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“Crimea e Veneto, annessioni a confronto”

Annessioni, referendum e maggioranze bulgare: lo storico, politico e “patriota veneto” Ettore Beggiato traccia un ardito ma interessante parallelo tra il voto di ieri in Crimea e il plebiscito che portò il Veneto sotto il Regno d'Italia nel 1866

Pubblicato il 17-03-2014
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Devo dare atto ad Ettore Beggiato, vicentino di Campiglia dei Berici, già assessore e consigliere regionale del Veneto, di una coerenza assolutamente cristallina. “Venetista” e “patriota veneto” della prima ora, da circa trent'anni sostiene la causa dell'indipendenza della nostra Regione e della riproposta attualizzata della storia della Serenissima senza mai uscire dal solco tracciato pur avendo militato, in passato, in diverse formazioni politiche.
Una posizione ribadita anche nei suoi libri di ricercatore storico, il più noto dei quali - dal titolo più che esplicito - è “1866: la grande truffa. Il plebiscito di annessione del Veneto all'Italia”.
Argomento sul quale Beggiato rende pubblico oggi un suo nuovo intervento, sulla spinta delle notizie di attualità di queste ore.

Il manifesto di convocazione del Plebiscito del 1866, nel quale si "intima" di votare SI (fonte immagine: Ettore Beggiato)

E non ci riferiamo al referendum on line per l'indipendenza del Veneto lanciato da plebiscito.eu e al quale fino a ieri, secondo i dati diffusi dai promotori, avrebbero partecipato più di 430.000 veneti, pari all'oltre l'11,5% degli aventi diritto al voto.
Sono infatti le incalzanti notizie della cronaca internazionale ad aver spinto Beggiato a tracciare un ardito ma interessante parallelo: e cioè il confronto tra il referendum svoltosi ieri in Crimea per la secessione dall'Ucraina e l'annessione alla Russia e il voto di 148 anni fa per l'annessione - ottenuta con analoga maggioranza “bulgara” - del Veneto all'Italia.
Considerazioni espresse in un comunicato stampa trasmesso in redazione, che pubblichiamo di seguito:

COMUNICATO

Annessione della Crimea alla Russia…E il Veneto come fu annesso all’Italia?

Il referendum di annessione della Crimea viene bollato da più parti come “illegale”, “caricatura”, “antidemocratico”, “sotto ricatto politico e minacce d’invasione” ecc.; non parliamo poi del risultato definito “bulgaro” visto che la percentuale di favorevoli all’unione con la Federazione russa si aggira attorno al 93%.
Non entro nel merito delle affermazioni di notisti, analisti, storici e intellettuali, ma sarebbe interessante sentire il loro parere su un’altra votazione, quella che avvenne nel Veneto il 21-22 ottobre 1866 con la quale la nostra Terra venne annessa al Regno d’Italia.
Dal mio archivio ho recuperato proprio in questi giorni un prezioso documento dell’epoca; è un manifesto con il quale si convoca il plebiscito per i giorni 21 e 22 ottobre e nel quale si “intima” di votare SI; non c’è nessun altra opzione: la “democratica” Italia, fin da allora, non lasciava alcun spazio per esprimere liberamente il proprio voto, i Veneti sono stati trattati peggio degli abitanti della Crimea che almeno avevano due opzioni (Russia o Ucraina?).
Ma vediamo il contesto nel quale si scrisse una pagina fondamentale per il futuro dei Veneti, una pagina che la stragrande maggioranza dei Veneti ignora (e d’altra parte che interesse ha la scuola italiana a spiegarci come sono andati i fatti, non si sa mai…):

1) alla fine della III guerra d’indipendenza, l’Austria si rifiuta di “passare” il Veneto a quell’Italia che aveva pesantemente sconfitto per terra (Custoza) e per mare (Lissa). Lo “gira” alla Francia affinché “sotto riserva delle popolazioni debitamente consultate” come sta scritto nel trattato di pace, venga organizzata una libera votazione: in questo momento sono i Veneti i protagonisti del loro futuro. Viene riconosciuto al popolo veneto quello che al giorno d’oggi si chiama “diritto alla autodeterminazione”.

2) Il plebiscito viene convocato il 21 e 22 ottobre 1866.

3) Due giorni prima del voto, la nostra Terra veneta passa dalle mani del plenipotenziario francese ai Savoia rappresentati dal generale Genova Thaon di Revel; ce lo dice la “Gazzetta di Venezia” che scrive testualmente : “Questa mattina in una camera dell’albergo d’Europa si è fatta la cessione del Veneto”, c’è un dispaccio telegrafico del generale Thaon di Revel che il 19 ottobre 1866 alle ore 10.20 telegrafa “Cessione della Venezia compiuta. La bandiera Reale Italiana sventola dalle antenne di piazza San Marco” datato, ripeto 19 ottobre, due giorni prima del voto…

4) I veneti vanno a votare quando i giochi sono già stati decisi, con l’esercito italiano che occupava già buona parte del territorio veneto (come e peggio che in Crimea!), fra intimidazioni e brogli pesantissimi, con schede di colore diverso e con manifesti di convocazione come quello allegato; e il risultato? Peggio che “bulgaro” il 99,99 % dei veneti avrebbe votato per il SI (641.757 a favore, appena 69 voti contrari! ).
Indro Montanelli, che non era un pericoloso indipendentista veneto, li definì “plebisciti-burletta”.
E con l’arrivo del Regno d’Italia, fame e disperazione come mai nella nostra storia; al nostro popolo non restò che emigrare: la grande emigrazione veneta che portò milioni di veneti lontano dalla nostra Terra…

ETTORE BEGGIATO
Autore di:
“1866: la grande truffa. Il plebiscito di annessione del Veneto all’Italia”

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