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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Paolina la divina

In mostra al Museo Canova di Possagno la Paolina Borghese, restaurata nel 2003 con le tecnologie 3D. Il direttore Guderzo: “Restituiamo un'iconografia corretta delle opere di Canova, non intendiamo realizzare falsi”

Pubblicato il 08-11-2017
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Giuro sul Ponte di Bassano (per la seconda volta in due giorni) che non lo faccio apposta.
Il fatto di trovarmi al Museo Gipsoteca Canova di Possagno proprio mentre a Bassano sta divampando il dibattito politico e non solo sui destini delle opere incompiute di Antonio Canova, è solo una pura coincidenza.
Oggi è infatti il giorno dell'inaugurazione di un nuovo allestimento del visitatissimo Museo che trova spazio in quella che fu la casa del grande scultore neoclassico.

Foto Alessandro Tich

Si tratta del riallestimento della Sala degli Specchi, nella quale si staglia il modello in gesso della “Divina Paolina”. Stiamo parlando di una delle più acclamate sculture di Canova, realizzata per il principe Camillo Borghese tra il 1804 e il 1808: Paolina Bonaparte Borghese, sorella di Napoleone e donna fascinosa dei suoi tempi, ritratta come Venere Vincitrice. La statua in marmo è esposta alla Galleria Borghese a Roma, di cui rappresenta la principale attrazione. Il modello in gesso, realizzato negli anni 1804-1805, costituisce l'unica testimonianza superstite del procedimento di realizzazione della celebre scultura.
Da oggi e fino al 28 ottobre 2018 la “Divina Paolina” sarà al centro di un'esposizione speciale, organizzata dalla Fondazione Canova di Possagno in collaborazione con Venice International Foundation e Friends of Venice Italy Inc.
Lo straordinario gesso, collocato al centro della sala, “gioca” con i quattro specchi alle pareti che ne replicano l'immagine, dai quattro lati, all'infinito. Tra effetti ottici e idealizzazioni e sotto lo sguardo attento di Canova ritratto da Thomas Lawrence, la dea Paolina si appresta così ad essere ammirata dal pubblico per un anno intero, in attesa di ritornare nella sua posizione all'interno della Gipsoteca.
Eppure, se fosse dipeso dalla Storia, oggi ci troveremmo di fronte alla scultura di un corpo senza testa e parzialmente senza arti. Il bombardamento austriaco su Possagno del 26 dicembre 1917, che danneggiò molte opere della Gipsoteca, non risparmiò neppure il modello della statua Borghese che fu decapitato di netto, privato della mano destra appoggiata sulla guancia, delle dita della mano sinistra e di parte del piede sinistro.
Nel 1922 fu vietata la realizzazione del calco dalla statua marmorea di Roma, necessario per la ricostruzione del gesso danneggiato, per il timore di alterare la superficie “vellutata” del marmo. La Paolina di Possagno sarebbe rimasta decapitata e monca fino all'autunno del 2003 quando - prima opera in gesso, in assoluto, in Italia - è stata restituita alla sua interezza e bellezza originaria grazie a un restauro integrativo basato sulle nuove tecnologie, con il sistema 3D e del reverse engineering.
Attraverso una scansione informatizzata del marmo alla Galleria Borghese è stata così resa possibile la ricostruzione delle parti mancanti, procedendo poi alla loro reintegrazione. “Oggi, dopo qualche animato dibattito - dichiara Mario Guderzo, direttore del Museo Gipsoteca Canova -, il gesso di Possagno può essere leggibile integralmente, pur concedendo le opportune differenziazioni che si configurano come elementi tangibili della storia di questo celebre modello di Antonio Canova.”
“La Paolina - continua il direttore - è ritornata integra nel 2003. Siamo stati i primi in Italia, e in silenzio, a fare la scansione in 3D. L'intervento è stato reso possibile dalla genialità di Canova, perché non c'è differenza tra modello e marmo. Canova era capace di riprodurre esattamente sul marmo quello che era già perfetto nel gesso.”
“Dopo la Paolina - sottolinea il dott. Guderzo - abbiamo restaurato con lo stesso procedimento e valorizzato con mostre dedicate la Danzatrice coi Cembali, il Principe Lubomirski, le Tre Grazie e la Venere di Leeds. Lo scopo di questi restauri è quello di fare leggere alle persone un'iconografia delle opere di Canova in modo corretto. Non intendiamo realizzare dei falsi.”

L'inaugurazione dell'allestimento della “Divina Paolina” viene baciata da uno splendido sole, che rende Possagno e il suo paesaggio ancora più attraenti.
Gli interventi di presentazione, oltre al direttore Guderzo, sono affidati alla presidente della Fondazione Canova Franca Coin e al nuovo sindaco di Possagno Valerio Favero che ha appena provveduto alla nomina del nuovo Cda della Fondazione stessa.
Presente tra il pubblico una nutrita rappresentanza bassanese, non però di esponenti istituzionali.
E i motivi di interesse e meglio ancora di curiosità dell'evento espositivo non si fermano qui. Per questa particolare occasione, la dea Paolina Borghese si fa infatti ammirare nella sua posa lasciva in compagnia di tre sue “sorelle minori”.
Ovvero tre “versioni” in scala ridotta dell'opera, realizzate dall'artista veneziano Giberto Arrivabene Valenti Gonzaga in tre diversi materiali: vetro, silicone e cera.
“Non sono copie e non sono repliche 1:1 - conferma e rimarca Mario Guderzo -, ma si tratta di “interpretazioni” affidate a materiali non canonicamente canoviani e comunque in linea col nostro tempo.”
Per la realizzazione di queste tre sculture, analogamente al restauro high-tech di 14 anni fa riguardante il gesso, è stata prodotta una scansione diretta del marmo custodito alla Galleria Borghese. L'operazione è stata resa possibile grazie all'incontro di Giberto Arrivabene con Adam Lowe, fondatore di Factum Arte, azienda leader mondiale per la riproduzione digitale di facsimili di opere d'arte.
Quella stessa Factum Arte, peraltro, che per conto del Comune e del Museo Civico di Bassano del Grappa sta effettuando in questi giorni la scansione tridimensionale e digitalizzazione dell'intero corpus dei quasi 2000 disegni di Canova custoditi al Museo Civico per creare un archivio digitale delle opere canoviane, fruibile anche dal pubblico. Un intervento che rientra nel progetto “L'atelier di Antonio Canova”, i cui “possibili sviluppi futuri” (virgolettato dalla lettera aperta a Bassanonet dell'assessore Giovanni Cunico) sono ormai ben noti a tutti.
Le tre “Paoline” tecnologiche di Possagno hanno invece tutt'altro scopo. Si tratta infatti di un primo modello sperimentale per la creazione di souvenir per connesseurs, e cioè per intenditori. Un salto di qualità anche per l'offerta dello shop del Museo.
“Chi arriva qui e ama l'arte è come il pellegrino che va alla Basilica del Santo a Padova - spiega il direttore Guderzo -. È un metodo per arrivare a far crescere le persone culturalmente e invitarla a scegliere le cose belle, perché la bellezza è fondamentale.”
“Il nostro dialogo è con il mondo - conclude il direttore del Museo Gispoteca Canova -. Questo non è un museo di Possagno, questa è una proprietà del mondo. È il centro fondamentale per far conoscere Canova e il Neoclassicismo.”
Con un 2018 già pieno di impegni internazionali: Washington, New York, Paul Getty Museum a Los Angeles. E la prosecuzione del riallestimento della casa di Canova con gli arredi originali. Trovandomi qui, ne approfitto per fare una capatina alla Gipsoteca, che è la più grande raccolta monografica di gessi del mondo. L'avrò vista un'infinità di volte, ma ogni occasione è come se fosse la prima volta.
La prima scultura di Canova all'ingresso è il gesso di “Adone inghirlandato da Venere”.
Su un'iscrizione alla base dell'opera si legge: “Scultura in marmo mai eseguita”.
Ma qui a Possagno nessuno si sognerebbe mai di realizzarla.

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