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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Politica

C'era una volta a Bassano

La fiaba della buonanotte di Bassanonet

Pubblicato il 08-01-2014
Visto 3.945 volte

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Brassaï. L’occhio di Parigi

C'era una volta...
- Un re! - diranno subito i miei piccoli e grandi lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un sindaco.

Foto Alessandro Tich - archivio Bassanonet

Il suo nome era Stefano, ed era comunque il sindaco di un Reame: perché tale, agli occhi dei vicentini e degli abitanti del resto della provincia, era la città di Bassano.
Il “primo cittadino”, come veniva anche chiamato il sindaco, aveva il suo ufficio nel Palazzo di via Matteotti. Era un Palazzo frequentato da molte persone, con cui il sindaco Stefano si era alleato nel corso della battaglia che aveva appena vinto, e che si chiamava campagna elettorale.
Il suo era un esercito molto variegato e composto da molti generali: tra questi c'erano il generale Antonio delle truppe chiamate “Città Vostra” e soprattutto il generale Mauro e il generale Francesco, col cui partito il sindaco si era accordato al primo turno, e poi ancora i generali Bruno, Giovanni Battista e soprattutto Stefano II, suoi nuovi alleati al turno di ballottaggio contro il suo grande avversario, il subcomandante Egidio.
Il sindaco Stefano aveva molte cose da fare: aveva in testa un “progetto per la città”, su cui i suoi alleati si erano detti concordi, che voleva portare avanti per favorire la rinascita urbana, sociale e territoriale del Reame di Bassano.
Ma il sindaco doveva combattere contro l'incantesimo di una strega cattiva, che si chiamava Patto di Stabilità. E più che pensare a nuovi investimenti per la città, era costretto a tagliare i costi e a risparmiare. Chi superava i limiti del Patto di Stabilità, infatti, cadeva in un malvagio sortilegio, con pesanti sanzioni dello Stato.
C'era poi il problema del debito pubblico ereditato dall'Amministrazione del sindaco Gianpaolo, che aveva governato prima di lui, e che il sindaco Stefano si sforzava di ridurre, come continuava a ripetere, anno dopo anno.
Cammina, cammina, durante la sua permanenza nel Palazzo di via Matteotti erano state fatte comunque molte cose.
Grazie alla bacchetta magica dell'assessore Dario, Bassano era diventata la città dei lavori in corso e i cantieri spuntavano come i funghi nel bosco. Rotatoria del Generale Giardino, salita Santa Caterina, nuovo parcheggio “Le Piazze”, nuova Scuola Bellavitis, viale Pecori Giraldi, Ss. Trinità: c'era una scavatrice pronta a scavare in ogni angolo del Reame.
Anche l'assessore Andrea si era dato molto da fare, inventando una strana parola magica: “Pums”. Era il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, che cambiava tutti i percorsi delle carrozze a motore che giravano per la città, ma che in gran parte era ancora rimasto sulla carta: da far mettere in pratica, semmai, a chi sarebbe venuto dopo.
Ma c'era un'altra parolina magica che era più magica di tutte: “Ztl”.
Bastava pronunciarla: ed ecco che, come per incanto, i varchi all'ingresso del centro storico si illuminavano di rosso. Le telecamere fatate riprendevano le targhe delle carrozze che osavano varcare il limite senza il permesso.
I commercianti del centro, colpiti da questo nuovo incantesimo, non erano d'accordo col sindaco Stefano. Ma alla fine anche i commercianti, con il loro presidente Luca, se ne erano fatti una ragione: questione di abitudine, e di tempo galantuomo.
Tutto sembrava andare per il meglio nel Reame del Comune di Bassano.
Ma dentro il Palazzo, già da tempo, e sempre per colpa della strega cattiva, avevano tutti il mal di pancia, a cominciare dai generali dell'esercito. Un mal di pancia misterioso, che più andava avanti il governo della città e più cresceva.
E dopo che la principessa Rosanna, che era assessore all'Urbanistica, era stata eletta in un Palazzo più grande che si chiamava Palazzo Madama, ecco che nel Comune del sindaco Stefano stava per incombere un nuovo sortilegio.
Era l'incantesimo di Colle Boschetto: un prodigioso campo di patate trasformato per magia in campo da golf.
Il generale Mauro, diventato nel frattempo il nuovo assessore all'Urbanistica, non ne voleva sentir parlare, costringendo un arrabbiato sindaco Stefano a presentare l'argomento all'assemblea dei cittadini al posto suo.
Oscure nubi si stavano addensando sul Palazzo, e la già ormai debole alleanza dell'esercito del sindaco, chiamata maggioranza, stava per rompersi definitivamente. Il generale Stefano II, come un cavaliere di fronte al drago, chiedeva la testa dell'assessore. “L'assessore non si tocca”, tuonava invece il partito del generale Mauro. Pensa che ti ripensa, il sindaco Stefano aveva preso la sua decisione: l'assessore rimaneva al suo posto.
Ma le nubi restavano ancora ferme e minacciose nel cielo. Con altri tuoni e altri fulmini nel periodo di Natale. Il generale Francesco, antagonista di Mauro nel suo stesso partito, usciva dal gruppo dell'assemblea dei cittadini di cui era stato persino il capo. E gli assessori Lorenza, Annalisa e Andrea, appartenenti alle truppe di Stefano II, erano pronti a lasciare la squadra che governava la città.
Ma stretta la foglia, larga la via, il sindaco Stefano è il più autorevole che ci sia: e riunitosi con la sua giunta dopo la Befana nella sala del governo all'ultimo piano del Palazzo di via Matteotti è riuscito a tenere con sé i tre assessori, che alla fine gli hanno confermato la fedeltà per il bene della città.
Come per incanto, le nubi si sono diradate e il cielo è stato squarciato da un raggio di sole. Cammina, cammina, dopo mille avventure, il sortilegio del Palazzo era stato sconfitto e la maggioranza del fatato Reame di Bassano era apparentemente salva fino alla vicina fine della legislatura.
E tutti vissero, pensando già alle prossime elezioni, felici e contenti.

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