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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Altro che mezzo e mezzo
Restauro del Ponte: il potere di un “sì” e di un “no”. La grande incognita della verifica strutturale sulla proprietà Nardini, per la quale il Comune ha nominato un consulente. Dalla perizia dipendono le sorti del progetto esecutivo
Pubblicato il 09-03-2018
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Oggi è una bella giornata di sole, il Brenta è tranquillo e nel cantiere del Ponte di Bassano la calma è piatta. Nessun segno di vita e nessuna macchina operatrice all'orizzonte. Eppure questa è la fase del cronoprogramma nella quale dovrebbe essere effettuato il ripristino delle prime due stilate in asciutta del manufatto prima del nuovo blocco temporaneo dei lavori - con conseguente nuovo smantellamento della tura - imposto dalla “finestra” primaverile a rischio piene del fiume, che si avvicina sempre di più.
Non è questo tuttavia il momento di fare le pulci all'andamento del cantiere. Potremo farlo, semmai, nelle prossime settimane. Anche in considerazione del fatto che, secondo fonti bene informate, la demolizione della tura collegata al contemporaneo stop degli interventi sul monumento è stata prevista dai competenti uffici del Comune per fine aprile e quindi fra poco più di un mese e mezzo. “La gente non vede, ma la situazione è sotto controllo - rassicura Giannantonio Vardanega, titolare dell'impresa appaltatrice -. Stiamo verificando alcune situazioni, effettuando controlli precisi sull'intervento e stiamo lavorando in piena sinergia col Comune.” “Le cose stanno per sbloccarsi - aggiunge -, ma a chi dice che i restauri precedenti sono stati fatti molto più velocemente io ricordo che oggi ci sono vincoli e normative di sicurezza, antisismiche, di staticità e di rispetto dei materiali storici che vanno rispettati. Ci tengo inoltre a sottolineare che le ture sono fatte esattamente come da progetto e il Ponte è in sicurezza.”
E allora vai, tenuto conto di tutto questo quadro normativo, con i lavori da fare.

Le prime due stilate in asciutta del Ponte viste dalla grapperia Nardini (foto Alessandro Tich)
C'è però un grande rebus che comporta un'importante incognita sul completamento dell'opera così come da progetto esecutivo, non al momento attuale ma in prospettiva futura. Ed è la questione collegata all'incarico affidato nei giorni scorsi dal Comune di Bassano al nuovo consulente che per conto dell'Amministrazione dovrà prendere in mano una autentica patata bollente. Si tratta dell'ing. Giorgio Rizzo di Oderzo (Tv).
Riceverà un compenso di 31.500 euro oltre agli oneri di legge tra cui Iva al 22%, per un totale di 39.967,20 euro complessivi, giudicata “l'offerta più congrua e vantaggiosa per l'Amministrazione comunale” tra i preventivi trasmessi dai sei professionisti che si sono proposti per l'incarico. Che sarà comunque un incarico mica da poco: l'ingegnere trevigiano dovrà infatti rappresentare gli interessi del Comune nell'attività di verifica strutturale dei fabbricati di proprietà Nardini, sulla spalla sinistra del Ponte, direttamente interessati dal progetto esecutivo del restauro che ne prevede l'aggancio alla grande trave reticolare orizzontale di impalcato. Lo prevede il contratto di “Costituzione di servitù perpetua e consenso all'occupazione temporanea delle aree necessarie a realizzare il progetto di ripristino e consolidamento del Ponte degli Alpini”, sottoscritto dal Comune e dalla Ditta Bortolo Nardini Spa il 3 marzo 2016. L'articolo 16 del contratto, in particolare, stabilisce che “prima dell’inizio dei lavori sulla spalla in sinistra, il Comune, tramite un ingegnere abilitato, provvederà ad un’ulteriore verifica strutturale su di essa, sulla sua risposta, anche in riferimento al sovrastante edificio…”.
L'opera di restauro del Ponte prevede l'esecuzione di alcuni interventi di consolidamento delle spalle, sia in destra che in sinistra idrografica, per consentire l'ancoraggio della maxi trave. Non certo un'inezia da collegare ai tuoi muri di casa: da qui la verifica statica richiesta dalla proprietà Nardini, che comunque non attiene ai lavori previsti in questa fase del cantiere. “La verifica strutturale dell'ingegnere nominato dal Comune - spiega e conferma l'assessore e vicesindaco Roberto Campagnolo - non ha niente a che vedere con le operazioni che deve fare la Vardanega per il ripristino delle prime due stilate. La perizia statica del consulente è relativa all'aggancio finale della trave reticolare sulla spalla Nardini del Ponte.”
Dunque, per spiegarlo con parole semplici, le cose stanno così: il restauro strutturale ovvero il “raddrizzamento” del monumento viene effettuato per una stilata alla volta, senza che l'intervento comporti anche l'inserimento di pezzi della trave reticolare di impalcato nella porzione di Ponte che viene ripristinata. Solo alla conclusione dei lavori di ripristino di tutte le stilate è finalmente prevista la posa della grande trave di rinforzo in legno lamellare e acciaio inox, che si estenderà al livello dell'impalcato del manufatto in tutta la sua lunghezza e larghezza e la cui funzione indicata dal progettista è quella di contrastare gli effetti della spinta del fiume in piena.
Per “reggere” alla pressione del Brenta, tuttavia, la maxi trave reticolare deve ancorarsi alle due pareti di testa ovvero alle due spalle cinquecentesche del Ponte, una delle quali è pertinente appunto ai fabbricati di sponda di proprietà Nardini. L'aggancio in questione è piuttosto invasivo: prevede l'utilizzo di tiranti precompressi che si spingono fino a 22 metri sotto il livello delle ghiaie. E sono proprio le forti sollecitazioni che la trave “attaccata” alle fondamenta dei fabbricati di sponda dovrà assorbire, in caso di brentana o di altri eventi naturali come scosse telluriche, il fondamentale aspetto su cui la proprietà degli edifici sulla spalla sinistra chiede garanzie. La perizia strutturale affidata all'ing. Rizzo assume pertanto una rilevanza strategica. Come già anticipato con altre parole in un nostro precedente articolo, dai suoi risultati dipendono infatti due semplici ma cruciali paroline per il futuro del restauro del Ponte così come da progetto: “si” e “no”.
Se la proprietà Nardini dice “sì”, giudicando soddisfacente con i propri consulenti l'esito della verifica strutturale e autorizzando l'intervento in linea col progetto Modena, tutto proseguirà come previsto. Se invece dice “no”, ritenendo che l'ancoraggio della struttura di contrasto della spinta del fiume possa mettere a rischio la sicurezza statica degli immobili, la trave reticolare non potrà essere agganciata ai suoi fabbricati e quindi, di conseguenza, verrebbe meno la sua stessa installazione. Il che equivale a dire che il progetto esecutivo dovrebbe essere modificato ex novo, con altrettanto conseguente modificazione dei lavori riferiti agli elementi delle stilate, il cui attuale ripristino è stato progettato proprio in funzione del posizionamento conclusivo della trave.
Insomma: a seconda della risposta della controparte privata, a tutela dei propri legittimi interessi, sarà semaforo verde o semaforo rosso. Il destino del Ponte si trova di fronte a un drastico bivio: o da una parte, o dall'altra. Una situazione che non concede soluzioni alternative a metà. Altro che mezzo e mezzo.
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