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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Giustizia sia fatta

Agitazione degli avvocati e manifestazione pubblica nel cortile del Tribunale di Bassano contro il taglio della sede giudizaria. Il presidente dell'Ordine forense avv. Savio: “E' il momento di fare casino”

Pubblicato il 05-07-2012
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Per il Tribunale di Bassano tira ormai aria di estrema unzione. Probabilmente entro domani, la delega al Governo per la ridistribuzione degli uffici giudiziari, a sua volta inserita nel grande calderone della spending review, dovrebbe finire sul tavolo del Consiglio dei Ministri. Ma l'Italia della giustizia di serie B - ovvero dei 37 Tribunali e delle 220 sedi distaccate inclusi nella “lista nera” da tagliare - non demorde. E tra le 60 manifestazioni in contemporanea lungo lo Stivale per sostenere ad alta voce il mantenimento delle strutture giudiziarie in via di estinzione c'è anche Bassano.
Tutti insieme appassionatamente - per l'ennesima, ma decisiva volta - riuniti nel cortile del Tribunale di via Marinali a sostegno dell'agitazione promossa allo scopo dall'Ordine forense cittadino: sindaci, magistrati, avvocati, dipendenti degli uffici giudiziari, amministratori locali, categorie economiche, ordini professionali. Presente, fra i tanti, anche il sindaco di Asiago Andrea Gios che oltre a rischiare di perdere il presidio giudiziario bassanese si è già visto tagliare, nel capoluogo dei Sette Comuni, l'ufficio del Giudice di Pace.
Anche perché, proprio in casi estremi come questo, la speranza è ancora l'ultima a morire. Come riferisce sul palco l'avvocato Roberto Pozzobon, “a Tolmezzo sabato scorso c'è stata una grande manifestazione per salvare il Tribunale. E guardacaso, secondo notizie sui giornali, da lunedì Tolmezzo è passato tra i vivi”.

La manifestazione nel cortile del Tribunale (foto Alessandro Tich)

E siccome Bassano è invece ancora tra i morti, si alza accorato l'appello al contributo “della voce forte di tutti per dire che Bassano non si tocca e non si toccherà mai”.
Il cortile è un calderone ribollente, e non solo per la temperatura atmosferica. Sulla facciata del palazzo campeggia la scritta “Non toccate il nostro Tribunale e la nostra Procura”. In via Marinali, un presidio esterno delle toghe in sciopero - con l'avv. Annamaria Muraro particolarmente attiva - distribuisce ai cittadini un volantino, a caratteri tricolori, con lo slogan “Fateci una grazia, lasciate la giustizia nel nostro palazzo!” e la scritta “Senza Tribunale a Bassano del Grappa hai capito cosa cambia? Dovrai andare a Vicenza oppure gli avvocati, i commercialisti e i consulenti del lavoro dovranno andarci per te. E questo ti costerà più caro. Manifesta per il tuo diritto al Tribunale.”
Viene diffuso anche un comunicato delle "RSU - Dipendenti del Tribunale e Procura di Bassano del Grappa e Uffici del Giudice di Pace di Bassano e ASiago", rivolto ai cittadini del Bassanese ed Altopiano dei 7 Comuni. "Si ritiene - è un passo del testo sindacale - che la difesa dei locali Uffici Giudiziari costituisca una attuale "Linea del Piave" per il mantenimento, a vantaggio di tutta la collettività, degli altri uffici pubblici non provinciali dell'Agenzia delle Entrate, Agenzia del territorio, Inps, Inail, Ufficio del Notariato ed ancora Ordini Professionali e rappresentanze mandamentali delle categorie produttive."
L'avv. Francesco Savio, presidente dell'Ordine degli Avvocati di Bassano, pronuncia per l'occasione l'arringa probabilmente più appassionata della sua carriera. Contesta gli elementi del riordino della giustizia, basato sul criterio dei “tribunali ideali” che devono avare un bacino di utenza di 360mila abitanti, 28 magistrati e 19mila sopravvenienze e sui requisiti di “risparmio ed efficienza”, che sono proprio i due fiori all'occhiello del Tribunale bassanese.
“A Bassano un procedimento dura in media tre anni e a Vicenza le cause di primo grado sono rinviate fino al 2017 - afferma -. Noi stiamo andando lì, che cosa ci troveremo? Noi diamo all'anno 3 milioni e mezzo allo Stato, di cui 900mila euro dalla sola conversione delle pene. Eppure ci sopprimono, è una pura follia.”
“Le nostre istanze non sono ascoltate, è dai tempi di Silvestri che non abbiamo a Roma un politico serio - continua Savio -. Abbiamo chiesto di darci le sezioni staccate dei circondari più vicini, abbiamo uno stabile da 12 milioni di euro, che sarà consegnato il prossimo mese e che può ospitare 20 magistrati con le relative cancellerie, per un bacino di 500mila abitanti di 75 Comuni che raggiungerebbero Bassano prima dei rispettivi capoluoghi di provincia. Porteremmo via problemi, e non colleghi come mi hanno contestato i Tribunali di Padova, Vicenza e Treviso. Ma questo è il cittadino che deve farlo valere. E' il momento di fare casino, e non i soliti polentoni, per evitare uno spreco che non è da poco. Sono pronto a fare ricorso alla Corte dei Conti per lo spreco da 12 milioni di euro.”
Gli fa eco il sindaco Cimatti, che parla di “logiche perverse”. “Siamo vittime della legge elettorale - incalza il sindaco -. Oggi la questione viene tratta in parlamento da un certo Rao, che è stato eletto nel Veneto e che probabilmente non sa neanche dov'è Bassano del Grappa. E' un problema di compattezza, non rassegnamoci.”
L'avvocato Pozzobon punta il dito sul clima da “top secret” dell'intera vicenda: “E' un riordino calato dall'alto, sempre chiuso nel cassetto, non ci dicono nulla. Perché non hanno considerato altri parametri, come l'estensione territoriale, le infrastrutture o il tasso di criminalità? Perché l'obiettivo è tagliare tutto.”
Scorgiamo nelle retrovie l'ex sindaco di Bassano Gianpaolo Bizzotto. “Bisogna portare qui il ministro o il sottosegretario della Giustizia e organizzare un incontro in consiglio comunale - ci dice -. Noi lo avevamo fatto. In passato, in tre occasioni diverse e sempre sul problema del Tribunale, sono venuti a Bassano Mastella e i sottosegretari Vietti e Alberti Casellati e in quelle occasioni, vedendo la situazione sul campo, ci hanno sempre dato le loro rassicurazioni. Il resto sono tutte chiacchiere.”
Ma a quei tempi, al governo, non c'erano i tecnici e la spending review, per il nostro quieto vivere, era ancora una parola sconosciuta.

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