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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

The Final Countdown

Dopo 35 anni Achille Miotti lascia il bancone del Caffè Danieli di Bassano e passa il testimone ai figli. Un pezzo di vita e di storia della città volta pagina. E per l'ultima “chiusura”, salutata dagli amici, è stata grande festa

Pubblicato il 15-10-2013
Visto 8.267 volte

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Lunedì 14 ottobre 2013: per Achille Miotti, storico titolare del Caffè Danieli in piazza Garibaldi a Bassano del Grappa, non è una data qualsiasi.
E' infatti il giorno del Final Countdown: l'ultimo giorno dietro a quel bancone dove ha trascorso ininterrottamente 35 anni della sua vita, mescendo una quantità incalcolabile di birre e di Leoni e accompagnando le stagioni, le voci e gli umori della piazza e della città.
Aveva appena 19 anni quando prese in mano la gestione del locale dopo la morte del papà Leone, primo e indimenticato front-man del Danieli e fondatore dell'impresa di famiglia che l'anno scorso ha celebrato il mezzo secolo di attività.

Achille Miotti, The Show Must Go On (foto Alessandro Tich)

Ora, a quasi 55 anni che compirà a gennaio, Achille detto Achi ha deciso di appendere il grembiule al chiodo. Per passare il testimone al figlio Leone, nuovo titolare del Caffè che passa ora alla terza generazione. E che assieme al fratello Edoardo trasformerà il Danieli “in un Caffè globale di impronta europea”.
Per questo il pubblico esercizio resterà chiuso per circa un mese: si faranno i lavori di ristrutturazione e sarà realizzata una nuova cucina. E a parte i caratteristici lampadari e la bottiglieria sul retro del banco, il restyling del locale sarà completo.
“Più che un avvicendamento - spiega papà Achille - è un concerto di idee, per girare pagina.” La qual cosa riguarda anche il Leon Bar, da oltre dieci anni gestito dai due figli: ora sarà Luca, giovane collaboratore del locale in piazza Libertà, promosso sul campo, a tenerne in mano le redini operative.
Ma queste sono le cose dell'immediato futuro. Oggi è il momento dell'ultima “chiusura” di Achi Miotti che viene salutata in tarda serata da una bicchierata informale con gli amici più affezionati nel corso della quale - come se fosse un giorno come tutti gli altri - Achille lo stakanovista resta sempre al suo posto continuando a spillare vagonate di birra.
Dopo 35 anni passati dietro a quel bancone, anche con la febbre e con il polso ingessato, non andrà in pensione: resterà il “superdirettore” dell'azienda di famiglia. “Tanti impegni ancora - mi conferma -. Sicuramente adesso un po' di riposo.”
Sicuramente quello che andrà in pensione sarà il clima da autentico Bar Sport che ha contraddistinto i momenti topici della sua gestione.
Il buon Achille, negli anni, è stato protagonista di memorabili sfottò con gli amici per la sua notoria passione, che condivide con chi vi scrive: il tifo per l'Inter.
Sono ormai leggenda, ma sono accadute veramente, le tre scommesse perse da Achi il nerazzurro dopo che l'Inter era stata sconfitta dalla Juve e due volte nel derby: tre infausti risultati a seguito dei quali è dovuto andare a piedi la prima volta fino a Jesolo, la seconda fino a Treviso e la terza ad Asiago. E poi dicono che lo sport guardato solo in televisione non mantiene in forma.
E il suo ultimo giorno di lavoro coincide con l'ultimo giorno di Moratti da proprietario dell'Inter: se vogliamo, è un segno del destino.

La chitarra del mitico Billy

“Io e altre persone abbiamo vissuto i 15 anni più “fotonici” di questo posto.”
Chi lo dice è Billy, al secolo Mauro Zonta, amico per la pelle di Achille e uno dei più fedeli aficionados del locale, giubbotto in pelle e maglietta Hard Rock Cafe Hollywood. Anche lui ha superato i 50, ma il suo spirito è forever young, look ribelle e la chitarra sempre a portata di mano. All'Achi's Day non poteva certamente mancare.
“Non c'erano i telefonini, c'era solo il Danieli - mi racconta -. Era “casa”, per generazioni, dall'85 al 2000, dal lunedì alla domenica. Qui c'erano tutte le compagnie di Bassano, 150 persone il lunedì sera fino alle 2 del mattino a discutere di calcio. Quando Achille chiudeva il lunedì sera, sul corridoio davanti al banco c'erano dieci centimetri di filtri di sigarette, allora nei bar si poteva fumare. C'erano le cabine telefoniche, facevamo la fila per telefonare.”
“Achi veniva tutti i giorni, dalle due del pomeriggio fino a notte - continua Billy -. Era il punto di riferimento di ogni giorno e di tutte le compagnie di Bassano. Ha lavorato sempre con il cuore, una professionalità allucinante, una macchina da guerra. Inossidabile.”
Anche Achille-macchina-da-guerra, tra una spillata di birre e l'altra, rammenta lo spirito di quegli anni ruggenti e i tempi in cui al Danieli c'erano i biliardi, si giocava a carte e le cabine telefoniche venivano occupate, per le chiamate a casa, dai militari in divisa. E sulle animatissime adunate delle compagnie degli anni '90, sottolinea come non si andasse mai fuori dal seminato: “Tutto controllato. Un gran divertimento, e niente di più.”
Ora però il divertimento, mescolato a inevitabile emozione, è tutto dedicato a lui. Verso mezzanotte ci pensa ancora il mitico Billy, come in altre mille “chiusure” degli anni che furono, a scandire i ritmi del grande congedo al suono della chitarra e dell'armonica a bocca. “Hurricane” di Bob Dylan e “Hey Joe” di Jimi Hendrix scaldano le ugole dei presenti, poi si va avanti con le canzoni a richiesta, da Bennato agli Stones. Ma c'è una canzone che non può non essere suonata. E' un altro pezzone di Dylan, “Knockin' on Heaven's Door”: è la preferita del festeggiato, che mentre la ascolta fa fatica a trattenere la commozione.
Poco prima dell'una, con la saracinesca del Danieli ormai abbassata, dalla porta laterale rientra Boris Beltrame, amico di sempre della famiglia Miotti, con una sorpresa preparata dai suoi pasticceri: una torta meringata a forma di “A”.
E' la torta del Final Countdown, salutato dall'abbassamento delle luci, dall'accensione delle candele e dalle travolgenti note, trasmesse dall'impianto cd, di “New York, New York”.
E' anche il momento in cui Achi l'inossidabile esce finalmente da quel bancone da cui sembra non volersi staccare, abbandona il piglio professionale da cui sembra non volersi liberare, e si lascia finalmente andare. Alle due meno venti si toglie anche il grembiule. Si scrive la parola The End: ma è solo l'inizio di una nuova avventura.
Nel dopo-torta, c'è ancora lo spazio per gli ultimi brindisi. Anch'io, per questa circostanza, faccio uno strappo alla regola. E nell'occasione, senza quasi neanche accorgermene, di birre ne bevo tre di fila.
Caro Achille: in tuo onore non potevo che fare un Triplete.

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