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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Special report

Attualità

Ave Cesare

Il Museo dell'Automobile Bonfanti-Vimar festeggia i 25 anni, assieme ai 55 anni del CVAE. E amplia la “Galleria del Motorismo, Mobilità e Ingegno Veneto”. Tra le new entries, il camion del “giro del mondo dei record“ di Cesare Gerolimetto

Pubblicato il 09-04-2016
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Diamo a Cesare quel che è di Cesare. E cioè il riconoscimento di un'impresa che è stata ufficialmente registrata, nel 1984, nel Guinness dei Primati.
Perché Cesare Gerolimetto, fotografo bassanese (anzi, rosatese per la precisione) di chiarissima fama, è tuttora il detentore del record del giro del mondo in camion più lungo di sempre. 184.000 chilometri percorsi lungo i cinque continenti in 2 anni, 8 mesi e 2 giorni tra il 1976 e il 1979.
Un infinito raid nei posti più sperduti del pianeta compiuto assieme a Daniele Pellegrini, che all'epoca era già un grande fotografo e che avrebbe instillato per sempre in Gerolimetto l'irrefrenabile e artistica passione dell'inquadratura e dello scatto. Una straordinaria avventura in solitaria realizzata a bordo di un Iveco 75 Pc 4x4, ribattezzato “Pigafetta” come il grande navigatore e storiografo vicentino, che in quanto a giri del mondo se ne intendeva.

Massimo Vallotto, Stefano Chiminelli (presidente CVAE), Cesare Gerolimetto e Nino Balestra davanti al camion "Pigafetta" (foto Alessandro Tich)

“Il mondo è cambiato - afferma Cesare Gerolimetto, ricordando quella incredibile impresa -. Quello che viene a mancare oggi è lo spaesamento. Non c'è più avventura. Oggi i telefoni funzionano anche in mezzo al deserto, c'è la tecnologia satellitare. Noi non avevamo assolutamente nulla. Nel mondo è cambiata anche la situazione politica. Quarant'anni fa abbiamo attraversato anche zone molto calde, ma non c'era mai ostilità verso lo straniero. Oggi c'è ostilità nei confronti del diverso e dell'infedele. Un giro del mondo come quello che abbiamo fatto noi, ai giorni nostri sarebbe irrealizzabile.”
Ave Cesare: benvenuto in mostra.
Quel camion che ha attraversato indenne le savane africane, le asperità delle Ande, le alture dell'Afghanistan, l'outback dell'Australia e i ghiacci dell'Alaska ora infatti riposa, meritatamente, nel piano sotterraneo del Museo dell'Automobile Bonfanti-Vimar di Romano d'Ezzelino.
E non a caso: il vissuto e storico mezzo del raid dei record è infatti una delle nuove acquisizioni della “Galleria del Motorismo, Mobilità e Ingegno Veneto - Giannino Marzotto”: l'incredibile collezione del Museo che vanta l'esposizione di invenzioni, brevetti, primati storici e - per l'appunto - record nel campo della mobilità e della tecnologia. Tutti frutto del genio, dell'inventiva, del pionierismo, dello spirito di iniziativa e in molti casi anche del coraggio di personaggi originari della nostra regione, dalla Serenissima ai giorni nostri.
L'ulteriore ampliamento della “Galleria” - che rappresenta ancora una piccola parte delle sue potenzialità - è contestuale alla celebrazione del doppio anniversario che sarà ufficialmente festeggiato domani, domenica 10 aprile: i 25 anni del Museo dell'Automobile Bonfanti-Vimar e i 55 anni del CVAE, Circolo Veneto Automoto d'Epoca, che non ha mai fatto mancare la sua preziosa collaborazione per lo svolgimento delle mostre e delle attività di quello che per ben cinque volte, negli anni, si è aggiudicato il titolo di “Miglior museo europeo della motorizzazione”.
Sembra ieri, da quando nell'edificio da quella forma così inusuale di via Torino a Romano d'Ezzelino, di fianco alla tangenziale, per il taglio del nastro del Museo dell'Automobile era intervenuto un consistente manipolo di nomi da paura della storia del motorismo e delle corse automobilistiche mondiali: da Phil Hill a Stirling Moss, e da Jack Brabham a Clay Regazzoni.
E' passato, invece, un quarto di secolo.
Ma il Museo attualmente presieduto da Massimo Vallotto, seppur orgoglioso custode di quello che si può già ben dire il suo glorioso passato, guarda decisamente al futuro. Nei fatti, e non solo a parole: ieri è stato infatti nominato il nuovo consiglio direttivo. I nomi saranno resi noti nei prossimi giorni, ma possiamo già anticipare che tra i nuovi consiglieri c'è il due volte campione del mondo di rally Miki Biasion. Non fa più parte invece del direttivo Nino Balestra: ideatore, fondatore e già storico presidente del Museo dell'Automobile, nonché fautore della “Galleria del Motorismo, Mobilità e Ingegno Veneto” che del Museo rappresenta la naturale evoluzione.
Un passaggio di testimone con cui Balestra si affranca dalle responsabilità di gestione della struttura, ma non dalla passione per la sua “creatura”.
“Nino ha lasciato gli incarichi - conferma il presidente Vallotto -, ma sarà sempre un punto di riferimento.”

Contro il logorio della vita moderna

Il cordone ombelicale tra passato e futuro non si spezza.
E lo dimostra anche l'anteprima per la stampa in vista della doppia celebrazione di domani. Assieme a Vallotto e Balestra, e accanto al “pioniere dei grandi raid” Cesare Gerolimetto, intervengono anche dei volti giovani.
Sono i piloti e copiloti reduci dal Panda Raid 2016, raid a scopo benefico svoltosi in marzo dall'Italia e dalla Spagna fino a Marrakech in Marocco, a bordo delle mitiche Fiat Panda: Edoardo Bresolin, Riccardo Rigoni, Alberto Favero, Gabriele Pezzarini, Luigi Tonon, Alan Groppo.
Edoardo Bresolin, bassanese, è anche un nome emergente del rally internazionale. La sua agenda, quest'anno, prevede la partecipazione a quattro gare del mondiale WRC: in Finlandia, Polonia, Spagna e Galles.
Mentre osserva, nel piano interrato del Museo, la Lancia Delta HF Integrale 16 V versione “Safari” guidata da Miki Biasion tra l'89 e il '91, Edoardo commenta ammirato: “Mi è capitato di guidare queste macchine. Mi chiedo come facevano a gareggiare a quei tempi.”
La collezione delle auto e dei trofei del Miki nazionale è un'altra delle nuove acquisizioni della “Galleria” del best of del motorismo e dell'ingegno veneto.
C'è un'intera sezione dedicata alla “Miki & Tiziano Story”, la folgorante carriera di Miki Biasion e dell'amico e navigatore dei trionfi Tiziano Siviero.
Tra i gioielli in mostra, l'Opel Ascona originale con cui la futura coppia due volte campione del mondo vinse nel 1980 il titolo italiano di Gruppo 2.
L'ambizione del Museo è quella di esporre, nella futura sede prevista a Bassano, tutte le 12 vetture della carriera di Miki assieme ai Suv e ai camion con i quali Biasion ha continuato a correre nella seconda giovinezza della sua storia agonistica.
Ma la “Galleria” ampliata presenta altre interessanti cose.
Tra queste, l'automobile elettrica PGE, realizzata ancora negli anni '70 dall'imprenditore e mecenate veneziano Angelo Dalle Molle: inventore del marchio Cynar, fu uno dei precursori della mobilità ecologica a quattro ruote, contro il logorio della vita moderna.
Degna continuatrice delle intuizioni di Dalle Molle è la Askoll di Dueville, gruppo che produce 300mila motori elettrici per elettrodomestici al giorno, per un fatturato annuo di 300 milioni di euro. Dalla tecnologia che muove lavatrici e lavastoviglie è nata la nuova linea di produzione del gruppo vicentino, a cui il Museo dedica uno spazio: le biciclette e gli scooter elettrici, in attesa dell'arrivo - nel prossimo settembre - della microcar, annunciata come primo esempio di auto elettrica a basso prezzo di acquisto.
Del genio imprenditoriale veneto fanno parte anche altre due new entries della collezione Bonfanti-Vimar: il visualizzatore di diagnosi della Texa di Monastier (Treviso) con il quale vengono svolte l'80% delle diagnosi mondiali per la revisione dei veicoli e i componenti in fibra di carbonio della Breton di Castello di Godego, che dalla lavorazione dei marmi si è evoluta in azienda fornitrice di case automobilistiche e scuderie di Formula Uno.
Una delle nuove sezioni della “Galleria” è inoltre dedicata alla bicicletta, da sempre la regina della mobilità alla veneta. Sono esposti alcuni esemplari di bici di marca prodotte nel comprensorio, da Wilier Triestina a Cicli Cavalera, assieme a due “biciclette improbabili” create all'eclettico artista ironico-concettuale Antonio Riello, attivo tra Bassano del Grappa e Londra.
“Nella nostra esposizione vogliamo mettere sempre più riferimenti territoriali - spiega Vallotto -. Idee e stimoli proiettati verso il territorio.”
Sarà per questo che nella sezione dedicata alle bici spicca sulla parete una gigantografia con il percorso, ancora incompiuto, della Ciclopista del Brenta.
Un segnale anticipatore della nuova missione che il Museo privato si pone per gli anni a venire: la valorizzazione e promozione del territorio.
“Domani - sottolinea il presidente - celebriamo due anniversari. E' l'inizio di un percorso che porterà alla collocazione del Museo e della “Galleria” nel Polo Museale Santa Chiara, che andrà fatto.” “Non è una promessa - conclude profeticamente Massimo Vallotto -. E' una minaccia.”

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