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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Special report

Politica

Il Bordellum

La sovrumana impresa di Matteo Bizzotto, relatore in un incontro promosso da Impegno per Bassano: spiegare la legge elettorale con cui voteremo domenica prossima 4 marzo

Pubblicato il 01-03-2018
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Matteo Bizzotto, conosciuto ai nostri lettori come portavoce del movimento politico giovanile bassanese GenerAzione Idea, non è nuovo a interventi davanti al pubblico.
Ma questa volta - in veste di studente di Giurisprudenza interessato alle cose della politica - è chiamato a un'impresa sovrumana: spiegare il Rosatellum 2.0, la legge elettorale con la quale andremo a votare alle politiche domenica prossima 4 marzo. Non per una semplice (anche se la parola “semplice”, per questo argomento, è fuori luogo) esposizione tecnica sul sistema attraverso il quale sarà espresso il nostro consenso, ma per chiarire, come lui stesso dice, “al di là delle decisioni singole, come si esprime il voto e che effetto avrà”. Partendo dalla premessa che “un vero voto è un voto consapevole”.
Ed è proprio questo l'obiettivo della serata informativa di cui Bizzotto è il relatore, ospitata in sala Tolio in città e organizzata dalla lista civica Impegno per Bassano.

Matteo Bizzotto durante il suo intervento in sala Tolio (foto Alessandro Tich)

Un'occasione, a pochi giorni dalle elezioni, per fare le pulci a un sistema elettorale che, se non ben compreso, rischia di generare una camionata di schede nulle per voto inappropriato. Introdotta dal coordinatore di lista Massimo Gianesin e moderata dall'altro noto esponente di “Impegno” Giuseppe Balestrieri, la serata esula dai contenuti della campagna elettorale e si concentra sulle modalità e sulle conseguenze di quella benedetta “X” che siamo chiamati a tracciare sulla scheda.
A prima vista, l'illustrazione del tema equivale all'esposizione di un trattato di trigonometria in lingua sanscrita. Perché per vari aspetti questa legge è un autentico Bordellum. Lo stesso Bizzotto, per far capire che ginepraio dovrà districare, all'inizio mostra il video di Maurizio Crozza, diventato virale, in cui il comico genovese evidenzia a suo modo la complicata commistione del sistema misto (uninominale+proporzionale) su un'unica scheda. “Un mio collega studente all'Università di Trento - riferisce Matteo - ha fatto la tesi di laurea sul Rosatellum 2.0. Alla fine, pur avendo studiato a fondo la legge, anche lui aveva dei dubbi.” Siamo messi bene.

Siccome Bizzotto ci vuole bene, nel suo intervento corredato di slides su PowerPoint parte con le cose meno complicate. E cioè con le info essenziali per l'Abc dell'elettore: si vota solo domenica 4 marzo dalle 7 alle 23, presentarsi al seggio con tessera elettorale e documento d'identità valido, si riceveranno due schede: una per la Camera (per gli elettori dai 18 anni in su) e l'altra per il Senato (per gli elettori dai 25 anni in su).
Poi cominciano le complicazioni. Col sistema misto previsto dalla nuova legge, un terzo dei membri del parlamento sarà eletto nei collegi uninominali e gli altri due terzi dai listini proporzionali. Sulla scheda ogni coalizione, o partito singolo, presenta un solo nome nella parte alta del proprio riquadro di competenza: è il nome del candidato al collegio uninominale. Di tutti i candidati all'uninominale di tutti i simboli sulla scheda, sarà eletto solo uno: quello che prenderà più voti, anche un solo voto in più degli altri.
Ogni coalizione e partito singolo (compresi i partiti che fanno parte delle coalizioni) presenta inoltre sulla scheda a fianco del simbolo un listino di nomi, da due a quattro. Sono i nomi dei candidati del collegio plurinominale, che saranno eletti invece in modo proporzionale in base ai voti e alle percentuali ottenute dal loro simbolo e al loro ordine di inserimento nel listino.
Si passa quindi alle prime nozioni di trigonometria sanscrita nel trattare l'aspetto delle soglie di sbarramento. Tutti i partiti, da soli o in coalizione, che non raggiungono il 3% non prendono seggi. Per le coalizioni la soglia è fissata al 10%, ma almeno uno dei partiti che le compongono deve superare il 3%. Per cui - come ipotesi teorica - se una coalizione fosse composta da 10 partiti ma ciascun partito ottenesse l'1%, raggiungerebbe il 10% ma non avrebbe eletti in parlamento.
Siete già sconvolti? Guardate che non è ancora finita: c'è infatti il problema dell'ulteriore soglia dell'1%. Bizzotto fa l'esempio di due liste “minori” delle coalizioni in lizza: Europa con Emma Bonino (Centrosinistra) e Noi con l'Italia (Centrodestra).
Se non superano il 3%, come spiegato prima, non otterranno seggi in parlamento.
Ma se la loro percentuale sarà inferiore al 3% ma superiore all'1% (ad esempio 2,8%), questa sarà comunque computata nella percentuale complessiva della coalizione. Se sarà invece sotto l'1%, la percentuale non viene computata nei voti complessivi di coalizione.
Datemi un cachet per il mal di testa, please.

Si arriva dunque alla questione centrale: come si vota? Basta una “X”, e una soltanto, spiega il relatore. E già questo è un motivo di parziale sollievo.
Le opzioni sono comunque tre.
1: l'elettore barra solo il nome del candidato all'uninominale. Il suo voto viene automaticamente trasferito anche al partito collegato o, in caso di coalizione, sarà ripartito in percentuale alle liste alleate (non in parti uguali, ma lasciamo stare per rispetto di chi ci legge). 2: l'elettore barra solo il simbolo del partito, singolo o di coalizione. Il suo voto viene automaticamente trasferito anche al candidato all'uninominale collegato. 3: l'elettore barra sia il nome del candidato all'uninominale che il simbolo di lista.
Matteo, nonostante la giovane età, dà comunque un consiglio da saggio per non complicare le cose: “Se siete convinti di votare un simbolo, votate il simbolo.”
Morale della favola: candidati uninominali e lista o liste di riferimento sono legati da un indivisibile cordone ombelicale. Non è pertanto più consentito il voto disgiunto, come ad esempio si può fare alle elezioni amministrative. Se si barra il nome di un candidato uninominale e il simbolo di un partito a lui concorrente, la scheda viene annullata.
Non essendoci inoltre più le preferenze per il proporzionale, non è consentito tracciare segni sui nomi dei candidati dei listini plurinominali. Sarà uno dei temi top del vivace dibattito successivo. Come se non bastasse, viene anche meno l'antico rituale della posa della scheda nell'urna, dopo aver votato, da parte dell'elettore. Lo prevede la nuova scheda “antifrode”: ogni scheda avrà un proprio codice alfanumerico identificativo su un tagliando rimovibile. Uscito dalla cabina, l'elettore deve consegnare la scheda al presidente di seggio che ne controlla il codice, lo stacca per garantire la segretezza del voto e infila lui la scheda - e non l'elettore - nell'urna. “Siamo pronti a stare nel seggio fino a giovedì?”, sbotta qualcuno tra il pubblico. Il timore è infatti che la nuova procedura ritardi sensibilmente le operazioni di voto, causando lunghe file in attesa.
Chissà: oltre alla scheda elettorale e a un documento d'identità valido, forse faremo meglio a portarci dietro anche le parole crociate.

Uno dei capolavori del Rosatellum 2.0 sono indubbiamente le pluricandidature.
E cioè la possibilità che un candidato possa presentarsi in un collegio uninominale e contemporaneamente in più collegi plurinominali, anche in altre parti d'Italia, fino a un massimo di cinque. Un modo per entrare in parlamento dalla finestra se già non si è riusciti ad entrare dalla porta. Anche se la politica di partito non è oggetto della serata, nel trattare il punto Bizzotto proietta una slide con l'immagine di Maria Elena Boschi, la più chiacchierata pluricandidata d'Italia: paracadutata dal PD all'uninomimale a Bolzano e in altri cinque collegi proporzionali dalla Lombardia alla Sicilia. “Non ho resistito”, confessa il relatore. Ebbene: la logica che sottende le pluricandidature è a dir poco perversa.
Se il candidato viene eletto all'uninominale ma anche al proporzionale, “vincerà” il seggio uninominale. Se invece è eletto in più di un collegio plurinominale, gli sarà assegnato il seggio in cui la sua lista - attenzione attenzione - ha preso una percentuale di voti minore rispetto agli altri collegi. “Mi sono chiesto il perché di questa cosa - osserva Bizzotto -. Poi l'ho capita: se prendi un seggio dove hai preso meno voti, liberi un posto per un candidato di un altro listino in cui ti sei presentato.”
L'analisi del relatore tocca ancora altri punti di quello che noi ribattezziamo Bordellum: le stranezze del voto degli italiani all'estero (con l'esclusivo proporzionale puro e le preferenze), il presunto quorum per governare fissato al 40% che dipenderà molto dai risultati all'uninominale, candidati all'uninominale che non necessariamente vanno d'accordo coi partiti che li sostengono (esempio nella coalizione di centrodestra nel collegio di Padova: Antonio De Poli, candidato di Noi con L'Italia-UDC, versus Lega), la questione dei “resti” di percentuale che saranno affidati al pallottoliere della Commissione Elettorale. Davvero un incredibile guazzabuglio all'italiana.
“Questo sistema - commenta - è un modo per deviare la volontà dell'elettore. Pluricandidature, no preferenze, no voto disgiunto: un voto tanto libero non è. Si è persa l'occasione per riacquistare un minimo di credibilità, per tentare di farci contare un po' di più.” “Sono riusciti a dare il colpo di grazia a uno che era già steso a terra - conclude Matteo -. Hanno detto che qualcuno, nel fare questa legge, si era fatto di crack. Non è vero: qualcuno ci ha pensato, e ci ha pensato bene.”

Se la relazione doveva stimolare il pubblico presente, ci è riuscita.
Paolo Nosadini, storico esponente del centrodestra bassanese, pone una questione per la quale chiediamo in anticipo ai candidati che ci stanno leggendo di fare gli scongiuri: “Se un eletto all'uninominale schiatta, chi gli subentra?”.
Risposta: si fanno le elezioni suppletive nel suo collegio di elezione. Con che sistema, visto che non ci sarebbero più i listini proporzionali? Ai posteri l'ardua sentenza.
Il presidente di seggio ed ex consigliere comunale Marco Tosin auspica che proprio i presidenti di seggio abbiano gli strumenti per spiegare bene agli elettori come fare per non sbagliare. L'editore di “InFormaSalute” Romano Clemente contesta la disparità di trattamento tra gli italiani all'estero e gli elettori in Italia. L'esperto di lingua e cultura veneta Michele Brunelli non esclude che la Corte Costituzionale, come già accadde col Porcellum, possa intervenire sull'incostituzionalità della legge.
La consigliera comunale Federica Finco punta il dito sull'eventuale voto “sbagliato” tracciato su un nome del listino proporzionale: “È comunque un voto per il partito, il presidente di seggio dovrebbe tenerne conto.” Lucia Fincato, autorevole rappresentante del mondo dei quartieri nonché presidente di seggio, tira fuori da internet le regole per la nullità della scheda: dalle varie combinazioni di “più crocette” scritte nei posti sbagliati fino al voto disgiunto. “Non vedo però tra le condizioni di nullità - dice - il segno a cavallo dei nomi del listino proporzionale. Decide il presidente di seggio.”
“A norma di legge - controbatte Bizzotto - quella scheda dovrebbe essere nulla.”
La questione rimane amleticamente aperta. Infine c'è chi proprio non digerisce il fatto di dover votare all'uninominale dei nomi già imposti sulla scheda, se questi non rappresentano il territorio. È ancora il caso del mitico Nosadini, particolarmente scatenato, che attacca le scelte della sua coalizione. “Racchella - afferma - almeno lo conosco, è un bravo toso. Ma Ghedini? È venuto al Ca'7 a dire che conosce il territorio. Ma come conosse el teritorio, che ga dovù mètare el navigatore par arivar a Basan...!”. Semplicemente strepitoso. Al di là di cosa si pensi del candidato avvocato di Berlusconi.
È la democrazia, bellezza.

Al termine della serata c'è ancora spazio per il capogruppo consiliare di Impegno per Bassano Roberto Marin - che di numeri e bilanci se ne intende svolgendo la professione di commercialista -, chiamato a spiegare per sommi capi la rivoluzione fiscale prevista dalla Flat Tax, punto forte del programma della coalizione di centrodestra. Compito che Marin svolge egregiamente, con una circostanziata digressione polemica sui famosi “80 euro” di Renzi. Anche questi sono argomenti per stomaci forti, ma dopo tre quarti d'ora di full immersion nella nuova legge elettorale sembrano un brodino all'acqua di rose.
La sovrumana impresa di Matteo Bizzotto giunge al traguardo con un bagaglio di informazioni interessanti da portare a casa e possibilmente anche al seggio, al termine di una serata seguita da un pubblico brillante che nella vivace discussione sul Rosatellum 2.0 ha dato anche qualche spunto per riderci su. Se proprio sulla scheda dobbiamo metterci una croce, che ci sia almeno anche un po' di delizia.

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