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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Spalle al muro

Interrogazione del consigliere Scotton in consiglio comunale sull'ancoraggio della reticolare del Ponte alla proprietà Nardini e sul consenso dei privati all'intervento. "La verifica strutturale sulla spalla sinistra non è stata ancora eseguita"

Pubblicato il 16-02-2018
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Tra i banchi della sala consiliare di Bassano, il nome dei proprietari degli edifici adiacenti al Ponte degli Alpini sul lato sinistro del Brenta non è stato mai pronunciato. Un po' come l'Innominato de “I Promessi Sposi”. Non lo ha citato né il consigliere comunale di Forza Italia Mariano Scotton, che ha presentato l'interrogazione consiliare, né l'assessore Roberto Campagnolo che ha risposto alla questione posta. Ma è un segreto di Pulcinella, perché si tratta della famiglia Nardini. Come dire: a Bassano lo sanno tutti e l'informazione viene data per scontata. L'informazione che invece non è per nulla assodata, e anzi necessita di opportuni chiarimenti, è l'effettivo stato della situazione sul previsto ancoraggio del monumento in fase di restauro - così come da progetto esecutivo - alle sponde collegate alle fondamenta degli stabili attigui. E sul lato est le spalle del Ponte, e cioè le strutture di sostegno laterali del manufatto, si trovano a ridosso dei muri delle proprietà degli industriali della grappa.
Nel presentare ieri sera la questione alla giunta comunale, il consigliere Scotton ha rilevato che “attualmente e da sempre il Ponte degli Alpini non ha collegamenti alle strutture dei fabbricati sulle sponde e invece il progetto di ristrutturazione prevede, con una sostanziale modifica progettuale rispetto alla tradizione, l'ancoraggio alle sponde con una naturale interferenza con i fabbricati stessi”. Da cui l'interrogazione: “I proprietari dei fabbricati adiacenti al Ponte degli Alpini hanno dato il consenso per l'ancoraggio del Ponte?”. “Sono a chiedere - ha domandato Scotton nel documento consiliare - se sono state firmate, previ accordi, convenzioni o quanto necessario con le proprietà private interessate e se queste hanno rilasciato il consenso e beneplacito e di conseguenza formale autorizzazione scritta a procedere con l'ancoraggio.” L'esponente di minoranza ha inoltre chiesto “se queste proprietà private hanno posto delle condizioni per eseguire le operazioni di ancoraggio e se sì, quali sono queste condizioni e se il Comune ha provveduto a rispettarle ed eseguirle”.
Non si tratta di una questione di importanza secondaria: dopo la costruzione della strada di tura rialzata ci troviamo infatti nella “finestra” temporale decisiva per il ripristino delle prime due stilate del monumento. Ma senza il via libera della proprietà privata interessata dall'intervento, l'operazione - così come prevista dal progetto - si troverebbe a un nuovo punto di impasse. La vera “interferenza” con i fabbricati adiacenti è infatti costituita dalla ormai famosa trave reticolare che dovrà essere installata sul piano dell'impalcato, agganciandosi alle sponde di fondamenta degli edifici. Il timore su cui dovrà essere fugato ogni dubbio è che la pressione e le sollecitazioni subite dalla trave per l'azione dell'acqua o di eventi naturali si trasferiscano alle spalle e quindi ai muri degli stabili limitrofi.

Gli otto saettoni inclinati sul lato est (Nardini) del Ponte Vecchio. Foto Alessandro Tich - archivio Bassanonet

“Dal 1300 almeno, il Ponte è ancorato a strutture murarie - ha risposto l'assessore e vicesindaco Roberto Campagnolo -. Oggi la parte sommitale sul lato Angarano è ancorata ad edifici di proprietà comunale, sul lato Bassano ad edifici di proprietà privata. L'ancoraggio è costituito da 8+8 saettoni inclinati e da 16+16 travi sul piano dell'impalcato, più agganci di metallo. Il progetto prevede una verifica puntuale delle quote di aggancio e della loro consistenza.” “La convenzione con il privato - ha proseguito l'assessore - è stata siglata il 3 marzo 2016, con atto costitutivo di servitù perpetua e autorizzazione scritta all'ancoraggio da eseguirsi come da progetto, sottoscritta dalle parti.”
“Una parte della verifica è stato possibile effettuarla solo nella fase di asciutta della scorsa estate - ha concluso Campagnolo -. La prossima fase è prevista prima della prossima finestra temporale di ottobre-novembre 2018.”
Mariano Scotton, nel replicare alle affermazioni del vicesindaco, si è dichiarato “non soddisfatto della risposta”. “L'origine dell'interrogazione è l'aggancio della trave reticolare del piano di calpestio, diversamente da quanto è stato fatto nei secoli - ha puntualizzato il consigliere comunale -. Sono preoccupato, ho in mano i documenti del carteggio tra il Comune di Bassano e la proprietà. Nella convenzione viene specificato che prima dell'inizio dei lavori sulla spalla sinistra il Comune deve eseguire una verifica strutturale di sostenibilità sulla proprietà dei concedenti. Nessuno opera sulla spalla sinistra se prima il Comune non effettua la verifica strutturale.” “A tutt'oggi - ha incalzato l'esponente di Forza Italia - ho avuto certezza che nulla è stato fatto. Non risulta nessuna verifica sulla spalla ma anche sull'edificio sovrastante alla spalla.”
“Noi abbiamo sottoscritto un accordo col Comune un paio di anni fa - ha confermato oggi a Bassanonet Angelo Nardini, presidente e amministratore delegato della Ditta Bortolo Nardini Spa -. Stiamo aspettando la verifica statica sulle nostre proprietà, verifica che al momento non ci risulta ancora fatta. Il Comune dovrebbe aver nominato un consulente tecnico, ma non ne abbiamo ancora notizia.”
Dunque, come spesso accade, i casi sono due. Caso uno: viene finalmente effettuata la verifica statica e i risultati della perizia soddisfano la proprietà privata. In questa circostanza i lavori possono proseguire come previsto. Caso due: gli esiti della verifica strutturale non vengono ritenuti soddisfacenti dai proprietari dei fabbricati. In questa eventualità il Comune si troverebbe con le spalle al muro e il progetto esecutivo dovrà essere modificato. Abbiamo ridotto la questione ai minimi termini, ma di fatto è così.
Ai posteri, come sempre, l'ardua sentenza.
Nel corso dello stesso consiglio comunale - dopo la prolungata discussione sulla variante urbanistica dell'Area Pengo, di cui all'articolo precedente - in pochi minuti è stata anche detta ufficialmente la parola “fine” per la neocostituita Commissione consiliare temporanea per il monitoraggio dei lavori di ripristino e consolidamento del Ponte degli Alpini. Riunitasi alla convocazione di esordio lo scorso 25 gennaio e per la seconda e ultima volta lo scorso 5 febbraio, la Commissione è rimasta al palo per il noto rifiuto delle minoranze di assumerne la presidenza, come disposto dalla delibera istitutiva del 29 giugno 2017. E così quella delibera, constatata l'impossibilità di darne esecuzione, è tornata sui banchi consiliari per decretarne la revoca. Detto, fatto. Con 13 voti favorevoli (maggioranza) e 8 astenuti (opposizioni), l'atto istitutivo è stato cancellato.
E così la Commissione di controllo sui lavori del monumento, a poche settimane dai suoi primi vagiti, muore di morte prematura.
A questo punto, non ci resta che dire: R.I.P. Riposi In Pace? No: Restauriamo Il Ponte.

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