniche, rappresentato appunto da quelli che il primo cittadino ha chiamato “altri fattori”.

La Spada di Nardo

Stando così le cose, la disponibilità delle altre ditte a prendersi in carico il completamento dell'opera non è infatti automatica né tantomeno scontata.
Il fondamentale rapporto tra progetto esecutivo ed eseguibilità del medesimo ha fatto emergere delle pesanti problematicità, evidenziate dall'ex appaltatore e negate dal Comune, che impongono comunque una approfondita valutazione tecnica e normativa, da parte delle imprese interpellate, prima di firmare il contratto d'appalto.
Su tutto si impone una questione centrale, su cui l'Amministrazione comunale - come anche emerso all'incontro coi portatori d'interesse - continua a minimizzare: e cioè la non disponibilità di una parte del Ponte, vale a dire la spalla sinistra di proprietà privata, per l'esecuzione dei lavori previsti.
La realtà oggettiva delle cose è questa: l'area cantierabile non è completamente disponibile e non lo sarà fintantoché non sarà eseguita la verifica strutturale sui fabbricati di sponda Nardini (sulla quale continuano a non esserci notizie) e i suoi risultati non saranno validati dall'ingegnere consulente dei proprietari privati per l'autorizzazione all'ancoraggio del “corpo estraneo” (trave reticolare di impalcato) e all'esecuzione degli altri interventi invasivi nelle murature degli immobili della famiglia produttrice di grappa. È la Spada di Nardo che pende sulla fattibilità stessa del progetto esecutivo e, prima ancora, sulla regolarità della consegna di un'area di cantiere che per legge deve intendersi “libera da persone e cose” salvo la “temporanea indisponibilità di aree e immobili” che influisce sull'organizzazione del cronoprogramma e che deve essere chiaramente specificata nel verbale di consegna lavori dalla Stazione Appaltante (Comune).
La grande incognita è rappresentata dal fatto che l'aggettivo “temporanea” presuppone che tali aree e immobili in un momento successivo siano disponibili alla cantierabilità: ma se Nardini dicesse “no”, l'indisponibilità sarebbe definitiva.
È un esempio sublime del gatto che si mangia la coda. Il Comune non può cambiare una virgola del progetto esecutivo perché in questo modo si darebbe in pasto, in futura sede giudiziaria, alle contestazioni della Vardanega. Quello della spalla Nardini è pertanto lo spartiacque dello spazio e del tempo non solo per l'esecuzione del lavori, ma per la stessa presa in carico del cantiere da parte di un nuovo appaltatore.
Si può raccontare la vicenda del Ponte come si vuole, ma è questa l'indiscutibile madre di tutti i problemi.

Time Out

Il lunghissimo Time Out annunciato dal Comune appare dunque giustificato da plurimi fattori che non attengono direttamente alle tempistiche dei lavori da eseguire.
Sette mesi e mezzo di attesa (quello che resta di maggio, quattro di finestra estiva e tre di finestra autunnale coi lavori bloccati per il rischio piene) nei quali dovranno per forza risolversi le procedure d'appalto, rese problematiche dalle incognite sopra elencate, e sui quali influiranno le ulteriori incognite degli strascichi giudiziari delle azioni legali già annunciate dall'ex appaltatore. Il Comune di Bassano, dal canto suo, ha già attivato la procedura di verifica dei pagamenti della Vardanega ai sub-appaltatori che può sfociare in ulteriori pesanti iniziative e la Vardanega, dall'altro canto, promette già di tutelare i propri interessi a cominciare dalla questione delle ture. Sarà un'estenuante Pontenovela nella Pontenovela, che entra a gamba tesa proprio negli ultimi mesi di mandato dell'Amministrazione Poletto. La quale adesso ha tutto l'interesse ad esporre le proprie ragioni a tutti i “portatori d'interesse” possibili - a cominciare dai 22 quartieri che sono stati convocati a una riunione sul Ponte per dopodomani, martedì 15 maggio - in modo tale da chiamarsi fuori da qualsiasi responsabilità politica e da addossare all'impresa di Possagno, al netto delle sue effettive ed eventuali corresponsabilità, l'intera colpa del disastro amministrativo.
In tutto questo tourbillon di fuochi incrociati, c'è qualcuno che merita una speciale attenzione: si chiama Ponte di Bassano. Le più recenti perizie hanno confermato che le sue condizioni statiche si stanno aggravando e in particolare la terza pila o stilata, senza puntelli provvisori e a conclamato rischio di ulteriore cedimento, ha lanciato un S.O.S. con la sua voce di legno. Se davvero dovremo attendere quasi otto mesi prima di rivedere il cantiere all'opera, si rende necessaria un'azione di contenimento dei danni in divenire. Serviranno ulteriori spese per nuovi rilievi, nuovi monitoraggi, nuovi incarichi professionali e magari anche nuovi interventi di somma urgenza per la messa in sicurezza: ma su queste cose, ormai, ci abbiamo fatto il callo.

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