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Grappa e vinci
L'intricato rebus della verifica strutturale sulla spalla del Ponte di proprietà Nardini. Le condizioni-capestro per il Comune dell'atto di servitù perpetua sottoscritto nel 2016 tra l'ente pubblico e il concedente privato
Pubblicato il 26-03-2018
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Sul sofferto intervento di restauro del Ponte di Bassano, di cui negli ultimi tempi siamo costretti ad occuparci con insistenza, è ormai tempo di prendere il toro per le corna.
Il grande problema - per restare in tema - è che è stato messo il carro davanti ai buoi.
E cioè: prima la giunta comunale (26 novembre 2015) ha approvato il progetto esecutivo e solo successivamente (3 marzo 2016) lo stesso Comune ha sottoscritto con la Ditta Bortolo Nardini Spa l'atto di costituzione “di servitù perpetua e consenso all'occupazione temporanea delle aree necessarie a realizzare il progetto di ripristino e consolidamento del Ponte degli Alpini”. Una sequenza di tempi che rovescia completamente, e impropriamente, il rapporto tra causa e effetto.
A sinistra una parte del muro di spalla del Ponte di proprietà Nardini, a destra una parte dei muri esterni della Grapperia Nardini (foto Matteo Bizzotto)
La questione è la conseguenza di una situazione promiscua: il nostro Ponte Vecchio è un bene pubblico (qualcuno lo vorrebbe persino Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO) ma sulla sponda est la monumentale struttura inizia da una proprietà privata. Che è appunto quella della famiglia Nardini, comprendente anche il cosiddetto muro di spalla che si trova sotto l'impalcato e al quale sono conficcati gli otto saettoni inclinati di sostegno che sorreggono ulteriormente il “piano di sopra” della prima campata.
Ordunque: il progetto esecutivo prevede una serie di interventi sulla spalla sinistra di proprietà dei privati (ma anche ovviamente sulla spalla destra, di proprietà comunale), tra cui l'ancoraggio della famosa maxi trave reticolare orizzontale di impalcato in acciaio inox e legno lamellare. E non è certo una cosa da poco perché per la prima volta nella storia del Ponte e dei suoi restauri è previsto l'inserimento e l'aggancio di un “corpo estraneo”, peraltro delle stesse dimensioni in lunghezza e in larghezza del manufatto, sulle spalle cinquecentesche.
Come noto e come già riportato nel nostro assai cliccato articolo “Altro che mezzo e mezzo”, nelle scorse settimane l'Amministrazione comunale ha nominato un proprio consulente, nella persona dell'ing. Giorgio Rizzo di Oderzo, incaricato di redigere una perizia di verifica strutturale dei fabbricati di proprietà Nardini connessi agli interventi del progetto esecutivo. È quanto prevede lo stesso atto di costituzione di servitù perpetua del 2016, che all'articolo 16 impone che tale verifica venga obbligatoriamente effettuata “prima dell'inizio dei lavori sulla spalla in sinistra”.
Al professionista incaricato dal Comune, secondo voci bene informate, sarà sottoposto un articolato disciplinare di precise questioni ingegneristico-strutturali predisposte dal suo collega consulente tecnico della famiglia Nardini, coadiuvato dai consulenti legali della ditta privata, al quale dovranno essere date altrettanto precise risposte.
Di più ad oggi non è dato sapere: dalla famiglia produttrice di grappa, chiusa in un comprensibile riserbo per la delicatezza della posta in palio, non esce al momento una goccia di informazione. Ciò che è certo è che quello richiesto al professionista chiamato a rappresentare gli interessi dell'Amministrazione comunale è un compito di una responsabilità notevolissima, per le conseguenze dell'esito della verifica sul prosieguo dell'intervento di restauro così come da progetto esecutivo approvato.
Lo si capisce dalle condizioni-capestro per il Comune previste dal medesimo atto di servitù perpetua e occupazione temporanea sottoscritto tra l'ente pubblico e il concedente privato, che è un atto pubblico per quanto in forma di scrittura privata (è stato certificato dal segretario generale del Comune di Bassano del Grappa dott. Antonello Accadia) e può pertanto essere consultato.
Innanzitutto, leggendo i contenuti dell'atto, si capisce una volta per tutte quali sono gli interventi che il progetto Modena prevede di realizzare sulla spalla privata del Ponte.
In particolare, le lavorazioni riguardano il consolidamento della spalla sulla parete esterna con i saettoni di sostegno; la realizzazione di 5 tiranti inseriti “in carote” dentro la spalla e sovrastati da un cordolo armato in conglomerato a base di calce e da un dispositivo in acciaio inox per garantire il necessario vincolo della trave reticolare da realizzare all'interno dell'impalcato del Ponte; l'ancoraggio del Ponte alla spalla così rinforzata con un dispositivo di connessione studiato e predisposto dal Comune per consentire lo sganciamento della trave reticolare di impalcato dagli ancoraggi di spalla in ipotesi eccezionali (vale a dire brentane eccezionali come quella del 1966).
E ancora: vari interventi nella muratura sui quali non scendiamo in dettagli; la costruzione di un “setto in muratura armata” a consolidamento della spalla esistente, previo scavo con relative puntellazioni provvisorie ad armatura dello stesso; la realizzazione di eventuali lavori di consolidamento della zona di fondazione e sottofondazione in corrispondenza della spalla “necessari a seguito di apposita verifica strutturale da eseguirsi in corso dei lavori, una volta messo in asciutto il greto del fiume” e infine lo spostamento provvisorio dei sottoservizi esistenti e la realizzazione di nuovi sottoservizi. Ce n'è quanto basta per una tesi di laurea, anzi di Master, in Ingegneria.
Per consentire le diverse operazioni previste dal progetto è stato quindi necessario definire un accordo coi privati di “servitù perpetua” relativo all'ancoraggio della trave e agli altri interventi definitivi sulla spalla sinistra, nonché una concessione da parte dei proprietari della “temporanea occupazione” delle aree funzionali per la posa delle opere durante la fase di cantiere.
Tuttavia le modalità di realizzazione degli interventi sono alquanto restrittive.
La durata massima concessa dai proprietari per la realizzazione e posa delle opere (che comporterà la chiusura dell'accesso principale alla Grapperia, con entrata per il pubblico dalla porta laterale) è di cinque settimane consecutive.
L'esecuzione degli interventi potrà essere fatta solo in determinati periodi dell'anno a minore frequentazione turistica: nella fattispecie da dopo l'Epifania fino a dieci giorni precedenti l'inizio della Quaresima o in alternativa nei mesi di ottobre e/o novembre.
Il concedente (Nardini) avrà facoltà di non consentire l’occupazione delle aree e dei beni di sua proprietà al di fuori degli spazi convenuti e per periodi dell'anno diversi da quelli accordati e - soprattutto - di non consentire la realizzazione nella sua proprietà di interventi diversi da quelli indicati nell'accordo. È fatto inoltre divieto al Comune di realizzare opere diverse da quelle risultanti dalle tavole esecutive di progetto nonché di compiere qualsivoglia variazione e/o innovazione “che renda più gravosa la condizione del fondo servente”. Più chiari di così...
Quindi, già nell'atto di accordo del 2016 con l'ente pubblico, la proprietà Nardini mette anticipatamente le mani avanti: “Il Comune è unico e pieno responsabile nei confronti della concedente e dei terzi per la realizzazione dell'intervento sul Ponte e sulla proprietà della stessa concedente.” “Il Comune - stabilisce il testo - dichiara ed assicura che l'intervento sul Ponte come dallo stesso progettato non presenta rischi di danni alle cose e alle persone. Il Comune risponderà, quindi, di tutti gli eventuali danni (...), inclusi i danni derivanti all'immobile di proprietà del concedente e quelli che fossero causati all'azienda dello stesso (...), che derivassero dall'attività connessa alla progettazione e alla realizzazione dell'opera nonché per la mancata o inadeguata manutenzione della stessa.” C'è anche una cautela preventiva per una malaugurata eventualità: “Nell'ipotesi che nel corso delle lavorazioni dovessero verificarsi dei crolli o dei danneggiamenti alle strutture dei fabbricati del concedente, fermo l'obbligo del Comune di sospendere immediatamente tutte le lavorazioni (ferme, tuttavia, le penali a carico dello stesso Comune), lo stesso Comune è obbligato ad intervenire con la massima urgenza a propria cura e spese per le necessarie ed adeguate operazioni di consolidamento e ricostruzione.”
Sono inoltre a carico del Comune “tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria” necessari per garantire il corretto esercizio degli elementi del Ponte inseriti “sul fondo servente della proprietà concedente”. L'ente pubblico risponderà inoltre “di ogni eventuale danno a persone o cose” che conseguissero dalla realizzazione e mantenimento dell'opera “anche ad opera realizzata e per tutta la durata (...) della servitù di cui al presente atto”. Trattandosi di una servitù “perpetua”, è pertanto e per definizione una presa in carico di responsabilità da coniugare al futuro remoto.
Ce n'è anche per il ripristino a lavori finiti degli eventuali danneggiamenti ai luoghi interessati dall'intervento, sempre a cura del Comune: “Per l'ipotesi che, per qualsivoglia ragione, l'intervento come progettato dal Comune non potesse realizzarsi ovvero fosse sospeso per ordine dell'Autorità, il Comune si obbliga a mettere in ripristino i luoghi nel tempo più rapido possibile a propria cura e spese.”
Si passa dunque al punto focale dell'accordo: ovvero la cosiddetta “immissione in possesso” dell'area privata da parte del Comune di Bassano, vale a dire l'autorizzazione della proprietà all'effettuazione degli interventi previsti sulla spalla.
Si specifica che il Comune, in ogni caso, prima dell'inizio dei lavori e a mezzo di tecnico abilitato, debba procedere sempre a propria cura e spese “alla redazione di una perizia statica asseverata e giurata, predisposta in contraddittorio con i proprietari degli immobili, nella loro interezza, siti in destra e in sinistra idrografica” con l'indicazione catastale delle proprietà interessate, attigue al Ponte su entrambe le sponde del fiume.
È la par condicio dei provvedimenti di autotutela.
Nell'atto di accordo si arriva quindi al nodo decisivo: la famosa e già citata “ulteriore verifica strutturale”, tramite un ingegnere abilitato, imposta dalla proprietà privata al Comune di Bassano “prima dell'inizio dei lavori sulla spalla sinistra”.
Una verifica strutturale “sulla spalla, sulla sua risposta, anche in riferimento al sovrastante edificio, nonché sulla fattibilità e sostenibilità dell'intervento sul Ponte e sulle proprietà del concedente.” Si tratta appunto della perizia di verifica della quale l'Amministrazione ha incaricato l'ing. Giorgio Rizzo. A perizia di parte comunale conclusa, gli elaborati di verifica saranno controllati nei 30 giorni successivi alla consegna della relazione da un ingegnere abilitato incaricato da Nardini, il quale darà un responso che sarà il responso del destino. “Nel caso la verifica strutturale indicasse che l’interazione derivante dalla trave reticolare di impalcato produce effetti peggiorativi sull’edificio - puntualizza il contratto -, il Comune provvederà ad adottare le necessarie contromisure tecnologiche di rinforzo in modo da annullare tali eventuali effetti peggiorativi. All’uopo ogni intervento integrativo e/o modificativo, che sia peggiorativo per il concedente, dovrà essere preventivamente comunicato e discusso con il concedente.”
C'è infine la temuta ma, ahinoi, possibile “ultima analisi”: “Per l’ipotesi che la ulteriore verifica tecnica preventiva di cui al presente atto dovesse fare emergere problematiche di realizzabilità dell’intervento di consolidamento della spalla e/o rischi alle persone e/o alle cose tali da non poter essere superati da semplici accorgimenti modificativi del progetto (...), la costituzione di diritti a favore del Comune di cui al presente atto verrà meno e perderà ogni effetto.”
Tradotto giornalisticamente: se i risultati della verifica strutturale del Comune non saranno ritenuti soddisfacenti dalla controparte privata l'autorizzazione all'intervento verrà a mancare, la trave reticolare di impalcato (struttura fondamentale del progetto di restauro) sulla spalla sinistra non potrà essere ancorata ad alcunché e verrà quindi anche a mancare la fattibilità della sua posa in opera, costringendo l'Amministrazione comunale a cambiare radicalmente il progetto esecutivo da essa stessa approvato prima di andare a stringere l'accordo con Nardini. Praticamente il restauro del Ponte, che già oggi stenta ancora a decollare dopo quasi quattro anni dal suo annuncio, sarebbe da rifare.
Sono cose che abbiamo già detto e scritto nei nostri precedenti articoli, ma che alla luce di quanto esattamente stabilito nero su bianco dall'atto “di servitù perpetua e consenso all'occupazione temporanea” emergono in maniera molto più chiara, delineano i precisi contorni della questione e non danno spazio a diverse interpretazioni.
Al Comune di Bassano del Grappa non resta che sperare nella buona stella: se la famiglia Nardini acconsentirà all'intervento, sarà un grappa e vinci.
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