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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Diconsi 76 milioni
A tanto ammonta il valore aggiunto (differenza tra ricavi e costi di produzione) dell'esercizio 2013 di Etra. Oltre 34 milioni reinvestiti in opere sul territorio. Alla riduzione delle bollette preferito il sostegno alle situazioni di disagio sociale
Pubblicato il 27-08-2014
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Parliamo nuovamente di Etra. Ovvero del “valore aggiunto” - e cioè la differenza tra ricavi e costi di produzione - dell'esercizio 2013 della società multiutility: 76 milioni di euro. Una cifra che per quasi la metà è stata reinvestita in immobilizzazioni, e cioè in opere stabili sul territorio, soprattutto nel settore idrico e acquedottistico ma anche nel ciclo dei rifiuti.
Ne dà notizia un comunicato stampa trasmesso da Etra in redazione, che pubblichiamo di seguito:

I due presidenti di Etra Stefano Svegliado (Consiglio di gestione) e Manuela Lanzarin (Consiglio di sorveglianza). Foto: archivio Bassanonet
COMUNICATO
Etra, azienda sana in grado di generare valore aggiunto per 76 milioni di euro
Risorse reinvestite a beneficio dei Comuni, della collettività, delle imprese e dei lavoratori locali
La capacità di generare ricchezza rappresenta la cartina al tornasole della qualità dei processi produttivi di Etra e contribuisce alla crescita economica del territorio con la sua redistribuzione.
“Nell’esercizio 2013 il valore aggiunto creato da Etra, ovvero la differenza tra ricavi e costi della produzione, si è attestato a 75,8 milioni di euro, con un aumento del 9,7% rispetto al 2012 - spiega Stefano Svegliado, presidente del Consiglio di gestione -. Questo risultato è frutto, in particolare, dell’ottimizzazione dei costi. Oltre a permetterci di mantenere un bilancio in attivo, che non pesa sui Comuni e sui cittadini, ha generato risorse da reinvestire in loco.”
Gli investimenti di Etra in immobilizzazioni, cioè opere che restano sul territorio, si attestano a 34,5 milioni di euro, importo per la maggior parte disponibile proprio grazie al valore aggiunto derivato dalla buona gestione. Queste risorse sono state utilizzate per finanziare lo sviluppo delle attività e potenziare i servizi: in particolare l’idrico, che richiede forti impegni economici per ottimizzare il sistema acquedottistico, ma anche il ciclo dei rifiuti, con un graduale rinnovamento della flotta mezzi e la realizzazione e sistemazione dei Centri di raccolta. Si tratta di soldi che impattano positivamente anche sull’economia locale. “Etra lo scorso anno ha acquistato beni e servizi per oltre 107 milioni di euro, da fornitori che per il 48% hanno sede nelle Province di Padova e Vicenza e nel 66% dei casi sono in Veneto - informa Svegliado -. La quasi totalità del personale dipendente e dei collaboratori esterni appartiene alla comunità.”
Ciò che un’azienda a proprietà privata vede esclusivamente come profitto, per Etra si traduce in risorsa da restituire al territorio per aumentare il livello di benessere della collettività. È il caso del “Progetto lavoro”, lanciato con lo scopo di assicurare occasioni di impiego a cittadini in condizioni economiche disagiate, residenti nei Comuni soci.
“Avremmo potuto destinare queste cifre alla riduzione delle bollette - spiega Manuela Lanzarin, presidente del Consiglio di sorveglianza - ma un milione di euro in un anno, spalmato fra gli oltre 600 mila utenti serviti, avrebbe inciso in modo impercettibile sui bilanci familiari. Abbiamo preferito concentrarci su situazioni di disagio e nel contempo agire per mantenere basse le tariffe, già tra le più contenute di tutta Italia.”
Secondo Cittadinanzattiva, per il servizio idrico integrato il costo veneto 2013 di una famiglia-tipo è di 326 €/anno e quello italiano di 333 euro, a fronte dei 320 euro delle utenze Etra. Ancora più significativo lo scarto nel servizio rifiuti: il costo pro capite è 157 euro in Italia, 130 in Veneto e 91 nel territorio di Etra.
“Questi dati rafforzano il ruolo dell’azienda come traino dell’economia locale e garanzia di continuità occupazionale, anche in periodi critici - conclude Svegliado -. Non solo. Etra si configura come un pilastro della cosiddetta green economy, poiché opera in uno dei settori-chiave per il rilancio dell’attività economica e per il disaccoppiamento, auspicato da tutti gli organismi internazionali, tra sviluppo economico e impatto ambientale negativo.”
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