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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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A.A.A. Teatro comprasi

L'Amministrazione Poletto vuole un Teatro e, se non lo costruisce da zero alle “Piazze”, lo deve comprare. Ma l'acquisto di immobili da parte dei Comuni è regolato da ferree prescrizioni imposte dalle leggi dello Stato

Pubblicato il 13-11-2015
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Questa volta vi devo un po' tediare con questioni di leggi, decreti, normative e via dicendo. Argomenti “strong”, sia per chi scrive che per chi legge.
Ma ne vale la pena, visto che si tratta di un aspetto che entra a gamba tesa nella discussione in corso sulla scelta dell'Amministrazione comunale di Bassano, salvo clamorosi dietrofront, di abbandonare il progetto del Polo Museale Santa Chiara (se non con “affidamento diretto” alla responsabilità dei privati) e di procedere, in alternativa, all'acquisizione e alla realizzazione di un Teatro per la città. Destinando a tale obiettivo il finanziamento residuo di Fondazione Cariverona, pari a 8 milioni, originariamente stanziato dall'istituzione bancaria per il primo stralcio di realizzazione del Polo Museale.
Le ipotesi in ballo in materia di Teatro - come noto, e come anticipato dal sindaco Poletto alla prima riunione, dello scorso 2 novembre, delle commissioni congiunte sul tema Polo Museale - sono tre.

Il Teatro Astra di Bassano (fonte immagine: ilgiornaledivicenza.it)

La prima è la costruzione “ex novo” di un Teatro cittadino nell'area dell'attuale parcheggio “Le Piazze” all'ex Ospedale. La seconda è l'acquisizione, e conseguente ristrutturazione, del Teatro Astra, attualmente di proprietà privata.
La terza e ultima è l'acquisizione, e conseguente ristrutturazione, della sala Da Ponte del Centro Giovanile, attualmente di proprietà della Parrocchia di Santa Maria in Colle. Tre opzioni diverse, ma con l'unica intenzione di ricavare una sala teatrale e polifunzionale per una capienza di 800-1000 posti.
L'ipotesi “Le Piazze” - per motivi economici ma anche tecnici sui quali qui non mi dilungo - appare al momento quella meno percorribile, come affermato dallo stesso sindaco. Restano le alternative B e C: Teatro Astra o sala parrocchiale.
Ma sull'acquisizione dell'immobile, sia esso lo storico edificio di viale dei Martiri oppure l'attuale cinema-teatro della parrocchia, sussiste già un primo “paletto” molto importante: come pure ricordato da Poletto alle commissioni, Fondazione Cariverona non finanzia l'acquisto di beni di terzi. La destinazione del contributo è vincolata alla sola ristrutturazione di beni già in disponibilità del Comune (come nel caso dell'ex caserma Cimberle Ferrari) a fini culturali.
Ergo: se l'Amministrazione di Bassano vuole un Teatro e non lo vuole costruire da zero, deve comprare l'immobile da ristrutturare allo scopo con risorse proprie, attinte dal bilancio comunale. Che in base ai prezzi di vendita proposti al momento dalle rispettive proprietà ammonterebbero a 3,5 milioni di euro per l'acquisto dell'Astra e a 2 milioni “trattabili” per l'acquisto della sala Da Ponte.
Costi importanti, coi chiari di Luna che girano. Ma Poletto, sempre alle commissioni, ha specificato: “La condizione che abbiamo posto alle proprietà dei due teatri è l'acquisto con pagamento a rate in dieci anni.”
Per quanto spalmato nel tempo - e cioè per il mandato di questa, della prossima Amministrazione comunale e anche di quella successiva - si tratta comunque di un notevole impegno finanziario.
Ma c'è un aspetto, appunto, che nella prospettiva “A.A.A. Teatro comprasi” non è ancora pienamente emerso.
L'acquisto di immobili da parte dell'Ente comunale non segue infatti gli “step” che regolano le compravendite immobiliari fra privati: accordo sul prezzo diretto o tramite agenzia, rogito notarile con eventuale preliminare di acquisto, pagamento in assegni circolari, stretta di mano e ciao.
Per l'ente pubblico è un'operazione alquanto più complessa. E per questo i Comuni devono ringraziare un provvedimento che ha attraversato vari governi e maggioranze parlamentari del passato e del presente: ovvero il decreto legge n. 98 del 6 luglio 2011, convertito con modificazioni dalla legge n.11 del 5 luglio 2011, così come introdotto dall'articolo 1, comma 138, della legge 228/2012 e in vigore a decorrere dal 1 gennaio 2014.
Una legge che, al comma 1 ter dell'articolo 12 , dispone che “a decorrere dal 1 gennaio 2014, al fine di pervenire a risparmi di spesa ulteriori rispetto a quelli previsti dal patto di stabilità interno, gli enti territoriali e gli enti del servizio sanitario nazionale effettuano operazioni di acquisto di immobili solo ove ne siano comprovate documentalmente l'indispensabilità e l' indilazionabilità attestate dal responsabile del procedimento.” “La congruità del prezzo - impone ancora l'articolo di legge - è attestata dall'Agenzia del Demanio, previo rimborso delle spese. Delle predette operazioni è data preventiva notizia, con l'indicazione del soggetto alienante e del prezzo pattuito, nel sito internet istituzionale dell'ente.”
Il legislatore ha pertanto introdotto un regime che consente agli enti pubblici operazioni di acquisto di beni immobili “solo in caso di comprovata indispensabilità e indilazionabilità degli stessi”. Il prezzo di acquisto deve ottenere il placet del Demanio e inoltre - particolare non secondario - la motivazione dell'operazione deve essere avallata dal responsabile del procedimento, ovvero da un funzionario che se ne assume la responsabilità.
Una successiva circolare (la n. 14 del 23.6.2014) della Ragioneria Generale dello Stato ha specificato che cosa si intende per “indispensabilità e indilazionabilità” dell'acquisto di un immobile da parte di una Pubblica Amministrazione.
“In merito al requisito dell’indispensabilità - si legge nella circolare - si chiarisce che lo stesso attiene all’assoluta necessità di procedere all’acquisto di immobili in ragione di un obbligo giuridico incombente all’amministrazione nel perseguimento delle proprie finalità istituzionali ovvero nel concorso a soddisfare interessi pubblici generali meritevoli di intensa e specifica tutela (ad esempio, rispetto delle norme vigenti in materia di tutela dell’ambiente, della sicurezza sui luoghi di lavoro, ecc.).”
“Quanto all’indilazionabilità - prosegue il documento -, l’attestazione deve comprovare che l’amministrazione si trovi effettivamente nell’impossibilità di differire l’acquisto, se non a rischio di compromettere il raggiungimento degli obiettivi istituzionali o di incorrere in possibili sanzioni.”
Sono escluse dalle prescrizioni imposte dalla legge le operazioni di acquisto “destinate ad allocare le esigenze allocative in materia di edilizia residenziale pubblica”, ma sempre e comunque, come per l'acquisto di immobili per altri scopi, “ferme restando la verifica del rispetto dei saldi strutturali di finanza pubblica e le finalità di contenimento della spesa pubblica”.
“Tali requisiti si ritengono egualmente soddisfatti - aggiunge la Ragioneria Generale dello Stato - anche qualora l’acquisto comporti effetti finanziari ed economici positivi - ad esempio, in termini di riduzione di spese per locazioni passive - considerati gli oneri accessori nonché di trasloco e nuova sistemazione, attestati dai pertinenti organi interni di controllo.”
In tal senso, poter già adesso disporre di un dettagliato piano economico-finanziario e di gestione di una struttura teatrale - che al momento risulta ancora essere un “oggetto misterioso” - sarebbe cosa buona e giusta.
Tutto ciò predetto (e vi risparmio altri testi legislativi e applicativi di riferimento), può dunque rientrare l'acquisto di un Teatro all'interno dei rigidi paletti normativi e degli altrettanto restrittivi requisiti imposti dallo Stato? Al Comune di Bassano, e ai suoi uffici preposti, l'ardua sentenza.
In quanto poi al rispetto delle “finalità di contenimento della spesa pubblica”, infine, non si può non trarre una considerazione conclusiva.
Mettendo infatti insieme i costi dell'eventuale operazione di acquisto dell'immobile da una parte, e dall'altra i soldi già spesi per la progettazione e il primo stralcio del Santa Chiara e le eventuali ulteriori spese pubbliche conseguenti ai contenziosi con le ditte coinvolte nel cantiere del Polo Museale, diciamo che - usando un giro di parole - il Comune di Bassano, da questo punto di vista, non sarebbe messo molto bene.
All'Amministrazione Poletto il compito di dimostrarci, e soprattutto di rassicurarci, che non è così.

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