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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Segnali di fumo
Il ministro della Giustizia Orlando rimuove il capo dipartimento Birritteri, artefice della riforma della geografia giudiziaria: un segnale di “discontinuità” viste le “lamentele sul territorio”. Ma il destino del Tribunale di Bassano...
Pubblicato il 02-06-2014
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A prima vista, rientrando la cosa nella sfera delle questioni interne alle strutture ministeriali romane, la notizia può suscitare lo stesso interesse di un articolo sulle abitudini alimentari dei coleotteri. A meno che, ovviamente, non siate appassionati di entomologia. Ma quello che è successo negli ambienti al vertice del Ministero della Giustizia in via Arenula a Roma non è un semplice episodio destinato esclusivamente ad essere archiviato nei polverosi annali dell'amministrazione dello Stato, e merita anzi di essere ripreso e segnalato anche al nostro pubblico bassanese.
E la notizia è questa: il capo dipartimento del Dog - Dipartimento Organizzazione Giudiziaria del Ministero Luigi Birritteri è stato rimosso dall'incarico su disposizione del ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Al suo posto, come informa un comunicato ufficiale pubblicato venerdì 30 maggio nel sito del Ministero (www.giustizia.it/giustizia/it/mg_13_1_1.wp;jsessionid=2B579709857158BE8851405742858194.ajpAL03?previsiousPage=homepage&contentId=COM1014980), il ministro ha nominato Mario Barbuto, presidente della Corte d'Appello di Torino dal 2010 e già presidente della II Corte d'Assise dal 2011 al 2009.
La manifestazione pro Tribunale dello scorso novembre sul Ponte di Bassano. Foto: archivio Bassanonet
E' uno degli effetti dello spoil system scattato con l'insediamento dal governo Renzi e che ha riguardato il ricambio di oltre un centinaio di poltrone nelle stanze dei bottoni dei ministeri e di Palazzo Chigi.
Riprendiamo la notizia, riportata dal Sole24Ore, perché quello di Luigi Birritteri non è un nome qualsiasi: è stato lui infatti l'artefice della riforma della geografia giudiziaria, messa in atto dai ministri della giustizia Severino (governo Monti) e Cancellieri (governo Letta), che ha decretato la soppressione e l'accorpamento di 31 Tribunali non capoluogo di provincia, tra cui Bassano del Grappa, oltre che di 220 sezioni giudiziarie distaccate e di 667 uffici del giudice di pace.
Una cura dimagrante dei presìdi di giustizia sul territorio nazionale che - va sempre ricordato - è stata avviata dall'esecutivo Monti in obbligatoria applicazione alla Legge Delega al governo n. 148 approvata il 14 settembre 2011 dalla maggioranza dell'ultimo governo Berlusconi, recante disposizioni per “la riduzione degli uffici giudiziari sul territorio”, inserita tra le misure urgenti “per la stabilizzazione finanziaria e lo sviluppo”.
Vi risparmiamo, ovviamente, il riassunto di tutta l'infinita telenovela di ciò che ne è seguito, con particolare riferimento al Tribunale di Bassano, e che in questi anni vi abbiamo raccontato.
E arriviamo quindi all'attualità di questi giorni: il ministro Andrea Orlando è un esponente del Partito Democratico, ovvero del partito che nel proprio programma elettorale dell'anno scorso per le politiche, alla voce “Giustizia”, ha sostenuto la necessità del ripristino di alcune sedi giudiziarie soppresse dalla riforma, tra cui Bassano. La qual cosa, dopo la nomina di Orlando a Guardasigilli nel governo Renzi, ha generato alcuni primi “segnali” di apertura riguardo ai destini degli uffici giudiziari di via Marinali.
Ne demmo notizia nelle scorse settimane, dopo l'incontro a Vicenza di una delegazione del Partito Democratico della Zona del Bassanese e del Marosticense con lo stesso Orlando, nel quale il ministro aveva affermato che “la Commissione di Monitoraggio della Riforma Geografia Giudiziaria sta valutando se l’accorpamento tra il Tribunale di Bassano e quello di Vicenza sia dannoso per i territori interessati” e che, se così sarà, “rivedrà la soppressione del Tribunale di Bassano”.
E l'avvicendamento del potente capo dipartimento dell'Organizzazione Giudiziaria va interpretato anche e soprattutto con questa particolare chiave di lettura.
Come leggiamo infatti nell'articolo di Donatella Stasio sul Sole24Ore, “la sostituzione di Birritteri è stata motivata con l'esigenza di dare un segnale di “discontinuità” viste le “lamentele sul territorio” per i tagli degli uffici, di cui l'ex capo del Dog è stato la mente, il motore e anche lo scudo, insieme a Severino, contro le resistenze”. Lo stesso Birritteri si era opposto alla prima deroga della riforma della geografia giudiziaria, attuata dal governo Letta, che ha permesso il ripristino di tre sezioni giudiziarie distaccate insulari (Elba, Ischia e Lipari) aprendo la strada alla possibilità del recupero di altre sedi tagliate.
Tutto questo, tuttavia, non significa che l'ancora teorico ripristino del Tribunale di Bassano del Grappa quale sede di circondario giudiziario autonomo abbia acquisito punti a proprio favore.
Come riporta sempre il quotidiano di Confindustria, il ministro Orlando “non si è sbilanciato” e inoltre “la relazione della Commissione “non evidenzia criticità” che giustifichino marce indietro”.
Ergo, citando sempre dall'articolo: “Dal monitoraggio effettuato in via Arenula sugli uffici interessati dalla riforma emergono “valutazioni tecniche tranquillizzanti” non certo per ingranare una retromarcia. Se ci sarà, avrà quindi solo motivazioni politiche.”
Morale della favola: la Commissione ministeriale di Monitoraggio non ha ritenuto che l'accorpamento di Bassano con Vicenza sia dannoso per i territori interessati, inserendo Vicenza tra le “situazioni pregresse già affrontate con misure transitorie”, e cioè con la deroga di cinque anni concessa a Bassano quale sede a servizio del Tribunale accorpante del capoluogo.
Secondo logica, e in base a quanto da lui stesso dichiarato a Vicenza, Orlando non dovrebbe pertanto “rivedere” la soppressione del Tribunale di Bassano.
E a questo punto, se mai il ripristino in autonomia della sede giudiziaria di Bassano sarà preso in considerazione, sarà una scelta politica - e non tecnica - del ministro in carica, come sembra essere un chiaro segnale di fumo di natura politica la sostituzione dell'alto dirigente ministeriale che del taglio dei tribunali è stato il principale esecutore e sostenitore.
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