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“Intelligenza da vendere. Etica e impresa al tempo dell’IA”
Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Special report
Vardanega colpisce ancora
Polo Museale: l'appaltatore contesta un intervento di cantiere della ditta precedente. Sintecna, che progetta i lavori, presenta una perizia di variante al progetto. Risultato: sei mesi in più di lavori e oltre mezzo milione di aumento dei costi
Pubblicato il 26-05-2017
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Tanto per cominciare, oggi impariamo un nuovo termine: jet grouting.
Una parola tecnica che bisogna capire un attimo, per comprendere a loro volta i nuovi incredibili sviluppi che stanno prendendo corpo nel campo dei Lavori Pubblici a Bassano del Grappa.
Cos'è, dunque, il jet grouting? Si tratta di una tecnica edilizia che prevede l'installazione di aste conficcate nel terreno in cui viene pompata una miscela di cemento e acqua che impasta la ghiaia del terreno stesso e produce il calcestruzzo.
Il cantiere del Polo Museale Santa Chiara (foto Alessandro Tich)
Ma è anche un elemento finalizzato alla messa in sicurezza degli scavi, mantenendo la stabilità del terreno.
È così che, in parole povere (fortunatamente), questa particolare procedura viene spiegata dal prof. ing. Paolo Napoli, direttore tecnico della Sintecna Srl, la società di ingegneria di Torino titolare e capogruppo della Progettazione Lavori del Polo Museale Santa Chiara.
Anche perché il suo non è un uditorio di addetti ai lavori, ma di amministratori pubblici: i componenti della 3° Commissione consiliare “Territorio” del consiglio comunale, convocati in sala consiliare al municipio per una seduta che ha per l'appunto come punto principale all'ordine del giorno “aggiornamento sullo stato dei lavori del cantiere Polo Museale Santa Chiara”.
Un appuntamento davvero degno di nota per chi, per ruolo amministrativo o per mestiere come i cronisti presenti, è solito prendere appunti.
Da tempo non emergevano infatti novità sostanziali sull'avanzamento della realizzazione del Polo nell'area di quello che fu l'ex Monastero delle Clarisse e anche l'ex caserma Cimberle-Ferrari: argomento attualmente “offuscato” dalle vicende del restauro del Ponte degli Alpini, oggetto nelle ultime settimane dell'estenuante ping-pong sulle modifiche da apportare o meno al progetto esecutivo tra il Comune di Bassano e la ditta appaltatrice, la Nico Vardanega Costruzioni Srl di Possagno.
La quale, come ben sappiamo, è anche la ditta appaltatrice - in associazione temporanea d'impresa con la Fabbian Impianti Srl di Piove di Sacco - dei lavori del Polo Museale: subentrata in cantiere, quale seconda in graduatoria, dopo il fallimento della ditta vincitrice della gara d'appalto, la Adico Costruzioni Srl di Maser.
Tutto chiaro fin qui? Speriamo di sì.
Ebbene: ciò su cui i commissari (e cioè i componenti della Commissione) vengono aggiornati è lo stato dell'arte del primo stralcio funzionale, quello attualmente in costruzione, che riguarda l'edificazione dell'immobile che ospiterà il futuro Museo di Storia Naturale e del piano interrato.
Il vicesindaco e assessore alla Cura Urbana (Lavori Pubblici) Roberto Campagnolo ripercorre in velocità le fasi precedenti del tormentato cantiere e quanto realizzato nei mesi più recenti dalla Vardanega. In quello che è il secondo appalto del primo stralcio, con la seguente tempistica: consegna dei lavori il 30 settembre 2016, 660 giorni di cronoprogramma, conclusione dei lavori nel luglio dell'anno prossimo.
Il tutto per un quadro economico complessivo di 11.632.480,68 € (comprensivo del contributo di Fondazione Cariverona, del mutuo da 1,5 milioni acceso dal comune e degli introiti ricavati dagli oneri di urbanizzazione) e un importo del contratto, a ribasso d'asta, di 5.823.751,36 € oltre Iva.
“Attualmente - riferisce l'assessore - sono in corso di definizione le modalità operative dello scavo per la realizzazione del piano interrato.”
Ed è qui che entra in gioco la relazione tecnica dell'ing. Napoli, in forma di “perizia di variante al progetto”. La quale - anche se Pasqua è passata da più di un mese - è un inatteso contenitore di sorprese.
Prima e principale sorpresa: è sorto un grosso problema in merito ai jet grouting già installati in cantiere dalla precedente ditta appaltatrice, la Adico di Maser.
I tecnici della Vardanega vi hanno infatti rilevato delle “difettosità” tali per cui la resistenza delle aste di pompaggio sarebbe insufficiente.
“Le colonne di jet grouting - spiega l'ingegnere - sono opere provvisorie, che riguardano solo gli scavi, realizzate per dare stabilità al terreno e agli edifici confinanti. Altre soluzioni alternative, come i diaframmi in calcestruzzo o le berlinesi di micropali, sono state scartate, entrambe per la loro invasività e le berlinesi anche per i costi. Bassano ha un terreno granulare, composto di sabbia e ghiaia, e quindi propizio per la miscelatura che produce un conglomerato come il calcestruzzo.”
“Cos'è successo? La Adico ha realizzato i jet grouting perimetrali e poi è fallita.” - continua Napoli. Che quindi afferma testualmente: “Il nuovo appaltatore ha fatto dei carotaggi dalle colonne, dicendo di volersi assicurare della bontà dei jet grouting, ma riteniamo che lo abbia fatto per trovare qualcosa che non andasse per trovare nuove cause di lamentela.”
Da qui la presa di posizione della Vardanega.
“La ditta - rivela il direttore tecnico di Sintecna - si è rifiutata di scavare secondo progetto, ritenendo le opere di contenimento “scarse”, che metterebbero il personale a rischio. Ne è sorto un problema operativo di cantiere. La resistenza in alcuni casi è stata ritenuta buona e in altri scarsa.”
“Ci siamo confrontati con l'impresa - dichiara ancora - per trovare un rimedio per le difettosità del jet grouting. Ci siamo incontrati innumerevoli volte con gli ingegneri della Vardanega per venirne fuori e trovare una strada concordata.”
“La ditta - prosegue il relatore - ha proposto di mettere dei tiranti sulle colonne per ridurre le sollecitazioni, ma non è una soluzione perseguibile. I tiranti a più livelli provocherebbero danni alle case e agli edifici storici circostanti. La proposta concordata è invece quella di eseguire lo scavo “per campioni”. Non si fa cioè uno scavo generale ma si scava un pezzo alla volta, in modo da consentire lo scarico sulle parti laterali. Non si modifica il progetto, ma cambia la modalità operativa. Questo però comporta più tempo e più costi.”
Quanto tempo in più? “Sei mesi oltre la durata già prevista dei lavori.”
Quanti costi in più? La risposta è contenuta in una slide proiettata in sala consiliare.
Ma ci arriviamo tra poco, perché le sorprese non finiscono qui.
A complicare le cose contribuiscono infatti anche le altre due “novità” rimanenti.
“Già con il primo appalto - spiega ancora l'ing. Napoli - era venuta alla luce una vasca interrata contenente dei liquami, che sono stati pompati dalla Adico. Quello che non si sapeva è che sotto il materiale liquido è rimasto ancora un grosso spessore di fanghi inquinati. Nell'area inoltre insistono ancora dei cumuli di macerie. Sia i fanghi che le macerie devono essere smaltiti.”
Ecco dunque a voi, con tutti gli elementi del caso, i nuovi costi aggiuntivi del Polo Museale Santa Chiara secondo la perizia di variante al progetto:
A) Opere propedeutiche alla risoluzione dei difetti dei jet grouting realizzati da Adico Srl e la conseguente necessità di variare le modalità esecutive per la realizzazione dello scavo e dei foderi:
maggiori costi a corpo: + 339.982,05 €
a misura: + 30.990,00 €
oneri sicurezza a corpo: + 28.688,50 €
oneri sicurezza a misura: + 7.908,40 €
B) Scavo e trasporto alla discarica dei cumuli ritrovati nell'area di cantiere: + 71.500,00 €
C) Smaltimento del materiale inquinato contenuto nella vasca interrata: + 93.000,00 €
Totale aumento costi: + 572.068,95 €
Dunque il Comune di Bassano si ritrova potenzialmente sul groppone un ulteriore mezzo milione e più da sborsare per procedere con la continuazione del primo stralcio del Polo Museale. La partita è ancora aperta: come precisa l'assessore Campagnolo si tratta di una variante di perizia proposta e non ancora approvata, che quello che viene presentato è “lo stato di fatto” e che sulla variante ci sarà ancora “una fase di interlocuzione”.
Sulla questione si innesta inoltre il contenzioso attualmente in atto con la Adico, il cui curatore fallimentare richiede al Comune di Bassano il pagamento dei 500mila euro che l'Amministrazione non ha corrisposto all'impresa fallita per il secondo S.A.L. (Stato Avanzamento Lavori) del primo stralcio.
La liquidazione della somma è “congelata” e collegata all'ulteriore richiesta del curatore fallimentare di circa 3,2 milioni di euro rivendicati sempre dalla Adico a titolo di “riserve”: ovvero di richieste supplementari di denaro di un'azienda appaltatrice nei confronti dell'ente appaltatore per l'esecuzione di lavori non previsti dal progetto esecutivo o per disagi o ritardi nel cantiere non dovuti alla propria volontà.
Alla richiesta di riserve della ditta fallita la direzione dei lavori e il responsabile del procedimento hanno risposto picche: ma il curatore fallimentare non molla l'osso e si arriverà, come afferma Campagnolo, “a una negoziazione”.
“Il contraddittorio sulle riserve - dichiara l'assessore - sarebbe arrivato adesso o comunque a fine lavori. È arrivato adesso.”
Dall'esito del contenzioso con l'Adico si saprà quindi se gli oltre 576.000 euro previsti dalla perizia di variante di progetto potranno essere quasi tutti coperti dal recupero dei 500.000 euro non pagati ad Adico per il secondo S.A.L. oppure - se il Comune sarà obbligato dal giudice a corrisponderli - facendo ricorso a risorse di bilancio.
L'Amministrazione comunale non può fare altrimenti.
“Se non ci fosse stato il fallimento della Adico - spiega, con un realismo davvero disarmante, l'ing. Napoli -, di fronte all'insufficienza dei jet grouting, di cui è responsabile l'impresa, l'onere sarebbe stato dell'impresa e non dell'Amministrazione. Con il nuovo appalto, invece, la ditta subentrata dice: “Io non c'entro” e l'onere spetta all'Amministrazione committente.”
Morale della favola: Vardanega colpisce ancora.
Come con il Ponte degli Alpini, così con il Polo Museale la ditta appaltatrice mette in discussione aspetti di progetto o di cantiere, contestati dai propri tecnici.
Il tutto inserito in un appalto che già di per se stesso - tra i contenziosi del Comune con la prima ditta appaltatrice e le altre controversie giudiziarie ancora in atto con le ditte che erano in associazione con Adico, escluse dal subentro nei lavori - al momento attuale sta dando più lavoro agli avvocati che ai muratori.
I consiglieri comunali presenti, di opposizione e anche qualche esponente di maggioranza, restano sbigottiti. Fioccano le domande: sul nuovo cronoprogramma, sulla copertura delle spese, sulla natura dei fanghi ritrovati nella vasca, sulle riserve di Adico, sulla reale disponibilità economica del Comune per il cantiere.
Si apre un nuovo capitolo di una storia infinita.
Santa Chiara, prega per noi.
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