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Centralina idroelettrica a nord del Ponte di Bassano: Italia Nostra affida l'analisi a due esperti che bocciano l'intervento sotto il profilo idraulico e paesaggistico. Martedì in Regione la Conferenza dei Servizi decisoria sul discusso progetto

Pubblicato il 13-06-2015
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“A noi di Italia Nostra hanno insegnato che la democrazia si può fare salvaguardando anche la bellezza. L'iconografia di Bassano è legata al Brenta, alle sponde fluviali e al Ponte, una zona che è vincolata dal 1955.”
Chi lo afferma è l'architetto Carmine Abate, portavoce della sezione di Bassano del Grappa dell'Associazione Italia Nostra, che assieme alla Associazione Salvaguardia del Ponte degli Alpini e del Fiume Brenta convoca la stampa alla Taverna Al Ponte.
L'oggetto dell'incontro è il contrattacco di Italia Nostra, a colpi di documentazioni affidate ad esperti, sulla questione della centralina idroelettrica privata che la ditta Belfiore '90 di Nove - a conclusione di un iter iniziato ancora nell'anno 2000 - intende realizzare sul canale Arcon, derivazione del Brenta affiancata a via Pusterla, a soli 140 metri in linea d'aria a nord del Ponte Vecchio.

L'area di progetto della centralina idroelettrica sul canale Arcon, col Ponte di Bassano a vista (foto Alessandro Tich)

Per il discusso progetto della centralina idroelettrica e del collegato “riutilizzo delle opere di derivazione esistenti sul fiume Brenta” è un momento cruciale: martedì prossimo, 16 giugno, è infatti in programma la Conferenza dei Servizi decisoria presso la Regione Veneto.
A favore dei proponenti privati giocano le diverse approvazioni che il progetto ha già incamerato nel lungo iter della sua gestazione: dalle amministrazioni statali (Autorità di Bacino, Genio Civile) a quelle regionali (Giunta regionale, Commissione VIA, Commissione tecnica regionale Ambiente).
A fare da contrappeso, il recente parere negativo emesso lo scorso 24 aprile dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio - secondo la quale “il progetto di riqualificazione delle sponde risulta inadeguato al sito per morfologia e composizione” - e l'ancora più recente pronunciamento contrario del consiglio comunale di Bassano, lo scorso 4 giugno, che ha rovesciato la deliberazione del consiglio comunale del 3 ottobre 2013, nella passata Amministrazione, che aveva invece dato la propria approvazione al progetto. Un parere non vincolante, nei confronti della Conferenza dei Servizi, ma comunque pesante sotto il profilo politico-amministrativo.
Insomma: una bella e controversa patata bollente che ha spinto Italia Nostra e Associazione Salvaguardia del Ponte degli Alpini - affiancati dall'avvocato Gianluigi Ceruti di Rovigo, noto esponente ambientalista e già parlamentare - a premere sull'acceleratore in vista dell'appuntamento di martedì in Regione “avendo a cuore, come molti cittadini bassanesi, le sorti di un eccezionale luogo, unico nel suo genere, ricco di storia e di memorie patrie”.
I due sodalizi impegnati nella controffensiva hanno così affidato due relazioni sul progetto ad altrettanti esperti di settore: l'ing. Gianfranco Liberatore, dell'Università di Udine, che ha trattato l'argomento sotto il profilo idraulico e l'arch. Maurizio Trevisan dell'Università di Venezia che ha affrontato la questione dal punto di vista paesaggistico. Due nomi, due analisi e due “pollici versi”.
Secondo la relazione dell'ing. Liberatore “manca una qualsiasi valutazione dell’impatto delle nuove opere previste sul regime idraulico e sedimentologico del fiume a valle della traversa di sbarramento, così come non si tiene conto delle conseguenze visive della derivazione, aspetto quest’ultimo fondamentale in considerazione dell’eccezionale valore paesaggistico del sito”.
“In definitiva - conclude l'esperto - il progetto esaminato, per evidenti carenze progettuali, da un lato non appare rispondere ai requisiti necessari per un soddisfacente inserimento dell’opera nell’ambiente fluviale, dall’altro non appare nemmeno in grado di garantire un efficiente funzionamento dell’impianto ai fini della stessa produzione di energia idroelettrica, risultando quindi inaccettabile da ogni punto di vista.”
Rincara la dose, con le sue considerazioni paesaggistiche, l'arch. Trevisan: “L'intervento, se realizzato, interferirebbe con un punto di vista privilegiato verso il Ponte palladiano, che si trova lungo la strada pubblica di via Pusterla”. Da qui “l'inconciliabilità dell’intervento proposto rispetto al sito scelto per ospitarlo”.
“L'inserimento del nuovo impianto idroelettrico nella parte terminale del canale, se attuato - aggiunge l'architetto -, costituirebbe elemento di conflitto all'interno di questa unità paesaggistica che ha raggiunto il suo equilibrio.” Il progetto pertanto “appare incongruo con gli obiettivi di tutela e valorizzazione di questo sito sottoposto a specifica tutela”, risultando “inaccettabile da ogni punto di vista”.
Non manca la provocazione dell'avvocato Gianluigi Ceruti: “Ma i Bassanesi amano il paesaggio?” “Tale insediamento, prima ancora di recare un “vulnus” agli abitanti della via - ammonisce -, costituirebbe un evidente lesione dei valori paesaggistici, ambientali e storico-artistici del Ponte di Bassano, lacerazione profonda ad un simbolo di valore storico nazionale.” “Si deve continuare - conclude l'avvocato - nell'azione pervicace di corretta informazione del cittadino e di civile opposizione alle “gesta” di chiunque cerchi di ledere e distruggere il Bel Paese.”
Intanto - a parziale risposta della domanda iniziale di Ceruti - sta per volgere al termine la raccolta firme contro il progetto della centralina promossa dall'Associazione Salvaguardia del Ponte degli Alpini e del Fiume Brenta, presieduta dall'arch. Barbara Vettori, residente in via Pusterla a pochi metri dal sito prescelto per l'impianto. Una petizione che fino ad oggi ha raccolto oltre 4000 adesioni, 2000 delle quali già consegnate al sindaco Poletto. L'obiettivo dell'Associazione è arrivare a quota 5000 firme entro la fatidica data di martedì prossimo16 giugno.

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