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La Superstrada della discordia

Raffica di attacchi politici sulla manovra fiscale di Zaia per salvare la SPV e sul Concessionario dell'infrastruttura viaria. Ma a replicare, per la Regione Veneto, sono solo i tecnici e i funzionari

Pubblicato il 15-03-2017
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In tanti anni di cronache sulla Superstrada Pedemontana Veneta, questa non l'avevamo ancora vista. Sulle sempre più vibranti polemiche conseguenti al nuovo atto convenzionale tra la Regione Veneto e il Concessionario SIS - e in particolare sulla disponibilità finanziaria del Concessionario medesimo e sulla manovra fiscale, annunciata dal governatore Luca Zaia, che prevede il ricorso all'addizionale regionale Irpef per coprire il mutuo da 300 milioni del nuovo contributo regionale per la realizzazione della SPV - a rispondere, come vorrebbe la prassi, non sono più i politici.
Per far fronte agli attacchi, alle critiche e alle osservazioni vengono infatti mandati avanti i funzionari e i tecnici. Ce ne siamo resi conto già ieri, pubblicando la replica del segretario generale della Programmazione della Regione Veneto Ilaria Bramezza alle richieste avanzate da alcuni consiglieri regionali circa la fattibilità e le conseguenze di un'eventuale risoluzione o revoca del rapporto col Concessionario.

Un tratto della SPV in costruzione. Fonte immagine: ingegneriverona.it

Oggi, sulla “Superstrada della discordia”, si registra un nuovo pesante attacco politico: quello del sindaco di Verona, e leader della lista di minoranza in Regione che porta il suo nome, Flavio Tosi. Il quale ha preso pubblicamente posizione nel denunciare presunte inesattezze o falsità da parte della Regione nella presentazione dei contenuti della manovra finanziaria correlata al rilancio della SPV.
“Zaia, da abile mistificatore della comunicazione - ha dichiarato testualmente Tosi -, sta cercando di spostare l’attenzione da quello che è il problema principale, ossia dal fatto che aumenterà le tasse dei cittadini veneti di 220 milioni all’anno, quando, per la realizzazione della Pedemontana, ne basterebbero 16 e mezzo, facilmente reperibili da un bilancio regionale che ammonta a 12 miliardi e mezzo di euro.”
Una “stoccata” riferita all'ammontare - appunto 16 milioni e mezzo di euro - della rata annuale del mutuo per il contributo pro-Pedemontana da contrarre con la Cassa Depositi e Prestiti.
“L’elenco delle falsità dette dal governatore è lunghissimo - ha aggiunto il sindaco di Verona -. Quando afferma che per sottoscrivere il mutuo deve avere prima tutti i soldi necessari per l’opera, sa di dire una bugia: non avrebbe senso chiedere un prestito se si potesse già pagare interamente quanto pattuito con la Cassa Depositi e Prestiti.”
“Un’altra menzogna - ha incalzato Tosi - è quella che giustifica l’aumento delle tasse affermando esserne costretto dal fiscal compact, che invece niente ha a che fare con l’inasprimento fiscale.” Infine ce n'è anche per il rischio di esborso per la Regione di 2 oltre miliardi in caso di risoluzione o revoca del rapporto col Concessionario. “Per confondere ancor più le acque - conclude l'ex esponente leghista - Zaia afferma che la Regione dovrebbe pagare 2 miliardi di danni se rescindesse il contratto con il Consorzio di costruttori Sis, quando mai nessuno ha detto che si debba andare incontro a questa eventualità, quindi inventa ad arte un falso problema.”

Apriti cielo. Sulle pesanti dichiarazioni del sindaco di Verona, secondo il quale l'addizionale Irpef servirà invece “per pagare i buchi che la gestione Zaia ha prodotto nella sanità veneta”, non si è fatta attendere la replica della Regione Veneto. Ma anche questa volta, seppure in risposta a una reprimenda di evidente natura politica, i politici non intervengono. A replicare a Tosi, con una nota trasmessa dall'ufficio stampa della giunta regionale, è infatti il Servizio Finanziario della Regione del Veneto.
“Stupisce che il sindaco di Verona, Flavio Tosi, relativamente alla manovra finanziaria resasi indispensabile per ottenere il mutuo utile a rilanciare i lavori di completamento della Superstrada Pedemontana Veneta (SPV) - scrivono i funzionari regionali - ignori le norme sul fiscal compact che lui stesso è tenuto ad osservare nella attività quotidiana di amministratore. Gliele rammentiamo, affinché le sue affermazioni non possano fare apparire la Regione del Veneto, o inadempiente rispetto a quanto fissato nei parametri di finanza pubblica, o, tanto più, scorretta nella presentazione della manovra ai cittadini.”
“Le norme che regolano il cosiddetto Fiscal Compact - aggiungono i tecnici della Regione - sono quelle previste dalla Legge 243 del 24 dicembre 2012 “Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione” e dai commi 463 e seguenti della legge 11 dicembre 2016, n. 232 “Bilancio di previsione dello stato per l’anno finanziario 2017e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019 ”, le quali prevedono il rispetto del pareggio di bilancio fin dalla fase di previsione oltre che in quella di gestione. Più precisamente, per gli enti territoriali il totale delle entrate previste a bilancio, escluse quelle derivanti dall’accensione di mutui o prestiti, deve pareggiare con il totale delle spese previste.”
“Ciò significa - conclude il Servizio Finanziario regionale - che a fronte del contributo previsto in spesa per la Superstrada Pedemontana Veneta, pari a 300 milioni di euro, la cui copertura viene garantita dall’accensione di un prestito di pari importo ancorchè vengano rispettati gli equilibri finanziari di bilancio, stando alle norme del Fiscal compact ciò genera comunque uno spareggio di bilancio per la corrispondente quota di entrata da mutuo, in quanto quest’ultima non viene considerata tra le entrate valide per il rispetto del pareggio.”

Ma non è finita qui. Un altro fronte di contestazione si è aperto in consiglio regionale in merito allo stesso Concessionario SIS. A cavalcare la polemica sono i due consiglieri regionali Cristina Guarda (Alessandra Moretti Presidente) e Andrea Zanoni (Partito Democratico).
Che prendono spunto anche dall'atto formale presentato ieri da Salini Impregilo Spa (società a suo tempo uscita sconfitta dalla gara d'appalto) che intima al governatore Zaia di “revocare tutti gli atti eventualmente già illegittimamente adottati che attengono alla radicale modifica del rapporto concessionario con il Consorzio Sis” e lo diffida “dal procedere all’adozione di qualsivoglia ulteriore atto finalizzato all’illegittima modifica dei termini di concessione in via di definizione”.
“A questo punto, dopo aver ricevuto un contributo quasi esclusivamente pubblico per la sua realizzazione e dopo la diffida a Zaia di Impregilo - dichiarano Guarda e Zanoni -, sarebbe ora di prendere in seria considerazione l’ipotesi del trasferimento della Pedemontana all’Anas, visto che il concessionario SIS non ha i soldi per realizzarla”. “La scelta di Zaia di tassare i veneti, con un inganno rispetto alle promesse della campagna elettorale di due anni fa - proseguono -, punta più a salvare il concessionario SIS insolvente che l’opera stessa.
“Un’operazione - affermano ancora i due consiglieri regionali - cui si aggiungono i pedaggi che penalizzeranno i cittadini del territorio, privandoli di un sistema di collegamento viario gratuito. Senza dimenticare gli espropriati che da almeno tre anni attendono di essere pagati: sono loro che ci dicono che pagheranno tre volte la Pedemontana. E il presidente Zaia invece di schernirsi dalle giuste contestazioni dovrebbe ammettere i gravissimi errori nella gestione del progetto.”

Anche in questo caso, alle contestazioni dei due politici risponde un tecnico.
E cioè l'avvocato dello Stato Marco Corsini, componente della Direzione della Struttura di Progetto “Superstrada Pedemontana Veneta”, istituita da Zaia all'inizio di quest'anno, e commissario della SPV per la Regione Veneto.
“L’Anas - puntualizza l'avvocato - è essa stessa, per definizione di legge, una concessionaria. In difetto di una norma di legge che possa disporre diversamente, l’Anas non può ricevere per assegnazione diretta dalla Regione una concessione di costruzione e la gestione di un’infrastruttura stradale senza una procedura di gara, soprattutto subentrando ad un Concessionario decaduto.”
“La natura di società pubblica dell’Anas - conclude Corsini - potrebbe legittimare un affidamento “in house”, ma soltanto da parte dello Stato, cui la società appartiene in via esclusiva, non certo da parte della Regione. Peraltro, non consta che l’Anas abbia mai manifestato interesse a intestarsi la Superstrada Pedemontana Veneta (SPV).”
“La Superstrada della discordia”: arrivederci alla prossima puntata della appassionante fiction.

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