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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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La vita a colori

Gli inizi, i sacrifici, l'autorealizzazione come imprenditrice. La storia di Marsela Pupa, hairstylist albanese residente a Cassola, finalista al concorso “Strike!” dedicato alle storie di successo dei giovani under 35

Pubblicato il 24-11-2017
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Tutto è iniziato con “Baba”, l'adorato bisnonno che le faceva da baby sitter.
“Da piccola mi prendevo cura di lui - racconta Marsela Pupa -. Aveva una barba molto lunga. Mi diceva: “Guarda come sono ridotto, sembro un barbone”. Nessuno tra i suoi nipoti aveva il tempo di tagliargliela ed era troppo anziano per il barbiere. Allora gli ho detto: “Te la taglio io se vuoi”. Sono andata a comprare un rasoio con le lamette e la negoziante mi guardava con sospetto, perché avevo solo 10 anni.”
“In due-tre ore gli ho tagliato la barba - continua -. Alla fine era felicissimo, si è messo un fazzoletto attorno al collo ed è uscito a chiacchierare con gli amici. Non aveva un mezzo graffio. Poi gli tagliavo anche i capelli, facendogli pure il massaggio in testa. Mi faceva da “cavia”. Anziché tagliare le ciocche alla Barbie, lo facevo su di lui.”

Marsela Pupa

Erano i primi passi di quella che in futuro sarebbe diventata una missione: “Prendersi cura dell'immagine delle persone e farle star bene.”
Oggi Marsela Pupa, 33 anni, di origine albanese, residente a Cassola, è una hairstylist affermata. Conduce un avviato salone ovvero “Hair Spa” a Borso del Grappa e detiene il marchio di tre linee di prodotti naturali per la cura dei capelli, per la cura del corpo e di colori-moda per i capelli. Tinte e sfumature che si abbinano in originali acconciature multicolori, di cui lei stessa è la prima testimonial.
La sua è un'impresa di successo, ma culminata verso gli obiettivi che aveva sempre sognato dopo un percorso irto anche di ostacoli e di filo spinato.
Perché in questo mondo nessuno ti regala niente, e la sua vicenda - esempio di tenacia e di forza di volontà - ne è l'ennesima e edificante conferma.

In questi giorni la sua storia è diventata di pubblico dominio grazie al bando “Strike! - Storie di giovani che cambiano le cose”: concorso promosso dalle Politiche Giovanili della Provincia Autonoma di Trento, in collaborazione con la Fondazione Demarchi e Trentino Social Tank, per valorizzare le storie di successo dei giovani Under 35 nati o residenti nelle province di Trento, Bolzano, Verona, Vicenza, Belluno, Brescia e Sondrio. Aiutata dal suo ragazzo Isaia e dall'amica Roberta, ai quali manda un “ringraziamento speciale”, Marsela si è raccontata in un video.
Entrando nella rosa dei dieci finalisti del premio “Strike!” (su oltre cinquanta partecipanti) assieme ad un altra giovane eccellenza cassolese: il programma web “Reboot”, concepito e realizzato da un gruppo di ragazzi del comprensorio nel centro polivalente Cre-Ta di San Giuseppe. La finale del concorso si è tenuta lo scorso fine settimana allo Smart Lab di Rovereto in una serata, condotta da Vic di Radio Deejay, nella quale i promotori dei dieci progetti selezionati hanno presentato la propria storia di successo ad una qualificatissima giuria. Alle fine né Marsela né i ragazzi di “Reboot” hanno conquistato i primi tre posti in classifica, ma si sono comunque assicurati un'importante vetrina: sulle storie dei dieci finalisti verrà anche scritto un libro per motivare i giovani e non solo.
E in quanto a motivazione, l'hairstylist dai mille colori ne ha da vendere. Determinazione e caparbietà che ha dimostrato sin dal suo arrivo nel nostro Paese: e non con un biglietto di prima classe.

“Sono arrivata in Italia nel 1998, quando avevo 14 anni, per ricongiungermi, assieme a mia mamma, a mio padre che già si trovava a Brindisi - confida al cronista -. A Brindisi siamo sbarcati dal gommone in mezzo agli scogli. Eravamo in 27 persone, tutte schiacciate.”
"A 15 anni - rammenta - lavoravo in fabbrica a Casoni di Mussolente, in un reparto di assemblaggio della plastica. Mio zio abitava a Casoni e ci eravamo trasferiti qui. In Albania, dove abitavo vicino a Durazzo, avevo finito la terza media. Qui in Italia non ho continuato gli studi nella scuola superiore. A 16 anni mi sono specializzata come parrucchiera. Lavoravo, aiutavo a casa e mi pagavo la scuola per parrucchieri, che ho frequentato a Bassano in via Beata Giovanna.”
”Terminato il lavoro in fabbrica - riferisce la nostra interlocutrice - ho trovato lavoro come parrucchiera, in zona Bassano. Non è stato facile, perché non parlavo ancora bene l'italiano. Finito l'apprendistato ho poi lavorato in giro in altri saloni a Trento, a Padova. Ero sempre interessata dai tagli nuovi perché mi annoiavo a fare le stesse cose. Volevo imparare sempre di più per quando avrei poi aperto il mio salone.”
Perché la “pazza idea”, e cioè quella di mettersi in proprio, l'intraprendente immigrata dall'altra sponda del mare ce l'aveva sempre avuta in testa. Peccato che, in quel periodo, sia finita nello “status” di tanti altri suoi coetanei.
“A un certo punto - rivela - mi sono ritrovata disoccupata e “sfigata”. Sfigata perché non prendevo neanche il sussidio di disoccupazione. Avevo già iniziato qualche lavoro per i fotografi, volevo aggiungere valore alla mia esperienza. Tramite i social ho scritto l'annuncio: “parrucchiera e truccatrice di make up disponibile per servizi fotografici”. Mi hanno chiamato e ho girato tutta l'Italia: Milano, Padova, Bologna. Era un lavoro estremamente stimolante, frequentavo il mondo dell'alta moda, ma non avevo un reddito fisso. Dovevo aiutare i miei e continuavo a vivere con l'angoscia.”

Finché un bel giorno, in un negozio di arredamento, Marsela non ha notato un mobiletto con specchiera per parrucchieri: quello stesso mobiletto davanti al quale, oggi, acconcia le sue clienti nel suo salone. Era la “scintilla” della sua futura attività.
“Avevo pochi soldi in tasca - ricorda -. Ho aspettato due mesi perché il prezzo si dimezzasse, andavo a controllare tutti i giorni che qualcuno non lo avesse preso e l'ho comprato pagando un acconto. Avevo tot giorni per saldare il conto e non avevo più niente. Ma ero sicura che lo avrei saldato. Ho passato giorni e notti a stare sui portali di moda per cercare gli shoot del fotografi. Come truccatrice il mio trolley era sempre pronto e...via! In questo modo sono riuscita a pagare tutto.”
Quattro anni fa, ancora nel pieno della crisi economica, la decisione della vita: aprire finalmente un salone da parrucchiera tutto per se.
“Ho trovato questo locale in affitto a Borso del Grappa - continua a raccontare -. Ho sistemato il negozio assieme al mio ragazzo e i miei amici mi hanno aiutato a montare i tavoli e gli specchi. La proprietaria del locale voleva anche aumentarmi l'affitto, ma sono riuscita ad evitarlo. Ho voluto iniziare l'attività con una linea importante di un marchio di prodotti naturali di alto livello, la Philip Martin's.”
E continua: “Avevo chiesto un mini-finanziamento per acquistare i prodotti e a metà lavori la banca, che prima mi aveva dato l'ok, mi ha chiamato dicendomi che non mi concedeva il prestito. E io avevo già confermato l'ordine. Ho chiamato il rappresentante, che mi è venuto incontro con dei pagamenti dilazionati, che ho sempre onorato entro le scadenze. Ma quello della banca era stato un brutto colpo, non mi andava di andare avanti.”
E invece, nonostante tutto, Marsela la tenace avanti ci è andata.

Ma se la legge di Murphy deve colpire anche alla vigilia dell'apertura del negozio, allora colpisce. “La notte prima dell'inaugurazione si sono rotti gli specchi, alla faccia della superstizione - sorride l'hairstylist -. Alle due di notte, pulendo gli specchi, ho sentito un “crack”. Ho avuto un blocco, mi è venuto il pensiero “rompo tutto e vado via, se faccio queste cose sbagliate me ne vado all'estero, vado via da questo Paese”. Ero in choc, avevo le lacrime.” “Ma lì - aggiunge - c'è stato lo scatto.
Ho pensato: “Ci sono tanti problemi, ma un imprenditore quando ha i problemi cosa fa?”.
E mi sono detta che devo dimostrare di saper risolvere il problema. Fortunatamente mi sono alzata e ho sistemato lo specchio, ho messo della colla e del vischio per coprire la rottura. La mia amica, che prima mi aveva visto disperata, mi ha detto: “Te si un mito”...”
“Il negozio è partito e finita questa cosa, non contenta, ho creato la prima linea di prodotti naturali per il corpo e per i capelli - prosegue -. Poi quest'anno ho realizzato un altro grandissimo sogno: ho creato la marca di colori-moda per i capelli, io ne vado fiera. Si chiama “Free Spirit”, come la sottoscritta. Il marchio è dedicato agli artisti, a tutti quelli che si danno da fare, sono ribelli, vanno controcorrente, fanno di tutto per ottenere ciò che desiderano: dallo scrittore al musicista, al pittore, al giornalista.”
“Prima o poi - conclude l'intervistata - con una parte dei ricavi di questi prodotti mi piacerebbe sostenere spettacoli teatrali, concerti, progetti artistici “fighi”. La filosofia multicolor della mie acconciature è quella di andare a sfumare insieme i colori e di unirli. È dedicata a questo tipo di persone: quello che dipinge, quello che suona anche sulla strada, quello che si prende il trolley e va in giro per creare i suoi sogni anziché restare sul divano e aspettare la pappa pronta.”
Questa è la vita a colori di Marsela Pupa. Non ha vinto il premio, ma il suo “Strike!” lo ha fatto comunque.

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